Caricasulo & Althea, binomio da titolo mondiale Supersport

Caricasulo & Althea, binomio da titolo mondiale Supersport© GPAgency

Dopo la vittoria di Mandalika, Federico spiega perché il feeling instaurato con la squadra di Genesio Bevilacqua e in sella alla Ducati può maturare in alloro di classe

07.03.2023 ( Aggiornata il 07.03.2023 14:14 )

Portimao 2019, Mandalika 2022. Tra il Portogallo e l'Indonesia, quasi quattro stagioni agonistiche, durante le quali Federico Caricasulo ha vissuto cambi di casacca, colori vestiti e compagini rappresentate, oltre a un assaggio di SBK dal retrogusto più amaro che dolce. Tornato nella classe in cui aveva sfiorato il titolo mondiale, il ravennate ha ritrovato sé stesso e la Supersport un pilota protagonista: "Avevo collezionato numerosi podi - svela - ma il successo è una cosa differente, speciale. Per il team si tratta di una iniezione di fiducia, cercata anche l'anno scorso. Ci tenevo e tengo molto a questo progetto voluto da Genesio Bevilacqua. Lui crede in me, sta facendo di tutto per darmi il massimo, la squadra merita risulati del genere". Grande, ma di che squadra sta parlando? Dell'altrettanto grande Althea Racing

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Belli, gioiosi e profumati. Sì, perché la formazione Ducati con base a Civita Castellana esibisce un interessante look, inebriando il paddock con fragranze di prim'ordine, in particolar modo sfoggiate da Genesio Bevilacqua, proprietario al quale il Carica dedica l'affermazione centrata sull'Isola di Lombok: "Ci tenevo già in principio ancora tengo molto a questo progetto voluto da Genesio Bevilacqua - conferma - lui crede davvero in me, sta facendo di tutto per darmi il massimo, la squadra merita risulati del genere".

Risultati avvicinati in varie occasioni, tuttavia mancati: "Avevo collezionato numerosi podi - sempre Federico - ma il successo è una cosa differente, speciale. Per il team si tratta di una iniezione di fiducia, cercata anche l'anno scorso. Per me, idem. Sensazionale è tornare alla vittoria dopo quasi quattro anni, provo una magnifica emozione"".

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 Come accennato, il pilota di Ravenna ha partecipato anche alla SBK iridata, nella difficile e controversa stagione 2020, condizionata da pandemia, blocchi e menate del caso. Malgrado rimanga la sola esperienza maturata nella serie massima delle derivate, il Carica si è fatto una idea precisa e attendibile: "In SBK vige un reale divario tra team ufficiali e privati - spiega - invece in Supersport l'unica formazione Factory è Aruba, forse. Qui la situazione è maggiormente equilibrata, questione di budget e possibilità regolamentare".

Caricasulo entra nel dettaglio: "Con cifre tutto sommato non impossibili, uno staff valido può tirare fuori dalla moto stradale ottime prestazioni per il modello racing. Ecco perché un team privato, chiamiamolo così, è in grado di lottare per il titolo mondiale".

La chiosa riguarda il campionato stesso e le Marche coinvolte: "La situazione tecnica è uguale a quella dello scorso anno. Nulla è cambiato dal punto di vista regolamentare, se non per Kawasaki, che può sfruttare i vantaggi relativi al ride by wire. Ed è giusto, perché parliamo di una Ninja vecchia, mentre la Yamaha gode di vantaggi in termini di dati accumulati.  I piloti Ducati hanno avuto modo di lavorare durante l'inverno, capendo meglio la moto. Tuttavia, credo che la R6 sia ancora la moto da battere. Contestualmente, stanno crescendo MV e Triumph, la serie è equilibrata".

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