TheTest: Triumph Classic, prelibatezza inglese

TheTest: Triumph Classic, prelibatezza inglese

Aggiornamenti per l’estetica e la meccanica, abbinate all’Euro 5. Sembrano moto da passeggio ma nascondono un’insospettabile indole sportiva, che le rende estremamente divertenti, oltre che molto fascinose

18.10.2021 ( Aggiornata il 18.10.2021 20:05 )

Special, ovvero moto con il faro tondo, il design minimalista e look d’altri tempi. Una bolla passeggera, secondo alcuni, eppure molte aziende hanno cavalcato l’onda con successo: dopo essersi attrezzate, hanno prodotto moto che già di serie sembravano “speciali”. C’è un’azienda però che questo genere di moto l’ha praticamente inventato: la Triumph Bonneville esiste da una vita (1959 per essere precisi) e negli anni è stata declinata in decine di versioni e modelli, tutti diversi. Oggi, però, è arrivata la mannaia dell’Euro 5 e Triumph propone la sua gamma di classiche (T100, T120 e Street Twin), aggiornata sotto molti aspetti. A partire proprio dall’ammiraglia, la T120, la “Bonnie” per eccellenza. È stata lei la prima a portare con orgoglio il logo Bonneville sul serbatoio. Quella di oggi utilizza un bicilindrico in linea chiamato “High Torque”, alleggerito rispetto al precedente, grazie a un nuovo albero motore. La combinazione tra frizione e contralberi più leggeri ha permesso di ridurre l’inerzia, garantendo così un comando del gas dalla risposta più pronta. I numeri caratteristici però rimangono identici: 80 CV a 6550 giri/min e 105 Nm.

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Aggiornamenti


Per rispettare la normativa si sono rese necessarie modifiche anche all’impianto di raffreddamento e, naturalmente, a quello di scarico. Interventi anche sulla ciclistica: ci sono inediti cerchi a raggi in alluminio, più leggeri (in totale, il peso è calato di 7 kg; ora è 236 o.d.m.) e un nuovo impianto frenante Brembo, mentre a livello di elettronica si segnala il cruise control (di serie) e modalità di guida aggiornate (Rain e Road). Il design ha ricevuto una rinfrescata: le cromature sono differenti e il serbatoio ha una sagoma diversa. Disponibile anche in versione Black, la T120 è venduta a partire da 12.990 euro.

Importanti anche gli aggiornamenti ricevuti dalla sorellina, la Bonneville T100. Debutta infatti il bicilindrico High Torque, che già equipaggia la Street Twin, capace di 65 CV (10 in più rispetto al passato) a 7400 giri/min e 80 Nm. Grazie all’albero motore dall’inerzia ridotta, ai contralberi più leggeri, al coperchio frizione più sottile e il coperchio distribuzione in magnesio, il bicilindrico contribuisce alla riduzione di peso di 4 kg, oltre a garantire una risposta al gas pronta e scattante.  Anche la T100 guadagna il  freno anteriore Brembo, ma qui c’è un solo disco con pinza a 2 pistoncini, sul quale vigila l’ABS di ultima generazione. Nuova la forcella, che adotta cartucce più moderne, mentre al posteriore troviamo il classico doppio ammortizzatore. La strumentazione è stata riprogettata con nuovi quadranti, mentre non mancano molteplici dettagli cromati e il fanalino posteriore a LED. Per lei i prezzi partono da 11.100 euro. La più apprezzata tra le classiche resta la Street Twin. Fin dal suo debutto, Triumph ne ha vendute a vagonate ed è facile capire perché: stile essenziale ma ricercato, guida disinvolta ma divertente, buon rapporto qualità/prezzo. Per il 2021 guadagna l’Euro 5 (stesso motore della T100) oltre a nuovi cerchi in lega, una sella più confortevole, inedite  finiture e dettagli migliorati (il fanale posteriore, per esempio, è a LED). Per quanto riguarda la ciclistica, troviamo una forcella con nuove cartucce, doppio ammortizzatore posteriore e un disco singolo con pinza Brembo all’anteriore. I prezzi in questo caso partono da 9090 euro.

Il test della T120...


Le classiche di Triumph amano gli asfalti levigati, le curve dolci che tendono ad aprirsi e i paesaggi incantati. Esattamente il teatro del nostro test, che è cominciato in sella all’ammiraglia T120. Ha un’ergonomia che ricorda le moto di una volta, con quel manubrio bislungo e molto orientato verso il pilota. Il busto rimane eretto e le braccia basse e orizzontali, con le terga che poggiano su quello che sembra il bracciolo di un sofà. C’è molto metallo a ornare la meccanica e il metallo ha un peso specifico elevato. Il risultato è che, nei primi metri, vanno un po’ prese le misure con la sua mole, posizionata in basso ma comunque non indifferente. In aiuto vengono il girovita da modella e la lunga leva offerta dal manubrio.

Superato il breve periodo di apprendistato, però, tutto diventa piacevole. Specialmente andare al trotto, con lei, è un vero spettacolo. Il motore è capace di grandi cose: può stabilizzarsi sotto i 2000 giri/min senza sussultare e riprendere senza strappi, oppure fare la voce grossa e mostrare il suo carattere fino ai 6000 giri/min circa. Prende i giri più rapidamente che in passato e spinge con decisione anche nella seconda metà del contagiri, ma rimane un motore che ama borbottare piuttosto che urlare. La ciclistica asseconda bene le velleità di chi guida; vola sugli ostacoli mantenendo un assetto di qualità. Rimane una moto fisica da inserire in curva (i cerchi a raggi, per quanto alleggeriti, non aiutano) ma una volta impostata la traiettoria rimane precisa. Adora essere guidata senza forzare, disegnando le traiettorie con calma. E se lo fate vi conquisterà l’anima, come un buon calice di vino.

...e della T100


La sorella minore T100 è molto simile ma in realtà anche diversa. Non è facile distinguerle a colpo d’occhio (anche perché la T100, come ogni Triumph che si rispetti, è realizzata in maniera certosina: non è una versione povera della T120) e nemmeno una volta in sella. Anche in questo caso, comfort è la parola d’ordine: dalla sella super imbottita al manubrio rialzato, dalle pedane basse e centrali al motore che borbotta senza scalciare, tutto è pensato per farvi rilassare. Il fatto di pesare meno però la rende più arzilla: in ingresso curva è leggermente più svelta, ma a dire il vero non offre la stessa (piacevole) sensazione di imperturbabile stabilità. Al motore d’altra parte non manca proprio nulla. Le modifiche dei tecnici l’hanno trasformato in un bel peperino, sempre pronto a salire di giri e a spingere con decisione. Manca giusto un po’ di forza a metà scala del contagiri se paragonato al bicilindrico della T120, ma è davvero poca cosa. Infine è il momento della più venduta e apprezzata classica di Triumph, la Street Twin. Nel suo nome non compare Bonneville, e non è un caso. I 12 kg in meno rispetto alla T100 si percepiscono da subito. È una moto agile, svelta, immediata. Si lancia verso il centro della curva con una destrezza sconosciuta alle sorelle con cerchi a raggi e una volta lì garantisce rigore e stabilità. È senza dubbio più naturale lasciarsi prendere dal suo entusiasmo per la guida, ma anche quando si esagera, una leggera pressione sulla pedana interna è più che sufficiente a tornare in traiettoria. Per il motore vale quanto detto per la T100: spinge con decisione e i giri salgono piuttosto rapidamente. Non impazzirete con il cambio, questo è sicuro. Cercate una moto dal retrogusto classico ma dalla guida efficace e divertente? La Street Twin è la risposta. Ma se non potete fare a meno delle finiture cromate e dei cerchi a raggi… forse le sorelle T100-120 vi daranno quello che cercate.

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