Daniele Celani e il titolo Superstock 1000 festeggiato... due volte

Daniele Celani e il titolo Superstock 1000 festeggiato... due volte© GpAgency

Il manager ricorda il titolo della Superstock 1000 di Polita: "A Imola eravamo convinti di aver chiuso i conti, ma la squalifica di Scassa a Brands Hatch venne azzerata, e allora la questione si risolse nella gara conclusiva in Francia. Sempre a nostro favore..."

07.09.2021 ( Aggiornata il 07.09.2021 19:41 )

Daniele Celani è il manager romano che ha condiviso la vittoria nella Superstock 1000 FIM Cup 2006 di Alex Polita, titolo che per il team fece il paio con il successo ottenuto un anno prima nei confini nazionali, nella stessa categoria. Da campione tricolore, il Team Celani Suzuki Italia sbaragliò la concorrenza pure in Europa, grazie a tre primi posti - Valencia, Monza e Misano - a cui vanno aggiunti i podi di Silverstone, Brands Hatch, Assen, Imola e Magny-Cours.

A Brno il solo zero per la GSX-R numero 53, la quattro cilindri più competitiva del lotto: “Venivamo da una stagione vincente nel CIV, quando ci aggiudicammo la Stock 1000” Celani rivive quegli anni. Avevamo lavorato parecchio per sistemare al meglio la nuova Suzuki GSX-R 1000. Tra le altre modifiche, ci fu il cambio di sospensioni, passando da White Power a Öhlins. Grazie a numerose sessioni di test, riuscimmo a trovare una messa a punto ottimale, benché all’epoca gli interventi concessi dal regolamento al modello di serie fossero limitati”.

Quali furono gli interventi più importanti?

“La sostituzione delle cartucce forcella e il cambio di ammortizzatore posteriore, con i relativi settaggi. Lo scarico di serie venne rimosso, al suo posto un Arrow. La centralina standard lasciò spazio a una più evoluta Yoshimura. Cambiammo la guarnizione di testa e rivedemmo i pistoni. La differenza era determinata da un grosso affinamento del pacchetto completo: il modello GSX-R di serie era già valido per andare forte in pista, noi vincemmo con la versione K6, la colorazione nera fu una mia idea, poi copiata da tanti”.

Polita che pilota era?

“Alex fu veloce e ci diede una bella mano nella messa a punto. Alle sue spalle c’erano dei bravi tecnici: avevamo persone come Peppo Russo, bravissimo ed esperto conoscitore di modelli Suzuki. Inoltre, lo staff dei sospensionisti di Andreani fu di grande supporto. Chiaramente, in pista ci andava poi il pilota: Polita si dimostrò particolarmente meticoloso in tutti gli aspetti, si preparava bene negli allenamenti”.

Quali avversari vi infastidirono di più?

“Ne ricordo tanti particolarmente competitivi, cito Claudio Corti con la Yamaha e Luca Scassa con la MV Agusta. Direi che R1 e F4 sono state le avversarie più dure da affrontare, mentre le altre Suzuki rimanevano sempre molto indietro. La nostra GSX-R era sicuramente ben preparata, inoltre, nel team vigeva un clima sereno e dai toni del divertimento. Quando vanno bene le cose, tutto diventa più semplice”.

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La doccia fredda di Magny Cours


Avete mai dubitato di farcela?

“A Imola avevamo già festeggiato la vittoria del campionato, con tanto di celebrazione e convinzione di aver conquistato il titolo europeo Stock 1000. Il ricorso fatto contro la MV di Scassa sembrava ufficiale, invece, le cose andarono diversamente. L’oggetto del ricorso si basava su un’irregolarità tecnica rilevata sulla moto di Luca: a Brands Hatch era palese che la sua F4 avesse un sistema di acquisizione dati, non ammesso dal regolamento. La gara inglese venne fermata e tutti i piloti ripresero la via dei box per un controllo, invece Scassa proseguì verso il paddock. Il team aveva ricevuto una squalifica in prima istanza e, di conseguenza, a Imola la vittoria del titolo era nostra. Per la gioia, avevamo appiccicato il numero 1 al cupolino della Suzuki e le scritte celebrative sulle carene. Invece...”.

Cosa avvenne?

“In Francia arrivò la comunicazione: sulla griglia di partenza a Magny-Cours ci dissero che il ricorso ai danni di Scassa e della MV non era accolto al 100%, perciò c’era il rinvio a giudizio. In pratica, non avevamo più il titolo in tasca, anzi: fummo costretti a giocarci la vittoria finale, dato che era l’ultima gara in calendario, in più Alex soffriva dei postumi di un brutto infortunio rimediato in Germania e gli faceva ancora male uno scafoide. Gli avevo detto di arrivare almeno sul podio, ma Scassa ruppe, e la questione si risolse semplicemente”.

Che significato ebbe quel successo?

“La Stock 1000 era un bel campionato, che ha lanciato campioni, come Lorenzo Lanzi e Danilo Petrucci. Il livello era altissimo, le battaglie in pista fantastiche, regnavano divertimento e competitività. Con moto vicine ai modelli di serie, ogni team poteva partecipare evitando spese folli. E poi ospitava ragazzi da tutto il Mondo, dall’Australia al Sud Africa, dall’Olanda alla Turchia. Ma i migliori erano gli italiani”.

E infatti, quel 2006 si chiuse con un pokerissimo azzurro in vetta: Polita, Corti, Scassa, Ayrton Badovini e Matteo Baiocco.

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