Fabrizio Pirovano, l'uomo che regalò il titolo Supersport alla Suzuki

Fabrizio Pirovano, l'uomo che regalò il titolo Supersport alla Suzuki© GpAgency

Con il titolo nella Supersport del piccolo grandissimo brianzolo, la Suzuki ruppe il ghiaccio tra le derivate dalla serie. E la Casa capì di potersi affidare a Batta per la Superbike: scelta che si sarebbe rivelata vincente

01.08.2021 ( Aggiornata il 01.08.2021 20:27 )

Parlare del primo titolo iridato della Suzuki nel paddock delle derivate dalla serie, con il titolo Supersport del 1998, significa parlare di uno dei piloti più grandi e indimenticabili del nostro motociclismo. Fabrizio Pirovano, un piccolo grandissimo uomo, sfortunato e scomparso prematuramente il 12 giugno 2016. Un ragazzo che ha dedicato tutta la sua vita alle moto e alle gare. Quello del 1998 è stato il suo unico titolo iridato, in una carriera davvero caratterizzata da successi e imprese che lo hanno indelebilmente cucito nel cuore di tutti gli appassionati.

Molto del merito di questo titolo va al solito volpone Francis Batta, manager belga che gestiva le Suzuki ufficiali in Superbike e Supersport. Batta conosceva benissimo il valore del pilota di Biassono, che nel 1997 aveva corso con una Ducati che spesso lo aveva lasciato a piedi, e lo ingaggiò per la sua squadra creando un sodalizio indissolubile, a livello umano e professionale. Pirovano conquistò il suo Mondiale dieci anni dopo aver debuttato con la Yamaha nel mondiale SBK dove, non va dimenticato, era stato subito vice campione del Mondo dietro Fred Merkel.

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Piro, uno dei grandi


L’ex Crossista aveva conquistato con la sua guida con il manubrio da Cross in stile Superbike USA, dove tutti correvano con il manubrio alto. Combattivo, spettacolare e generosissimo il Piro è stato uno dei grandi italiani assieme a Marco Lucchinelli e Davide Tardozzi del periodo iniziale magico della SBK. Nei sei anni con la Yamaha Belgarda e Peppo Russo fu nuovamente vice campione nel 1990. Due stagioni con la Ducati non pienamente soddisfacenti lo spinsero a passare al neonato mondiale Supersport che nel ‘97 fece il suo debutto con i piloti italiani subito protagonisti. Quattro cilindri e 600 cm³ e bicilindriche da 748 cm³ era la formula che spinse tutte le Case a schierare squadre e team ufficiali per una bagarre incredibile, dove a ogni gara si presentavano almeno 40 piloti per giocarsi la griglia sempre al massimo della capienza di ogni pista. Il primo titolo andò a un altro grande italiano delle derivate di serie, Paolo Casoli, campione davanti a Vitto Guareschi con quinto Maio Meregalli e ottavo proprio Pirovano.

Nel 1998 Fabrizio approdò sulla quattro cilindri Suzuki e dalla seconda prova, nella sua Monza, iniziò a mostrare il suo valore: sul circuito a 500 metri da casa, il brianzolo conquistò un trionfo spettacolare, confermandosi il Re di Monza. Per farlo, si aggiudicò una volata da brivido tutta italiana con Cristiano Migliorati secondo, Guareschi terzo e Meregalli quarto. Da Monza, Pirovano agguantò la prima posizione in campionato e a tutti gli altri restò il compito di inseguirlo fino alla fine. Ma non ci fu storia, perché Fabrizio fu preciso veloce e implacabile. Cinque vittorie in una stagione memorabile lo incoronarono campione del Mondo della stagione 1998 della Supersport caratterizzata da gare pazzesche con cadute, contatti, bandiere rosse e ripartenze a ogni round. Battaglie memorabili che spesso rubavano la scena addirittura alla SBK stessa. Pirovano proseguì la sua corsa interrotta soltanto a Laguna Seca per poi vincere a Brands Hatch e Zeltweg e concludere il Mondiale ad Assen, dove vinse Guareschi e Pirovano secondo è campione del Mondo regalando alla Suzuki il primo titolo iridato nelle derivate dalla serie.

Un titolo importantissimo per la Casa giapponese che si era affidata a Batta, lui pure al suo primo iride dopo una lunghissima carriera iniziata con la Cagiva 500. Il Mondiale conquistato da Pirovano ebbe il potere di convincere la Suzuki ad affidare le sue moto SBK ufficiali al Team Alstare di Francis e Patrizia Batta che negli anni seguenti avrebbero cambiato radicalmente la storia e il palmares della Casa giapponese arrivando addirittura al titolo SBK nel 2005 con Troy Corser. Quello che rimase nella storia fu la memorabile festa del titolo Mondiale il 6 settembre ad Assen. Patrizia Batta reclutò una pattuglia di spogliarelliste di Amsterdam che iniziarono a movimentare una festa alcoolica dove fiumi di birra Corona e tette nude iniziarono a surriscaldare una serata umida e decisamente freddina. A metà della quale arrivarono anche tutti i piloti della SBK reduci da una gara drammatica, dove Chili e Fogarty erano stati protagonisti di una rissa in pista e sul podio. Musica rock a palla e queste stangone bellissime e seminude ben presto trasformarono la festa iridata in uno spettacolo a luci rosse. Le ragazze portarono Pirovano e Stephane Chambon (compagno di squadra di Fabrizio e suo successore nell’albo d’oro dei campioni della categoria) sul palco, dove iniziarono a spogliarli e a cospargerli di panna della torta commemorativa, tra le ovazioni di tutti gli altri piloti. Ben presto Fabrizio si mise a inseguire queste splendide spogliarelliste, ritrovandosi seminudo in mezzo al palco della festa Mondiale...

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Massimo Meregalli e la bugia di Fabrizio


Pirovano corse fino al 2001 concludendo una carriera iniziata addirittura nel 1977 con una TGM, vincendo il titolo italiano Cadetti 50 Cross. Dieci anni di grandi risultati nel Motocross e poi il passaggio nel 1986 alla Velocità dove divenne subito protagonista nella 250, ma la sua consacrazione arrivò nelle SBK, dove conquistò il primo dei cinque titoli italiani proprio al debutto nel 1987 per arrivare al secondo posto nel primo mondiale del 1988. E dopo altri dieci anni di gare indimenticabili, ecco il suo meritatissimo titolo iridato.

Quello che manca maggiormente di Fabrizio Pirovano non sono le sue imprese in sella a una moto, ma le sue doti umane e personali. Era un personaggio davvero speciale con una carica umana sempre positiva e propositiva. Generosissimo e altruista in un mondo molto individualista. Pochissimi, per esempio, sanno che la carriera dell’attuale team manager della Yamaha MotoGP Massimo Meregalli è iniziata per una candida bugia di Fabrizio Pirovano: i due erano molto amici e giravano spesso in pista insieme ma Maio non aveva i mezzi necessari per fare il salto nei professionisti, e nonostante la velocità era destinato a chiudere la sua passione per le moto. Pirovano disse ai vertici di Yamaha Belgarda che Meregalli era suo cugino e che andava aiutato a correre in Supersport. Tanto fece che alla fine li convinse e così iniziò la carriera di pilota, diventato poi manager del team di Valentino Rossi. Questo era Pirovano, mannaggia.

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