        La FMI che ha reso noto le formazioni che gareggeranno per difendere il Trofeo Junior vinto lo scorso anno in Francia con il terzetto composto da Enrico Rinaldi, Morgan Lesiardo, Claudio Spanu e puntare al podio nel Trofeo Mondiale. Purtroppo, come gi&agrave; sottolineato con moderato disappunto dal Presidente FMI Giovanni Copioli, l'Italia non potr&agrave; schierare nella squadra del Trofeo Mondiale Matteo Cavallo e Matteo Pavoni, per rinuncia della TM, a cui si &egrave; purtroppo aggiunto all&rsquo;ultimo Thomas Oldrati. Gi&agrave; costretto a rinunciare al GP di Slovacchia causa un infortunio, Oldrati non si &egrave; tirato indietro nel confermare la propria disponibilit&agrave; insieme al Team Honda-RedMoto per correre in Argentina con il solo desiderio di verificare le proprie condizioni fisiche finalizzate a un recupero fisico completo previsto per inizio settembre. Tempistiche sfortunatamente non compatibili con i termini di spedizione del maxi container con moto e ricambi oltre Oceano programmato prima della fine di agosto. Da qui, la scelta obbligata di Cristian Rossi, Direttore Tecnico Enduro FMI, di rinunciare forzatamente a Oldrati per la squadra azzurra del Trofeo Mondiale. Con il supporto da parte dei team Fantic, GASGAS, GASGAS-GTG-Motogamma, Honda-RedMoto, Sherco-CH Racing, le due squadre dell'Italia in Maglia Azzurra per la Sei Giorni in Argentina saranno queste.Trofeo Mondiale: Kevin Cristino (Fantic-E1), Andrea Verona (GASGAS-E2), Samuele Bernardini (Honda-RedMoto-E2), Morgan Lesiardo (Sherco-CH Racing-E3).  Trofeo Junior: Valentino Corsi (Fantic-E1), Manolo Morettini (KTM-E1), Enrico Rinaldi (GASGAS-GTG-Motogamma-E2). Ricordiamo che l'Italia nelle ultime due edizioni della Sei Giorni ha conquistato tre vittorie ed una seconda posizione, tra Trofeo Mondiale e Trofeo Junior. Giovanni Copioli, Presidente FMI ha cos&igrave; commentato: &ldquo;Visti i successi delle ultime edizioni, l&rsquo;Italia sar&agrave; a mio avviso la squadra pi&ugrave; attesa. Questo ci d&agrave; entusiasmo e senso di responsabilit&agrave;. Per noi sar&agrave; una Sei Giorni davvero interessante, con squadre formate da piloti molto giovani ma allo stesso tempo esperti. Tutti hanno gi&agrave; ottenuto risultati importanti e, come fatto in passato, sono sicuro che daranno il massimo per l&rsquo;Italia. Prevedo di raggiungere i ragazzi in Argentina per supportarli, perch&eacute; la Maglia Azzurra &egrave; uno dei progetti di punta della FMI. Concludo ringraziando tutti i team coinvolti, che hanno dimostrato partecipazione e senso di appartenenza&rdquo;.Cristian Rossi, Commissario Tecnico FMI: &ldquo;Avremo due formazioni competitive. I nostri piloti sono preparati dal punto di vista tecnico e, soprattutto sanno come si gioca di squadra, un aspetto imprescindibile in una competizione quale la Sei Giorni. Dovremo essere capaci, ancora una volta, di essere al top della forma fisica e mentale per l&rsquo;intera durata della gara. Visti i risultati degli ultimi anni saremo sotto i riflettori e daremo il massimo per continuare a metterci in evidenza&rdquo;. EDIZIONE RICCA DI ADRENALINA La prossima Sei Giorni in Argentina si preannuncia dunque ricca di adrenalina e tutta da seguire con il fiato sospeso dal primo all&rsquo;ultimo giorno per le tante nazionali avversarie dell'Italia. Tra queste, i campioni in carica della Gran Bretagna senza per&ograve; Holcombe e Freeman ma con: Jamie McCanney (Husqvarna), Jed Etchell (Fantic), Nathan Watson (Honda-RedMoto), Alex Snow (GASGAS) e nel Trofeo Junior, Harry Edmondson (Fantic), Max Ingham (Yamaha), Charlie Chater (Yamaha). La Francia; nel World: Hugo Blanjoue (KTM), Lo&iuml;c Larrieu (KTM), Th&eacute;o Espinasse (Beta), Zachary Pichon (Sherco-CH Racing) e nella Junior: Antoine Alix (Beta), L&eacute;o Joyon (Beta), Thibault Giraudon (Sherco). La Svezia solo nella Junior: Max Ahlin (KTM), Albin Norrbin (Fantic), Axel Semb (Husqvarna-Osellini). Gli Usa; World: Taylor Robert (KTM), Johnny Girroir (GASGAS), Dante Oliveira (KTM), Cole Martinez (Honda); gli Junior: Mateo Oliveira (KTM), Kai Aiello (Husqvarna), Grant Davis (KTM). Nella foto da sinistra a destra: Enrico Rinaldi, Manolo Morettini, Valentino Corsi, Cristian Rossi, Franco Gualdi, Morgan Lesiardo, Samuele Bernardini, Andrea Verona, Kevin Cristino.       

Sar&agrave; una sfida impegnativa, quella dal 6 all'11 novembre nel nord est delle delle Ande, nella citt&agrave; di San Juan, con la FMI che ha reso noto le convocazioni dei piloti per il Trofeo Mondiale e Trofeo Junior

Italia in maglia Azzurra: ecco al formazione 2023 per la 6 giorni in Argentina

        Sei su sei, a tanto ammutano i successi di manche del debuttante d&rsquo;oro Jett Lawrence (Honda) nel National 450MX 2023. Il pi&ugrave; giovane dei fratelli Lawrence al Thunder Valley Motocross Park, appena fuori Denver, non ha fatto prigionieri e ha dominato dal primo all&rsquo;ultimo giro entrambe le manche di gara.  Aaron Plessinger autore di due gare impressionanti Jett di nome e di fatto, vola in gara due In prima manche ancora una volta la Honda di Lawrence parte in testa, questa volta davanti ad Adam Cianciarulo (Kawasaki) e Cooper Webb (KTM). Webb supera subito Cianciarulo per passare al secondo posto, mentre dietro di loro, Dylan Ferrandis (Yamaha) e Aaron Plessinger (KTM) entrano in collisione e finiscono entrambi a terra, impiegando parecchio a ripartire. Lawrence davanti allunga, Webb segue a quattro secondi, mentre Cianciarulo &egrave; in lotta con Derek Drake (Suzuki) per il terzo posto. Sul traguardo il vantaggio di Lawrence su Webb supera i 30 secondi con Cianciarulo che chiude terzo, davanti a Plessinger, quarto e Ty Masterpool (Kawasaki) quinto dopo essere partito ultimo a causa di una caduta al via.  Cooper Webb, terzo ha accorciato su Ferrandis in classifica Hole-shot anche in gara due per Lawrence&nbsp; La seconda manche &egrave; iniziata sotto una pioggia leggera che non ha condizionato Lawrence, partito nuovamente primo davanti a Grant Harlan (Yamaha), Cianciarulo e Ferrandis. Nel primo giro le posizioni cambiano e Cianciarulo si posiziona al secondo posto, con Ferrandis terzo, seguito da Webb e Plessinger. Lawrence tenta nuovamente la fuga mentre Webb passa Ferandis per il terzo posto. Bella rimonta di Plessinger che dal quinto passa al secondo posto, superando anche il compagno. Nel finale Masterpool si fa sotto per la terza posizione ma Webb tiene duro e mantiene la posizione, con Ferrandis che passa il pilota privato nel finale, conquistando il quarto posto. Sul podio Lawrence precede Plessinger e Webb e in campionato viaggia a punteggio pieno con 150 punti, contro i 116 di Ferrandis e i 112 di Webb.  Il podio della terza gara stagionale, da sx: Webb, Lawrence e Plessinger       

L&rsquo;australiano Lawrence continua la sua strabiliante cavalcata centrando il terzo successo con un&rsquo;altra doppietta. Due KTM sul podio

450MX: Thunder Valley parla australiano

        Tra i nomi dei piloti che compongono la lista dei 40 iscritti al WSX 2023:&nbsp;27 sono provenienti dal continente americano (24 piloti statunitensi, 1 canadese, 1 brasiliano e 1 venezuelano), 10 gli europei che rappresentano la seconda forza in pista (7 francesi, 2 inglesi e 1 tedesco), mentre solo 3 sono australiani. La serie di 6 gare visiter&agrave; 4 continenti, passando dall&rsquo;Europa (Inghilterra e Francia), all&rsquo;Asia (Singapore), per poi tornare nel vecchio continente (Germania), chiudendo con America (Canada) e Oceania (Australia).  Ken Roczen, incoronato campione WSX 2022 in Australia Roczen, Savatgy, Anstie, Moranz e Blose, tanti i nomi di spicco Kawasaki col Team Rick Ware Racing schierer&agrave; Joey Svatgy, gi&agrave; compagno di squadra di Jason Anderson nel team ufficiale Kawasaki in Supercross AMA e Colt Nichols, compagno di Chase Sexton in HRC. Il team Honda NILS, emanazione del team Honda HRC di Giacomo Gariboldi, ha confermato Jordy Tixier e ingaggiato Kevin Moranz, autore di un hole-shot in SX450 a inizio stagione e Chris Blose in SX2. Tre francesi e un americano per il team Yamaha GSM di Serge Guidetti, con Gregory Aranda in WSX, e Maxime Desprey in SX2. Due inglesi e due americani per il team Firepower Honda con Dean Wilson e Justin Brayton in 450 e Max Anstie in SX2. Honda Motoconcepts schierer&agrave; 4 piloti americani, tra i quali Cole Seely e Vince Friese in WSX e Mike Alessi in SX2. Il team PSG Suzuki punta alla vittoria nella classe regina con Ken Roczen, mentre Bud Racing Kawasaki si affida la duo franco-americano Cedric Soubeyras, Justin Hill in WSX.  L'ultimo evento del 2022, a Melbourne and&ograve; soldout La lista completa di team e piloti WSX e SX2 Rick Ware RacingJoey Savatgy&nbsp;WSX&nbsp;USA&nbsp;KawasakiColt Nichols&nbsp;WSX&nbsp;USA&nbsp;KawasakiShane McElrath&nbsp;SX2&nbsp;USA&nbsp;YamahaHenry Miller&nbsp;SX2&nbsp;USA&nbsp;Yamaha Honda NILSJordi Tixier&nbsp;WSX&nbsp;France&nbsp;HondaKevin Moranz&nbsp;WSX&nbsp;USA&nbsp;HondaChris Blose&nbsp;SX2&nbsp;USA&nbsp;HondaKyle Peters&nbsp;SX2&nbsp;USA&nbsp;Honda Team GSMGregory Aranda&nbsp;WSX&nbsp;France&nbsp;YamahaThomas Ramette WSX&nbsp;France&nbsp;YamahaMaxime Desprey&nbsp;SX2&nbsp;France&nbsp;YamahaJace Owen&nbsp;SX2&nbsp;USA&nbsp;Yamaha Firepower Froth HondaDean Wilson&nbsp;WSX&nbsp;Britain&nbsp;HondaJustin Brayton&nbsp;WSX&nbsp;USA&nbsp;HondaFirepower Polyflor HondaMax Anstie&nbsp;SX2&nbsp;Britain&nbsp;HondaGage Linville&nbsp;SX2&nbsp;USA&nbsp;Honda MDK Motorsports SXCade Clason&nbsp;WSX&nbsp;USA&nbsp;KTMAnthony Rodriguez&nbsp;WSX&nbsp;Venezuela&nbsp;KTMJustin Bogle&nbsp;SX2&nbsp;USA&nbsp;KTMMax Miller&nbsp;SX2&nbsp;USA&nbsp;KTM MotoConceptsCole Seely&nbsp;WSX&nbsp;USA&nbsp;HondaVince Friese&nbsp;WSX&nbsp;USA&nbsp;HondaMichael Alessi&nbsp;SX2&nbsp;USA&nbsp;HondaMitchell Oldenburg&nbsp;SX2&nbsp;USA&nbsp;Honda PMGKen Roczen&nbsp;WSX&nbsp;Germany&nbsp;SuzukiKyle Chisholm&nbsp;WSX&nbsp;USA&nbsp;SuzukiCullin&nbsp;Park&nbsp;SX2&nbsp;USA&nbsp;SuzukiHunter Yoder&nbsp;SX2&nbsp;USA&nbsp;Suzuki BUD RacingJustin Hill&nbsp;WSX&nbsp;USA&nbsp;KawasakiC&eacute;dric Soubeyras&nbsp;WSX&nbsp;France&nbsp;KawasakiAnthony Bourdon&nbsp;SX2&nbsp;France&nbsp;KawasakiAdrien Escoffier&nbsp;SX2&nbsp;France&nbsp;Kawasaki Club MX FXRMatt Moss&nbsp;WSX&nbsp;Australia&nbsp;YamahaLuke Neese&nbsp;WSX&nbsp;USA&nbsp;YamahaEnzo Lopes&nbsp;SX2&nbsp;Brazil&nbsp;YamahaCole Thompson&nbsp;SX2&nbsp;Canada&nbsp;Yamaha Craig Dack RacingGrant Harlan&nbsp;WSX&nbsp;USA&nbsp;YamahaJosh Hill&nbsp;WSX&nbsp;USA&nbsp;YamahaAaron Tanti&nbsp;SX2&nbsp;Australia&nbsp;YamahaLuke Clout&nbsp;SX2&nbsp;Australia&nbsp;Yamaha  Le presentazioni sono sempre un momento molto sentito delle gare di WSX Il calendario completo, da Birmingam a Melbourne, via Singapore GP di Gran Bretagna Villa Park, Birmingham 1 luglio GP di Francia Stadio Groupama Lione-D&eacute;cines, 22 luglio Singapore GP National Stadium, Singapore 30 settembre GP di Germania Merkur Spiel Arena, Dusseldorf 14 ottobre GP del Canada BC Place, Vancouver 28 ottobre GP d'Australia Marvel Stadium, Melbourne 24-25 novembre       

Il Campionato del Mondo FIM di Supercross ha annunciato la lista dei 40 piloti che prenderanno parte alla stagione 2023 insieme alle loro 10 squadre

WSX: ecco tutti gli iscritti

        Una festa di compleanno cos&igrave; non l&rsquo;ha mai avuta nemmeno il presidente degli Stati Uniti: 70.000 invitati e come regalo... diventare una leggenda. &Egrave; passato quasi mezzo secolo e il ricordo di quella giornata incredibile &egrave; vivo come fosse ieri, perch&eacute; vincere la prima 200 Miglia di Imola ha trasformato Paul Smart in un idolo per i ducatisti. Era il 23 aprile 1972 e il pilota britannico avrebbe preferito trascorrere altrove il giorno in cui compiva 29 anni: &ldquo;Mi imbarcai sull&rsquo;aereo gi&agrave; stanco &ndash; ricorda &ndash; dopo aver corso una gara ad Atlanta, negli Stati Uniti. Non mi sorrideva l&rsquo;idea di affrontare un lungo viaggio fino a Imola per disputare quella corsa: era stata mia moglie a impegnarsi per me&rdquo;. Prove Amarcord: la Ducati 1098R F08 di Troy Bayliss &nbsp; La gara del secolo  Soprattutto non era sicuro di quella Ducati allestita in fretta e furia trapiantando la distribuzione desmodromica sulla 750 GT di produzione, la prima moto di Borgo Panigale con il bicilindrico a L: era stata offerta a diversi piloti che per lo stesso motivo l&rsquo;avevano rifiutata. Tra loro anche il fratello di sua moglie, tale Barry Sheene&hellip; La concorrenza era agguerritissima, quella doveva essere la gara del secolo: Checco Costa, il principe degli organizzatori e pap&agrave; del dottor Claudio Costa, l&rsquo;aveva ideata a imitazione della 200 Miglia di Daytona che per noi europei era mitica: la prima dell&rsquo;anno, con tutti i campioni d&rsquo;oltreoceano in sella a moto ufficiali derivate dalla serie, nelle quali il pubblico poteva identificare la propria. Le difficolt&agrave; organizzative furono tali che i primi due tentativi, nel 1970 e nel 1971, erano falliti, ma Costa non si era dato per vinto e viaggiando l&rsquo;Europa in lungo e in largo riusc&igrave; a convincere Case e piloti di livello altissimo. Compresi la MV Agusta e Giacomo Agostini: l&rsquo;insistenza di Costa addirittura aveva spinto il conte Corrado Agusta ad accelerare la produzione della 750 quattro cilindri con la trasmissione a cardano, derivata dalla 600 stradale, per schierare a Imola il Campionissimo. &ldquo;Mio padre &ndash; ricorda Carlo Costa, l&rsquo;altro figlio &ndash; domand&ograve; al Conte il costo della partecipazione della MV. E lui rispose che non avrebbe richiesto nessun ingaggio&rdquo;. C&rsquo;erano anche Jack Findlay e Vittorio Brambilla &ndash; che ancora non era passato alle auto &ndash; con le Guzzi ufficiali, la Norton schierava sulle sue rivoluzionarie bicilindriche Phil Read, Peter Williams e Dave Croxford, la Triumph aveva Tony Rutter, Ray Pickrell e il vincitore di Daytona, Don Emde, mentre sulla Triumph dell&rsquo;importatore italiano, Koelliker, c&rsquo;era Walter Villa; Ron Grant e Guido Mandracci guidavano le Suzuki, la Kawasaki schierava Dave Simmonds su una 500 tre cilindri maggiorata, c&rsquo;erano la BMW con Helmut D&auml;hne e la BSA che aveva portato John Cooper e Percy Tayt. Un cast da Guerre Stellari. I dirigenti della Ducati nicchiavano all&rsquo;idea di uno scontro cos&igrave; impegnativo, ma l&rsquo;ingegner Taglioni era andato a spese sue a Daytona, dove si era convinto della possibilit&agrave; di fare un buon risultato e al ritorno aveva strappato l&rsquo;assenso a partecipare. Restavano soltanto cinque settimane per preparare la moto. Telaio di serie &ndash; conservava gli attacchi del cavalletto &ndash; distribuzione desmodromica, un albero a camme pi&ugrave; spinto, carburatori Dellorto 40 PHM e doppia accensione, per arrivare a 84 cavalli a 8800 giri. Tanti. Livrea colore argento come le Ducati da GP degli anni &lsquo;50 e sul serbatoio una caratteristica striscia trasparente per controllare il livello del carburante: su una gara di 200 miglia, quasi 322 km, era necessario il rifornimento. Piloti Bruno Spaggiari ed Ermanno Giuliano, gi&agrave; con la Casa di Borgo Panigale, Alan Duscombe proposto dall&rsquo;importatore inglese, e Paul Smart. Nei test sul vecchio circuito di Modena la moto aveva eguagliato il record stabilito da Agostini con la MV Agusta 500 e in Ducati cominciavano a crederci: vennero spedite a Imola sette moto e dopo che Spaggiari e Smart si erano qualificati in prima fila, il direttore della squadra, Fredmano Spairani, fece loro questo discorsino: &ldquo;Domani voi due sarete primo e secondo. Vorrei che vi metteste d&rsquo;accordo per dividervi il premio in denaro che spetta ai primi due classificati, quando vinceremo&rdquo;. E aggiunse che chi avesse vinto la gara, avrebbe potuto tenere la moto. Accettarono. &nbsp; Parata Ducati  Quella di Spairani non era una sbruffonata: Agostini part&igrave; in testa ma vi rimase soltanto quattro giri, poi i due uomini di punta della Casa bolognese lo passarono e se ne andarono. Fecero tutta la gara insieme, mentre la moto di Ago si ferm&ograve; al 40&ordm; giro. Una parata a ritmo da brivido. Restava soltanto da vedere quale Ducati avrebbe vinto, ma la sorpresa era in agguato. Ricorda Spaggiari: &ldquo;Con Smart davanti mi preparavo per la volata. All&rsquo;ultimo giro lo passai e dato che alle Acque Minerali riusciva a prendermi 3-4 metri mi dissi che, se vi fossi arrivato con 5-6 metri di vantaggio, ce l&rsquo;avrei fatta. Dopo le Acque Minerali mi voltai e vidi che avevo una ventina di metri di vantaggio. Ma subito dopo la Rivazza il motore cominci&ograve; a perdere colpi. Smart si riport&ograve; sotto, mi affianc&ograve;, tolse il gas, ci guardammo un attimo e poi lui, giustamente, and&ograve; a vincere&rdquo;. Serbatoio vuoto: le due Ducati avevano fatto rifornimento allo stesso giro ma Spaggiari era rimasto a secco. Riusc&igrave; a tagliare il traguardo secondo, ma gli resta tutt&rsquo;ora l&rsquo;amarezza per aver perso una vittoria che sentiva sua. Sono possibili soltanto le ipotesi: Franco Farn&egrave;, responsabile del reparto corse, ha sempre affermato che nei due bidoni usati per il rifornimento c&rsquo;era la stessa quantit&agrave; di benzina. Forse nella concitazione quello di Spaggiari era stato staccato con un attimo di anticipo, oppure nel suo serbatoio si era formata una bolla d&rsquo;aria che non aveva permesso di entrare a tutto il carburante. Non lo sapremo mai. Sappiamo invece cosa successe dopo: &ldquo;In Italia impazzirono tutti per me, Bruno e la Ducati &ndash; raccont&ograve; Smart, il vincitore &ndash;. Ci caricarono insieme alle moto su un grande autocarro e attraversammo Bologna in parata, con una processione di automobilisti dietro, i quali suonavano il clacson sventolando bandiere. Pareva che tutta la citt&agrave; si fosse riversata in strada a celebrare la gloria di Ducati, di Bologna e dell&rsquo;Italia&rdquo;.    Tecnica: MV Agusta 500, la fine dell'impero&nbsp;           

Il trionfo della 750 Desmo GT &egrave; una pietra miliare della storia di Borgo Panigale. Per la Rossa arriv&ograve; una doppietta, grazie al secondo posto di Spiaggiari, che fin&igrave; la benzina all'ultimo giro&nbsp;

Paul Smart e il trionfo Ducati alla 200 Miglia di Imola

        As anticipated, the World Superbike regulation is set to undergo changes in 2023, but we'll see the first of these updates already this year. While the already announced raising of price caps for the road-going models permitted on the grid will come into effect next season, the other important aspect relating to super concessions will be introduced as of the upcoming Argentinian round. This new points system relating to concessions means that if a manufacturer places one or more of its bikes within the top five (up until now it was only top three), it will score points, which will be examined every three rounds. Starting with the frame If, at the end of three rounds, the gap between the manufacturer with the most points and the manufacturer with the least is considered sufficient, then a performance calculator will be used to decide on the type of concessions to grant to the manufacturer with the least points. For 2022, the concessions will focus on the frame, allowing for a greater number of adjustments. Thoughts immediately turn to Honda, one of the manufacturers in most difficulty due to the excessively rigidity of the Fireblade&rsquo;s frame. As for 2023, the level for the selection of wildcards will be raised, with national federations having to guarantee and validate the level of each rider and team, to prevent the presence of anyone who is not up to world championship levels. Added to this - in 2024 &ndash; is the introduction of sustainable fuel, in line with the specifications also adopted in MotoGP. Traslated by Heather Watson       

Ready to come into effect already next weekend, the concessions for 2022 will regard the frame and may be reviewed every three rounds

SBK, not just price caps but also super concessions

Sar&agrave; un appuntamento decisivo per il British Superbike, quello in programma questo fine settimana sul circuito di Snetterton. Si tratta infatti dell&#39;ultimo round della Regular Season, al termine della quale i migliori otto piloti della stagione si potranno contendere il titolo nei tre weekend conclusivi: tre posti sono gi&agrave; stati assegnati a O&#39;Halloran, Ray e Skinner dopo Cadwell Park, ma sul circuito del Norfolk si scopriranno anche i nomi degli altri cinque piloti che prenderanno parte allo Showdown.  I piloti in corsa per un posto allo Showdown   Uno dei nomi pi&ugrave; quotati per qualificarsi allo Showdown &egrave; chiaramente quello del campione in carica Tarran Mackenzie, che pur avendo saltato le prime gare per via di un infortunio si &egrave; poi ripreso tornando tra gli assoluti protagonisti. &ldquo;Taz&rdquo; al momento &egrave; settimo e, quindi, virtualmente qualificato, ma sono ben otto i piloti in corsa per i cinque posti disponibili.  Oltre al pilota McAMS, al momento dalla quarta all&#39;ottava posizione della classifica troviamo anche Lee Jackson, Glenn Irwin, Tommy Bridewell e Kyle Ryde, ma a Snetterton i valori in campo potrebbero cambiare, visto che Danny Buchan, Peter Hickman e Leon Haslam sono ancora matematicamente in piena corsa per uno dei posti ancora disponibili.  Dalla MotoE al CIV: Okubo nella SS600 con RM Racing  Torna la &ldquo;Race of Aces&rdquo;   Inoltre, il miglior pilota del weekend conquister&agrave; il premio per la &ldquo;Race of Aces&rdquo;, vinto lo scorso anno da Mackenzie ma conquistato in passato da piloti del calibro di Mike Hailwood, Giacomo Agostini (a cui &egrave; anche intitolata una delle curve), Mick Grant e Wayne Gardner.  Per quanto riguarda il programma del fine settimana, come di consueto la prima gara (ovvero la Sprint Race) sar&agrave; sabato pomeriggio alle 17:10 italiane, mentre Gara 2 e Gara 3 si disputeranno domenica alle 14:30 e alle 17:15.  MotoAmerica: in New Jersey, sar&agrave; ancora testa a testa tra Petrucci e Gagne 

Questo weekend ci sar&agrave; l&#39;ultima tappa della Regular Season, sfida a otto per i cinque posti ancora disponibili: chi si qualificher&agrave; per la lotta al titolo?

BSB: si corre a Snetterton, con lo Showdown nel mirino di otto piloti

        Se i piani originali del Team Hammer Suzuki erano quelli di affiancare a Bobby Fong il campione della Superstock e Superbike Cup 2021 Jake Lewis al posto di Cameron Petersen andato in Yamaha, ecco che negli scorsi giorni i programmi invece sono stati stravolti. Intanto il Team Hammer viene riconfermato da Suzuki come team di riferimento della casa di Hamamatsu per le competizioni in Nord America, arriva un nuovo sponsor che porta sia un cambio di livrea che un cambio di nome del team: Vision Wheel M4 Ecstar Suzuki. Cambiano i piani per quanto riguarda le line up delle squadre Superbike e Supersport del Team Hammer. Richie Escalante aveva firmato per il team ma per correre la Supersport ed invece si ritrova promosso direttamente in Superbike al posto di Bobby Fong insieme a Jake Lewis. Per la Supersport invece ci saranno Sam Lochoff e Liam Grant con Wyatt Farris che disputer&agrave; la Stock 1000. Uno stravolgimento veramente incredibile e repentino per la formazione di John e Chris Ulrich che vuole tornare a vincere subito in Superbike dopo qualche anno di digiuno (2017 con Toni Elias l&rsquo;ultimo titolo). Dice Richie Escalante: &ldquo;Prima di tutto, sono molto felice di lavorare con il Team Hammer, quindi grazie ai proprietari del team John e Chris UIrich per questa opportunit&agrave;. Il mio obiettivo &egrave; quello di lottare per il Campionato Superbike e sono pronto per iniziare a lavorare per questo obiettivo. Non vedo l'ora di applicare le mie capacit&agrave; alla classe Superbike. Sono anche entusiasta di vedere come funziona il mio stile aggressivo sulla Suzuki. Mi piace spingere forte e scivolare in frenata e la Suzuki GSX-R sar&agrave; un'ottima moto per il mio stile di guida.&rdquo;         

Nuovo main sponsor e nuova line up di piloti per il team Hammer in Superbike e Supersport, riconfermato come team di riferimento Suzuki per le gare del Nord America

MotoAmerica: il team M4 Ecstar Suzuki si rinnova per il 2022

        &ldquo;Nel mezzo del cammin di nostra vita&rdquo; scriveva Dante nella Divina Commedia. Il ProMotocross arriva in Minnesota per la tappa che chiude la prima met&agrave; della stagione, lo sterrato di Spring Creek a Millville. Ferrandis nella 450 e Jett Lawrence nella 250 contano di chiudere la prova del Minnesota e la prima met&agrave; dell&rsquo;anno ancora davanti a tutti prima di partire con la seconda met&agrave; dell&rsquo;anno. Location e vincitori storici  La terza prova consecutiva nel mese di luglio si tiene sullo sterrato di Spring Creek a Millville nel Minnesota. Situato nella scenografica e bellissima valle del fiume Mississippi, ai margini del suo omonimo torrente, lo Spring Creek MX Park ha alcuni dei terreni pi&ugrave; ricchi del circuito. Prima di diventare quello che &egrave; oggi, nel 1967 &egrave; stato creato un evento di cronoscalata da Grant Marquardt che successivamente ha venduto il complesso a Perry Hendricks che gli ha aggiunto la pista di motocross nel 1976 che nel 1982 ha ospitato il round della Trans-AMA per poi ospitare l&rsquo;anno successivo il primo evento del ProMotocross. Per quanto riguarda i vincitori storici, Ricky Carmichael comanda la classifica per la 450 con ben 8 successi seguito da Ryan Dungey con 4, Jeff Emig con 3 e a pari merito James Stewart ed Eli Tomac con 2. Nella 250 invece James Stewart e Mike LaRocco comandano con 3 successi seguiti da Ryan Dungey, Jeremy Martin ed Eli Tomac con 2 successi a testa. Situazione di campionato  La 450 Ci siamo lasciati alle spalle l&rsquo;appuntamento del The Wick338 che ha visto Dylan Ferrandis portarsi a casa il successo complessivo della gara e mettere altri punti di vantaggio tra s&eacute; e Ken Roczen, che al momento non sembra in grado di contrastare il pilota francese. Ora il divario tra il francese ed il tedesco &egrave; di 19 punti, 224 a 205. Primo dei &ldquo;normali&rdquo; &egrave; Eli Tomac a quota 167 punti, lontano 57 punti dalla testa della classifica. Lo scorso anno &egrave; stato Adam Cianciarulo a prendersi la vittoria della gara davanti a Baggett e Barcia, Eli Tomac ha chiuso al quinto posto mentre Roczen non ha preso parte all&rsquo;evento ed al campionato. La 250 Cambiano i vincitori degli eventi ma il leader rimane sempre uno solo, ovvero Jett Lawrence. Nell&rsquo;evento al The Wick338 &egrave; toccato al fratello Hunter assaporare il gusto della vittoria complessiva della gara davanti al giapponese Jo Shimoda ed a Justin Cooper che cos&igrave; accorcia il distacco da Jett Lawrence a tre soli punti, 201 a 204. Con la vittoria a Southwick si rilancia anche il fratello di Jett, Hunter, terzo a 178 punti e lontano solo 26 punti dal fratello. L&rsquo;anno scorso &egrave; stato Dylan Ferrandis, oggi in 450, a vincere la gara davanti a Jeremy Martin ed Alex Martin. Jett Lawrence ha chiuso in quarta posizione davanti a Justin Cooper. La mappa del tracciato  Dal canale Youtube del ProMotocross arriva la ricostruzione dello sterrato di Millville  AMA ProMotocross, The Wick 338: Ferrandis allunga, vittoria per Hunter Lawrence       

Sesta prova del ProMotocross americano sullo sterrato di Millville in Minnesota. Ferrandis conta di chiudere davanti a tutti prima del giro di boa della stagione

AMA ProMotocross, Spring Creek: si arriva al giro di boa

Il ritorno vincente al Tourist Trophy del 1978, con la Ducati, dopo 11 anni di assenza dall&rsquo;Isola di Man, costituisce una delle pi&ugrave; belle imprese di Mike Hailwood. Meno noto, ma non per questo scarsamente significativo, &egrave; il successo dell&rsquo;anno seguente con la Suzuki, il suo 14&deg; e ultimo trionfo al TT. Nonostante il trionfo con la Ducati nella gara inaugurale, il 1978 era stato fonte di grosse delusioni per il britannico: le Yamaha Martini poco performanti l&rsquo;avevano relegato al 12&deg; posto nella Junior, al 28&deg; nella Senior e costretto al ritiro nel Classic. Per l&rsquo;anno seguente Mike cerc&ograve; di affiancare alla Ducati quattro tempi una Yamaha 500 che per&ograve; gli fu negata.  La storia della Suzuki, tra tradizione e famiglia  I preparativi   La Suzuki, allora, prese la palla al balzo, dichiarandosi felice di fornirgli una RG 500 due tempi che venne verniciata con i suoi colori preferiti, rosso, bianco e oro. Ad assisterlo fu chiamata una squadra diretta da Rex White e composta da Gordon Whitehead, Dave Cullen e soprattutto Martyn Ogbourne, che si occupava di preparare le moto per Barry Sheene nel Mondiale della classe regina. Per Ogbourne, che venerava Hailwood, era la realizzazione di un sogno. Fu lui ad assemblare la moto (codice XR24), impiegando un telaio usato l&rsquo;anno precedente da Virginio Ferrari per vincere il GP Germania Ovest mentre il motore e i cerchi in magnesio furono recuperati dalla moto con cui Pat Hennen ebbe l&rsquo;incidente al TT del 1978. La moto fu pronta a met&agrave; febbraio ma soltanto dopo un paio di mesi Hailwood la test&ograve; a Donington, rimanendone piacevolmente sorpreso.    Come ha raccontato Ogbourne: &ldquo;Eravamo pronti a lavorare sulla moto ma a parte la leva del cambio da allungare (per ovviare ai suoi problemi di mobilit&agrave; all&rsquo;arto dopo gli incidenti patiti quando correva in auto, ndr), non c&rsquo;era nulla da sistemare, era cos&igrave; inusuale. Ci disse di caricare la moto sul furgone e di spedirla all&rsquo;Isola di Man&rdquo;. Al contrario della Ducati, non all&rsquo;altezza dell&rsquo;anno prima, la Suzuki diede subito soddisfazione a Mike &ldquo;The Bike&rdquo;. Non a caso nei primi giorni di prova realizz&ograve; il secondo tempo. Il venerd&igrave; sera, al termine delle qualifiche, sembrava pronto a fissare il miglior crono della settimana ma a met&agrave; tracciato dovette alzare bandiera bianca a causa di un cuscinetto. Almeno questo pensava Hailwood, mentre Ogbourne additava la carburazione come causa dello stop. La moto fu portata in un garage del Majestic Hotel, quartier generale della squadra, e il motore venne smantellato. Il primo pistone era rotto ma 22 ore dopo il propulsore era ricostruito. Quando per&ograve; venne acceso, lo scarico produceva grossi sbuffi di fumo: bruciava olio in maniera esagerata. Dopo un lavoro certosino, Ogbourne individu&ograve; una molla rotta e, una volta sostituita, rimont&ograve; il tutto. Nel frattempo il resto del team lavor&ograve; per farci stare il serbatoio da 40 litri, cos&igrave; da permettere al pilota un solo rifornimento, anzich&eacute; i due tradizionali delle gare di sei giri.  La gara   Al termine del primo giro Hailwood era terzo dietro a Mick Grant e Alex George ma poi scese sotto il muro dei 20 minuti, girando ad una media di 114,02 miglia orarie. I ritiri di Grant al terzo giro e di George al quarto gli permisero di godersi le ultime tornate senza forzare: trionf&ograve; in 2 ore 1 minuto 32 secondi e 4 decimi con un vantaggio di 2 minuti e 7 secondi su Tony Rutter. Quando l&rsquo;intervistatore gli chiese del nuovo record della categoria, Hailwood conferm&ograve; la signorilit&agrave; che lo contraddistingueva: &quot;Prima di tutto voglio ringraziare i miei due meccanici, Martyn e Radar (Cullen; nde) che hanno reso tutto possibile lavorando sulla moto per tutta la notte&quot;.    Mike &egrave; venuto a mancare nel 1981 a causa di un incidente stradale in cui ha perso la vita anche la figlioletta Michelle, ma &egrave; possibile ammirare la sua Suzuki al Manx Museum di Douglas, all&rsquo;Isola di Man.  Quella (s)volta che: Il coraggio di Carl Fogarty al Nurburgring 

Il 14&deg; trionfo al Tourist Trophy arriv&ograve; nel 1979, con una RG 500 proveniente dal Mondiale e una squadra di meccanici che lavor&ograve; giorno e notte per quel successo. Come Martyn Ogbourne, al seguito di Sheene ma che aveva sempre venerato Mike

Road Races: L&#39;ultima vittoria di Mike Hailwood al TT

        The Aprilia RS660 has made a real impression on both the public and the industry, particularly in the US where the technical director of MotoAmerica, Tige Daane, is studying the bike&rsquo;s technical characteristics to see whether to grant the homologation it would require to compete in the Twins Cup. Daane wanted to look at the characteristics of the RS660 for himself and so paid a visit to the Robem Engineering workshop last weekend. On the test bench During his visit, two Aprilia RS660 bikes were tested on the bench alongside Jackson Blackmon&rsquo;s Suzuki SV650 and Darren James&rsquo; Yamaha FZ-07/MT-07. The RS660 was also tested with both a standard exhaust and an aftermarket system. And things are going well. &ldquo;We are already in the process of approving the Aprilia RS660", commented Daane. &ldquo;This test serves to confirm the bike's declared power and torque values. Being here allows me to see it all for myself. It&rsquo;s not that I don&rsquo;t trust the information supplied by Aprilia and other sources, I&rsquo;m just doing my due diligence", explained the technical director. The technical controls to receive homologation are inevitable, given that this is a new model that is yet to take to the track. The new Aprilia was only ridden for the first time in October in fact, when Pikes Peak winner Rennie Scaysbrook took it out on the roads of California&rsquo;s West Coast before also riding it at the legendary Laguna Seca circuit. Translated by Heather Watson MotoAmerica, Loris Baz with Warhorse HSBK Ducati: &ldquo;Our only goal is to win&rdquo;        

The process that would allow the Italian bike to compete in the Twins Cup is almost complete

MotoAmerica: Aprilia RS660 homologation work continues

L&rsquo;irlanda del Nord ha regalato al motociclismo grandi campioni ma, fatta eccezione per Jonathan Rea ed Eugene Laverty, molti di loro hanno mostrato il proprio valore sui circuiti stradali: da Joey Dunlop al nipote Michael, passando per Phillip McCallen e Ryan Farquhar. Un caso &egrave; parte &egrave; Jeremy McWilliams che per una dozzina di stagioni ha frequentato il Mondiale, alternandosi tra 500, 250 e MotoGP, e pi&ugrave; vicino ai 50 anni che non ai 40 si &egrave; tolto grandi soddisfazioni nelle road races. E forse non &egrave; un caso che il suo unico successo nel Mondiale l&rsquo;abbia colto ad Assen, in un evento chiamato Dutch TT, aggiudicandosi la 250 a 37 anni. Ma l&rsquo;et&agrave; non &egrave; mai stata un problema per un pilota che, a 50 anni, ha corso per l&rsquo;ultima volta nel Mondiale, con una wild card in Moto2.  Se dico 30 giugno 2001 cosa ti viene in mente?  &quot;Una bella giornata ad Assen, un ricordo lontano e immagino che con il passare del tempo l&rsquo;entusiasmo svanisca&quot;.&nbsp;     Iniziasti subito forte: miglior tempo nelle FP1.  &quot;Sono sempre stato veloce al Circuit van Drenthe, in precedenza vi ero salito sul podio con una moto non ufficiale nel 1999, quando fui terzo sempre in 250 lottando con Capirossi e Rossi, e ci avevo corso anche nell&rsquo;Europeo&quot;.  Quarto in qualifica, a mezzo secondo da Tetsuya Harada: a cosa miravi?  &quot;La pole &egrave; bella da conquistare e ti d&agrave; un po&rsquo; pi&ugrave; di fiducia per la gara, anche se non &egrave; cos&igrave; importante&quot;.   Avevi una strategia per la gara?  &quot;No, sapevo che avrei potuto giocarmela con tutti gli altri della prima fila, quindi avrei cercato di andare in testa e se non l&rsquo;avessi fatto, avrei lasciato a loro il lavoro e sarei rimasto vicino&quot;.&nbsp;   Eri gi&agrave; salito sul podio quattro volte nel Mondiale, ma senza vincere. Cosa ti era mancato?  &quot;Erano state stagioni positive e non ho rimpianti, le mie erano moto &#39;clienti&#39; e non completamente supportate dalla Casa. Era buono rimanere nel gruppo dei migliori se guidavi al limite, ma &egrave; difficile mantenere un vantaggio senza sostegno del Costruttore&quot;.&nbsp;   Pensavi di poter vincere facilmente, con 16 secondi di vantaggio sul secondo, Emilio Alzamora?  &quot;Quando arrivai in griglia, controllai le gomme dei miei rivali ed ebbi un&rsquo;ottima sensazione, ma non pensavo di poter vincere una gara del Mondiale&quot;.   In gara, su asfalto non completamente asciutto, andasti subito in testa e gli altri ti videro soltanto al traguardo.  &quot;Feci soltanto la scelta giusta per le gomme: sapevo che se non fosse tornata la pioggia, la prima fila non avrebbe avuto la possibilit&agrave; di scegliere i pneumatici da bagnato, per&ograve; non conoscevo le scelte dei piloti dietro. Ma dopo 4-5 giri avevo gi&agrave; un buon margine (tredici secondi di vantaggio, nde)&quot;.  Rifilasti quasi 40 secondi alla seconda Aprilia, di Sylvain Guintoli, quarto al traguardo.   &quot;Non mi dispiaceva guidare mentre l&rsquo;asfalto si stava asciugando, richiedeva molta precisione per rimanere sulla linea asciutta, e spinsi per creare il gap&quot;.    Vincesti a 37 anni e al tuo 119&deg; GP: ci speravi ancora?  &quot;Ho sempre dato il massimo, avevo trascorso molto tempo sulla Yamaha 500, dal 1993 al 1996, una moto non competitiva, prima di passare alla classe 250 e diventare subito abbastanza competitivo finendo tra i primi 10 nella classifica generale dal 1997 al 1999&quot;.  Cosa provasti sul podio?  &quot;Ero molto felice, perch&eacute; un britannico non vinceva in Olanda dal 1977 (Mick Grant, nde), un grosso traguardo&quot;.&nbsp;   Come si festeggi&ograve;?  &quot;Con qualche birra, poi ricordo di aver dormito come un bambino. Quindi andai a Bournemouth, nel sud dell&rsquo;Inghilterra, spensi il telefono e mi rilassai una settimana sulla spiaggia&quot;.&nbsp;   Ti regalasti qualcosa per quella vittoria?  &quot;Ho sempre comprato cose che non mi servivano, penso di aver regalato a mia moglie un paio di scarpe di Christian Louboutin!&quot;.&nbsp;   Sembrava l&rsquo;inizio di una nuova era, invece poi arrivarono tre ritiri di fila.&nbsp;   &quot;L&rsquo;Aprilia fu cos&igrave; gentile da offrirmi un motore &#39;factory&#39; per la gara successiva, a Donington, ma mi schiantai mentre ero terzo e mi ruppi la clavicola&quot;.&nbsp;   Com&rsquo;era la tua Aprilia?  &quot;Se non avevi un ingegnere italiano nella squadra, la moto non era veloce. Avevamo un ottimo team che aveva molta esperienza con l&rsquo;Aprilia. Quando guidai per la prima volta un&rsquo;Aprilia con il QUB Team Optimum nel 1999, non riuscivamo a capire perch&eacute; la nostra moto non fosse cos&igrave; competitiva e ci consigliarono di impiegare alcuni dei loro ragazzi fidati. Lo facemmo e diventammo veloci ma si dovette spendere tanto per nuovi pistoni e parti del motore dopo ogni sessione. Io non potevo guidare parzializzando l&rsquo;acceleratore per evitare la rottura del motore. Il team del 2001 aveva gi&agrave; queste informazioni&quot;.  Quali erano le figure chiave?  &quot;Dieter Stappert era il proprietario, molto rispettato, con Aprilia Germany aveva ottenuto molte vittorie con Ralf Waldmann, ma comunicavamo in inglese. Il team manager era Mike Leitner&quot;.  Nell&rsquo;inverno successivo andasti in MotoGP: pentito della scelta?  &quot;Niente affatto, correre nella classe regina &egrave; sempre il top e con il team KR ci furono anche buoni momenti&quot;.    Cosa mancava alla Proton KR (con cui nel 2002 in Australia firmasti l&rsquo;ultima pole di una moto due tempi nella classe regina) per stare con i big?  &quot;La moto era molto buona, contro le 500 ufficiali a quattro cilindri mancava poco. La KR3 500 detiene ancora i record sul giro e in gara per le due tempi, stabiliti nel 2003 quando la KR miglior&ograve;, tuttavia le squadre ufficiali erano passate alle 1000 quattro tempi. Il guaio era la velocit&agrave; massima: a volte mancavano anche 35 km/h&quot;.&nbsp;   Con il Mondiale hai chiuso nel 2004, salvo un paio di wild card. Ma nel 2012 a 48 anni hai iniziato con le gare stradali. Perch&eacute;?  &quot;Ero annoiato e abbastanza sicuro di poter imparare velocemente la North West 200&quot;.&nbsp;   Cosa ti piace di quella gara?  &quot;&Egrave; la mia gara di casa, sono sempre andato a vederla, sin da ragazzino, e ne ero incuriosito. Raduna ogni anno una grande folla e si trova sulla costa pi&ugrave; bella del Regno Unito e d&rsquo;Irlanda&quot;.   Per&ograve; il TT non l&rsquo;hai mai corso.   &quot;Non ho avuto modo di imparare il Tourist Trophy: serve tempo per diventare veloci su un circuito di 37 miglia&quot;.&nbsp;   Cosa ti &egrave; mancato per raccogliere risultati migliori?&nbsp;  &quot;Un passaporto italiano o spagnolo sarebbe stato il modo pi&ugrave; semplice per avere una moto factory...&quot;.&nbsp;   Meglio la vittoria al GP Olanda o i tre successi alla NW 200?  &quot;Man mano che invecchi le priorit&agrave; cambiano, penso che le vittorie alla North West 200 mi abbiano dato tanta adrenalina quanto il GP vinto nel Mondiale&quot;.&nbsp;   E il film con Scarlett Johansson?  &quot;Quattro mesi strani della mia vita. Il film era Under the Skin: mi chiam&ograve; il regista Jonathan Glazer, voleva qualcuno che guidasse una moto molto velocemente in condizioni insidiose e che sembrasse un &#39;cattivo&#39;&rdquo;.  Che voto dai alla tua carriera?  &quot;Fantastico, ho lasciato il mio lavoro di ingegnere elettrico per un cammino che potevo soltanto sognare. &Egrave; stata una grande scommessa e mi sono goduto tutto, il bene e il male, gli infortuni sono una parte. Ora sono test rider per la KTM, sono coinvolto nello sviluppo della maggior parte delle moto stradali e lavoro con un grande team di ricerca e sviluppo. Viaggio pi&ugrave; ora di quando correvo nel Mondiale, ma quando vedo i clienti soddisfatti non potrei essere pi&ugrave; felice&quot;. 

Nel 2001, a 37 anni e al 119&deg; gp, il pilota dell&rsquo;aprilia trionf&ograve; in 250 ad Assen. &quot;Un grande risultato: noi britannici non vincevamo al Dutch TT dal lontano 1977. &Egrave; stato il punto pi&ugrave; alto di un cammino che mi sono goduto, ma se fossi stato italiano o spagnolo avrei avuto anche moto ufficiali...&quot;

McWilliams: &ldquo;Se non avevi un ingegnere italiano, la moto non era veloce&rdquo;

Un anno di SBK se ne &egrave; andato, lasciandoci (l&rsquo;ennesima) vittoria di Jonathan Rea, capace di resistere, replicare e poi sconfiggere Alvaro Bautista, il rookie pi&ugrave; pazzo - in tutti i sensi - nella storia delle derivate. Il 2020 sar&agrave; ricordato per il duello tra la verdona Kawasaki numero 1 e la debuttante Ducati Panigale V4 R, concluso a favor di Akashi. Melandri d&agrave; l&rsquo;addio alle corse, ma forse il suo &egrave; una specie di arrivederci.   Johnny Rea - voto 9,5  Perch&eacute; mezzo punto in meno alla quotazione massima? Per l&rsquo;inizio di campionato a rintuzzare gli attacchi di Bautista? No, il motivo &egrave; un altro: Rea &egrave; stato (quasi) perfetto, su una Ninja ZX-10RR non veloce quanto la Ducati in accelerazione e nello spunto finale. Johnny ci ha messo del suo in curva ed in staccata, a volte sbagliano. Proprio come ha fatto con Lowes a Jerez, stendendolo impietosamente. Ecco lo 0,5 tolto al 10. Per il resto, il nordirlandese ha fatto scorpacciata di vittorie, record e coppe - CANNIBALE MAI SAZIO  Alvaro Bautista - voto 6,5  Dare un voto che superi di poco la sufficienza ad un debuttante che &egrave; finito secondo in un ambiente tutto da scoprire, su una moto da sviluppare, sembra una eresia, ma non lo &egrave;. La quotazione si basa sui primi quatto round, nei quali lo spagnolo merita 10, con il quale sembrava gi&agrave; con il titolo in tasca. Da Imola in poi, &ldquo;Bau Bau&rdquo; ha iniziato a mordere meno, per poi crollare - in tutti i sensi - da Jerez in avanti, culminando con il disastroso weekend di Laguna Seca. Questo trend &egrave; da valutare con un 3. Sicch&eacute;, 10 pi&ugrave; 3 uguale 13. Diviso due, 6.5 e non di pi&ugrave; - OCCASIONE SPRECATA  Alex Lowes - voto 7  Saluta la Yamaha come miglior pilota in classifica su una R1 M, impresa non semplice, considerando l&rsquo;agguerrita compagnia proposta dalla Casa di Iwata. Tanti podi nel 2019 per Alex, mai il gradino pi&ugrave; alto. Per questo motivo, lui rimane bravo, perch&eacute; h imparato a non cadere nei momenti decisivi della gara, ma non bravissimo: la vittoria lo avrebbe fatto rimpiangere nel team Crescent che, invece, pensava gi&agrave; ad un sostituto - TORTA BUONA, MA SENZA CILIEGINA  Michael Van Der Mark - voto 7  Come il compagno di box, sebbene l&rsquo;olandese volante vanti un successo di tappa, colto a Jerez, Abbiamo detto che Michael sia &ldquo;volante&rdquo;, certo: alcune cadute hanno condizionato il suo ranking finale, con un quarto posto nella graduatoria corridori. Diciamo che, essendo il numero 60 al terzo anno consecutivo su R1, ci si aspettava di pi&ugrave;, infatti, nel 2018 VDM fin&igrave; terzo due successi a Donington Park. Ecco perch&eacute; pensiamo che lui abbia fatto passi indietro - GAMBERO ARANCIONE  Toprak Razgatlioglu - voto 8,5  Pi&ugrave; di Lowes e VDM, per motivi molti semplici da spiegare: il turco non godeva dell&rsquo;appoggio ufficiale di una Casa - il team Puccetti &egrave; indipendente - ed &egrave; uno dei pochi che in sella provi a regalare spettacolo e divertimento agli spettatori. Non poco, in una epoca di &ldquo;ragionieri&rdquo;. Il numero 54 &egrave; un &ldquo;cavallo di Razga&rdquo; in tutti i sensi, parla poco, ribalta il gas, fa venire le palpitazioni ad avversari e meccanici nel suo stesso box. Unico difetto? Un cognome scioglilingua impronunciabile - MAMMA LI TURCHI  &nbsp;  Chaz Davies - voto 5,5  Insufficienza, seppur per mezzo voto, quella del gallese. I motivi sono ovvi: a parit&agrave; di moto - Ducati Panigale V4 R - e con zero esperienza in SBK, Bautista lo ha praticamente sempre umiliato e Chaz a subire con il capoccione basso. L&rsquo;unico successo firmato dal numero 7 &egrave; arrivato negli USA, pista &ldquo;sua&rdquo; per conformazioni e caratteristiche di guida richieste. Benone anche a Losail, con due secondi posti. Nel computo del calendario, tuttavia, troppe cadute e poca disinvoltura in sella - GALLESE MA NON GALLO DEL POLLAIO DUCATI  Leon Haslam - 4,5  Sapete che c&rsquo;&egrave;? Quello che sorprende non &egrave; il brutto campionato di Leon, che le ha prese sempre da Rea. Potevamo prevederlo. La cosa inspiegabile &egrave; come l&rsquo;inglese abbia trovato - dopo una stagione cos&igrave; sottotono - un ingaggio in Honda HRC. Ah, s&igrave;: dimenticavamo: lui sa essere una seconda guida e porta nel nuovo team il know how Kawasaki. Ottimo, ma poi? Con la CBR RR- R (quante R) replicher&agrave; un ruolino da pilota indipendente, con pochi podi calpestati e tante corse in affanno? Chi vivr&agrave; vedr&agrave; - DUBBIO AMLETICO  Tom Sykes&nbsp;- voto 8  Fulmine in qualifica, Mister Superpole &egrave; stato gagliardo nel portare al limite la nuova BMW nel giro secco, dimostrando di essere uno specialista inarrivabile quando si tratta di cercare la miglior casella in griglia. Per il resto, bene, anche se dalla sua rimane l&rsquo;indole di annientare la gomma posteriore, alla frutta (se non al caff&egrave; e sigaretta) gi&agrave; dopo pochi giri. Con la complicit&agrave; di un quattro cilindri bavarese carente di potenza, il polso destro di Tom ha fatto quello che ha potuto: girare la manetta, a volte troppo violentemente - MISTER BRUCIAGOMME  Marco Melandri - voto 6  Non &egrave; stato un grande anno per il ravennate che, in ogni modo, ha fatto meglio del pimpante ma mai a podio Sandro Cortese. L&rsquo;esperienza di Marco non ha eguali, il suo stile di guida bellissimo, quando tutto &egrave; a posto. Gi&agrave;, quando lo era? A Phillip Island s&igrave; - terzo gradino - a Jerez idem due volte, poi mai pi&ugrave;, sino all&rsquo;annuncio pi&ugrave; doloroso ma liberatorio: il ritiro dalle competizioni. A volte demotivato, altre in difficolt&agrave; con la Yamaha GRT, Melandri lascia la SBK con un nono posto finale, il peggior per lui nelle derivate - ADDIO O ARRIVEDERCI?  Loris Baz - voto 7  Il gigante francese ha fatto bene e, spesso, meglio dei compagni di moto a campionato gi&agrave; iniziato. Loris ed il team Ten Kate sono arrivati tardi, ma ben preparati, con una sola Yamaha per lui e tanta voglia di battere le cugine blu. Missione compiuta per Baz, che meritato la chance dei fratelli olandesi, con tanto di conferma 2020 - GIGANTE BUONO  &nbsp;  Michael Ruben Rinaldi - voto 5  Dispiace affibbiare una insufficienza al romagnolo, ma i risultati hanno pianto per lui. Eppure, al secondo anno in SBK, avrebbe potuto fare meglio. D&rsquo;accordo, la Panigale V4 R del team Barni era dotata di sospensioni Showa tutte da scoprire ma, quando sono arrivate le wild card Zanetti e Pirro, sono state pi&ugrave; veloci di Rinaldi. L&rsquo;unico acuto del riminese &egrave; arrivato a Jerez, con un quarto posto. Altrimenti, fatica e pedalare per risalire la china. Il 2020 sar&agrave; decisivo, sulla Ducati Go Eleven - 2020, ULTIMO TRENO PER LA VETTA  Eugene Laverty - voto 6  Brutto l&rsquo;infortunio patito dall&rsquo;irlandese in quel di Imola, con due polsi spezzati ed un campionato troncato sul pi&ugrave; bello. Eugene si stava difendendo bene con la Ducati Go Eleven, ma le ossa rotte hanno pregiudicato il resto della competizione. Ma lui &egrave; un gatto dalle nove vite, si lecca le ferite e torna in sella, pi&ugrave; voglioso di prima e con la firma su un contratto proposto da BMW - SPEZZATO MA NON PIEGATO  Alessandro Debianco - voto 6,5  Sulla non irresistibile (e datata) Honda Althea Mie, Alessandro si &egrave; difeso come e dove ha potuto, nel suo primo anno tra i grandi delle derivate. Su pista asciutta, Delbianco ha sofferto, sull&rsquo;acqua (o sotto la pioggia, come preferite) il ventiduenne azzurro &egrave; stato autore di salvataggi in stile Randy Mamola. La manetta c&rsquo;&egrave;, ha solo bisogno di crederci ed andare avanti, perch&eacute; lui &egrave; giovane, promettente e talentuoso - PULCINO BAGNATO  Markus Reiterberger - voto 4  Il corpulento germanico ha deluso. Punto. Mentre Sykes volava in qualifica e si giocava podi in gara, Markus arrancava dalla decima posizione in gi&ugrave;. Eppure, a Monaco di Baviera ci speravano: &ldquo;Ja, Markus essere grante pilota, lui pu&ograve; fincere mondiale Supebaik&rdquo;. Eh, mica tanto. Infatti, i dirigenti della struttura BMW hanno deviato il &ldquo;panzer&rdquo; a pi&ugrave; &ldquo;rilassanti&rdquo; gare Endurance. Ecco, quello potrebbe essere il posto giusto per lui - PANZE-ROTTO  Sandro Cortese - voto 5  Con in tasca il titolo Supersport, Sandrino partiva con importanti ambizioni e promesse di rilievo, ridimensionate round dopo round. Chi dice che il tedesco abbia fatto bene, dovrebbe rileggersi i risultati suoi con quelli del &ldquo;a mezzo servizio&rdquo; Melandri: il teutonico mai sul podio, Marco in tre occasioni. Insomma, non vorremmo essere scortesi nei confronti di Cortese, ma la sufficienza rimane un miraggio, come il 2020: Quo Vadis Sandrino? - PROMESSA NON MANTENUTA  Leon Camier - SV  Povera stella di un Leon, si fatto male pi&ugrave; di una volta. Inoltre, arrivava da un periodo gi&agrave; costellato da infortuni. Peccato, perch&eacute; l&rsquo;inglese aveva mostrato un buon potenziale con la Honda, prima delle tante assenze forzate. Nel 2020 avr&agrave; occasione di rilancio, con la Ducati Barni. Purtroppo, nei test si &egrave; nuovamente lesionato. Per&ograve;, potete giurarci: seppur claudicante, Leon non si arrender&agrave;, vedrete. Lui vorr&agrave; compiere la sua missione fino in fondo, cio&egrave;, tornare in forma e competitivo - TERMINATOR  &nbsp;  

Rea promosso (quasi) a pieni voti, Bautista sprecone, Melandri all&rsquo;addio dal campionato &nbsp;

SBK 2019: il pagellone della stagione

Comanda Jason Anderson, alle sue spalle ci sono Ken Roczen e Justin Barcia. Un inizio cos&igrave;, per il Supercross 2018, era assolutamente imprevedibile. &Egrave; il bello dello sport, ovviamente, anche se la spiegazione c&rsquo;&egrave;: tutto deriva (anche) da quell&rsquo;insidia, quel fattore, che non si potr&agrave; mai eliminare da questa specialit&agrave;: l&rsquo;infortunio. &Egrave; a causa di questo imprevisto se a Houston, nella seconda prova del campionato, non hanno corso Marvin Musquin, che aveva vinto la prova d&rsquo;apertura ad Anaheim, e nemmeno Eli Tomac, che addirittura ad Anaheim non aveva concluso la gara a causa di una caduta mentre era al comando della finale. Una caduta che ha causato un problema a una spalla, lo stesso infortunio che ha fermato lo sfidante di Tomac, Musquin, caduto nelle batterie della tappa texana. Si tratta di lesioni che potrebbero influenzare le rispettive stagioni in modo determinante, soprattutto perch&eacute; nel Supercross non ci sono pause, si corre ogni sabato sera (con una sola sosta in tutta la stagione). Quindi adesso c&rsquo;&egrave; grande attesa per capire se i due favoriti per il titolo correranno ad Anaheim, dove si torner&agrave; sabato, e in quali condizioni potranno farlo.&nbsp;&nbsp;  ANNO IMPREVEDIBILE - Tutto questo si traduce nella stagione pi&ugrave; imprevedibile degli ultimi anni, perch&eacute; non c&rsquo;&egrave; pi&ugrave; un vero favorito, e nemmeno uno sfidante ben definito. Vada come vada, infatti, Tomac (che ha un solo punto in classifica) e Musquin (che ne ha 26) faranno una notevole fatica per recuperare l&rsquo;handicap che loro stessi si sono assegnati con i lori errori. Correranno sempre in salita, cio&egrave; sempre all&rsquo;attacco, quindi con il cuore in gola: e chi corre cos&igrave; &egrave; pi&ugrave; esposto agli errori, oltre che allo stress.&nbsp; Vedremo, quindi come si svilupper&agrave; una stagione che adesso &egrave; caratterizzata da uno scenario del tutto nuovo: Jason Anderson, che ha vinto a Houston, &egrave; un pilota esperto e guida una moto efficace (&egrave; una KTM col marchio Husqvarna) perci&ograve; potrebbe anche reggere al comando fino alla fine. Sarebbe un&rsquo;impresa eccezionale, e memorabile soprattutto per lui, considerato da sempre soltanto un outsider, e anche per il marchio Husqvarna.&nbsp;  ROCZEN OLTRE IL FISICO&nbsp;- A stupire veramente, per&ograve;, &egrave; Ken Roczen. Il tedesco &egrave; secondo in classifica generale, dopo essere stato quarto ad Anaheim e secondo a Houston. Anche questo, &egrave; un rendimento assolutamente inatteso. Non certo per il valore di Roczen, ma per le sue condizioni fisiche: Ken sta uscendo da un bruttissimo infortunio al braccio sinistro, che ha subito una serie di lesioni gravissime destinate a incidere per sempre, visto che con ogni probabilit&agrave; il braccio non torner&agrave; pi&ugrave; come era prima.&nbsp;&nbsp;Il tedesco ha subito pi&ugrave; di dieci operazioni, lo scorso anno, e ha trascorso praticamente un&rsquo;intera stagione impegnato nella terapia. Ed &egrave; tornato in moto soltanto da pochi mesi. Gi&agrave; soltanto essere l&igrave;, in pista, &egrave; una enorme nota di merito. Significa coraggio, determinazione, orgoglio. Sono tutte doti che ha voluto mettere in risalto addirittura Casey Stoner: la leggenda della MotoGP ha elogiato Roczen, attraverso i social network, gi&agrave; alla vigilia della prima gara del campionato.&nbsp;&nbsp; Roczen &egrave; esperto, fa parte di un top team (la struttura della Honda ufficiale), quindi il solo limite potrebbe essere fisico. Ma se questo, invece, non si riveler&agrave; un ostacolo cos&igrave; consistente, allora si pu&ograve; anche ipotizzare, osando un po&rsquo;, che forse questa stagione potrebbe diventare storica grazie a una sua, a questo punto possibile, impresa gigantesca.  prima prova - anaheim &nbsp; 450 SX&nbsp; 1. Musquin(KTM); 2 Anderson (Husqvarna);3. Barcia(Yamaha); 4. Roczen(Honda);5. Peick (Suzuki)); 6. Seely (Honda); 7. Brayton (Honda);8. Tickle (KTM); 9. Grant (Kawasaki); 0. Webb (Yamaha); 11. Martin (Honda); 12. Baggett (KTM); 3. Friese (Honda);14. Bowers (Kawasaki); 15. Reed (Husqvarna; 16. Cunningham (Suzuki); 17. Lamay(Honda); 18.Ray (Yamaha); 19.Bisceglia(Suzuki); 20.Tedder (KTM); 21. Enticknap (Honda); 22. Tomac (Kawasaki).&nbsp;&nbsp; 250 SX EST&nbsp; 1. McElrath (KTM);2. Plessinger (Yamaha); 3. Cianciarulo (Kawasaki); 4. Savatgy (Kawasaki); 5. Craig (Honda);6. Oldenburg (Yamaha); 7. Hill (Suzuki); 8. Sexton(Honda); 9. Cooper (Yamaha); 10.Chrisholm(Yamaha); 11.Taft(Yamaha); 12.Alix (KTM); 13.Mellross(Yamaha); 14.Harrison(Husqvarna); 15.Oeft(Yamaha); 16.Starling(Husqvarna); 17.Breece (Kawasaki); 18.Auberson(KTM); 19.Ramos(Yamaha);20.Leith(Kawasaki); 21.Martin (KTM); 22.Nicoletti(Suzuki). &nbsp; seconda prova - houston &nbsp; 450SX&nbsp; 1. Anderson (Husqvarna); 2. Roczen (Honda); 3. Barcia (Yamaha); 4. Seely (Honda); 5. Peick (Suzuki); 6. Brayton (Honda); 7. Baggett (KTM); 8. Tickle (KTM); 9. Grant (Kawasaki); 10. Martin (Honda); 11. Stewart (Suzuki); 12. Webb (Yamaha); 13. Friese (Honda); 14. Cunningham (Suzuki); 15. Lamay (Honda); 16. Reed (Husqvarna); 17. Ray (Yamaha); 18. Catanzaro (Kawasaki); 19. Miller (Suzuki); 20. Enticknap (Honda); 21. Tedder (KTM); 22. Politelli (Honda).&nbsp; IN CAMPIONATO: 1. Anderson 49; 2. Barcia 42; 3. Roczen 42; 4. Seely 36; 5. Peick 36; 6. Brayton 33; 7. Tickle 30; 8. Grant 28; 9. Baggett 27; 10. Musquin 26; 11. Martin 25; 12. Webb 24; 13. Friese 20; 14. Cunningham 16; 15. Reed 15; 16. Lamay 14; 17. Stewart 12; 18. Ray 11; 19. Bowers 9; 20. Enticknap 5&nbsp; 250SX&nbsp; 1. Plessinger (Yamaha); 2. Savatgy (Kawasaki); 3. Sexton (Honda); 4. McErath (KTM); 5. Craig (Honda); 6. Oldenburg (Yamaha); 7. Cianciarulo (Kawasaki); 8. Taft (Yamaha); 9. Chisholm (Yamaha); 10. Hill (Suzuki); 11. Alix (KTM); 12. Nicoletti (Suzuki); 13. Harrison (Husqvarna); 14. Hoeft (Yamaha); 15. Mellross (Yamaha); 16. Starling (Husqvarna); 17. Ramos (Yamaha); 18. Auberson (KTM); 19. Surratt (KTM); 20. Gardner (Honda); 21. Castelo (Yamaha); 22. Zambrano (Husqvarna).&nbsp; IN CAMPIONATO: 1. Plessingerpunti 49; 2. McErath 45; 3. Savatgy 42; 4. Cianciarulo 37; 5. Sexton 36; 6. Craig 36; 7. Oldenburg 34; 8. Hill 29; 9. Taft 27; 10. Chisholm 27; 11. Alix 23; 12. Harrison 19; 13. Mellross 18; 14. Hoeft 17; 15. Cooper 14; 16. Starling 14; 17. Nicoletti 12; 18. Ramos 10; 19. Auberson 10; 20. Breece 6. &nbsp; &nbsp; &nbsp; 

Senza gli infortunati Tomac e Musquin, sono Anderson e roczen a prendersi subito la scena. i pronostici sono gi&agrave; saltati e il campionato cambia di colpo la sua fisionomia, a beneficio dello spettacolo &nbsp;

Supercross 2018: cercasi leader

        La stagione AMA Supercross di Ken Roczen era iniziata nel migliore dei modi: reduce dalla vittoria del titolo nell'AMA Motocross - la serie outdoor che in estate si alterna con il Supercross - il pilota Honda aveva conquistato il successo nelle prime due gare, a Anaheim e a San Diego. Il round numero tre, per&ograve;, che ha visto il circus del Supercross fare ritorno proprio a Anaheim, non ha portato fortuna a Roczen, che durante la gara, mentre si trovava in terza posizione e andava a caccia di Cole Seely, &egrave; stato sbalzato dalla sua moto e ha rimediato la frattura composta del braccio sinistro. Considerando che il calendario del Supercross prevede gare ad ogni fine settimana, la stagione di Ken Roczen si pu&ograve; definire finita.  Ad approfittarne &egrave; stato il suo primo rivale: il campione in carica Ryan Dungey (nella foto in apertura), che ha portato la sua KTM al trionfo, balzando anche in testa alla classifica di campionato. Dungey ha concluso la gara con 2'7 di vantaggio su Marvin Musquin, anche lui su KTM, che era stato a lungo in terza posizione alle spalle di Cole Seely, protagonista di un errore all'undicesimo giro e terzo al traguardo con la prima delle Honda. Musquin conquista quindi il podio per la terza volta su tre gare disputate.  Alle spalle del terzetto di testa si sono piazzati Copper Webb su Yamaha, Weston Peick su Suzuki, Joshua Grant su Kawasaki, Chad Reed su Yamaha, Eli Tomac su Kawasaki, David Millsaps e Blake Baggett, entrambi su KTM. Nella 250 SX, successo per Justin Hill su Kawasaki, davanti a Aaron Plessing su Yamaha e Shane Mcelrath su KTM, che con la terza posizione svetta in campionato davanti a Plessinger e Hill. L'AMA Supercross torner&agrave; in scena il 28 gennaio al Phoenix Stadium, nella citt&agrave; di Glendale, in Arizona.       

Nel terzo round della stagione braccio sinistro fratturato per il vincitore delle prime due gare. Dungey vince e balza al comando

AMA Supercross: vince Dungey, stagione finita per Roczen

        E' una lunga stagione quella che &egrave; appena iniziata ad Anaheim ma Ken Roczen &egrave; partito con il piede giusto. Il potenziale dell'abbinata Roczen-Honda, del resto, &egrave; ben noto. Anche se Honda non ha vinto in modo continuativo nel Supercross negli ultimi anni, la potenza del marchio non pu&ograve; di certo passare in secondo piano. E poi c'&egrave; il talento innegabile di Ken Roczen. In sella alla sua HRC CRF450F, sul circuito di Anaheim, ha vinto per la terza volta in quattro anni quella che &egrave; tradizionalmente la gara d'apertura della stagione americana, nella quale, per&ograve;, &egrave; stato assente per infortunio Justin Barcia. Roczen &egrave; stato il pi&ugrave; veloce fin dalle qualifiche e ha vinto la sua heat dopo essere stato in testa per tutti i giri, tagliando il traguardo della finale con un ottimo margine di vantaggio su Ryan Dungey.  "Me lo sentivo", ha detto Roczen. "Sono molto concentrato e mi sento in gran forma. Mi sono divertito molto. La pista era diventata davvero dura e abbiamo dovuto tenere la testa sulle spalle dall'inizio alla fine".  Il tre volte campione dell'AMA Supercross Dungey, invece, non &egrave; riuscito a fare del suo meglio nella finale, partendo in ottava posizione, portandosi poi in quarta e poi lavorando per chiudere al secondo posto con la sua KTM. Nel frattempo, per&ograve;, Roczen era diventato imprendibile. "Ken ha guidato alla grande", ha riconosciuto Dungey, rientrato dopo un infortunio. "Dovevamo vedere a che punto eravamo e lo abbiamo fatto in una bella sfida. C'era molto distacco fra il primo e il secondo e questa &egrave; una sfida: colmare il gap". Sul terzo gradino del podio si &egrave; piazzato Marvin Musquin, dopo una bella prestazione di Eli Tomac sulla Kawasaki, alla fine quinto alle spalle di Jason Anderson per un calo fisico.&nbsp; Musquin era secondo quando &egrave; stato passato da Dungey, ma &egrave; apparso soddisfatto del piazzamento. "Un podio a Anaheim I &egrave; una gran cosa", ha detto il pilota KTM. "Sapevo di potercela fare ed &egrave; bello vedere come il lavoro dell'inverno dia i suoi risultati. La pista era difficile stanotte, e sono felice del risultato. Puntiamo ad andare avanti cos&igrave;".  Alle spalle della Husqvarna di Anderson, in sesta piazza, si &egrave; posizione Cole Seeley su Honda, che ha preceduto un Davi Millsaps su KTM rientrante da un infortunio in allenamento. Weston Peick su Suzuki, Joshua Grant su Kawasaki e Cooper Webb su Yamaha hanno completato la top ten. Nella classe 250 SX la vittoria &egrave; andata a Shane Mcelrath su KTM davanti ad Aaron Plessinger su Yamaha e Martin Davalos su Husqvarna. Il prossimo round sar&agrave; gi&agrave; sabato 14 gennaio a San Diego.       

Il primo round del Supercross americano inizia con una vittoria del campione in carica. "Me lo sentivo, sono in gran forma", dice il pilota Honda, che a Anaheim 1 ha vinto tre volte in quattro anni

AMA Supercross: Roczen sbanca Anaheim

        Ryan Dungey, il leader della classifica dell'AMA Motocross, &egrave; out per la prossima gara, a High Point, e non solo: gli esami radiografici hanno confermato infatti la frattura composta alla vertebra C6 dopo la caduta al primo giro la scorsa settimana, sul tracciato di Thunder Valley, mentre era al comando. Lo stop consigliato dai medici &egrave; infatti di 6-8 settimane. A questo punto Dungey &egrave; fuori dalla lotta per il titolo nel National americano, e l'uomo da battere diventa Ken Roczen, che con l'assenza di Dungey gi&agrave; nel terzo round &egrave; passato a condurre la classifica generale con 12 punti su Dungey e, soprattutto, con 29 punti su Tomac.  E proprioEli Tomac potrebbe dire la sua, perch&eacute; che ha tutto quello che serve per colmare il vuoto lasciato da Roczen nella corsa al titolo. E poi c'&egrave; Trey Canard da non sottovalutare: gi&agrave; autore di due holeshot, ha concluso nella top 5 le prime gare e se riesce a tenersi lontano dagli infortuni potrebbe essere un rivale consistente. Da non dimenticare Jason Anderson, che ha concluso in quarta posizione pi&ugrave; di una gara e che &egrave; stato messo ko solo a Thunder Valley per problemi di altitudine. Altri due piloti da tenere in considerazione sono Cole Seeley e Josh Grant, estremamente consistenti quest'anno, e che occupano rispettivamente la quinta e la sesta posizione nella graduatoria assoluta. Il prossimo round sar&agrave; gi&agrave; questo weekend sul circuito di High Point, per il quarto appuntamento stagionale, e si prevede che sar&agrave; ancora una battaglia serrata. &nbsp; &nbsp;       

Il National di Motocross americano &egrave; pronto per il prossimo round questo weekend. Ryan Dungey out per frattura vertebrale

AMA Motocross, High Point senza Dungey

        Testo di Mario Donnini Foto di Gianluca Domenicali 11 giugno: Dunlop su Bmw &egrave; re del TT, vince la Senior e migliora il record assoluto Michael Dunlop con la Bmw dell&rsquo;Hawk Racing ha sbancato anche la Senior che ha chiuso il Tourist Trophy 2016, polverizzando il record assoluto sul giro, fino a portarlo a 16&rsquo;53&rdquo;29, alla media di 133,962 miglia, ossia 215,544 km/h. La sua superiorit&agrave; con le big bike &egrave; apparsa netta e quasi sconfortante per i rivali, primo fra tutti Ian Hutchinson, giunto secondo con la Tyco-Bmw. Il re della Montagna non &egrave; pi&ugrave; John McGuinness, penalizzato nella classi maggiori dal declino dell&rsquo;Honda Fireblade, ormai sulla piazza da dieci anni. Il vecchio sovrano ha abdicato con dignit&agrave;, strappando anche nell&rsquo;ultima giornata un terzo posto nella gara Senior. Tra gli italiani, ottimo Bonetti 17esimo, con un giro sotto il limite dei 18 minuti, primo italiano nella storia a riuscire nell&rsquo;impresa. Pagani e Polita si sono piazzati rispettivamente 31esimo e 33esimo. Infine, nei sidecar, dopo la vittoria iniziale di Holden e Winkle, nella rivincita hanno avuto la meglio i fratelli Birchall, che hanno giovato del ritiro del veterano Molyneux. Brutte notizie sul versante degli incidenti. Anche l&rsquo;ultima giornata di corse si &egrave; confermata all&rsquo;insegna della tragedia: venerd&igrave; pomeriggio nella gara dei sidecar ha perso la vita Ian Bell, 58enne veterano, a causa di un incidente a Ballaspur, che ha visto coinvolto anche il passeggero, suo figlio Carl, uscito illeso. In seguito, nella gara Senior, all&rsquo;ultimo giro &egrave; caduto a Kappel&rsquo;s Gate, con conseguenze purtroppo mortali, il 32enne Andrew Soar, in gara su una Suzuki, che due anni fa si era aggiudicato il Manx Grand Prix. Bell e Soar col centauro Paul Shoesmith e il didecarista Dwight Beare, portamo a quattro le vittime del TT 2016. Un bilancio decisamente pesante. &nbsp; 8 giugno: con la Paton Bonetti ha l&rsquo;occasione della vita al TT, oggi punta al podio nella Lightweight&nbsp;  DOUGLAS - Il grande giorno &egrave; arrivato. Oggi, mercoled&igrave; 8 giugno, alle ore 13.45 ora locale, le 14.45 in Italia, per la prima volta dai tempi di Giacono Agostini, ossia dal 1972, un pilota italiano si giocher&agrave; tutte le sue carte in gara, con la possibilit&agrave; di finire sul podio al TT, la competizione pi&ugrave; antica, pericolosa e prestigiosa nel mondo delle due ruote, in questo caso nella classe Lightweight. Lui si chiama Stefano Bonetti, &egrave; bergamasco e a fine anno compir&agrave; quaranta primavere. Dal 2004 si danna e si delizia l&rsquo;anima sull&rsquo;Isola di Man, in sella a moto quasi mai all&rsquo;altezza del suo talento di specialista delle corse stradali anglosassoni e campionissimo delle cronoscalate italiane e internazionali. Ma stavolta la belva all&rsquo;altezza della situazione l&rsquo;ha trovata e le cose potrebbero prendere una piega decisamente diversa quanto entusiasmante. Il terzo tempo assoluto in prova con la Paton a motore Kawa &egrave; la prova che &ldquo;Bonny&rdquo; &egrave; alle soglie dell&rsquo;impresa storica. Di sicuro la merita e ha tutti i numeri per portarla a termine. A iniziare dalla verde cavalcatura, di propriet&agrave; di Claudio Colombo e gestita dal team CCM di Merate (Lecco), laddove la sigla &egrave; rappresentata dalle iniziali dei tre titolari, cio&egrave; Carsaniga, Corbetta e Menabue. La Paton S1 a motore Kawa &egrave; un modello 2016 e appartiene alla stessa famiglia che al TT, sempre nella Lightweight, ottenne nel 2014 un 6&deg; posto con Olie Linsdell e gi&agrave; lo scorso anno fin&igrave; a podio condotta dal veterano Michael Rutter. Un argomento solidissimo, che costituisce il granitico fondamento delle aspirazioni di Stefano, il quale sulla Paton si &egrave; adattato subito e senza test preliminari, diventando uno dei pretendenti alle corone d&rsquo;alloro sull&rsquo;Isola di Man, grazie a serate di prova semplicemente strepitose, che gli sono valse la stima di tutti i vecchi lupi del TT. Poi c&rsquo;&egrave; il suo mini-team, che, oltre a Lorenzo Carsaniga della CCM, vede da pi&ugrave; di un lustro al suo fianco i fedelissimi meccanici Popy e Pippo lo svizzero, che vivono la vigilia della grande sfida con emozione ma anche con la consapevolezza di potere e dover essere fondamentali ancora una volta in fase di pit-stop. Operazione nella quale verr&agrave; cambiata a met&agrave; gara la gomma posteriore e riempito di nuovo il serbatoio, in vista dei gue giri finali della corsa prevista sulle quattro tornate del Mountain Circuit, per un totale di poco superiore ai 240 km, quindi due volte abbondanti una gara della MotoGp. Stefano e i suoi stanno con le bocche cucite, non si lasciano andare a dichiarazioni roboanti, ma ci credono davvero e fino in fondo. Il solo problema potrebbe essere dato dalla posizione in griglia, che al TT non segue la lista dei tempi, in quella che resta, &egrave; bene ricordarlo, una corsa a cronometro. Ebbene, Stefano, malgrado il terzo tempo assoluto, si avvier&agrave; diciassettesimo, col numero 33 in carena, ritrovandosi davanti nei primi chilometri diversi piloti meno veloci, che potrebbero intralciare il suo passo. Va anche detto che la sua profonda esperienza del tracciato lo mette comunque in condizione di potere e saper scegliere e dosare il momento e il luogo giusto in cui attaccare e superare eventuali e potenziali &ldquo;tappi&rdquo;. Il resto, come sempre, lo decider&agrave; il cronometro e soprattutto la fortuna, che come altrove, ma sull&rsquo;Isola anche di pi&ugrave;, gioca un ruolo tutt&rsquo;altro che trascurabile. Quanto ai rivali, i pi&ugrave; insidiosi, tutti su Kawasaki - la vera regina della classe Supertwin 650 -, restano Rutter, Lintin, Hillier, Jessopp e Webb, anche se Stefano Bonetti ha gi&agrave; ampiamente dimostrato in prova che potrebbe essere lui il loro problema e non viceversa. &nbsp; 6 giugno: al TT parte senza acuti la Honda RC213V-S  DOUGLAS - Erano tre le belve strane, le &ldquo;guest star&rdquo; attese al TT e dopo la prima gara delle Superbike &egrave; gi&agrave; tempo di bilanci. La fantasmagorica Honda RC213V-S &ldquo;MotoGp replica&rdquo; alla vigilia faceva sognare gli appassionati e imbufalire i rivali, visto che potenza, leggerezza e velocit&agrave; di punta sembravano costituire una minaccvia aliena per il mucchio selvaggio delle Superbike. Invece, dati alla mano, la derivata della Honda da MotoGp si &egrave; dimostrata difficile da mettere a punto, tanto che il team manager Clive Padgett non ha nascosto che: &ldquo;Abbiamo dovuto cambiare tante piccole cose e a ogni modifica bisognava apporre in media altri dieci piccoli cambiamenti. Un lavoro non indifferente, tuttora in corso&rdquo;. Sulle stesse corde il commento del pilota Bruce Anstey: &ldquo;L&rsquo;ottavo posto finale nella prima gara delle Superbike fa parte del processo di crescita della moto. Sto continuando a capirla, ma si tratta di un modello completamente differente da tutto ci&ograve; che ho guidato finora, quindi proseguo a costruire passo dopo passo basi solide per questo programma della RC213V-S&rdquo;. Anstey non lo dice eppure la caduta a Keppel Gate nell&rsquo;ultima giornata di prova, avvenuta a 180 km/h mentre saggiava la tradizionale Fireblade, lo ha scosso molto, anche se ne &egrave; uscito fortunatamente illeso, ma non certo nelle condizioni migliori per tornare a salire sulla &ldquo;bomba&rdquo; by MotoGp e spremerne il massimo del potenziale. Buone notizie invece per la Norton, che con l&rsquo;australiano Dave Johnson &egrave; giunta gran settima nella Superbike. Il senso di questo exploit lo spiega Mick Grant, sette volte vincitore del TT, star degli Anni &rsquo;70 e ora consigliere in casa Norton: &ldquo;La Sg5 &egrave; una moto del tutto nuova rispetto allo scorso anno. Non guardate al fatto che il telaio sembra lo stesso: &egrave; stato completamente modificato, cos&igrave; come l&rsquo;elettronica. E il motore Aprilia, derivato dalla versione utilizzata in MotoGp, &egrave; quanto di meglio si pu&ograve; trovare sulla piazza. Tutto ci&ograve;, unito alla grande prestazione del nostro nuovo pilota Dave Johnson, spiega perch&eacute; la Norton dopo tanti anni &egrave; tornata ad affacciarsi nelle posizioni che contano, in questa difficilissima gara&rdquo;. Discorso diverso per la Suter due tempi, che si &egrave; ritirata nelle fasi iniziali della Superbike: &ldquo;Ho avuto problemi a un cilindro e mi sono dovuto fermare quasi subito - ha spiegato il pilota Ian Lougher -. Peccato, perch&eacute; la moto stava andando bene, anche se il progetto &egrave; tutto da sgrossare. Ma questa partecipazione fa parte di un programma solido e pluriennale, per questo c&rsquo;&egrave; solo da aspettare, lavorare sodo ed essere ottimisti, perch&eacute; la base c&rsquo;&egrave;&rdquo;. Honda RC213V-S, Norton e Suter torneranno in scena venerd&igrave; prossimo nella gara pi&ugrave; importante del TT, la mitologica Senior Race. Oggi spazio alla Superstock - con i tre piloti italiani impegnati, cio&egrave; Stefano Bonetti (Kawa), Marco Pagani (Bmw) e Alex Polita (Bmw) - e alla prima corsa della categoria Supersport. 5 giugno: nella prima giornata di gare caratterizzata da due incidenti mortali Michael Dunlop su Bmw sbanca il TT  DOUGLAS - Michael Dunlop dopo una sola gara gi&agrave; mette le mani sul TT 2016. Tra le Superbike la lotta a tre tra la Tyco-Bmw di Ian Hutchinson, la Honda ufficiale di John McGuinness e la Hawk-Bmw di Michael Dunlop in realt&agrave; &egrave; divampata solo nei primissimi chilometri, perch&eacute; poi quest&rsquo;ultimo ha preso il largo, dopo il primo pit-stop, grazie alle prime due tornate sotto i sedici minuti. Il nuovo primato &egrave; di 16&rsquo;58&rdquo;254, alla media di 133.393 miglia, cio&egrave;, in chilometri orari, 214,629. Tra le conferme, il quinto posto di Peter Hickman con la Kawa e, tra le sorprese inattese, uno strepitoso settimo posto della Norton, condotta dall&rsquo;australiano Dave Johnson tornata nella top ten del TT dopo un quarto di secolo di digiuno. Hanno deluso la Honda RC213V-S MotoGp replica schierata da Clive Padgett, solo ottava con Anstey, e la Suter due tempi portata in gara dal rientrante veterano Lougher, fuori dopo un solo giro con un cilindro kappa&ograve;. Tra gli italiani, nella Superbike il meglio piazzato &egrave; stato Bonetti su Kawasaki, regolare 31esimo e penalizzato dall&rsquo;assetto problematico della sua moto. Bravo l&rsquo;esordiente assoluto Alex Polita su Bmw, che ha avuto il merito di vedere il traguardo, in 47esima posizione. Quanto a Marco Pagani, anche lui su una Bmw, &egrave; stato la sfortuna a fermarlo, mentre stata facendo una buona gara: una pietra sparata da un avversario gli ha danneggiato il radiatore e il ritiro &egrave; stato inevitabile. Tra i sidecar da sottolineare il successo del 58enne britannico John Holden, alla sua seconda affermazione al TT in sella a un LCR, in coppia con Andrew Winkle. Purtroppo nella gara A dei sidecar ha trovato la morte in incidente a Rhencullen il 27enne australiano Dwight Beare, mentre il suo passeggero Ben Binns &egrave; finito in ospedale con una caviglia fratturata. Poco dopo, in serata, nella sessione supplementare di prove il 50enne britannico Paul Shoesmith, su Bmw Superstock, si &egrave; schiantato sul rettilineo di Sulby, morendo sul colpo. Testimone dell&rsquo;incidente &egrave; stato Marco Pagani: &ldquo;E&rsquo; strano, Paul mi aveva passato poco prima, in pratica avevamo percorso un giro insieme, quando ha preso il largo verso Quarry Bends e mi ha staccato. Poco dopo ho visto la sua moto che girava su se stessa, come impazzita, e mi sono dovuto infilare tra il relitto e un altro pilota che procedeva piano, riuscendo a passare in mezzo a entrambi. Ho avuto tanta fortuna, mi spiace molto per Paul&rdquo;. &nbsp; 3 giugno: nelle qualificazioni Lightweight del Tourist Trophy, Bonetti clamoroso secondo in prova  DOUGLAS - Cresce l'entusiasmo per Stefano Bonetti e la Paton, che nella sessione serale di ieri hanno fatto strabuzzare gli occhi ai vecchi lupi del TT, con uno strepitoso secondo tempo nella classe Lightweight, in 19'28"710 a 118,220 miglia di media, che lo proietta al terzo posto complessivo di categoria nella settimana di practices, dietro le Kawasaki di Rutter e Lintin."S&igrave;, sono contentissimo, spiega Stefano al paddock - in tutto ho percorso cinque giri e ho cominciato a conoscere la moto luned&igrave; scorso, senza averla mai provata prima. &Egrave; perfetta e ancora ho margini di miglioramento, la nostra &egrave; un'accoppiata che sta crescendo". Fino a quali possibili traguardi? "Non so, dipender&agrave; anche dalla consistenza dei rivali" - conclude fiducioso il bergamasco.Di certo c'&egrave; che dopo 44 anni, dall'ultima affermazione di Giacomo Agostini al TT con la MV Agusta, un pilota italiano torna a sentire il profumo intenso e inebriante delle corone d'alloro da podio.Tra i rivali i pi&ugrave; consistenti, Rutter, Lintin, Hillier, Jessopp e Webb, tutti su Kawa.Lo scorso anno Rutter con la Paton giunse terzo, mentre il modello che utilizza Bonetti &egrave; diverso ma non evoluto, potendo contare solo su un paio di cavalli in pi&ugrave;.A rendere pi&ugrave; difficili le cose anche il numero di gara di Stefano, il 33, che lo costringer&agrave; a superare molti piloti pi&ugrave; lenti di lui nelle prove, mentre alla vigilia della gara potr&agrave; essere avanzato, scattando ventesimo.Interessante anche notare che la corsa si disputer&agrave; su 4 giri del Mountain, non pi&ugrave; su tre, con 240 km da percorrere, quindi in pratica pi&ugrave; del doppio di una gara di MotoGp. Un'incognita in pi&ugrave; per tutti.Di certo Stefano sta dimostrando che con la moto giusta pu&ograve; stare con i migliori e questo &egrave; gi&agrave; un grandissimo premio per tutti i sacrifici sostenuti per correre regolarmente al TT da privato sin dal 2004.Stasera ultima sessione di prove per la Lightweight alle 19.20 italiane, poi mercoled&igrave; prossimo &egrave; prevista la gara, che per Stefano Bonetti e la Paton del team CCM sar&agrave; il momento della verit&agrave;.       

Dal 1907 &egrave; una delle gare pi&ugrave; appassionanti, entusiasmanti e pericolose del mondo. Mario Donnini &egrave; volato all'Isola di Man per raccontarci il Tourist Trophy 2016.&nbsp;

Dunlop su Bmw è re del TT, vince la Senior e migliora il record assoluto

Ryan Dungey colpisce ancora: nel round di St Louis il pilota della KTM &egrave; riuscito a conquistare la vittoria rimanendo in testa fin dal primo giro. Per la verit&agrave; quando si &egrave; abbassato il cancelletto di partenza il pi&ugrave; lesto &egrave; stato Ken Roczen, che ha fatto holeshot, ma poi Dungey si &egrave; portato al comando, con il rivale sulla Suzuki in scia. Quando sono iniziati i doppiaggi, Roczen &egrave; incappato in una caduta ed &egrave; ripartito, riuscendo a tagliare comunque il traguardo in seconda posizione.  Per Dungey si tratta della trentesima vittoria in carriera. Ora l'alfiere KTM guida la classifica di campionato con un vantaggio di 48 punti, ed &egrave; sempre pi&ugrave; vicino alla conferma del titolo. Alle sue spalle, infatti, c'&egrave; Jason Anderson, che in questa occasione ha perso ancora terreno, piazzandosi al terzo posto in sella alla sua Husqvarna.  Quinta posizione al traguardo per Trey Canard, dietro a Justin Bogle, con Chad Reed sesto. Eli Tomac, protagonista anche lui di una caduta, si piazza settimo davanti a Josh Grant, con Justin Brayton e Mike Alessi a completare la top ten.  Fiammetta La Guidara  &nbsp;  &nbsp;

Nal round di St Louis il pilota  KTM ha conquistato la vittoria rimanendo in testa fin dal primo giro e ora allunga in classifica generale

AMA Supercross: Dungey colpisce anche a St Louis

  Il dodicesimo appuntamento del campionato Supercross si &egrave; svolto in California, sulla pista di Santa Clara, all'interno del Levis Stadium.&nbsp; Nella 450 pole position per Eli Tomac e nella Lites costa Ovest per Cooper Webb. La Heat 1 del Supercross 450 &egrave; stata vinta da Roczen, la seconda da Tomac, mentre Canard e Grant si sono portati in testa nelle Semi. Nella Lites 250 Savatgy e Osborne hanno vinto rispettivamente le Heat 1 e 2. In 450 SX Ryan Dungey ha siglato l'holeshot davanti a&nbsp; Boge, Roczen, Anderson e Reed. Roczen e Anderson hanno passato subito Bogle per mettersi alla caccia di Dungey. Intanto Stewart si lancia in una bella rimonta e riesce a raggiungere la sesta posizione, ma poi un errore lo rimanda in 10&deg; posizione alle spalle di Justin Barcia. Alla fine Ryan Dungey vincer&agrave; la gara davanti a Ken Roczen, Jason Anderson, Chad Reed e Trey Canard. Settima piazza per Eli Tomac, undicesima per Mike Alessi. Con la sesta vittoria stagionale Dungey ha messo una bella ipoteca sul titolo e potrebbe gi&agrave; assicurarselo al prossimo round, fra due settimane, sul tracciato di St Louis. 

Con la sesta vittoria stagionale Dungey ha messo una bella ipoteca sul titolo e potrebbe gi&agrave; assicurarselo al prossimo round, fra due settimane

Supercross: Dungey verso il titolo

Temperature molto elevate hanno accolto il GP di Glen Helen, negli Stati Uniti, diciottesimo e ultimo round del mondiale di Motocross, che ha consentito a Tim Gajser di conquistare il titolo in MX2, dopo una stagione particolarmente combattuta per lo sloveno del Team Honda Gariboldi.  Ma andiamo con ordine: in MXGP il francese della Yamaha Romain Febvre ha dimostrato di aver conquistato a pieno titolo il mondiale di Motocross dominando anche questo weekend su una pista completamente sconosciuta per lui e nel caldo infernale della California. Ma &egrave; stato anche il GP del ritorno di Tony Cairoli, che si &egrave; piazzato quinto in gara1 ma che non ha finito gara2 dopo aver perso il manubrio in un salto che evidentemente gli ha causato un riacutizzarsi del dolore all'avambraccio che lo ha costretto a saltare cinque Gran Premi.  Febvre ha rimediato a due brutte partenze e in entrambe le manche ha combattuto con determinazione per le posizioni di testa. In gara 1 ha conquistato la vittoria mentre in gara 2 ha dovuto accontentarsi della seconda piazza dopo una scivolata che ha soltanto intaccato lievemente un weekend che altrimenti sarebbe stat perfetto. Con questi punti Febvre, che gi&agrave; era stato incoronato campione del mondo al round 16 di Assen, ha aggiunto un'altra vittoria al suo ruolino di marcia, estendendo a 143 punti il suo vantaggio su Gautier Paulin, che &egrave; ufficialmente il vicecampione del mondo, davanti al suo compagno di squadra Evgeny Bobryshev, medaglia di bronzo in campionato.  In MX2 doppietta impressionante per il pilota di casa Jessy Nelson sulla KTM del team Troy Lee Designs Lucas Oil Red Bull, che ha conquistato la sua prima vittoria in un GP. Il suo compagno di squadra Shane McElrath, autore della pole position, ha conquistato un secondo e un terzo posto, chiudendo alle spalle di Nelson la classifica della giornata. Terzo posto per Valentin Guillod, ma con il quarto posto nel GP degli Stati Uniti Tim Gajser ha conquistato il titolo mondiale nella categoria cadetta.  "Questa stagione &egrave; stata dura, ci sono stati molti alti e bassi", ha detto Gajser. "Era cominciata davvero male", dice ancora lo sloveno del Team Honda Gariboldi, capace di ibaltare la situazone fino a conquistare il titolo davannti al lettone Pauls Jonass e all'inglese Max Anstie.  Fiammetta La Guidara  Le classifiche  MXGP  MXGP Race 1 Top Ten: 1. Romain Febvre (FRA, Yamaha), 35:54.457; 2. Cooper Webb (USA, Yamaha), +0:00.724; 3. Josh Grant (USA, Kawasaki), +0:23.369; 4. Jason Anderson (USA, Husqvarna), +0:34.642; 5. Antonio Cairoli (ITA, KTM), +0:38.012; 6. Glenn Coldenhoff (NED, Suzuki), +0:39.495; 7. Dean Wilson (GBR, KTM), +0:41.977; 8. Gautier Paulin (FRA, Honda), +0:48.001; 9. Evgeny Bobryshev (RUS, Honda), +0:55.692; 10. Marvin Musquin (FRA, KTM), +0:8.982  MXGP Race 2 Top Ten: 1. Josh Grant (USA, Kawasaki), 36:17.374; 2. Romain Febvre (FRA, Yamaha), +0:12.621; 3. Cooper Webb (USA, Yamaha), +0:17.132; 4. Dean Wilson (GBR, KTM), +0:18.260; 5. Evgeny Bobryshev (RUS, Honda), +0:45.661; 6. Glenn Coldenhoff (NED, Suzuki), +0:51.367; 7. Jeremy Van Horebeek (BEL, Yamaha), +0:57.887; 8. Gautier Paulin (FRA, Honda), +1:03.920; 9. Tommy Searle (GBR, KTM), +1:07.744; 10. Davi Millsaps (USA, KTM), +1:11.790  MXGP Overall Top Ten: 1. Romain Febvre (FRA, YAM), 47 points; 2. Josh Grant (USA, KAW), 45 p.; 3. Cooper Webb (USA, YAM), 42 p.; 4. Dean Wilson (GBR, KTM), 32 p.; 5. Glenn Coldenhoff (NED, SUZ), 30 p.; 6. Evgeny Bobryshev (RUS, HON), 28 p.; 7. Gautier Paulin (FRA, HON), 26 p.; 8. Jeremy Van Horebeek (BEL, YAM), 23 p.; 9. Tommy Searle (GBR, KTM), 20 p.; 10. Jason Anderson (USA, HUS), 18 p.  MXGP Championship Top Ten: 1. Romain Febvre (FRA, YAM), 735 points; 2. Gautier Paulin (FRA, HON), 592 p.; 3. Evgeny Bobryshev (RUS, HON), 567 p.; 4. Shaun Simpson (GBR, KTM), 481 p.; 5. Jeremy Van Horebeek (BEL, YAM), 449 p.; 6. Maximilian Nagl (GER, HUS), 442 p.; 7. Antonio Cairoli (ITA, KTM), 432 p.; 8. Glenn Coldenhoff (NED, SUZ), 423 p.; 9. Todd Waters (AUS, HUS), 354 p.; 10. Clement Desalle (BEL, SUZ), 331 p.  MX2  MX2 Race 1 Top Ten: 1. Jessy Nelson (USA, KTM), 36:33.129; 2. Chris Alldredge (USA, Kawasaki), +0:12.857; 3. Shane McElrath (USA, KTM), +0:18.589; 4. Max Anstie (GBR, Kawasaki), +0:21.210; 5. Valentin Guillod (SUI, Yamaha), +0:21.307; 6. Tim Gajser (SLO, Honda), +0:34.359; 7. Harri Kullas (FIN, Husqvarna), +0:38.327; 8. Jeremy Seewer (SUI, Suzuki), +0:39.762; 9. Julien Lieber (BEL, Yamaha), +0:50.881; 10. Pauls Jonass (LAT, KTM), +0:54.438  MX2 Race 2 Top Ten: 1. Jessy Nelson (USA, KTM), 36:37.196; 2. Shane McElrath (USA, KTM), +0:05.211; 3. Valentin Guillod (SUI, Yamaha), +0:32.327; 4. Tim Gajser (SLO, Honda), +0:36.227; 5. Jeremy Seewer (SUI, Suzuki), +0:40.646; 6. Pauls Jonass (LAT, KTM), +0:50.515; 7. Harri Kullas (FIN, Husqvarna), +0:52.303; 8. Max Anstie (GBR, Kawasaki), +1:06.400; 9. Benoit Paturel (FRA, Yamaha), +1:09.669; 10. Ivo Monticelli (ITA, KTM), +1:51.141  MX2 Overall Top Ten: 1. Jessy Nelson (USA, KTM), 50 points; 2. Shane McElrath (USA, KTM), 42 p.; 3. Valentin Guillod (SUI, YAM), 36 p.; 4. Tim Gajser (SLO, HON), 33 p.; 5. Max Anstie (GBR, KAW), 31 p.; 6. Chris Alldredge (USA, KAW), 30 p.; 7. Jeremy Seewer (SUI, SUZ), 29 p.; 8. Harri Kullas (FIN, HUS), 28 p.; 9. Pauls Jonass (LAT, KTM), 26 p.; 10. Benoit Paturel (FRA, YAM), 20 p.  MX2 Championship Top Ten: 1. Tim Gajser (SLO, HON), 589 points; 2. Pauls Jonass (LAT, KTM), 564 p.; 3. Max Anstie (GBR, KAW), 537 p.; 4. Valentin Guillod (SUI, YAM), 511 p.; 5. Jeremy Seewer (SUI, SUZ), 496 p.; 6. Julien Lieber (BEL, YAM), 430 p.; 7. Jeffrey Herlings (NED, KTM), 423 p.; 8. Jordi Tixier (FRA, KAW), 393 p.; 9. Benoit Paturel (FRA, YAM), 376 p.; 10. Petar Petrov (BUL, KAW), 324 p.

Tony Cairoli &egrave; tornato nel GP degli USA: &egrave; nella top 5 in gara1 ma nella seconda manche si fa male al braccio infortunato... Gajser iridato in MX2

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