SSP, Bulega: "Osservare Vale mi ha aiutato, ora so cosa mi serve" | esclusiva

SSP, Bulega: "Osservare Vale mi ha aiutato, ora so cosa mi serve" | esclusiva© Marzio Bondi

Nicolò tra passato e presente: "Tornassi indietro gestirei personalmente certe cose. Adesso sono in un team che non mi fa sentire la lontananza da casa"

17.03.2023 ( Aggiornata il 17.03.2023 15:13 )

“Questo è il 20° anno che corro in moto”. A pronunciare queste parole non è un pilota ad un passo dall’appendere il casco al chiodo, bensì Nicolò Bulega, che a soli 23 anni ha già vissuto un paio di vite. Difficile d’altronde non ricordare il suo roboante arrivo nel mondiale Moto3, dopo aver vinto il titolo nel CEV di categoria con il numero 46 ed i capelli biondi fuori dal casco, che a tanti avevano già riportato alla mente i primi passi di Valentino Rossi.
 
Ma per capire quanto caratterialmente Nicolò sia diverso da Valentino basta scambiarci quattro chiacchere: timido, riservato, ma con la testa sulle spalle. Quella stessa testa che gli ha consentito di rialzarsi dopo le difficoltà in Moto3 e Moto2, sino a ritrovare la retta via in Supersport, con i colori del team Aruba, con i quali ora – alla sua seconda stagione in categoria – guida la classifica generale.
 
“Non ho cancellato il periodo nel mondiale Moto3 – le parole di Nicolò - dato che mi ha portato anche note liete. Sicuramente se potessi tornare indietro, con l’esperienza attuale, cambierei alcune cose, gestendole personalmente. Farei qualche modifica al mio passato”.
 
Il tuo manager, Alberto Martinelli, è lo stesso di atleti come Tony Cairoli e Sofia Goggia. Hai mai parlato con loro? Hai mai chiesto al tuo manager consigli relativi a loro esperienze passate?
 
“Parliamo di sport diversi, quindi è difficile, anche in alcuni aspetti tutti gli sportivi probabilmente si assomigliano. Inoltre corro in moto da quando ho 4 anni, quindi mi sono fatto una mia idea circa cosa mi possa servire. In tal senso l’esperienza all’interno della VR46 mi ha aiutato: poter studiare Valentino, che è il più grande di tutti i tempi, mi ha inquadrato ed insegnato tanto”.
 
Essere in un paddock più tranquillo come quello della Superbike ti sta aiutando?
 
“Il paddock lo vivevo bene anche in Motomondiale. Quello che è cambiato in meglio è il team: io sono molto legato a casa, e negli anni passati la lontananza l’ho sofferta abbastanza, forse anche a causa dei risultati. Ora invece non soffro tutto questo, dato che anche a 15mila chilometri da casa sto bene, grazie alla squadra: mi diverto a cenare con loro, come se andassi a cenare con gli amici. Stare così bene in un team ti regala un paio di decimi”.

Il ritorno alla vittoria e nuovi rivali: il 2023 di Bulega

I risultati si vedono. Quanto è stato importante tornare a vincere dopo otto anni?
 
“E’ stato molto importante. E farlo in un campionato del mondo è un qualcosa che ti riempie di gioia. Il fatto di essere stato il primo a riportare la Ducati al successo in Supersport è stata una ulteriore soddisfazione, dato che sapevo quanto ci tenesse il team. Nel complesso è stata una liberazione”.
 
In cosa ti senti migliorato rispetto al 2022? Ora che le prime gare sono alle spalle
 
“La lezione dell’anno passato è che, piuttosto che cadere, è meglio ottenere anche un 15° posto. In un campionato con doppia manche come la Supersport una caduta può significare una perdita di punti enorme: nel 2022 mi è capitato di cadere alcune volte, ed a causa di questi zero ho perso il terzo posto in campionato. In Indonesia ho messo a frutto l’esperienza passata, specie in Gara 2, accontentandomi del 5° posto piuttosto che rischiare eccessivamente per andare a caccia dei primi”.
 
I tuoi principali rivali ad oggi si chiamano Stefano Manzi e Can Oncu. E’ più difficile lottare con un concittadino come il primo o con un pilota sui generis come il secondo?
 
“Manzi è quello che conosco di più, sia come persona che come pilota: di conseguenza è quello del quale posso intuire meglio e prima le mosse. Oncu mi sembra un pilota molto “o la va o la spacca”, che non ha paura di entrare in contatto per vincere. E’ uno tosto, anche se molto emotivo”.


 
Hai studiato i tuoi rivali, non c’è dubbio.
 
“Nel motociclismo attuale ogni minimo dettaglio va curato. Ho capito negli anni che c’è sempre la possibilità di migliorarsi. Faccio un esempio: dal primo giorno di test invernali al sabato dell’Indonesia ho chiuso dieci giornate di fila in testa, ma nonostante questo dopo ogni sessione io ed il team ci siamo ripetuti “domani gli altri miglioreranno, quindi dobbiamo farlo anche noi”. Questa secondo me è una delle chiavi per ottenere risultati”.
 
Ultima domanda. Per vincere il titolo devo…
 
“Vincere più gare possibile e fare più punti di tutti (ride ndr)”.

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