        Con l&rsquo;aiuto di un giornalista argentino, super appassionato, Nestor Gutierrez, siamo andati a scavare nel passato del nostro Sport per scoprire come tutto sia iniziato.&nbsp;Nestor Gutierrez: &ldquo;Come sport, il motocross inizi&ograve; in Argentina nel 1962 per mano di Jean Pierre Raemdock che viaggi&ograve; con la sua BSA 350 dal Belgio, il suo paese, fino a Villa La Angostura. Lo stesso luogo in cui si terr&agrave; l&rsquo;MXGP di Patagonia Argentina questo fine settimana.&rdquo;  Nestor con Franco Picco a fine gara &nbsp;1985 il Mondiale 125 esordisce a Salta  &ldquo;I primi piloti argentini a correre un Campionato del Mondo furono Carlos Allu&eacute; e Gerardo Franzgrote, che nel 1980 soggiornarono a casa di J&ouml;el Robert. Lo stesso anno in cui Roger de Coster fece il suo debutto su una CR500 in un Supercross a Buenos Aires; J&ouml;el Roberts aveva gi&agrave; visitato la citt&agrave; di Bariloche per offrire corsi agli aspiranti piloti locali.&nbsp;Nel 1981 si tenne una gara pre-mondiale a Mendoza, con tra gli altri Harry Everts e poi a Salta, nel 1983 e 84 si replic&ograve; e vinsero l'americano Ricky Maky e il vostro Franco Picco.&nbsp;Per arrivare alla prima gara di Campionato del Mondo bisogner&agrave; attendere il 1985, quando in provincia di Salta, organizzata da Reinaldo Cozzani, si tenne una prova della 125cc, la prima di tre consecutive.&rdquo;  Con Alex Puzar raccogliendo le impressioni del dopo gara Nel 1988 sbarca il Mondiale 250  &ldquo;Nel 1988 invece fu la volta della categoria 250 che visit&ograve; per la prima volta l&rsquo;Argentina, mentre nel 1989 torn&ograve; la 125.&nbsp;Poi ci fu una lunga pausa, fino al 1994, dovuta alle oscillazioni economiche, seguita da una seconda prova nel 1995.&nbsp;Fino al 2010, l'attivit&agrave; internazionale in Argentina &egrave; rimasta ferma, con un solo tentativo di rilancio con l'arrivo dell'ormai defunto Campionato del Mondo MX3.&nbsp;Bisogner&agrave; invece attendere il 2015 per rivedere il Mondiale in Argentina che torner&agrave; a Villa La Angostura tutti gli anni fino al 2019 quando la Pandemia di Covid 19 ha nuovamente messo un freno agli spostamenti verso l&rsquo;Argentina. Ora, dopo due anni di pausa, la MXGP torna su quello che &egrave;, a detta della quasi totalit&agrave; dei piloti, il miglior circuito del mondo.&rdquo;  Chicco Chiodi a Cordoba con la 125 nell'anno in cui vinse 2022: quattordicesimo Gran Premio di Argentina  Quest'anno sar&agrave; quindi la quattordicesima edizione di questo GP e questi sono tutti i vincitori delle passate edizioni:&nbsp; 1985 &ndash; Salta/125 &ndash; Pekka Vekhonen &ndash; FIN - Cagiva&nbsp; 1986 &ndash; Salta/125 &ndash; Dave Strijbos &ndash; NED - Cagiva&nbsp; 1987 &ndash; Salta/250 &ndash; Rodney Smith &ndash; USA- Honda&nbsp; 1988 &ndash; Salta/250 &ndash; Giuseppe Andreani &ndash; ITA - Honda&nbsp; 1989 &ndash; Cordoba/125 &ndash; Trampas Parker &ndash; USA -Ktm&nbsp; 1994 &ndash; C&oacute;rdoba/125 &ndash; Bobby Moore &ndash; USA - Yamaha&nbsp; 1995 &ndash; C&oacute;rdoba/125 &ndash; Alessio Chiodi &ndash; ITA - Yamaha&nbsp; 2010 &ndash; La Rioja/MX3 &ndash; Carlos Campano &ndash; ESP - Yamaha&nbsp; 2015 &ndash; Neuquen/MX2 &ndash; Dylan Ferrandis &ndash; FRA &ndash; Kawsaki 2015 &ndash; Neuquen/MXGP &ndash; Max Nagl&nbsp;&ndash; GER &ndash; Husqvarna 2016 &ndash; Neuquen/MX2 &ndash; Jeffrey Herlings &ndash; NED &ndash; Ktm 2016 &ndash; Neuquen/MXGP &ndash; Tim Gajser&nbsp;&ndash; SLO &ndash; Honda 2017 &ndash; Neuquen/MX2 &ndash; Paul Jonass &ndash; LAT &ndash; Ktm 2017 &ndash; Neuquen/ MXGP &ndash; Tim Gajser&nbsp;&ndash; SLO &ndash; Honda 2018 &ndash; Neuquen/MX2 &ndash; Paul Jonass &ndash; LAT &ndash; Ktm 2018 &ndash; Neuquen/MXGP &ndash; Jeffrey Herlings&nbsp;&ndash;NED &ndash; Ktm 2019 &ndash; Neuquen/MX2 &ndash; Jorge Prado &ndash; SPA &ndash; Ktm 2019 &ndash; Neuquen/MXGP &ndash; Antonio Cairoli&nbsp;&ndash; ITA &ndash; Ktm  Claudio Federici con la TM a Cordoba nel 1994       

A molti la gara che si disputer&agrave; in Patagonia pare solo una meta curiosa e in linea con un motocross &ldquo;moderno&rdquo;, sempre in cerca di gare e destinazioni esotiche, ma l&rsquo;Argentina non &egrave; affatto nuova al calendario del Mondiale FIM di Motocross

MXGP di Patagonia Argentina: Il motocross ha una storia nel sud del mondo

        Archiviato il primo appuntamento stagionale con il Campionato del Mondo FIM di Motocross &egrave; gi&agrave; ora di focalizzarci sul secondo evento. A poco meno di quattro mesi dall&rsquo;ultima gara sul circuito mantovano, dove si concluse lo spettacolare Mondiale 2021, si torna a gareggiare sulla sabbia del Mincio. Il freddo di Matterley Basin non sar&agrave; solo un ricordo, viste le temperature previste, ancora pi&ugrave; rigide di quelle di una settimana fa, ma la pioggia non dovrebbe guastare le gare.  Il podio di Matterley Basin con, da sx, Prado, Gajser e Seewer 16 GP in 30 anni di storia del Motocross  E&rsquo; la sedicesima volta che il mondiale di motocross viene ospitato sulla pista lombarda e il primo evento, vinto da Trampas Parker con la Honda di Paolo Martin, risale al 1991, anno in cui il pilota americano riport&ograve; anche il titolo. Da allora diversi campioni si sono avvicendati sul gradino pi&ugrave; alto del podio del circuito Motoclub Mantovano, tra di loro spiccano i nomi di Marniq Bervoets (250 1996), Andrea Bartolini (500 1998), Mickael Pichon (250 2000), Josh Coppins, Marvin Musquin e Romain Febvre. Antonio Cairoli, sempre lui, vanta ben 4 vittorie, due in MX2 e due in MX1/MXGP, pi&ugrave; di chiunque altro. Jeffrey Herlings, coronato qui Campione del Mondo lo scorso anno, ne conta invece tre (1 MX2/2 MXGP) mentre Tim Gajser e Romain Febvre annoverano due successi a testa entrambi in MXGP.&nbsp;  Cairoli spettatore in Inghilterra, il siciliano &egrave; il pilota pi&ugrave; vincente di sempre a Mantova Gajser favorito d'obbligo ma occhio a Renaux  Non c&rsquo;&egrave; dubbio che Tim Gajser (Honda) cercher&agrave; di consolidare la sua tabella rossa, lo sloveno ha 4 lunghezze di vantaggio su Jorge Prado (GasGas) e 7 su Jeremy Seewer (Yamaha) ma il compito potrebbe non essere cos&igrave; semplice e anche se il pilota HRC ha dimostrato una certa superiorit&agrave; durante il weekend inglese, dovr&agrave; fare i conti con avversari agguerriti, primo tra tutti il campione in carica della MX2, Maxime Renaux (Yamaha), autore della prima pole position dell&rsquo;anno a Matterley Basin. Assenti ovviamente Jeffrey Herlings (KTM) e Romain Febvre (Kawasaki), anche Glenn Coldenhoff (Yamaha) potrebbe dire la sua su un tracciato che si adatta particolarmente alle sue doti di guida. Occhi puntati anche su Ruben Fernandez (Honda) che debutt&ograve; qui in 450 quattro mesi fa, in occasione dei due ultimi round, per dare man forte a Gajser nel suo tentativo di conquistare il titolo.&nbsp;  Febvre e Herlings saranno i due grandi assenti di Mantova In MXGP ecco Nichiolas Lapucci con la 250 2t  Per gli italiani ci sar&agrave; un Alberto Forato, in piena forma con la sua GasGas come ci ha raccontato in questa intervista esclusiva, mentre Alessandro Lupino con la&nbsp; Beta &egrave; in cerca di riscatto dopo il doppio zero rimediato oltremanica. Attesa poi per il debutto stagionale di Nicholas Lapucci, all&rsquo;esordio in MXGP con la Fantic 250 due tempi. Dopo essersi preso il tempo necessario per recuperare dall&rsquo;infortunio invernale ed essere pronto al meglio, c&rsquo;&egrave; da scommettere che il pilota del Mugello sar&agrave; determinatissimo a farsi vedere davanti tra le 450 e che far&agrave; valere le sue doti da velocista funambolico soprattutto nelle prove cronometrate.  Sono passati solo quattro mesi dal trionfo di Lapucci in EMX250 a Mantova       

Neanche il tempo di disfare i bagagli di ritorno dall&rsquo;Inghilterra ed &egrave; gi&agrave; ora di affrontare una nuova trasferta. E&rsquo; la settimana del primo Gran Premio tricolore, a Mantova va in scena il round due della MXGP 2022

MXGP di Lombardia: tutti i numeri del secondo GP

Il Mondiale vinto nel 1990 da Alex Puzar ebbe un effetto di promozione e diffusione del Motocross in Italia addirittura superiore a quello del primo titolo di un pilota italiano, quello di Rinaldi nel 1984. C&rsquo;era infatti molta pi&ugrave; presenza dello sport motoristico in TV e sui media grazie anche agli sponsor, e anche perch&eacute; l&rsquo;istrionico Alex sapeva essere personaggio e attirava i giovani. Arrivato a inizio 1989 in Suzuki, proprio da Rinaldi, per correre il Mondiale 125, Puzar l&rsquo;anno prima era stato quarto in campionato 125 con la KTM.  &ldquo;Ero molto veloce con la 125 e credo che gi&agrave; in quel 1989 avrei potuto vincere il titolo, penso di poter dire che ero pi&ugrave; forte di Trampas Parker. Al primo GP a Faenza andai sul podio, terzo, e nel terzo GP arriv&ograve; la prima vittoria assoluta, su Dave Strijbos e Parker. Ero pronto, forse ci manc&ograve; qualcosa tecnicamente, avevo diverse parti ufficiali di ciclistica della moto di Rodney Smith dell&rsquo;anno prima, ma il motore 125 ufficiale arriv&ograve; dopo met&agrave; stagione, perch&eacute; Strijbos che era il pilota ufficiale Suzuki in 125 (team di Sylvain Geboers, ndr) si era infortunato dopo quattro GP. Alla fine persi per il Mondiale per soltanto sedici punti&rdquo;.  AMA Pro Motocross: Adam Cianciarulo fuori per il resto della stagione  La vittoria in 250   Poi nel &rsquo;90 sei passato in 250 e hai vinto al primo anno.  &ldquo;Con la 250 nel periodo invernale mi preparai davvero a testa bassa, e per gli allenamenti in moto andavamo sempre sulle piste pi&ugrave; bucate e &ldquo;toste&rdquo; e a volte in piste provvisorie nei greti di un fiume, tra sabbia e sassi. Fu un anno incredibile: tutto quello che doveva funzionare, funzion&ograve;. Non avevo pressione, perch&eacute; il pilota di punta era John Van Den Berk, ma al primo GP in Austria, a Schwanenstadt, conquistai le due manche, su Parker la prima e su Michele Fanton la seconda. La moto era fantastica, credo di poter dire che quelle Suzuki siano state le migliori moto con cui ho corso!&rdquo;.    Stagione dominata, con ben sette GP vinti e alla fine pi&ugrave; di cento punti di vantaggio sul secondo, Pekka Vehkonen con la Yamaha. Riportasti alla Suzuki il titolo 250 che mancava dal 1983, dalla vittoria di Georges Job&egrave;; il belga (scomparso nel 2012 a 51 anni dopo una forma di leucemia) aveva vinto nella 250 con Suzuki, anche nel 1980. Tu rimanesti in 250 con la Suzuki di Rinaldi. Nel 1991 eri certamente sulla strada per bissare il titolo, ma arriv&ograve; l&rsquo;infortunio al ginocchio.  &ldquo;S&igrave;, un brutto infortunio che influ&igrave; anche sugli anni successivi finch&eacute; nel 1995 non tornai sulla 125, tornando a vincere...&rdquo;.  Il 1991 fu il tuo ultimo anno con la Suzuki. Dopo un bilancio di tre anni con un titolo e due podi mondiali (secondo nella 125 nel 1989 e terzo nella 250 nel 1991), come definiresti il percorso del Marchio Suzuki nel Motocross?  &ldquo;La mia esperienza &egrave; stata positivissima, ho sempre avuto tutto quello che serviva, moto performanti ed ero nel team di riferimento del Mondiale. E anche uno sponsor che ci affiancava che si chiamava Chesterfield... La Suzuki ha una grande storia, hanno vinto tantissimo, la mia idea &egrave; che quando volevano vincere tiravano fuori la moto vincente e non ce n&rsquo;era per nessuno. Delle giapponesi &egrave; forse l&rsquo;azienda pi&ugrave; piccola, eppure riuscivano ad avere capacit&agrave;, risorse umane e l&rsquo;esperienza per pareggiare e superare le capacit&agrave; e i risultati delle Case concorrenti&rdquo;.  L&#39;addio della Suzuki   La Suzuki usc&igrave; dal Mondiale a fine 1983 e poi ancora a fine 2017.  &ldquo;A me dispiace moltissimo non vedere le Suzuki in pista nel mondiale Motocross, perch&eacute; io la Suzuki vorrei vederla ovunque c&rsquo;&egrave; racing. Ma probabilmente, o sicuramente, &egrave; una questione di scelte e di impegni presi su base economica. Il budget necessario per sviluppare le moto nei vari campionati non &egrave; basso e mi sembra che in questo momento loro stiano concentrando tutti gli sforzi economici sulla MotoGP, dove effettivamente la moto sta andando molto forte&rdquo;.    Non pensi che la non presenza al Mondiale sia un problema per il mercato del prodotto di serie?  &ldquo;S&igrave;, secondo me &egrave; un problema, lo sarebbe per qualsiasi azienda. Se non sei al Mondiale, se non si vedono i piloti in sella alle tue moto o, nel caso di altre aziende, non si vedono i piloti che utilizzano il tuo prodotto, &egrave; pi&ugrave; difficile restare competitivi sul mercato. Si tratta di scelte aziendali, quando devi gestire un budget, per&ograve;, non esserci non &egrave; un bene: anche se la moto standard pu&ograve; essere ottima, resta comunque importante sviluppare la moto con i piloti che fanno il Mondiale... c&rsquo;&egrave; un riscontro, un banco di prova, un feedback rilevante di una stagione corsa ai massimi livelli, e questo va ben oltre il discorso del semplice ritorno d&rsquo;immagine di un pilota in gara con la Suzuki...&rdquo;.  Pensi torneranno nel Mondiale?  &ldquo;Me lo auguro. Al momento la mia impressione &egrave; che puntino a vincere in MotoGP e non sono lontani dall&rsquo;obiettivo. Per motivi di lavoro (Puzar &egrave; uno dei responsabili dell&rsquo;azienda Progrip, ndr) frequento anche la MotoGP e posso garantire che nell&rsquo;ambiente Suzuki c&rsquo;&egrave; tantissima passione per il Motocross, e c&rsquo;&egrave; un materiale umano con grande esperienza, e quando vorranno potranno tornare lottando al vertice!&rdquo;.  EMX250, in Olanda Nicholas Lapucci allunga in campionato 

Grazie al titolo in 250 del 1990, il piemontese divenne uno dei big del mondiale e contribu&igrave; in modo de terminante alla diffusione del Cross in Italia: &quot;La Suzuki ha una grande storia, magari non ha le stesse dimensioni degli altri colossi giapponesi, ma quando voleva vincere, lo faceva grazie all&rsquo;esperienza e alle risorse umane&quot;

Motocross, Alex Puzar: &ldquo;Suzuki, la mia moto migliore&rdquo;

Gli anni d&rsquo;oro di Joel Robert e Roger De Coster condussero la Suzuki a 21 titoli mondiali fino al 1984. L&rsquo;ultimo di quella serie fu speciale, perch&eacute; la Suzuki aveva abbandonato le competizioni nel Motocross proprio l&rsquo;anno prima, nel 1983, ma lasci&ograve; a Michele Rinaldi la possibilit&agrave; di correre con la 125 dell&rsquo;83 anche nella stagione 1984. E quell&rsquo;anno, l&rsquo;emiliano divenne il primo italiano iridato nel Cross. A coronamento di una storia iniziata nel 1983, da compagno di squadra di Eric Geboers. &ldquo;Ricordo benissimo quel mio primo viaggio in Giappone &ndash; dice Rinaldi &ndash; fu una forte emozione, anche per il mio tecnico Iller Aldini che mi seguiva in quella nuova avventura. Avevo corso soltanto con Marche italiane (TGM e Gilera) ed entravo in un nuovo mondo. Ci aspettavano con le moto pronte e capimmo subito che c&rsquo;era un&rsquo;organizzazione perfetta che pensava a tutto, non soltanto dal punto di vista tecnico. Avevamo a disposizione diverse cose da provare e stava al pilota scegliere cosa preferisse. Le moto erano probabilmente il meglio possibile in quegli anni, con una serie di successi impressionante. Quel primo anno sia con Eric che con il fratello Sylvain Geboers, che gestiva il team al Mondiale, si instaur&ograve; subito un&rsquo;ottima relazione. Qualcuno avrebbe potuto pensare che, essendo il team manager il fratello del pilota, ci sarebbe stato un trattamento preferenziale, ma non si &egrave; mai verificato, e ho avuto sempre un ottimo rapporto con il team&rdquo;.  Fabrizio Pirovano, l&#39;uomo che regal&ograve; il titolo Supersport alla Suzuki  I ricordi dell&#39;avventura con la Suzuki   Com&rsquo;era lavorare con i giapponesi?  &ldquo;Sia con la TGM, ma l&igrave; ero un ragazzino, che con la Gilera, ero pi&ugrave; coinvolto sullo sviluppo della moto, era il pilota che dava continuamente indicazioni su dove intervenire, mentre in Suzuki dovevi soltanto scegliere cosa preferivi tra il materiale che avevi gi&agrave; a disposizione. La 125 era una vera e propria moto ufficiale, perfetta e super affidabile&rdquo;.    Tu e Geboers vinceste venti manche sulle 24 disputate nel 1983. Eric vinse il titolo, tu ti togliesti la soddisfazione di tre vittorie di GP: Lombardore, Mongay (Spagna) e Leningrado. Ma durante la stagione arriv&ograve; l&rsquo;imprevedibile.  &ldquo;Ad agosto, Sylvain Geboers e Hiroide Tamaki, l&rsquo;ingegnere che di fatto aveva creato quelle Suzuki vincenti, si presentarono a casa mia per dirmi con grande dolore che la Suzuki si fermava nel mondo delle competizioni. C&rsquo;era evidentemente un cambio di rotta dal Giappone: &lsquo;La Suzuki &egrave; la prima a inventarsi cose innovative e vincenti nelle corse ma &egrave; l&rsquo;ultima a trasferirle sul prodotto di serie... quindi dobbiamo lavorare e concentrarci sul prodotto di serie&rsquo; spiegarono. Confesso di aver pianto di fronte a quella notizia. Ovviamente nel Circus iridato fu un fulmine a ciel sereno, qualcosa di inaspettato, e la bomba scaten&ograve; una caccia al posto in un team competitivo per chi era nelle squadre ufficiali Suzuki. Sylvain ed Eric si accasarono alla Honda per il 1984, Harry Everts si ferm&ograve;, Georges Job&eacute; pass&ograve; alla Kawasaki. Io, per&ograve;, ero l&rsquo;unico ad avere il contratto per due anni quindi mi dissero che, se volevo, potevo continuare, ma con il materiale &rsquo;83. Sapevo che quella moto era comunque competitiva. Avevo il materiale per andare avanti, ricambi, moto e tutto, ma rimaneva a me la gestione della stagione, quindi cercai gli sponsor per raggiungere il budget necessario&rdquo;.  E arriv&ograve; il titolo.  &ldquo;L&rsquo;ultimo titolo di quelle mitiche Suzuki ufficiali, il decimo consecutivo di una Suzuki in 125... e il mio primo da team manager. Gi&agrave;, team manager di me stesso. Sapete che non avrei voluto vincere in quel modo, con l&rsquo;infortunio di Corrado Maddii nell&rsquo;ultimo GP a Ettelbruck, ma io stesso avevo subito un infortunio in quella stagione prima dell&rsquo;inizio del Mondiale, nel Supercross di Bercy, e nel primo GP la spalla usc&igrave; ancora e fui costretto a operarmi saltando ben tre GP. Quell&rsquo;anno vinsi comunque pi&ugrave; di tutti, cinque Gran Premi...&rdquo;.  Poi hai continuato con la tua struttura sempre con i colori Suzuki.  &ldquo;Per il 1985, avendo vinto il Mondiale, in Suzuki si sentivano in dovere di farmi continuare con la mia squadra e il top management lasci&ograve; che io potessi ottenere qualcosa, ovvero delle parti speciali, quindi eravamo semiufficiali e nell&rsquo;85 passai in 250. Mi lasciarono anche un paio delle 500 raffreddate ad acqua che avevano preparato per Harry Everts, moto speciali, uniche, che andavano molto bene (Rinaldi ci vinse il titolo italiano 500, nell&rsquo;85, ndr) e andai avanti fino al 1987. Quando la Suzuki France, attraverso una concessionaria, mi offr&igrave; di correre la Dakar, che era da sempre un mio sogno. Accettai e corsi la Dakar, un&rsquo;esperienza importante anche se fin&igrave; alla nona tappa dopo una caduta e l&rsquo;ennesima lussazione alla spalla&rdquo;.    Quarto nel Mondiale 250 del 1985, secondo nel 1986 e ancora quarto nel 1987, ma proprio quei continui problemi fisici ti convinsero a smettere.  &ldquo;Era una decisione gi&agrave; nell&rsquo;aria e difficile da rimandare, inoltre avevo messo insieme un team strutturato tecnicamente molto bene, con gli uomini giusti e la fiducia degli sponsor e mi dissi di diventare team manager. Prendemmo un pilota per il 1988: il primo fu Rodney Smith, dalla California, e termin&ograve; la stagione 250 al terzo posto&rdquo;.  Nell&rsquo;89 arriv&ograve; Alex Puzar in 125 e lott&ograve; alla grande per il titolo con Trampas Parker, arrivando secondo, e nella 250 Smith fin&igrave; settimo. Nel &rsquo;90 John Van den Berk e Puzar corsero con la 250; l&rsquo;olandese si classific&ograve; terzo e a vincere il Mondiale fu Alex. Per il secondo titolo mondiale di un pilota italiano c&rsquo;era ancora il marchio di Michele Rinaldi.  &ldquo;Il contratto per il &rsquo;91 era gi&agrave; rinnovato per entrambi, ma a dicembre del 1990 John and&ograve; a correre a Bercy, cosa che per contratto non poteva fare (per conflitto tra lo sponsor del team e quello presente sul pettorale della gara) e dovetti rompere il contratto con lui. Quell&rsquo;anno Puzar si infortun&ograve; altrimenti avrebbe rivinto, dato che a tre quarti di stagione era nettamente in testa. Quel &rsquo;91 fu l&rsquo;ultimo anno con la Suzuki. Ad agosto &rsquo;90, dopo aver vinto il titolo con Puzar, la Yamaha mi chiese di correre con loro per il 1991: io lasciai aperto il discorso e a fine anno parlai con Lin Jarvis. In Giappone a novembre 1990 c&rsquo;era anche Sylvain Geboers con me, e la Suzuki aveva deciso di chiudere con la 125, cos&igrave; si liberava anche lo spazio per Sylvain per passare in 250 con la Suzuki. Le trattative si completarono nel &rsquo;91 e avvenne il passaggio in Yamaha per il 1992&rdquo;.  E arriv&ograve; il primo titolo per il team Rinaldi-Yamaha in 250 con il compianto Donny Schmit... ma tornando alla Suzuki, qual &egrave; il tuo ricordo di tutti quegli anni?  &ldquo;Io ho vissuto l&rsquo;epoca Suzuki da pilota e manager ma in modo piuttosto indipendente perch&eacute; loro avevano chiuso con le corse. La Suzuki preparava il pacchetto e lo consegnava, non c&rsquo;era uno sviluppo con i test, c&rsquo;era soltanto da scegliere le diverse opzioni tecniche. Invece nel caso di Yamaha non c&rsquo;era una loro organizzazione che seguiva lo sviluppo nelle gare, con molta pi&ugrave; libert&agrave; di lavorare qui noi in Europa sulle parti speciali&rdquo;.  Poi a fine 2017 la Suzuki &egrave; uscita (di nuovo) dal mondiale Motocross...  &ldquo;Un pezzo importante che si &egrave; perso, importante sia per chi lo sosteneva che per i concorrenti. Sar&ograve; un po&rsquo; nostalgico ma quando io iniziai a correre, Suzuki significava Roger De Coster, Sylvain Geboers, Mark Barnett negli USA, e altri piloti che hanno fatto la storia del Motocross, miti che non si possono dimenticare. Ha lasciato un vuoto, e lo ha fatto gi&agrave; due volte. L&rsquo;assenza della Suzuki si sente nel Mondiale. Sono scelte che purtroppo si pagano nelle vendite del prodotto per i clienti. La moto di un Marchio nel Motocross non deve per forza vincere ma deve essere di qualit&agrave; e si deve vedere alle gare altrimenti sei penalizzato nelle vendite, perch&eacute; il mercato &egrave; una nicchia di clienti molto competenti e esigenti. Ovviamente spero rientrino presto&rdquo;.  Kevin Schwantz, l&#39;uomo simbolo della Suzuki 

L&#39;emiliano vinse da pilota e poi da manager, lanciando in orbita Puzar. &quot;Quando iniziai a correre, la Marca era sinonimo di leggende come De Coster, Geboers, Barnett. Quando firmai con loro, la loro moto era il top dell&#39;epoca&quot;

Motocross: Michele Rinaldi, orgoglio tricolore

Dopo la gara-test dello scorso anno a Laguna Seca in occasione dell&#39;ultimo round del MotoAmerica, quest&#39;anno il trofeo King of the Baggers si svolger&agrave; all&#39;interno del campionato nazionale statunitense attraverso tre tappe sui circuiti di Road Atlanta, Road America e, ancora una volta, Laguna Seca.  Se la Indian avr&agrave; come pilota di punta il vincitore del 2020 Tyler O&#39;Hara, Harley Davidson potr&agrave; contare su vero e proprio pilota di punta del motociclismo a stelle e strisce come Kyle Wyman, che guider&agrave; una Road Glide del team ufficiale Screamin&#39; Eagle. Un impegno che si affiancher&agrave; a quello nella classe Superbike in sella alla Ducati Panigale V4-R del proprio team KWR (Kyle Wyman Racing).     &nbsp;   &nbsp;  &nbsp;    &nbsp;     Visualizza questo post su Instagram   Un post condiviso da Kyle Wyman (@kylewyman)      Wyman: &quot;Un sogno che si avvera&quot;   &quot;Sognavo di poter essere un pilota ufficiale Harley Davidson da quando avevo otto anni&quot;, ha spiegato il pilota sui propri profili social. &quot;Da ragazzo, nella mia cameretta avevo i poster di Scott Parker e Chris Carr, che con le Harley dominavano la scena nel campionato flat track. Quest&#39;anno, quel sogno diventer&agrave; realt&agrave; grazie ad Harley-Davidson Screamin&rsquo; Eagle Factory Road Glide Special. E&#39; una sensazione fantastica&quot;.  Il primo test &egrave; stato estremamente positivo per Wyman, che correr&agrave; la prima gara a Road Atlanta a fine mese sia nel King of the Baggers, sia in Superbike.  ESBK: la stagione 2021 del CEV RFME parte da Jerez 

Oltre a prendere parte alla Superbike della serie a stelle e strisce, il pilota e team manager di Macedon correr&agrave; anche nel trofeo per moto custom, come pilota ufficiale Harley Davidson

MotoAmerica: Kyle Wyman al via del King of the Baggers

        Nicky Hayden, or rather one of the best loved riders of all time. Gone before his time and never forgotten, the Kentucky Kid continues to receive awards that go beyond his sporting career. And now the 2006 MotoGP world champion has been added to another special list reserved for stars of the American motorsport world. The Motorsports Hall of Fame of America. Or rather the ultimate recognition for a professional rider. His world title, victories, character, and way of acting all contributed to making him a true legend, particularly from a human standpoint. And talking of legends, the prestigious list already features the likes of Eddie Lawson, Jeremy Mc Grath, Gary Nixon, Fred Merkel, Wayne Rainey, Kevin Schwantz, Bubba Shobert, Scott Parker. As well as Mario Andretti, Jim Clark, and Nigel Mansell. What a group. That unforgettable 2006 MotoGP  One title, only one, but what a title. Because he won it by beating the likes of Valentino Rossi, Loris Capirossi, Marco Melandri, Dani Pedrosa and many other MotoGP aces. Nicky remains the last American to have taken the reigning class title home to the United States. Success didn&rsquo;t change him. Hayden remained the same laid-back and polite guy he was back in 2002, when he took part in the Laguna Seca SBK round as a wildcard entry. Honest, respectful, serious. Fast. The Kentucky Kid would attract respect and admiration wherever he went. He was always accompanied by his dad Earl, whose other sons, Tommy and Roger Lee, were also competing in various professional championships. But Nicky was Nicky, the most talented in a family of racers who continue to set an example. And Nicky was the ultimate example. At times we cannot believe it. His smile was incredible. Translated by Heather Watson MotoGP, Melandri: &ldquo;That's how my ankle looked at Laguna Seca in 2007&rdquo;       

The Kentucky Kid has been added to the most prestigious list in American motorsport, becoming a national and international symbol for his sport

Hayden the legend: Nicky inducted into the Motorsports Hall of Fame

Nicky Hayden, ovvero, uno dei piloti pi&ugrave; amati di sempre. Prematuramente scomparso e mai dimenticato, Kentucky Kid continua a ricevere onoreficenze, che vanno oltre la semplice carriera sportiva. Il campione della MotoGP anno 2006 &egrave; stato inserito - ancora - in una lista speciale che annovera specialisti delle competizioni a stelle e strisce.  La Motosports Hall of Fame of America. Cio&egrave;, il massimo della riconoscenza per un corridore professionista statunitense. Il titolo ottenuto nella Classe Regina, le sue vittorie, il modo di fare e di comportarsi lo hanno portato a diventare una vera leggenda, soprattutto umana.  A proposito della lista di miti, vi proponiamo alcuni nomi che hanno preceduto il numero 69. Per esempio, Eddie Lawson. Oppure, Jeremy Mc Grath. Ancora, Gary Nixon, Fred Merkel, Wayne Rainey, Kevin Schwantz, Bubba Shobert, Scott Parker. Poi Mario Andretti, Jim Clark, Nigel Mansell. C&#39;&egrave; l&#39;imbarazzo della scelta.  Quella MotoGP 2006 indimenticabile     Un titolo vinto, uno solo, ma molto pesante. Perch&eacute; ottenuto contro Valentino Rossi, Loris Capirossi, Marco Melandri, Dani Pedrosa e tanti altri assi della MotoGP. Nicky rimane ad oggi l&#39;ultimo americano ad aver regalato agli Stati Uniti l&#39;alloro della Classe Regina.&nbsp;  Il successo non lo cambi&ograve;. Hayden &egrave; rimasto sempre il ragazzo semplice ed educato che si present&ograve; nel paddock di Laguna Seca nel 2002, quando esib&igrave; la sua wild card SBK. Onesto, rispettoso, serio. Veloce. Kentucky Kid, ovunque lo si nomini, attira rispetto ad ammirazione.  Accanto a lui, sempre pap&agrave; Earl, che aveva gi&agrave; i figli Tommy e Roger Lee impegnati in diverse competizioni professionistiche. Per&ograve;, Nicky era Nicky, il pi&ugrave; talentuoso di famiglia, per una stirpe di corridori che fa ancora da esempio e lui ne era l&#39;esempio migliore. A volte non ci si crede, il suo sorriso era incredibile.   Nicky will be inducted into the Motorsports Hall of Fame of America (MSHFA) it was just announced this past weekend before the start of Rolex 24 at Daytona, follow his foundation pages on Instagram &amp; facebook #halloffame #rideonkentuckykid #legend #69 #motogp #wsbk #motorsports pic.twitter.com/ckieamp0P5 &mdash; roger hayden (@rogerhayden95) February 3, 2021    Motomondiale: i numeri 1 della storia della Top Class   

Kentucky Kid &egrave; stato insignito nella lista pi&ugrave; prestigiosa del motosport americano, divenendo un simbolo nazionale e mondiale degli sport a motore

Hayden sempre pi&ugrave; leggenda: Nicky entra nella Motorsports Hall of Fame

Si conclude con un quinto posto assoluto - quarto di categoria GT3 PA - la prima parte della 12 Ore del Golfo per l&#39;equipaggio formato da Valentino Rossi, Luca Marini e Uccio Salucci.  La Ferrari 488 GT3 del team Monster VR46 Kessel ha chiuso a un giro di distacco dalla McLaren di 2 Seas Motorsport, assoluta dominatrice delle prime 6 ore di gara disputate sul circuito di Sakhir.  Al secondo posto si &egrave; classificata la Mercedes della squadra Ram Racing, condotta da Ian Loggie, Chris Froggatt e Callum Macleod. Segue in terza posizione la Porsche di Dinamic Motosport, quarta la Bentley del Team Parker Racing.  &nbsp;    Finale in notturna&nbsp;   Dopo essere scattata dall&#39;ottava posizione, la Ferrari numero 46 ha mantenuto un ritmo molto regolare e costante, nonostante un drive through inflitto dalla Direzione Gara poco dopo le prime 3 ore di gara per aver attraversato la linea bianca in uscita dalla pit lane dopo un pit stop.  Alle 15.30 italiane il via alla seconda parte della corsa, che terminer&agrave; in condizioni di visibilit&agrave; notturna. Dietro l&#39;imprendibile Mclaren numero 33, la lotta pu&ograve; riservare ancora delle sorprese.&nbsp;   Repost x @VRRidersAcademy  On board camera in the middle of the desert with the Fantastic Three! @Luca_Marini_97, @ValeYellow46 &amp; @UccioYellow46 keep pushing in the maiden 2021 endurance race. Let&rsquo;s go on track with them! ?#Gulf12Hours #SkyVR46 @MotoGP pic.twitter.com/zNkbM8izKT &mdash; Sky Racing Team VR46 (@SkyRacingTeam) January 9, 2021    Il circuito di Valencia chiude per Covid fino al 21 gennaio 

Gara regolare per l&#39;equipaggio italiano in Bahrain. Nel pomeriggio di sabato 9 gennaio il via alla seconda parte della competizione&nbsp;

12 Ore del Golfo: Rossi e Marini quinti dopo 6 ore

        Dorna Sports annuncia una nuova partnership triennale con CKH Innovations Opportunities Development - CKH IOD -, uno dei principali operatori mondiali di telecomunicazioni mobili e di servizi dati, oltre che pioniere nella tecnologia mobile a banda larga. L'accordo vede due delle principali societ&agrave; del Gruppo 3 - 3 Austria e WindTre - diventare partner del Campionato MotoGP eSport dal 2020 al 2022 &ndash; e prevede la possibilit&agrave; di includere altre aziende del Gruppo 3. Un successo online Il campionato MotoGP eSport, che questo weekend si appresta a vivere un nuovo round a Silverstone,&nbsp;ha totalizzato finora pi&ugrave; di 64 milioni di visualizzazioni video online, 247 milioni di impressions e oltre otto milioni di engagements. Unendo tutto questo a 20 sfide online e sette eventi in loco, il campionato si &egrave; affermato come uno dei pi&ugrave; grandi protagonisti del panorama dell&rsquo;eSport. Nel 2020, i 22 migliori giocatori si sono qualificati per passare alla fase di Draft Selection &ndash; quella in cui alcune squadre del&nbsp;MotoGP&nbsp;hanno scelto&nbsp;i propri giocatori&nbsp;impegnati poi nelle&nbsp;Global Series.&nbsp;Nella&nbsp;draft&nbsp;ci sono rappresentanti provenienti da ogni angolo del pianeta:&nbsp;dall&rsquo;Indonesia al Brasile, dall&rsquo;Australia al Regno Unito, dall&rsquo;Italia a Taiwan e molti altri.&nbsp; Al via anche la Rising Stars Series WindTre sar&agrave; inoltre main sponsor e title sponsor della nuova Rising Stars Series, che si chiamer&agrave; WindTre Rising Stars Series. Aggiungendo un modulo eSport all'ampio portafoglio di programmi di promozione dei talenti di Dorna Sports, la WindTre Rising Stars Series comprender&agrave; quattro sfide online in cui i giocatori si qualificano per tre gare virtuali: nella prima si sfideranno&nbsp;gli&nbsp;11&nbsp;giocatori&nbsp;migliori&nbsp;provenienti dalle Americhe, nella seconda&nbsp;si confronteranno&nbsp;i migliori giocatori europei e africani, mentre la terza &egrave; dedicata ai migliori&nbsp;provenienti dall&rsquo;Asia e dall&rsquo;Oceania. Un'importante opportunit&agrave; per i tre vincitori, che si assicureranno ciascuno un posto nella draft del Campionato MotoGP eSport 2021. Collaborazione globale  &ldquo;Siamo molto contenti di poter annunciare questo accordo con un&rsquo;azienda internazionale come CKH IOD che ha una presenza enorme in cos&igrave; tanti mercati&rdquo;, ha detto Pau&nbsp;Serracanta,&nbsp;Managing&nbsp;Director di&nbsp;Dorna&nbsp;Sports. &ldquo;Il campionato MotoGP&nbsp;eSport&nbsp;sta gi&agrave; crescendo a un ritmo incredibile e questo accordo non potr&agrave; che aiutarci a crescere ancora di pi&ugrave;&rdquo;.&nbsp; "Siamo molto lieti di inaugurare questa collaborazione globale di MotoGP Gaming &amp; eSports con Dorna, che rappresenta un nuovo passo avanti in questa entusiasmante ed emergente categoria di prodotti digitali&rdquo;, ha detto Joe Parker, CEO di CKH IOD. &ldquo;Questa partnership ci dar&agrave; l'opportunit&agrave; di mostrare ai nostri clienti come le reti ad alta velocit&agrave; del Gruppo Tre li supporteranno per far vivere loro le migliori esperienze di gioco e di intrattenimento, senza soluzione di continuit&agrave; e in modo coinvolgente". &ldquo;Siamo felici di poter collaborare con Dorna per abilitare una nuova, appassionante modalit&agrave; di intrattenimento, quella degli eSport su due ruote, con una comunit&agrave; di giocatori attivi e di spettatori in continua crescita&rdquo;, ha commentato Gianluca&nbsp;Corti, Chief Commercial Officer di WindTre. &ldquo;Una competizione &lsquo;ad alta velocit&agrave;&rsquo;, che necessita di connessioni di elevata qualit&agrave; e che vedr&agrave; uno sviluppo esponenziale con l&rsquo;avvento del 5G. Per questo il nuovo brand unico WindTre, con un&rsquo;infrastruttura &lsquo;Top Quality&rsquo; pronta per il 5G, si posiziona come partner naturale per affrontare con successo questa sfida&rdquo;.  Mercato Ducati, chi affiancher&agrave; Miller?&nbsp; &nbsp;       

Il campionato virtuale ha totalizzato gi&agrave; oltrei 64 milioni di visualizzazioni video online, 247 milioni di impressions e oltre otto milioni di engagements

CKH partner della MotoGP eSport

Risalgono al 1991 le immagini di questo video, girato dall'attuale regista TV del motorsport. Il filmato ci mostra la stagione trionfale dell'americano Trampas Parker, che gi&agrave; nel 1989 si era aggiudicato il titolo nella classe 125 con la KTM. Due anni dopo, appunto nel 1991, in sella alla Honda 250 conquist&ograve; il secondo titolo iridato, divenendo il primo pilota a stelle e strisce a siglare due mondiali nel motocross.    Oggi &egrave; l'unico pilota due volte iridato ad insegnare motocross negli Stati Uniti, e tuttora corre a livello nazionale, togliendosi anche molte soddisazioni. E' entrato nella Hall of Fame della AMA, American Motorcyclism Association, e sul suo sito personale evidenzia con orgoglio di aver corso sulle piste europee del mondiale cross e anche a Namur, che definisce la "pista pi&ugrave; pericolosa, lunga e difficile del circuito iridato FIM, e che ora &egrave; stata chiusa per sempre". Fiammetta La Guidara

Un video del 1991, quando il funambolico pilota divent&ograve; il primo americano a vincere due titoli iridati  nel motocross

Amarcord: Trampas Parker mondiale 

  Per gli amanti del Motocross, un video d'annata firmato da Mauro Valentinuzzi, oggi regista di eventi sportivi motoristici e all'epoca cameraman guidato da una forte passione per le due ruote, soprattutto quando artigliano gli sterrati.  Con questo video torniamo al 1990, e pi&ugrave; in particolare sul tracciato di Arsago Seprio, dove la locandina dell'evento la diceva lunga su ci&ograve; che aspettava gli spettatori, con un roboante &laquo;Welcome to the show&raquo;.  &laquo;Il Fast Cross era un modo moderno di vedere il motocross inventato da Giorgio Saporiti, con gare pi&ugrave; brevi e pi&ugrave; partenze&raquo;, spiega Valentinuzzi.  In questo video, si riconoscono, tra gli altri, Rick Johnson, Alex Puzar, Johnny O'Mara, Larry Ward, Shouwn Kalos, Mike Fisher, Mike La Rocco, Trampas Parker, Chicco Chiodi.  Per gli amanti delle classifiche, questo fu l'ordine d'arrivo:  1. Rick Johnson - Honda 2. Alex Puzar - Suzuki 3. Shouwn Kalos - Yamaha Fiammetta La Guidara

Per gli amanti del Motocross, un video d'annata per rivedere in azione piloti come Rick Johnson, Alex Puzar e Johnny O'Mara

Amarcord, il Fast Cross del 1990

  Pole position per Jules Cluzel a Donington Park. Il pilota francese in sella alla sua Honda ha fatto segnare il miglior tempo in 1.30.931, mettendosi alle spalle Sam Lowes (Honda), Brooke Parker (Honda) e Kenan Sofuoglu (Kawasaki), che va a chiudere la prima fila della gara che si correr&agrave; domani.  Il migliore tra i nostri piloti &egrave; Massimo Roccoli (Yamaha) che &egrave; in seconda fila con l'ottavo tempo, pi&ugrave; lento di quello della pole di circa 9 decimi di secondo. Sempre parlando dei nostri, Roberto Tamburini (Honda) &egrave; 14&deg;, mentre Alex Baldolini ha chiuso con la sua Triumph con il 16&deg; tempo. Solo 17&deg; Raffaele De Rosa, 18&deg; &egrave; Ilario Dionisi, mentre Luca Marconi &egrave; 20&deg; davanti a Clarke e a Toth.&nbsp;  Cluzel domani prover&agrave; a confermare il suo stato di grazia nella sua nuova avventura della Supersport. Il pilota francese, infatti, dopo aver vinto a Monza, &egrave; in cerca di una verifica sulle sue potenzialit&agrave;.&nbsp;  Da tenere d'occhio nella gara di domani, la muta di piloti inglesi che vengono dalla BSS: il primo da cui i primi dovranno guardarsi, soprattutto se il tempo dovesse cambiare, diventando pi&ugrave; "inglese" &egrave; Glen Richards, il primo in sella alla Triumph Daytona, che scatter&agrave; dalla seconda fila grazie al suo quinto tempo ottenuto nelle prove ufficiali.&nbsp;  LB  Ecco i tempi della SuperSport a Donington:      1. Jules Cluzel (PTR&nbsp;Honda) Honda CBR600RR 1'30.931    2. Sam Lowes (Bogdanka&nbsp;PTR&nbsp;Honda) Honda CBR600RR 1'31.155    3. Broc Parkes (Ten&nbsp;Kate&nbsp;Racing&nbsp;Products) Honda CBR600RR 1'31.320    4. Kenan Sofuoglu (Kawasaki&nbsp;DeltaFin&nbsp;Lorenzini) Kawasaki ZX-6R 1'31.338    5. Glen Richards (Smiths&nbsp;Gloucester) Triumph Daytona 675 1'31.496    6. Sheridan Morais (Kawasaki&nbsp;DeltaFin&nbsp;Lorenzini) Kawasaki ZX-6R 1'31.615    7. Billy McConnell (Smiths&nbsp;Gloucester) Triumph Daytona 675 1'31.668    8. Massimo Roccoli (Bike&nbsp;Service&nbsp;-&nbsp;WTR&nbsp;TEN&nbsp;10) Yamaha YZF R6 1'32.005    9. Valentine Debise (SMS&nbsp;Racing) Honda CBR600RR 1'32.036    10. Fabien Foret (Kawasaki&nbsp;Intermoto&nbsp;Step) Kawasaki ZX-6R 1'32.049    11. Ronan Quarmby (PTR&nbsp;Honda) Honda CBR600RR 1'32.244    12. Luke Mossey (Smiths&nbsp;Gloucester) Triumph Daytona 675 1'32.281    13. Jed Metcher (Rivamoto&nbsp;Junior&nbsp;Team) Yamaha YZF R6 1'32.369    14. Roberto Tamburini (Team&nbsp;Lorini) Honda CBR600RR 1'32.386    15. Mathew Scholtz (Bogdanka&nbsp;PTR&nbsp;Honda) Honda CBR600RR 1'32.441    16. Alex Baldolini (Power&nbsp;Team&nbsp;by&nbsp;Suriano) Triumph Daytona 675 1'32.581    17. Raffaele De&nbsp;Rosa (Team&nbsp;Lorini) Honda CBR600RR 1'32.721    18. Ilario Dionisi (PRORACE) Honda CBR600RR 1'32.787    19. Martin Jessopp (Riders&nbsp;PTR&nbsp;Honda) Honda CBR600RR 1'32.959    20. Luca Marconi (VFT&nbsp;Racing) Yamaha YZF R6 1'32.978    21. Kieran Clarke (Bogdanka&nbsp;Honda&nbsp;PTR) Honda CBR600RR 1'33.004    22. Imre Toth (Racing&nbsp;Team&nbsp;Toth) Honda CBR600RR 1'33.017    23. Romain Lanusse (Kawasaki&nbsp;Intermoto&nbsp;Step) Kawasaki ZX-6R 1'33.205    24. David Linortner (Gerin-Skm&nbsp;Racing&nbsp;Team) Yamaha YZF R6 1'33.264    25. Fabio Menghi (VFT&nbsp;Racing) Yamaha YZF R6 1'33.451    26. Vladimir Leonov (Yakhnich&nbsp;Motorsport) Yamaha YZF R6 1'33.475    27. Vittorio Iannuzzo (Power&nbsp;Team&nbsp;by&nbsp;Suriano) Triumph Daytona 675 1'33.529    28. Dino Lombardi (Team&nbsp;PATA&nbsp;by&nbsp;Martini) Yamaha YZF R6 1'33.611    29. Andrea Antonelli (Team&nbsp;Lorini) Honda CBR600RR 1'33.949    30. Joshua Day (Team&nbsp;GOELEVEN) Kawasaki ZX-6R 1'34.245    31. Balazs Nemeth (Racing&nbsp;Team&nbsp;Toth) Honda CBR600RR 1'35.059    32. Roberto Anastasia (KUJA&nbsp;Racing) Honda CBR600RR 1'36.715    33. Yves Polzer (Team&nbsp;MRC&nbsp;Austria) Yamaha YZF R6 1'36.868    34. Eduard Blokhin (Rivamoto) Yamaha YZF R6 1'36.922    35. Thomas Caiani (KUJA&nbsp;Racing) Honda CBR600RR 1'37.687    36. Oleg Pozdneev (Rivamoto) Yamaha YZF R6 1'39.257  

Il francese si conferma, Lowes, Parkes e Sofuoglu in prima fila

SS Donington: La pole &egrave; di Cluzel

Mondiale classi MX1 e MX2

      SEATTLE &ndash; Quarta vittoria stagionale (la seconda consecutiva) per James Stewart nel Campionato AMA Supercross 2011. Il pilota della Yamaha ha preceduto Kevin Windham, secondo, che torna cos&igrave; sul podio e Chad Reed, terzo. Quarto invece Ryan Villopoto, che resta al comando del campionato e quinto posto per Ryan Dungey.  Con ancora due gare da disputare, il campionato rimane apertissimo, con Villopoto che ha soli 6 punti di vantaggio su Reed, 7 su Dungey e 9 su Stewart. A Seattle &egrave; tornata in pista la Lites Costa Ovest, che ha visto vincere Cole Seely davanti ad Eli Tomac e Broc Tickle, che grazie al terzo posto toglie Hansen (sesto in gara dietro a Rattray) alla leadership del campionato.&nbsp;  Supercross   1.James StewartYAM 2.Kevin WindhamHON 3.Chad ReedHON 4.Ryan VillopotoKAW 5.Ryan DungeySUZ 6.Mike AlessiKTM 7.Kyle RegalYAM 8.Davi MillsapsYAM 9.Thomas HahnYAM 10.Andrew ShortKTM 11.Michael ByrneSUZ 12.Nick WeyYAM 13.Fabien IzoirdKAW 14.Ivan TedescoKAW 15.Jason ThomasSUZ 16.Vince FrieseYAM 17.Tyler BowersKAW 18.Cole SieblerKAW 19.Chris BloseKAW 20.Austin StroupeYAMIl campionato Supercross dopo 15 gare:  1. Ryan Villopoto293 punti;  2. Chad Reed287;  3. Ryan Dungey286;  4. James Stewart284;  5. Trey Canard255;  6. Andrew Short196;  7. Kevin Windham187;  8. Davi Millsaps156;  9. Justin Brayton141;  10. Ivan Tedesco134. Lites Costa Ovest 1.Cole SeelyHON 2.Eli TomacHON 3.Broc TickleKAW 4.Kyle CuninghamYAM 5.Tyla RattrayKAW 6.Josh HansenKAW 7.Ryan MoraisSUZ 8.Martin DavalosSUZ 9.Travis BakerHON 10.Gared SteinkeKAW 11.Ben EvansKAW 12.Topher IngallsHON 13.Nick PaluzziYAM 14.Tommy WeeckHON 15.Preston MullKAW 16.Travis BrightHON 17.Donald VawserKAW 18.Parker EckmanHON 19.Brad NaudittHON 20.Tevin TapiaKTMIl campionato Lites Costa Ovest dopo 7 gare:  1. Broc Tickle145 punti;  2. Josh Hansen143;  3. Eli Tomac138;  4. Cole Seely113;  5. Ryan Morias110;  6. Tyla Rattray96;  7. Kyle Cunningham89;  8. Ken Roczen83;  9. Martin Davalos82;  10. James Decotis67.

Podio per Windham e Reed. Villopoto &egrave; quarto

Supercross: Stewart vince ancora

      Jeremy McGrath &egrave; stato il primo grande campione di Supercross della storia. &Egrave; stato senza dubbio il pilota che ha dato al Motocrossindoor americano la fama che tutt&rsquo;ora gode. Californiano, di San Francisco, &egrave; stato anche il precursore del freestyle. &Egrave; stato infatti lui ad inventare il celebre &ldquo;nac nac&rdquo;, manovra aerea dove il pilota fa finta di scendere dalla moto, che proponeva ogni volta che vinceva una gara. Nella sua lunga carriera di pilota ha conquistato 12 titoli: 11 nel Supercross (2 nel campionato AMA 125 West Coast, 7 in nel campionato AMA 250 e 2 titoli iridati) e 1 nel Motocross outdoor americano. Ha vinto con la squadra americana due Motocross delle Nazioni  e ha ben figurato anche agli X-Games, ovvero le olimpiadi degli sport estremi. McGrath &egrave; stato uno specialista del Supercross, amava poco il Motocross classico e tutt'ora, a diversi anni dal suo ritiro, &egrave; considerato uno dei pi&ugrave; grandi, un&rsquo;icona del cross indoor.      Showtime, come lo chiamavano i suoi tifosi (soprannome datogli dal padre quando era bambino) ha iniziato ad andare in moto a 5 anni. 10 anni dopo, nel 1986, inizia a correre nelle gare amatoriali statunitensi e l&rsquo;anno successivo, nel 1987, conquista il suo primo importante trofeo, vincendo il Loretta Lynn Classic, ovvero il gran finale di stagione, al quale partecipano tutti i pi&ugrave; forti piloti amatoriali degli Stati Uniti.      Nel 1988, a 17 anni, inizia a gareggiare con i professionisti e l&rsquo;anno successivo si laurea campione Grand National 125, ovvero il premio che va a chi fa pi&ugrave; punti in una stagione, sommando quelli delle gare Supercross e Outdoor. Nel 1991 arriva il primo titolo della classe 125 Costa Ovest, dove Jeremy si riconferma anche nel 1992. Il 1993 &egrave; invece l&rsquo;anno del passaggio alla classe regina, la 250, dove McGrath vince, diventando il primo pilota della storia a vincere il titolo all&rsquo;esordio. Inizia l&rsquo;era McGrath. Il californiano si riconferma per altre tre stagioni (nel 1995 conquista il titolo AMA Supercross, il titolo iridato e il suo primo National 250), prima di decidere di passare dalla Honda alla Suzuki. Una scelta sbagliata, visto che Jeremy non riesce a guidare la moto come vorrebbe e si deve piegare a Jeff Emig.      Nel 1998 McGrath passa cos&igrave; alla Yamaha, con la quale &egrave; rimasto fino al 2002. Vince altri tre titoli nel Supercross , ma nel 2001, con l&rsquo;arrivo di un giovane Ricky Carmichael  arrivano anche i primi problemi fisici. Jeremy soffre di indurimento degli avambracci, non riesce a guidare la moto e si piega due volte al rivale. A cavallo del 2002 e 2003 arriva l&rsquo;ingaggio della KTM. Jeremy accetta ma corre solo qualche gara, decidendo di ritirarsi dalle gare di Supercross.  Da allora, per&ograve;, McGrath non ha mai smesso di stare in moto. &Egrave; diventato uomo immagine e collaudatore della Honda, ha partecipato agli X-Games ha disputato alcune gare spot nel Supercross.      Guarda le foto        Guarda il video di Jeremy ai tempi della Honda        Guarda il video di Jeremy ai tempi della Yamaha            Jeremy McGrath     Data di nascita: 19 novembre 1971 A San Francisco, USA Vive a Encinitas, California, USA Stato civile: sposato con Kim ha due figli: Rhowan Parker e Bergen Paisley        McGrath nel Supercross USA     Debutto: 1989 (classe 125), 1993 (classe 250) Titoli: 9. 7 in 250 (1993/1994/1995/1996/1998/1999/2000) e 2 in 125 (1991/1992) Vittorie: 103 (72 nella classe 250 e 13 nella classe 125)        La carriera di McGrath     1986  Prima gara amatoriale (a 15 anni) 1987  Vince il Loretta Lynn Classic 1988  Debutto tra I professionisti (a 17 anni) 1989  vince quattro gare nel campionato 125 West Coast 1990  Grand National Champion classe 125 1991  Campione AMA Supercross 125 Costa Ovest, con la Honda 1992 Campione AMA Supercross 125 Costa Ovest, con la Honda 1993  Campione AMA  Supercross, con la Honda, nell&rsquo;anno di esordio, vince il Nazioni con gli Stati Uniti 1994  Campione AMA Supercross , con la Honda, Campione mondiale  Supercross, con la Honda 1995  Campione AMA Supercross, con la Honda, Campione mondiale  Supercross, con la Honda, campione National Usa, con la Honda 1996  Campione AMA Supercross, con la Honda  (vince 14 gare su 15 e viene nominato atleta dell&rsquo;anno) , vince il Nazioni con gli Stati Uniti 1997 2&deg; AMA Supercross, con la Suzuki1998  Campione AMA Supercross , con la Yamaha1999  Campione AMA Supercross, con la Yamaha 2000  Campione AMA Supercross, con la Yamaha 2001 2&deg; AMA Supercross, con la Yamaha 2002 3&deg; AMA Supercross, con la Yamaha 2003  Passa alla KTM ma si ritira subito dalle competizioni 2004 Medaglia di bronzo agli X Games nel Super Moto2005 Medaglia d&rsquo;oro agli X Games nello Step Up; medaglia d&rsquo;argento agli X Games nel Super Moto 2006 Medaglia d&rsquo;argento agli X Games nello Step Up

&Egrave; stato la prima vera stella del Supercross americano

I miti del passato: Jeremy McGrath

Da Everts padre e figlio a Cairoli, da Parker a Bartolini, passando per Chiodi, De Coster, Smets, Puzar, Pichon, Bolley e tutti i campioni mondiali di Motocross. Ecco gli albi d&rsquo;oro delle tre classi a due tempi, 125, 250 e 500 e delle nuove tre categorie a quattro tempi, MX1, MX2 e MX3. Un viaggio nel passato, con i campioni che hanno fatto grande il Cross, a partire dalla fine degli anni &rsquo;50 ad oggi. Dalle prime gare della 500 alle ultime della MX1. Non solo nomi, ma idoli, raccontati anche da una breve storia delle categorie che gli hanno visti vincitori.      Ecco tutti i campioni di Motocross della storia      Vai all&rsquo;albo d&rsquo;oro della classe 125        Vai all&rsquo;albo d&rsquo;oro della classe 250         Vai all&rsquo;albo d&rsquo;oro della classe 500        Vai all&rsquo;albo d&rsquo;oro della classe MX1        Vai all&rsquo;albo d&rsquo;oro della classe MX2         Vai all&rsquo;albo d&rsquo;oro della classe MX3  

Tutti i campioni di 125, 250, 500, MX1, MX2 e MX3

Motocross: gli albi d&rsquo;oro

  Vera classe di mezzo non solo per la cilindrata ma anche per la data dell'inizio del campionato del mondo, la 250 ha sempre combattuto con la 500 per il titolo di classe pi&ugrave; combattuta ed interessante del Cross. Per questo in questa categoria si sono forgiati campioni poi diventati veri miti del Motocross.  I suoi inizi sono datati 1962 con la vittoria di Torsten Hallman in sella alla Husqvarna. L'accoppiata tutta svedese si ripete anche l'anno successivo per poi cedere lo scettro ad un giovane di nome Joel Robert che porta al successo la rustica ma efficace moto cecoslovacca CZ. Dopo altri due titoli di Hallman, Robert inizia un filotto di cinque titoli dal 1968 al 1972.   Nel 1973 la vittoria va ad un altro nordico Hakan Andersson che porta al successo una rivoluzionaria Yamaha con sospensione posteriore Monocross! Poi sono gli anni mitici di Moiseev, il russo dell'Armata Rossa e dei suoi duelli epici con il favoloso Falta, pilota cecoslovacco. Il loro confronto  varcava i confini sportivi per entrare in quelli politici come nel 1974 con la discussa vittoria del russo dopo un dubbia squalifica di Falta.  In questa cilindrata sono venuti fuori miti come Carlqvist (1979), Job&egrave; (1983), Kinigadner ('84 e '85) e poi ancora Bayle nel 1989. La prima vittoria italiana arriva nel 1991 con Alex Puzar poi arriver&agrave; il tris iridato di Stefan Everts (95, 96 e 97) con l'acerrimo nemico Tortelli che vince nel 1998 e poi gli anni di Bolley e Pichon. Nel 2003 vince ancora Everts, l'anno dopo la classe diventa MX2 lanciando fra i grandi Ben Townley.          Vai all'albo d'oro della classe MX1    table td {font-size:0.9em; line-height:30px;border:1px solid #DDDDDD;} .testa_tab{ font-weight:bold; }                    Anno        Pilota        Nazionalit&agrave;        Moto                    2003        Stefan Everts        Belgio        Yamaha - YZ 250                    2002        Mickael Pichon        Francia        Suzuki - RM 250                    2001        Mickael Pichon        Francia        Suzuki - RM 250                    2000        Frederic Bolley        Francia        Honda - CR 250                    1999        Frederic Bolley        Francia        Honda - CR 250                    1998        Sebastien Tortelli        Francia        Kawasaki - KX 250                    1997        Stefan Everts        Belgio        Honda - CR 250                    1996        Stefan Everts        Belgio        Honda - CR 250                    1995        Stefan Everts        Belgio        Kawasaki - KX 250                    1994        Greg Albertyn        Sudafrica        Suzuki - RM 250                    1993        Greg Albertyn        Sudafrica        Honda - CR 250                    1992        Donnie Schmit        Stati Uniti        Yamaha - YZ 250                    1991        Trampas Parker        Stati Uniti        Honda - CR 250                    1990        Alessandro Puzar        Italia        Suzuki - RM 250                    1989        Jean Mickael Bayle        Francia        Honda - CR 250                    1988        John Van Den Berk        Paesi Bassi        Yamaha - YZ 250                    1987        Eric Geboers        Belgio        Honda - CR 250                    1986        Jacky Vimond        Francia        Yamaha - YZ 250                    1985        Heinz Kinigadner        Austria        KTM - 250 MX                    1984        Heinz Kinigadner        Austria        KTM - 250 MX                    1983        Georges Job&egrave;        Belgio        Suzuki - RM 250                    1982        Danny Laporte        Stati Uniti        Yamaha - YZ 250                    1981        Neil Hudson        Regno uniti        Yamaha - YZ 250                    1980        Georges Job&egrave;        Belgio        Suzuki - RM 250                    1979        Hakan Carlqvist        Svezia        Husqvarna - CR 250                    1978        Guennady Moisseev        Russia        KTM - 250 MX                    1977        Guennady Moisseev        Russia        KTM - 250 MX                    1976        Heikki Mikkola        Finlandia        Husqvarna - CR 250                    1975        Harry Everts        Belgio        Puch - 250                    1974        Guennady Moisseev        Russia        KTM - 250 MX                    1973        Hakan Andersson        Svezia        Yamaha - YZ 250                    1972        Joel Robert        Belgio        Suzuki - RM 250                    1971        Joel Robert        Belgio        Suzuki - RM 250                    1970        Joel Robert        Belgio        Suzuki - RM 250                    1969        Joel Robert        Belgio        CZ                    1968        Joel Robert        Belgio        CZ                    1967        Torsten Hallman        Svezia        Husqvarna - CR 250                    1966        Torsten Hallman        Svezia        Husqvarna - CR 250                    1965        Viktor Arbekov        Russia        CZ                    1964        Joel Robert        Belgio        CZ                    1963        Torsten Hallman        Svezia        Husqvarna - CR 250                    1962        Torsten Hallman        Svezia        Husqvarna - CR 250            

Dal 1962 al 2003, tutti i campioni della classe 250 di Cross

Motocross albo d'oro classe 250

  Agli inizi degli anni settanta  le piccole cilindrate invasero anche il mondo del fuoristrada. Merito soprattutto degli europei che in questo settore avevano visto buone possibilit&agrave; di sviluppo che arrivarono al loro apice nel decennio successivo, soprattutto in Italia. Per questo nel 1973 venne istituito il Prix Fim che fu vinto per due anni da un giovanissimo Andr&egrave; Malherbe in sella ad una Zundapp.    Dal 1975 la classe 125 di Motocross divent&ograve; mondiale vero, aprendo una vera e propria era nella quale il binomio pilota belga in sella alla Suzuki era sinonimo di vittoria finale. Inizi&ograve; il compianto Gaston Rahier che vinse i primi tre titoli lasciando poi al giapponese Watanabe (unico nipponico iridato nella storia del Motocross)il compito di fare da classica eccezione che conferma la regola. Dopo il titolo tutto made in japan del 1978 si ricominci&ograve; con il Belgio  con tre allori di Harry Everts (il padre di Stefan) a cui seguirono i due di Eric Geboers.   Nel 1984 finalmente arriva anche l'Italia con Michele Rinaldi in quel finale da thriller e l'infortunio di Maddii all'ultima prova, che lasci&ograve; via libera al parmense della Suzuki. L'anno successivo ancora Italia ma come moto, la Cagiva del finlandese Vehkonen che aveva come manager, pensate un po', un certo Carlo Pernat...   Negli anni a seguire tutti passarono dal titolo della 125 che era passaggio obbligato verso le cilindrate superiori: Bayle (1988), Parker (1989), Stefan Everts (1991), Puzar (1985) per arrivare al magnifico tris di Chiodi dal 1997 al1999. Ultimo vincitore prima dell'avvento della MX2 &egrave; stato, nel 2003, Steve Ramon (KTM).          Vai all'albo d'oro della classe MX2    table td {font-size:0.9em; line-height:30px;border:1px solid #DDDDDD;} .testa_tab{ font-weight:bold; }                    Anno        Pilota        Moto                    2003        Steve Ramon - Belgio        KTM - 125 MX                    2002        Mickael Maschio - Francia        Kawasaki - KX 125                    2001        James Dobb - Regno Unito        KTM - 125 MX                    2000        Grant Langston - Sudafrica        KTM - 125 MX                    1999        Alessio Chiodi - Italia        Husqvarna - CR 125                    1998        Alessio Chiodi - Italia        Husqvarna - CR 125                    1997        Alessio Chiodi - Italia        Yamaha - YZ 125                    1996        Sebastien Tortelli - Francia        Kawasaki - KX 125                    1995        Alessandro Puzar - Italia        Honda - CR 125                    1994        Bob Moore - Stati Uniti        Yamaha - YZ 125                    1993        Pedro Tragter - Paesi Bassi        Suzuki - RM 125                    1992        Greg Albertyn - Sudafrica        Honda - CR 125                    1991        Stefan Everts - Belgio        Suzuki - RM 125                    1990        Donnie Schmit - Stati Uniti        Suzuki - RM 125                    1989        Trampas Parker - Stati Uniti        KTM - 125 MX                    1988        Jean Michel Bayle - Francia        Honda - CR 125                    1987        John Van Den Berk - Paesi Bassi        Yamaha - YZ 125                    1986        Dave Strijbos - Paesi Bassi        Cagiva - WMX 125                    1985        Pekka Vehkonen - Finlandia        Cagiva - WMX 125                    1984        Michele Rinaldi - Italia        Suzuki - RM 125                    1983        Eric Geboers - Belgio        Suzuki - RM 125                    1982        Eric Geboers - Belgio        Suzuki - RM 125                    1981        Harry Everts - Belgio        Suzuki - RM 125                    1980        Harry Everts - Belgio        Suzuki - RM 125                    1979        Harry Everts - Belgio        Suzuki - RM 125                    1978        Akira Watanabe - Giappone        Suzuki - RM 125                    1977        Gaston Rahier - Belgio        Suzuki - RM 125                    1976        Gaston Rahier - Belgio        Suzuki - RM 125                    1975        Gaston Rahier - Belgio        Suzuki - RM 125            

Dal 1975 al 2003, tutti i campioni della 125 Cross

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