The Test: Harley-Davidson Sportster S, una rivoluzione

The Test: Harley-Davidson Sportster S, una rivoluzione

Design fascinoso, ricca dotazione di serie, elettronica di ultima generazione. La nuova sport-custom di Milwaukee è un’inedita rappresentazione dell’universo cruiser targato Harley-Davidson con una spiccata personalità e tanta tecnologia

21.01.2022 ( Aggiornata il 21.01.2022 18:13 )

Motore V-Twin Revolution Max 1250T, componentistica evoluta e sistemi elettronici di ultima generazione. La nuova sport-custom di Milwaukee punta a superare i tipici limiti del segmento in termini di precisione ed efficacia di guida, con un progetto il cui unico legame col passato rimane soltanto il nome. Un’inedita rappresentazione dell’universo cruiser targato HarleyDavidson, con una spiccata personalità già a partire dall’estetica.

La nuova Sportster S disegna i contorni di un aggressivo bobber bruciasemafori. La vista laterale è dominata dal motore e dal voluminoso impianto di scarico, come due cannoni pronti a farfuoco. La coda, con la sella monoposto sottile, si ispira direttamente alla flat tracker XR750, mentre a caratterizzare l’avantreno è il piccolo faro a LED a forma di capsula (somiglia a una tic-tac) che “sorveglia” l’imponente gomma di sezione 160/70, stretta tra gli steli della forcella. Curatissime le finiture e le grafiche.

Motore


L’equipaggiamento tecnico è ben lontano da quel “un motore, una sella, un manubrio, e via”, da sempre associato al mondo custom. Cuore pulsante di questa Harley è il V-Twin Revolution Max 1250T raffreddato a liquido, che sbarca sul pianeta cruiser direttamente dalla Pan America su cui ha debuttato: 121 CV di potenza e 127 Nm di coppia massima segnano un netto cambio di direzione rispetto alle precedenti generazioni Sportster. Un vero e proprio passaggio epocale, all’insegna di performance muscolari che pulsano arroganti dai cilindri inclinati di 60°. Il design DOHC consente una fasatura variabile delle valvole, indipendente sulla camma di aspirazione e scarico, ottimizzata per il cilindro anteriore e posteriore.

Rispetto all’unità impiegata sulla Pan America, diversi aggiustamenti tecnici puntano ad enfatizzare lo spirito custom del mezzo, attraverso una maggiore grinta ai medio-bassi regimi (fino al 10% di coppia in più tra i 3.000 e i 6.000 giri). Il motore, inoltre, funge anche da componente strutturale, con la parte anteriore, centrale e di coda del telaio, assemblati direttamente al gruppo propulsore.

Sospensioni ed elettronica


Il comparto sospensioni punta su una forcella Showa teleidraulica, pluriregolabile, da 43 mm, che lavora insieme ad un forcellone in acciaio, con ammortizzatore idraulico regolabile in compressione, estensione e precarico molla (quest’ultimo, facilmente settabile grazie ad un pratico comando remoto). Davvero impressionante, la quantità di dispositivi elettronici presente a bordo: dai 5 riding mode a disposizione - i classici Road, Sport e Rain preimpostati, più due customizzabili - a tecnologie sofisticate come il proximity-based security system previsto di serie (in pratica, un sistema di sicurezza che sfrutta sensori di prossimità simili a quelli delle auto). Ad accrescere la lista, troviamo traction control e ABS con funzioni dinamiche e di tipo cornering, assistiti da una piattaforma inerziale IMU a sei assi, che misura diversi parametri, tra i quali l’angolo di piega e le perdite di aderenza.

La strumentazione, supercompatta, sfrutta un avveniristico schermo TFT da 4” a cristalli liquidi, sul quale vengono visualizzate info di servizio, settaggio dell’elettronica, diagnostica e funzioni multimediali, navigazione inclusa (queste ultime, attivabili attraverso la connessione Bluetooth con lo smartphone). Il tutto è gestito dai pulsanti di comando distribuiti sui blocchetti di sinistra e di destra del manubrio, che sulla Sportster S somigliano alla plancia dell’astronave Enterprise. Chissà cosa ne penserà, di tanta sfrontata modernità, la frangia harleysta più conservatrice.

In sella


In sella la posizione di guida è aggressiva, da vera sport-custom, con braccia e gambe allungate ad arcuare la schiena, per via della posizione del manubrio e delle pedane avanzate. L’altezza della seduta, a 755 mm da terra garantisce accoglienza e manovrabilità a chiunque. Anche il baricentro basso e il peso contenuto (228 kg in ordine di marcia) concorrono a rendere la moto gestibile in ogni circostanza. Apprezzabile, in termini di praticità d’uso, la presenza di una presa USB-C sulla sinistra del cannotto di sterzo, per ricaricare con facilità il proprio telefono o altri device. In movimento, la prima cosa che colpisce è la bassa intensità delle vibrazioni; proprio loro, quelle “good vibrations” da sempre parte integrante del mondo Harley, a cui anche i profani finiscono in fretta con l’affezionarsi.

Su strada


Poco male! Il comfort di viaggio ne guadagna, e comunque la Sportster S non difetta certo di elementi caratterizzanti. Partiamo dal motore. Il Revolution Max, soprattutto in modalità Sport, sfoggia un tiro ai bassi a dir poco portentoso; che in accelerazione costringe ad afferrare le estremità del manubrio, come fossero le corna di un toro da rodeo. Affiancando una di queste S al semaforo, meglio abbandonare spavalderia e intenzioni bellicose. Switchando su Road, l’erogazione diventa più fluida, senza però perdere vigore. L’ideale per mantenere un buon ritmo tra le curve incidendo traiettorie col bisturi. Rain, invece, lo dice la parola stessa, va bene quando piove, o su fondi molto viscidi. A proposito. l’assenza di un parafango posteriore, o comunque di una protezione idonea, fa sì che passando sull’umido, fango e sporco finiscano irrimediabilmente sulla schiena del pilota, imbrattandolo. Il problema può essere risolto portandosi dietro, sulla sella posteriore, qualcuno da immolare; prima, però, bisogna acquistare il kit passeggero previsto in optional, visto che la moto esce di fabbrica in modalità monoposto.

Passando al comportamento delle sospensioni, la rigidità sostanziale del retrotreno - sella, più molla posteriore - si ripercuote dritta sulla colonna vertebrale ad ogni buca; situazione che migliora, almeno in parte, intervenendo sul precarico. Di converso, su asfalto omogeneo, tutto questo si traduce in una precisione e in una reattività di manovra davvero sorprendenti. Un’efficacia tra le curve sconosciuta alle Sportster del passato, al punto da rendere fuori luogo ogni possibile paragone; anche sulla capacità di arresto. A contenere l’esuberanza del V-Twin, infatti, oltre all’ottima elettronica, ci pensa un impianto frenante Brembo, che nonostante il disco singolo all’anteriore, mostra una resa convincente, sia in termini di potenza, che di modulabilità. In conclusione, forse qualcuno faticherà a chiamarla Sportster, ma al prezzo di 15.900 euro, l’ultima sport custom di Milwaukee potrebbe convincere molti appassionati, in precedenza scettici, a diventare harleysti. Non servono forse a questo le rivoluzioni?

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