La notte dei Caschi d&#39;Oro di Motosprint ha virtualmente chiuso il 2023 della MotoGP. Pecco Bagnaia e Marco Bezzecchi sono stati gli uomini pi&ugrave; attesi di una premiazione con tanta Ducati, anche nell&#39;ambito delle derivate di serie, con Nicol&ograve; Bulega premiato per il titolo Supersport. A Modena, Motosprint ha omaggiato anche leggende di varie specialit&agrave;, nominate &quot;cavalieri&quot;: Andrea Dovizioso, Luca Cadalora, Alex Puzar, Edi Orioli e Mario Rinaldi.&nbsp;    Inizia la MotoGP: lo shakedown di Sepang  Il 2024 della MotoGP &egrave; iniziato con lo Shakedown Test di Sepang, che ha visto Pedro Acosta davanti a tutti. L&#39;attesissimo rookie della GASGAS ha preceduto i piloti di Honda e Yamaha, autorizzati a partecipare all&#39;antipasto dei test grazie alle concessioni regolamentari.&nbsp; I primi valori si vedranno per&ograve; nella tre giorni di test collettivi, sempre in Malesia, con tutti i big in pista.&nbsp;  L&#39;unico assente rischia di essere Franco Morbidelli, a causa della caduta rimediata a Portimao, dove assieme ad altri piloti MotoGP &egrave; sceso in pista (con moto stradali) per una sessione d&#39;allenamento nobilitata da Valentino Rossi, Marc Marquez e dal campione del Mondo della MotoGP Bagnaia. Nella caduta, Morbidelli ha perso temporaneamente conoscenza, ed &egrave; stato soccorso immediatamente dai fratelli Marquez, che sopraggiungevano in pista.&nbsp; In Portogallo, per&ograve;, la scena &egrave; stata soprattutto per la Superbike, i cui protagonisti hanno vissuto gli ultimi test sul suolo europeo prima del via del Mondiale. Toprak Razgatlioglu ha firmato il record della pista con la BMW, davanti a Bulega, il cui compagno di squadra in Ducati-Aruba - il campione in carica Alvaro Bautista - si &egrave; invece confermato indietro in classifica, un po&#39; per gli acciacchi e un po&#39; perch&eacute; non ha cercato l&#39;attacco al tempo.&nbsp;    Motocross: Internazionali d&#39;italia  La stagione del Motocross ha preso il via con il tradizionale appuntamento degli Internazionali d&#39;Italia. Sulla sabbia di Riola Sardo, la Honda l&#39;ha fatta da padrona, grazie alla voglia di riscatto di Tim Gajser in MX1 e alla freschezza di Ferruccio Zanchi in MX2: il diciassettenne toscano si &egrave; aggiudicato la tappa grazie al successo nella seconda manche, caratterizzata anche dalla caduta al via del campione del Mondo, Andrea Adamo. Domenica, la seconda e ultima tappa a Mantova.&nbsp;  L&#39;off-road d&agrave; spettacolo anche al coperto. Come il Super Enduro, che a Budapest ha vissuto un nuovo assolo di Billy Bolt: quinto successo in cinque gare, con una tripletta nelle tre manche. Ha preso il via anche l&#39;X-Trial, a Barcellona, dove Toni Bou si &egrave; confermato imbattibile, indossando un casco dedicato ad Antoni Gaudi. L&#39;Italia ha potuto sorridere con il podio nella Femminile (vinta da Berta Abellan) conquistato dalla piemontese Andrea Sofia Rabino.  Rimani aggiornato con Motosprint: dalla carta, al web, ai social!&nbsp;  Per non perdere nessuna notizia continua a seguirci sui nostri canali social (Facebook - Instagram - Twitter) e abbonati al giornale QUI!&nbsp; 

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Notte di stelle

Il due volte campione del mondo Motocross ai Caschi d&#39;Oro ha parlato del mondiale Motocross attuale, delle competizioni che sono cambiate per stare al passo coi tempi. Elegge Adamo come futuro del cross italiano ma non trova nessun nuovo &quot;Puzar&quot;.

Caschi d'Oro. Puzar: "Non potrà più esserci un pilota come me"

        Dal BPER Banca Forum Monzani di Modena, si alzer&agrave; il sipario sugli "Oscar" del mondo del motociclismo italiano: i "Caschi d'Oro" di Motosprint. Il prossimo 1 febbraio, il prestigioso palcoscenico accoglier&agrave; oltre 35 eccellenze tra leggende, campioni del mondo e piloti che hanno segnato la scorsa stagione con gesta straordinarie. Il prestigioso evento, con inizio alle ore 18:30, sar&agrave; presentato Barbara Pedrotti e dal nostro Direttore, Federico Porrozzi. Per ci&ograve; che riguarda la velocit&agrave;, sul palco presenzieranno campioni del recente passato come Andrea Dovizioso ma anche di un'era un po' pi&ugrave; lontana, come Luca Cadalora. Mentre piloti del calibro di Alessandro Puzar, Mario Rinaldi ed Edi Orioli saranno i portavoce del Fuoristrada. I "Caschi d'Oro" assegnati avranno, ovviamente, nella stagione 2023 il loro fulcro principale, venendo premiati i vincitori di titoli iridati della stagione 2023. Nell'elenco sempre crescente di illustri partecipanti, spiccano nomi quali Pecco Bagnaia, Marco Bezzecchi, Jaume Masia, Nicol&ograve; Bulega, Mattia Casadei, Niccol&ograve; Canepa, Antonio Cairoli, Andrea Adamo, Andrea Bonacorsi e Kevin Cristino. Bagnaia e Bezzecchi ai Caschi d'Oro Giuseppe Giacobazzi: "Bezzecchi volle tributarmi un casco in occasione del GP di Misano" Nella magica serata targata Motosprint sar&agrave; presente anche Giuseppe Giacobazzi, storico volto del programma televisivo "Zelig", tra gli artisti pi&ugrave; quotati del panorama d'intrattenimento teatrale e televisivo italiano. Il comico romagnolo rappresenta perfettamente l&rsquo;ironia e l&rsquo;umorismo della sua regione, nota anche per il suo legame con i motori. Un legame che caratterizza fortemente anche la vita dell&rsquo;artista, che non perde tempo per esplicarla in ogni modo possibile, come dimostrano le sue apparizioni all&rsquo;interno del box Ducati in occasione delle gare della MotoGP. &ldquo;Ducatista&rdquo; puro e genuino, Giacobazzi &egrave; un grande appassionato di moto e di corse, che segue dai tempi di Giacomo Agostini. Sono molti i piloti rimasti nel cuore dell&rsquo;artista, da Kevin Schwantz a Valentino Rossi, ma sono i corridori di Borgo Panigale ad essere impressi nella mente, come Pierfrancesco Chili, Marco Melandri, Loris Capirossi e oggi Marco Bezzecchi, con il quale &egrave; legato da una forte amicizia. "Con Marco &egrave; nata una bella amicizia, mi &egrave; sempre stato simpatico a pelle. Un giorno Paolo Ciabatti mi disse che Bezzecchi voleva fare un casco personalizzato tributandolo a me, da usare in occasione del GP di Misano, insomma un onore assoluto. Ci siamo sentiti per l'occasione e da quel momento siamo diventati amici, tant'&egrave; che, ad esempio, lo andai a consolare in una gara, dopo una caduta. Andai anche alla sua festa dopo la vittoria della sua prima gara ed in quella occasione mi ha regalato il suo casco, che conservo affettuosamente accanto a quelli di Dovizioso e Senna". Giuseppe Giacobazzi parla della stagione 2024 Il comico romagnolo ci ha tenuto a precisare la sua soddisfazione nell'essere presente all'evento targato Motosprint: "Sono molto contento di essere presente all'evento dei Caschi D'oro. Sono sempre stato contornato dai motori, il nonno di mia moglie costruiva macchine da corsa, mio suocero correva. Sono nato in mezzo ai motori, tutto ci&ograve; che riguarda questo mondo mi attira. In questo momento davanti a me ho i numeri di Motosprint e Autosprint, questo basta a far capire tutto quanto". La stagione 2024 sembra ben avviata per i piloti Ducati al fine di replicare i successi degli anni passati: "Ho partecipato a qualche evento Ducati come ospite, mi sono sempre divertito, ci saranno molti piloti di Borgo Panigale all'evento, perci&ograve; si pu&ograve; dire che sono di casa. Credo che il 2024 sar&agrave; una stagione particolarmene divertente. Ci sono piloti come Bastianini e Morbidelli che avranno l'occasione di riscattarsi e poi ovviamente Marquez, che secondo me sar&agrave; veloce ma sar&agrave; comunque un'incognita per tutti. Per ci&ograve; che riguarda la Superbike ho visto che Bulega nei test &egrave; partito fortissimo, mi ha davvero impressionato, &egrave; partito a manetta, onorando il suo soprannome, 'Bulegas'. Penso che anche Iannone possa dire la sua, oltre che ovviamente Bautista. Occhio per&ograve; a Razgatl?oglu, non mi sembra un tipo ansioso per quanto &egrave; partito forte con la BMW!".&nbsp;  Caschi d'Oro di Motosprint, guarda l'evento in diretta Streaming           

Il comico romagnolo, ducatista puro, salir&agrave; sul palco insieme a Pecco Bagnaia e Marco Bezzecchi

Il comico Giuseppe Giacobazzi presente ai Caschi D'Oro

        I Caschi d&rsquo;Oro di Motosprint sono pronti per essere assegnati ai grandi protagonisti della stagione 2023. Quest&rsquo;anno, il palcoscenico degli &ldquo;Oscar&rdquo; del motociclismo italiano organizzati dalla nostra testata sar&agrave; il prestigioso Forum Monzani di Modena, dove il prossimo 1 febbraio saranno premiati oltre 35 tra leggende, campioni del mondo e piloti capaci di mettersi in evidenza durante la scorsa stagione.Nel corso della serata, che inizier&agrave; alle ore 18:30 e sar&agrave; presentata da Barbara Pedrotti e dal nostro Direttore, Federico Porrozzi, saliranno sul palco alcuni piloti diventati leggende dello sport a due ruote: veri e propri &ldquo;cavalieri&rdquo; del nostro tempo (ognuno con una sua caratteristica specifica che sar&agrave; svelata sul palco) in grado, con le loro gesta, di salire alla ribalta mondiale: parliamo di Andrea Dovizioso e Luca Cadalora per la Velocit&agrave;, Alessandro Puzar, Mario Rinaldi e Edi Orioli per il Fuoristrada.Altri Caschi d&rsquo;Oro verranno consegnati ai grandi protagonisti della stagione appena conclusa: i vincitori dei titoli iridati di varie specialit&agrave; ma anche quelli che hanno portato a casa i trionfi nelle categorie speciali e personaggi che si sono contraddistinti nel paddock. Tra i sicuri presenti (ma l&rsquo;elenco &egrave; in continuo aggiornamento), Pecco Bagnaia, Marco Bezzecchi, Jaume Masia, Nicol&ograve; Bulega, Mattia Casadei, Niccol&ograve; Canepa, Antonio Cairoli, Andrea Adamo, Andrea Bonacorsi e Kevin Cristino. E poi i campioni italiani del CIV e i campioni del mondo Endurance Stock. Prevista anche la presenza del comico Giuseppe Giacobazzi, storico volto di Zelig ma anche grande appassionato di moto e di Ducati, che salir&agrave; sul palco per interfecciarsi con alcuni tra gli assoluti protagonisti della serata, come l'amico Marco Bezzecchi ed il campione del mondo Pecco Bagnaia.Circa 700 gli ospiti previsti tra piloti, addetti ai lavori, partner e 200 fortunati abbonati alle edizioni cartacee e digitale che si sono assicurati il posto gratuito per partecipare all&rsquo;evento. L&rsquo;appuntamento, che ha come Title Sponsor la Regione Emilia-Romagna &egrave; che &egrave; stato organizzato in collaborazione con Games Eventi Esclusivi, Motor Valley, Sport Valley, Federazione Motociclistica Italiana, BMW Motorrad, Dell&rsquo;Orto, Maroil, Aprilia e Moto Guzzi, &egrave; programmato per il 1 febbraio alle ore 18:30 al BPER Banca Forum Monzani di Modena.I Caschi d&rsquo;oro saranno trasmessi in diretta in streaming su motosprint.it, corrieredellosport.it e tuttosport.com e, grazie alla partnership con la Federazione Motociclistica Italiana, anche su FedermotoTV. Vuoi partecipare come nostro ospite? Usa questo link e procedi con la prenotazione dei posti. La disponibilit&agrave; dei posti &egrave; limitat e fino ad esaurimento, dunque&nbsp;servono velocit&agrave; e decisione, proprio come i piloti che andremo a celebrare.&nbsp;       

Giovedi 1 febbraio, al BPER Banca Forum Monzani di Modena, premieremo i protagonisti della stagione 2023 ma anche i piloti che hanno fatto la storia del motociclismo

Bagnaia e Bezzecchi ai Caschi d'Oro

Giovedi 1 febbraio, torna l&rsquo;appuntamento annuale con i &ldquo;Caschi d&rsquo;Oro&rdquo; di Motosprint. Al BPER Banca Forum Monzani di Modena saranno premiati i protagonisti della stagione 2023 ma anche i piloti che hanno fatto la storia del motociclismo  &nbsp;  &nbsp;  I Caschi d&rsquo;Oro di Motosprint sono pronti per essere assegnati ai grandi protagonisti della stagione 2023. Quest&rsquo;anno, il palcoscenico degli &ldquo;Oscar&rdquo; del motociclismo italiano organizzati dalla nostra testata sar&agrave; il prestigioso Forum Monzani di Modena, dove il prossimo 1 febbraio saranno premiati oltre 35 tra leggende, campioni del mondo e piloti capaci di mettersi in evidenza durante la scorsa stagione: un &ldquo;parterre de roi&rdquo; da ben 60 titoli mondiali!  Nel corso della serata, che inizier&agrave; alle ore 18:30 e sar&agrave;&nbsp;presentata da Barbara Pedrotti e dal nostro Direttore, Federico Porrozzi, saliranno sul palco alcuni piloti diventati leggende dello sport a due ruote: veri e propri &ldquo;cavalieri&rdquo; del nostro tempo (ognuno con una sua caratteristica specifica che sar&agrave; svelata sul palco) in grado, con le loro gesta, di salire alla ribalta mondiale: parliamo di&nbsp;Andrea Dovizioso e Luca Cadalora&nbsp;per la Velocit&agrave;,&nbsp;Alessandro Puzar, Mario Rinaldi e Edi Orioli&nbsp;per il Fuoristrada.  Altri Caschi d&rsquo;Oro verranno consegnati ai grandi protagonisti della stagione appena conclusa: i vincitori dei titoli iridati di varie specialit&agrave; ma anche quelli che hanno portato a casa i trionfi nelle categorie speciali e personaggi che si sono contraddistinti nel paddock. Tra i sicuri presenti (ma l&rsquo;elenco &egrave; in continuo aggiornamento),&nbsp;Jaume Masia, Nicol&ograve; Bulega, Mattia Casadei, Niccol&ograve; Canepa, Antonio Cairoli, Andrea Adamo, Andrea Bonacorsi e Kevin Cristino. E poi i&nbsp;campioni italiani del CIV&nbsp;e i&nbsp;campioni del mondo Endurance Stock.&nbsp;  Circa 700 gli ospiti previsti tra piloti, addetti ai lavori, partner e 200 fortunati abbonati alle edizioni cartacee e digitale che si sono assicurati il posto gratuito per partecipare all&rsquo;evento. L&rsquo;appuntamento, che ha come Title Sponsor la Regione Emilia-Romagna &egrave; che &egrave; stato organizzato in collaborazione con Games Eventi Esclusivi, Motor Valley, Sport Valley, Federazione Motociclistica Italiana, BMW Motorrad, Dell&rsquo;Orto, Maroil, Aprilia e Moto Guzzi, &egrave; programmato per il&nbsp;1 febbraio alle ore 18:30 al BPER Banca Forum Monzani di Modena.  I Caschi d&rsquo;oro saranno trasmessi in diretta in streaming su&nbsp;motosprint.it,&nbsp;corrieredellosport.it&nbsp;e&nbsp;tuttosport.com.  &nbsp;  &nbsp; 

La serata sar&agrave;&nbsp;presentata da Barbara Pedrotti e dal Direttore Federico Porrozzi

I &quot;Cavalieri di Motosprint&quot;: tutto pronto per i Caschi d&#39;oro

        Aveva appena compiuto 2 anni il 17 settembre del 2005 Andrea Adamo, nato ad Erice (TP) il 22 agosto del 2003, quando a Lierop, in Olanda, il suo conterraneo Antonio Cairoli, nato a Patti (ME) 18 anni prima, vinceva il suo primo titolo iridato in MX2. Oggi, 17 settembre la magia si ripete e quello che &egrave; l&rsquo;allievo di Cairoli, viene incoronato per la prima volta Campione del Mondo a Maggiora, al termine del Gran Premio d'Italia.  Il vincitore del Gran Premio Jago Geerts, ora secondo in campionato 18 anni tra Cairoli e Adamo, il testimone passa di mano a Maggiora Quel lontano giorno di 18 anni fa Andrea nemmeno sapeva cosa fosse il motocross e di sicuro non poteva immaginare che proprio 18 anni dopo, proprio lui sarebbe diventato l&rsquo;erede di quella leggenda vivente che oggi &egrave; il suo team manager. La magia dei numeri, delle coincidenze e delle statistiche invece dice che Adamo diventa, dopo Michele Rinaldi, Alex Puzar, Chicco Chiodi, Andrea Bartolini, Antonio Cairoli, David Philippaerts e Kiara Fontanesi, l&rsquo;ottavo italiano della storia del motocross a diventare Campione del Mondo.&nbsp;  Simon Langenfelder, primo in gara uno, ha chiuso secondo la seconda manche Due terzi posti per un titolo che vale oro, Adamo &egrave; Campione! Il pilota della KTM, con due manche da lottatore vero, &nbsp;ha centrato il decimo podio stagionale che gli ha permesso di diventare Campione poco dopo Jorge Prado (GASGAS). Con due terzi posti, cercati e conquistati con la consueta grinta alla quale Andrea ci ha abituati quest'anno, &egrave; riuscito a salire sul podio di Maggiora davanti ad un pubblico festante che ha innaggiato al nuovo Campione, festeggiando dalle tribune naturali all'ombra del Mottaccio del Balmone. Per la cronaca, sul gradino pi&ugrave; alto del podio &egrave; salito Jago Geerts (Yamaha) che ha soffiato temporaneamente il secondo posto in calssifica a Liam Everts (KTM) caduto rovinosamente in gara due mentre cercava di recuperare su Adamo per tenere in vita le speranze di lottare per il titolo fino all'ultima gara; mentre secondo ha chiuso Simon Langenfelder (GASGAS), vincitore di gara uno davanti a Geerts.  Il grande sconfitto di Maggiora, Liam Everts, ha chiuso la sua caccia al titolo con una brutta caduta Lata nella top ten del GP MX2 d'Italia Ottimo decimo posto di giornata per Valerio Lata (KTM), wildcard del Gran Premio d&rsquo;Italia, dodicesimo in gara uno e decimo in gara due, alla prima apparizione stagionale nel Mondiale MX2, mentre Federico Tuani (KTM), ha chiuso al 19&deg; posto assoluto.&nbsp;  Lata, con una livrea speciale per il GP di casa ha chiuso decimo assoluto          

Nello stesso giorno del suo team manager Antonio Cairoli, il siciliano con una gara di anticipo vince il primo titolo della sua carriera

MX2: Andrea Adamo Campione del Mondo!

        Il sogno di Fabio Tognella che ha riportato alla luce uno degli impianti pi&ugrave; rinomati nella storia del motocross si avverer&agrave; oggi quando inizieranno le prove del primo Fast Cross dell&rsquo;era moderna. Ad emozionare gli amanti del vintage ci sar&agrave; una folta rappresentanza di campioni che negli anni Ottanta e Novanta hanno calcato il tracciato lombardo, vere e proprie colonne portanti del cross tricolore quali Alex Puzar, passando per Franco Perfini, Max Manzo e Pietro Miccheli, fino ad arrivare ad Alessio Chiodi. Il parterre di stelle sar&agrave; completato da una leggenda americana del calibro di Ricky Johnson.  La locandina del Fast Cross 2023 La folta rappresentanza di rider americani vedr&agrave; schierarsi dietro al cancelletto talenti come Josh Hill, Kyle Peters, Cullin Park, Jace Owen e Justin Starling.&nbsp;La sfida agli assi d&rsquo;oltreoceano verr&agrave; lanciata da Jordi Tixier, pilota ufficiale Honda NILS impegnato nel WSX, nonch&eacute; Campione del mondo 2014 della MX2.&nbsp;Gli azzurri al via saranno capeggiati da Angelo Pellegrini, ma potranno contare anche sull&rsquo;esperienza di David Philippaerts (Campione Mondiale 2008 nella MX1) e sulla freschezza di Nicholas Lapucci, Filippo Zonta, Emanuele Alberio e altri piloti della pattuglia tricolore.       

Dopo un&rsquo;attesa di 23 anni, questa sera Arsago Seprio torna a splendere in tutta la sua bellezza nel Fast Cross by Night Ufo Plast

Fast Cross: il ritorno

        Giornata di caldo infernale sulla dura pista di Loket che sorge 120 chilometri ad ovest della capitale Praga, dove si disputa il Gran Premio della Repubblica Ceca, dodicesima prova del Campionato del Mondo FIM di Motocross 2023.&nbsp;  Tim Gajser con il suo capo tecnico della HRC, Roger Shenton poco prima del via, il primo del mondiale 2023 perfezione Prado: hole-shot, giro veloce, vittoria Ha fatto tutto come da copione il pilota spagnolo della GASGAS, partenza in testa con l&rsquo;ennesimo hole-shot, gara condotta magistralmente senza strafare, giro veloce e vittoria al termine di 13 giri. Non poteva iniziare meglio il fine settimana ceco di Jorge Prado che mette via altri 10 punti e allunga a +105 punti da Romain Febvre (Kawasaki), terzo alle spalle di Jeremy Seewer (Yamaha) dopo una gara passata a lottare prima con Ruben Fernandez (Honda) e poi con lo svizzero che ha tenuto duro chiudendo ogni possibile varco al francese.  La partenza della gara di qualifica della MXGP Gajser subito bene, dopo la pole una top 10 promettente Ottima anche la qualifica di Tim Gajser (Honda), accreditato del miglior tempo in prova, lo sloveno &egrave; scattato in sesta posizione ed ha tenuto per tutta la manche, girando appena pi&ugrave; lentamente dei primi, conquistando i primi 5 punti iridati del 2023. Top 10 per Alberto Forato (KTM), nono, mentre si &egrave; ritirato Ivo Monticelli (GASGAS), scattato davanti a Forato al via della qualifica. Ritiro anche per Alessandro Lupino (Beta), appiedato dopo una discreta partenza in tredicesima posizione.&nbsp;  E' finita con un ritiro la gara di qualifica di Lupino, qui mentre parla con Alex Puzar       

Lo specialista delle gare sprint vince per l&rsquo;ottava volta la gara di qualifica e domani sceglier&agrave; per primo il cancello per le due manche di gara&nbsp;

Loket: Jorge Prado in pole

        Sono passati pochi mesi dall&rsquo;addio alla MotoGP ma Andrea Dovizioso ha infilato nuovamente il casco, questa volta quello da Motocross, per riprendere la via della pista. Dopo tanto divertimento e proprio mentre si preparava per partecipare al campionato italiano Prestige &egrave; arrivata per&ograve; una brutta caduta che lo ha costretto a un lungo stop a causa di una frattura scomposta del polso destro. Abbiamo fatto una chiacchierata con lui per ripercorrere il recente ritiro dalla Velocit&agrave; e per parlare di una passione che non lo ha mai abbandonato, quella per il Motocross, sublimata dallo sviluppo dei giorni successivi all&rsquo;infortunio, quando la societ&agrave; del trentaseienne ha acquisito la gestione della pista da Cross di Monte Coralli a Faenza. 12 Ore Bathurst: Valentino Rossi atteso dall'inferno del Mount Panorama Dovizioso, dalla MotoGP al Cross   Come procede il recupero dopo la caduta? &ldquo;Abbastanza bene, non ho dolore, e una volta tolti i ferri vedremo di capire come sar&agrave; la riabilitazione perch&eacute;, trattandosi di un&rsquo;articolazione, non sar&agrave; una cosa snella; comunque speriamo di tornare al 100%&rdquo;. Ci eravamo lasciati a Maggiora a nemmeno una settimana dall&rsquo;addio alla Velocit&agrave;: eri pronto per affrontare la terra del Mottaccio del Balmone. &ldquo;S&igrave;, avevo appena vissuto l&rsquo;addio alle corse, e avere la possibilit&agrave; di girare su una pista cos&igrave; particolare, con tutti quei campioni e in un weekend particolare come quello del Vintage, era un richiamo irresistibile&rdquo;. A Misano hai vissuto un bagno di folla, un saluto di un calore e di un&rsquo;intensit&agrave; straordinari: i tifosi e gli amici hanno salutato non soltanto un idolo, ma una persona che hanno conosciuto e imparato ad amare e rispettare.  "Si, non mi aspettavo cos&igrave; tanto calore, mi ha fatto stra-piacere. A Misano, i fans e i miei amici mi hanno fatto vivere quattro giorni da sogno, spettacolari, fino al luned&igrave; mattina, perch&eacute; la festa &egrave; andata avanti a lungo ed &egrave; stata un bel po&rsquo; interessante&hellip; &Egrave; bello quando riesci a far emergere chi sei veramente, senza cercare per forza di venir fuori bene a livello mediatico. Essere me stesso e arrivare alla gente per quello che sono: &egrave; una delle mie soddisfazioni pi&ugrave; grandi. Oltre ovviamente ai risultati, alle lotte bellissime e ai duelli&rdquo;. Il Motocross torner&agrave; ad avere un ruolo centrale nella tua vita, con il progetto che ti vede protagonista con la pista di Faenza e la possibile partecipazione all&rsquo;italiano Prestige. &ldquo;Si, mi piacerebbe: nei miei programmi, prima di farmi male, c&rsquo;era la preparazione invernale per partecipare a tutto il campionato italiano Prestige. Speravo di riuscirci perch&eacute; avrebbe migliorato un po&rsquo; la mia velocit&agrave;: il livello del Prestige &egrave; alto e per partecipare devi essere al top. Il mio obiettivo era quello, e anche prima dell&rsquo;incidente ero un po&rsquo; in ritardo, perch&eacute; fare una roba del genere a quasi 37 anni&hellip;&rdquo;. Per&ograve; a 37 anni Antonio Cairoli &egrave; andato a fare il Nazioni in America&hellip; &ldquo;Appunto, ma si parla di Antonio! Io a RedBud ci sono andato, anche perch&eacute; era la sua ultima gara ufficiale e, visto che ero presente alla sua ultima vittoria ad Arco di Trento, volevo esserci anche in questa occasione. Oltretutto a causa delle concomitanze con le mie gare non ero mai riuscito a vedere un Cross delle Nazioni dal vivo&rdquo;. Quando &egrave; stata riaperta Maggiora, a inaugurare una nuova era, assieme a Gautier Paulin, Alex Puzar e Stefano Avandero, c&rsquo;eri anche tu. Hai catturato l&rsquo;attenzione cercando di sviscerare anche il dettaglio pi&ugrave; piccolo per capire meglio. &Egrave; un&rsquo;abitudine acquisita nella MotoGP e che porti avanti nella vita di tutti i giorni? &ldquo;S&igrave;, e sinceramente mi piace, ma mi rendo conto che a volte non &egrave; facile, n&eacute; per me, n&eacute; soprattutto per chi mi sta accanto, e quindi devo smussarmi un po&rsquo; in questi aspetti&rdquo;. La nuova vita di Andrea  Nel Motocross, per&ograve;, non c&rsquo;&egrave; la telemetria, e l&rsquo;analisi riguarda pi&ugrave; la guida che il comportamento della moto: questo cambia il tuo approccio allo sport? &ldquo;Ho la possibilit&agrave;, fortunatamente, di allenarmi con professionisti e a loro faccio molte domande. La cosa divertente &egrave; che mi sono accorto che in alcuni casi nemmeno loro sanno cosa stanno facendo, ma non &egrave; cos&igrave; per tutti. Alcuni usano il loro talento e la loro esperienza e si concentrano su altre cose. Comunque, in questa specialit&agrave;, imparare dagli altri &egrave; piuttosto difficile&rdquo;. C&rsquo;&egrave; un pilota di Motocross che guardi con particolare ammirazione?  "&Egrave; impossibile sceglierne uno soltanto, perch&eacute; ci sono stati, e ci sono troppi piloti talentuosi. Tony, Paulin, Tim Gajser che sui salti &egrave; pazzesco, Jeffrey Herlings, anche se la sua posizione sulla moto forse non &egrave; delle migliori. In America poi ci sono i fratelli Lawrence, Chase Sexton, che ha una posizione perfetta, Eli Tomac e poi c&rsquo;&egrave; Ken Roczen! Sono decisamente troppi per sceglierne uno soltanto e poi aggiungo anche Stewart e Carmichael! Se uso il 4 &egrave; per &ldquo;colpa&rdquo; sua. Lo stesso Villopoto mi piaceva".  Hai citato Cairoli, sei andato in America per vederlo all&rsquo;opera e spesso sei stato ospite dei GP italiani di Cross: cosa ha avuto pi&ugrave; degli altri? &ldquo;Vorrei conoscerlo meglio perch&eacute; non ho potuto passare con lui tutto il tempo che avrei voluto. Anche se poi l&rsquo;ho osservato molto, sono stato ad alcune gare e ho seguito tutto quello che ha fatto. Penso che il suo successo sia dovuto al talento e alla passione: ha vinto tutto, ma lottare per il titolo contro Herlings, Gajser e Romain Febvre a 36 anni significa che la passione per allenarsi &egrave; stata ancora pi&ugrave; grande del talento. Un altro dei segreti della carriera di Tony &egrave; stato avere le persone giuste intorno, non andando mai oltre i limiti. &Egrave; stata la pi&ugrave; grande differenza rispetto agli altri piloti&rdquo;. Da qualche settimana Cairoli allena il suo ex rivale Herlings: &egrave; strano vederli lavorare assieme, no? &ldquo;Stiamo parlando di Tonino, quindi un uomo che ha esperienza da vendere e da trasmettere ad altri. Non avevo dubbi sul fatto che la KTM gli avrebbe proposto un ruolo del genere. Mi fa molto effetto vedere lui e Herlings nello stesso team e non so come faranno, ma sono due campioni e sono curioso di vedere cosa verr&agrave; fuori&rdquo;. Anche tu sei stato capace di circondarti delle persone che ritenevi pi&ugrave; idonee ad aiutarti: come Yuri Naldini, soprattutto nelle uscite facendo Cross. &ldquo;Si, ci conosciamo da quando eravamo bambini ma abbiamo cominciato a frequentarci seriamente nel 2000, quando per me &egrave; iniziato un percorso comune che &egrave; stato molto importante. Yuri mi ha fatto evolvere in tantissimi aspetti, &egrave; stato sempre presente anche se con ruoli diversi. Da quando mi sono riavvicinato al Motocross, con lui al mio fianco mi sento sicuro; sta maturando esperienze importanti con piloti di altissimo livello e riesce a trasferirmi tanto&rdquo;. Per citare il tuo libro, in Motocross sarai sempre &ldquo;cavallo bianco&rdquo;, vero? &ldquo;Io sono talmente bianco a fare Motocross che se non ci metto almeno un po&rsquo; di nero, viene fuori un disastro! Io ho corso e ho fatto Motocross fino ai tredici anni, da allora per&ograve; non ho pi&ugrave; vissuto esperienze di gare nella specialit&agrave;. Ho una buona base, mi alleno e miglioro ma non ho nessuna esperienza legata a situazioni di gara che sono completamente diverse da quelle dell&rsquo;allenamento. Cerco di farlo a quasi 37 anni, in mezzo a ragazzini fortissimi e abituati a tutto questo, cos&igrave; mi trovo a dire a me stesso: &lsquo;ma chi me l&rsquo;ha fatto fare? E adesso cosa faccio?&rsquo;. Mi piacerebbe migliorare in tutti questi aspetti e quando trovo i piloti &ldquo;giusti&rdquo; cerco di sfruttare al massimo la loro esperienza&rdquo;. Passa alla prossima pagina per scoprire i progetti futuri di Dovizioso &nbsp; Il "Dovi" imprenditore  Il tuo 04 Park Monte Coralli sta diventando una realt&agrave;, ci vorr&agrave; molto per vedere i lavori completati? &ldquo;Non possiamo parlare ancora di progetti precisi perch&eacute; la propriet&agrave; resta comunale. Comunque la pista sar&agrave; al top e tutto sar&agrave; fatto al massimo perch&eacute; ci tengo a fare le cose per bene. Voglio sognare in grande e immaginare di ospitare gare di prestigio, ma non dipende soltanto da me. Sicuramente le piste da Motocross e da Minicross verranno fatte al meglio, e da zero verr&agrave; realizzata una pista da pump track asfaltata per le bici. Vorrei che l&rsquo;area diventasse un punto di riferimento per le moto, ma anche per le bici e per la gente in generale, visto che c&rsquo;&egrave; l&rsquo;intenzione di realizzare un ristorante e l&rsquo;area verde &egrave; molto bella. Vorrei creare un luogo di ritrovo per tutti, sia per chi fa sport che per gli altri, e diventer&agrave; anche Centro Federale. Stiamo cercando sponsor importanti e partner che sostengano questo progetto, la pista dovrebbe essere pronta tra tre mesi, per il resto ci vorr&agrave; pi&ugrave; tempo. Io ci metter&ograve; tutto il mio impegno affinch&eacute; le cose siano fatte nel migliore dei modi&rdquo;. Dopo tutto questo tempo ami ancora molto questo sport. &ldquo;Io stesso mi sorprendo ancora per questa passione cos&igrave; forte. Per godermela devo soffrire molto ma sono felice, perch&eacute; con questa passione ancora viva dopo quello che ho fatto nella mia vita, significa che sono molto fortunato&rdquo;.       

L'intervista al forlivese: "Vi dico tutto, dall'addio alla MotoGP ai miei progetti futuri"

Andrea Dovizioso e il Motocross: "Vi racconto la mia nuova vita"

        Che bello leggere i nomi di Cairoli, Lupino e Guadagnini in cima a questa impressionante sfilza di campionissimi di tutti i tempi, da McGrath a Helrings, passando per Everts, Chiodi, Carmichael, Stewart, Villopoto, Roczen e Musquin. Gli States guidano la classifica degli ultimi 25 anni con 9 successi, seguiti dalla Francia con 6 e dal Belgio con 5; 3 vittorie per l&rsquo;Italia, con Germania e Olanda a quota 1.  Il terzo titolo in 25 anni, per l'Italia &egrave; festa nel 2021 2014 / 2018 da Kegums a RedBud nel segno dei bleu 2021&nbsp; &nbsp; &nbsp; &nbsp;Italia Antonio Cairoli / Alessandro Lupino / Mattia Guadagnini 2020&nbsp; &nbsp; &nbsp; &nbsp;NO MXdN 2019&nbsp; &nbsp; &nbsp; &nbsp;Olanda Jeffrey Herlings / Glenn Coldenhoff / Calvin Vlaanderen 2018&nbsp; &nbsp; &nbsp; &nbsp;Francia Gautier Paulin / Jordi Tixier / Dylan Ferrandis 2017&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp; Francia&nbsp; Gautier Paulin / Christophe Charlier / Romain Febvre 2016&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp; Francia&nbsp; Gautier Paulin / Beno&icirc;t Paturel / Romain Febvre 2015&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp; Francia&nbsp; Gautier Paulin / Marvin Musquin / Romain Febvre 2014&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp; Francia&nbsp; Gautier Paulin / Dylan Ferrandis / Steven Frossard  Terza e decisiva manche del 2018 a RedBud, Paulin capitano a segno per la quinta volta, qui davanti a Herlings e Cairoli 2005 / 2011 gli ultimi 7 titoli USA 2013&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp; Belgio Ken De Dycker / Jeremy Van Horebeek / Cl&eacute;ment Desalle 2012&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp; Germania Maximilian Nagl / Ken Roczen / Marcus Schiffer 2011&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp; USA Ryan Dungey / Blake Baggett / Ryan Villopoto 2010&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp; USA Ryan Dungey / Trey Canard / Andrew Short 2009&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp; USA Ryan Dungey / Jake Weimer / Ivan Tedesco 2008&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp; USA James Stewart, Jr. / Ryan Villopoto / Tim Ferry 2007&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp; USA Ricky Carmichael / Ryan Villopoto / Tim Ferry 2006&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp; USA James Stewart, Jr. / Ryan Villopoto / Ivan Tedesco 2005&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp; USA Ricky Carmichael / Kevin Windham / Ivan Tedesco  Jeffrey Herlings sar&agrave; il grande assente di RedBud, quin nel 2018 mentre si allinea sotto lo sguardo attento di Cairoli 1986/ 2004 da Maggiora &nbsp;a Lierop: Belgio, Francia e Italia, contro gli americani 2004&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp; Belgio Stefan Everts / Steve Ramon / Kevin Strijbos 2003&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp; Belgio Stefan Everts / Steve Ramon / Jo&euml;l Smets 2002&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp; Italia Andrea Bartolini / Alessio Chiodi / Alessandro Puzar 2001&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp; Francia&nbsp; Yves Demaria / Luigi Seguy / David Vuillemin 2000&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp; USA Ricky Carmichael / Ryan Hughes / Travis Pastrana 1999&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp; Italia Andrea Bartolini / Alessio Chiodi/ Claudio Federici 1998&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp; Belgio Marnicq Bervoets / Patrick Caps / Stefan Everts 1997&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp; Belgio Marnicq Bervoets / Stefan Everts / Jo&euml;l Smets 1986&nbsp; &nbsp; &nbsp; &nbsp;USA Jeremy McGrath / Jeff Emig / Steve Lamson  Max Anstie in gara nel 2018 con il butt patch "God Save The Queen", gli inglesi non hanno mai vinto negli ultimi 25 anni       

Un lungo elenco di Nazioni e di piloti che si sono susseguiti in cima al podio pi&ugrave; prestigioso del motocross mondiale negli ultimi 25 anni. A RedBud americani in caccia di un successo che manca da 11 anni.

25 anni di Nazioni: i vincitori dal 1986 a oggi

        Il campione del Mondo della 125 2004 e grande appassionato di motocross, ha deciso di fare la sua prima apparizione nelle vesti di ex pilota di velocit&agrave; nel weekend che Maggiora dedica ai miti e alle leggende delle ruote tassellate. Spettacolo, moto d'epoca, musica, mercatino, gare e parate, chi pi&ugrave; ne ha pi&ugrave; ne metta, il Maggiora Park &nbsp;si prepara ad accolgiere il mondo del motocross d'epoca.  Da sx: Gauthier Paulin, Stefano Avandero e Andrea Dovizioso, il giorno della riapertura del Maggiora Park Una lista di Campioni impressionante  Moltissimi i Campioni del passato e del presente che gli faranno compagnia, tra i tanti Jeremy McGrath, giunto gi&agrave; ieri a Milano, Antonio Cairoli, Alex Puzar, Christophe Pourcell, Joel Smets e una lista infinita di piloti e appassionati che si cimenteranno nel Campionato Italiano Motocross d'epoca (dove sono gi&agrave; 300 gli iscritti) e la FIM Vintage World Cup.  Alex Puzar sventola la bandiera a scacchi il giorno della riapertura del Maggiora Park       

Il campione forlivese che a Misano ha dato l&rsquo;addio alla MotoGP sar&agrave; a Maggiora in occasione della Vintage World Cup e del Campionato Italiano Motocross d'epoca

Vintage World Cup: Dovizioso a Maggiora

        Metti un fine settimana su una delle piste pi&ugrave; iconiche di tutti i tempi, aggiungi un lungo elenco di nomi che hanno fatto la storia del Motocross, il titolo di campionato del Mondo appena assegnato dalla FIM a questa gara e un parco moto da fare invidia a un museo. Esclusiva Poncharal: "Il ritiro di Rossi non &egrave; la causa del flop MotoGP" Evento unico   Condisci con eventi di intrattenimento, musica, cibo, un&rsquo;esposizione di moto d&rsquo;epoca e di pezzi da museo curata da noti collezionisti, sessioni di foto e autografi con i protagonisti in pista ed ecco la ricetta perfetta per quello che si annuncia come l&rsquo;evento di Fuoristrada vintage dell&rsquo;anno, il 10 e 11 settembre. Tutto nasce dalla passione senza fine di Stefano Avandero, CEO di A Sport Group, realt&agrave; che oltre a far rinascere dalle proprie ceneri il Maggiora Park e organizzare il GP Italia di MXGP, gestisce l&rsquo;impianto che conta oltre alla mitica pista da Cross anche i diversi tracciati del Bike Park, riservati alle due ruote con i pedali e il ristorante del Balmone, che vanta una vista unica sul tracciato piemontese. L&rsquo;idea di creare una Goodwood per le due ruote tassellate era nell&rsquo;aria da un po&rsquo; e lo scorso anno ebbe una sorta di prova generale in quello che si rivel&ograve; un evento di grande successo. La prova si era infatti tenuta nell&rsquo;aprile del 2021, quando oltre 330 concorrenti provenienti da tutto il Mondo si erano dati appuntamento all&rsquo;ombra del Mottaccio del Balmone per sfidarsi per il titolo di campione europeo Vintage UEM-FIM Europe, in prova unica. Questa volta la gara di Maggiora sar&agrave; invece la prima della storia valida per l&rsquo;assegnazione del titolo di Coppa del Mondo Vintage in prova unica. La FIM ha infatti deciso, dopo la riuscita della gara dello scorso anno, di creare un titolo iridato, premiando cos&igrave; la passione di centinaia di piloti e appassionati che continuano con la loro opera a far rivivere le pi&ugrave; belle moto storiche. La pista di Maggiora, uno dei primissimi tracciati di Motocross d&rsquo;Europa, nasce nel lontano 1958 per volont&agrave; di un manipolo di appassionati e da allora si sono succeduti Gran Premi di tutte le classi e Cross delle Nazioni che gi&agrave; dagli anni &rsquo;70 hanno segnato indelebilmente la storia della specialit&agrave;. Come la leggendaria edizione del 1986, quando pi&ugrave; di 50.000 spettatori si riversarono sulle colline di Maggiora per assistere a quello che &egrave; comunemente indicato come l&rsquo;evento spartiacque tra il Motocross del passato e quello moderno, un Cross delle Nazioni caratterizzato dal trio USA con Rick Johnson, David Bailey e Johnny O&rsquo;Mara. Insomma, esiste un &ldquo;prima&rdquo; di Maggiora &rsquo;86 e un &ldquo;dopo&rdquo;, ecco perch&eacute; riunire tanti campioni che hanno corso dagli anni &lsquo;60 fino ai giorni nostri assume un senso ancora pi&ugrave; profondo, ricollegando le radici di uno sport spettacolare e profondamente amato, ai germogli del suo futuro. Quanti campioni&nbsp;  Campioni italiani e del Mondo, nonch&eacute; campioni che hanno vinto il Nazioni indossando la maglia del loro Paese, piloti del passato pi&ugrave; remoto, nomi come Corrado Maddii e Michele Rinaldi e campioni ancora in attivit&agrave; come Antonio Cairoli, Alessandro Lupino e David Philippaerts: l&rsquo;elenco degli atleti italiani in gara &egrave; lunghissimo e a questo si aggiunge quello delle star americane come Jeremy McGrath, Jeff Emig e Broc Glover. Questa volta, oltre al programma definito dalla FIM per la parte &ldquo;ufficiale&rdquo; della manifestazione, &egrave; previsto un format aggiuntivo esclusivo: la Maggiora Master Class-ARMA Super Hero, una gara nella gara che prevede la partecipazione di tantissime stelle, vecchie glorie e leggende del Cross. Un&rsquo;occasione unica per rivedere in pista tutti insieme i piloti che si sono distinti per il loro talento e per i risultati conquistati. Il programma prevede una gara riservata alle leggende; non tutti vi parteciperanno alla gara, alcuni di questi campioni gireranno sulla pista preparata per essere un po&rsquo; meno tecnica di quanto non sia per il Mondiale MXGP, in modalit&agrave; &ldquo;prove libere&rdquo;. Provate a immaginare di essere a Maggiora e di vedere guidare insieme una leggenda come Cairoli, al fianco dell&rsquo;unico idolo che il siciliano aveva da ragazzino, quello del quale aveva il poster appeso in camera, dove passava ore a consumare il nastro del videotape per studiare le movenze dell&rsquo;americano (s&igrave;, proprio lui, McGrath, pietra miliare del Cross a stelle e strisce), o di ammirare Alex Puzar in sella alla sua Suzuki 250, che us&ograve; per vincere nel 1990 proprio a Maggiora, o di vedere Joel Smets, Gauthier Paulin e tantissimi altri nomi indimenticabili del Motocross di ieri e di oggi, sfilare o sfidarsi in una due giorni che sar&agrave; ancora una volta una pagina indimenticabile della storia della pista pi&ugrave; bella del Mondo. Marco Lucchinelli torna in pista       

Da Cairoli a McGrath, in tanti saranno presenti al Maggiora Park, un museo a cielo aperto

L'Evento: Vintage World Cup, la Goodwood del Cross

        Varcare i cancelli di Maggiora &egrave; come entrare nel tempio del motocross, qui si sono scritte alcune delle pagine pi&ugrave; entusiasmanti del nostro sport e questa magnifica pista che ha una storia molto pi&ugrave; ricca di tante altre in Europa o nel mondo, riesce sempre ad emozionare chi viene per correre, lavorare o semplicemente per seguire le gare.&nbsp;  La pista del Mottaccio del Balmone si presenta preparata alla perfezione Un po' di storia  Il primo ed unico GP classe 500 si disput&ograve; qui nel lontano 1966 e da allora il &ldquo;6&rdquo; ha assunto un significato particolare per il tracciato sovrastato dal &ldquo;Mottaccio del Balmone&rdquo;. E&rsquo; cos&igrave; che nel 1986 il dream Team USA vinse con Ricky Johnson, David Bailey e Johnny O'Mara conquistando le prime due posizioni in tutte e tre le gare, in quello che viene riconosciuto come il pi&ugrave; spettacolare Motocross delle Nazioni dell&rsquo;era moderna, prima che tornasse trent&rsquo;anni dopo nel 2016. I Gran Premi invece tornarono a Maggiora quasi due decenni dopo il 1966, quando la classe 250 gareggi&ograve; a Maggiora con l'olandese Kees van Der Ven che vinse nel 1982, seguito poi da Alex Puzar nel 1990, autore di una gara divenuta leggendaria. Andrea Bartolini vinse invece l&rsquo;edizione del 1995 e Pit Beirer quella del 1999, mentre Puzar si aggiudic&ograve; anche il GP 125 del 1997.  Il podio del 2021 del Gran Premio d'Italia con da sx: Coldenhoff, Herlings e Cairoli Tempi moderni  Maggiora &egrave; tornata a far parte dei calendari &ldquo;moderni&rdquo; dei Gran Premi solo nel 2013 quando Gautier Paulin vinse in MX1 e Jeffrey Herlings in MX2. Antonio Cairoli ha poi vinto nel 2014, davanti al pubblico in visibilio, mentre un anno dopo &egrave; stato Romain Febvre a vincere il GP. L&rsquo;ultimo vincitore della classe regina &egrave; stato invece Herlings che si aggiudic&ograve; un Gran Premio piuttosto fangoso, salendo sul primo gradino del podio davanti a Glenn Coldenhoff e Tony Cairoli. Quest&rsquo;anno il solo olandese sar&agrave; presente al via, visto il ritiro del siciliano dalle competizioni a tempo pieno e la defezione di Herlings, out fino a fine anno. Tra gli altri &ldquo;grandi&rdquo; assenti anche Febvre, Jorge Prado (GasGas), Nicholas Lapucci (Fantic), Ivo Monticelli (Honda), Michele Cervellin (KTM) e Thomas Kjer Olsen (KTM), del quale si sa ancora poco.  Romain Febvre salta vittorioso al termine di gara uno del 2021 Chi fermer&agrave; Gajser?  Sulla carta quindi via libera per Tim Gajser (Honda) che ha una ghiotta occasione per aumentare ulteriormente il vantaggio, gi&agrave; cospicuo, in classifica iridata. La pioggia giocher&agrave; senz&rsquo;altro un ruolo importante durante tutto il weekend, trasformando il tracciato argilloso in una distesa di fango insidiosa che potrebbe riservare numerosi colpi di scena. Tra i pi&ugrave; accreditati concorrenti di Gajser ci sono senz&rsquo;altro i tre piloti Yamaha, Coldenhoff, Jeremy Seewer e Maxime Renaux, terzo in classifica di campionato e a suo agio su terreni di questo tipo, come tutti i piloti francesi. Occhi puntati anche sul duo Husqvarna formato da Pauls Jonass e Brian Bogers, in netta crescita nelle ultime prove.  Gajser che lo scorso anno&nbsp;"affond&ograve;" nel fango, quest'anno arriva da favorito assoluto Torna David Philippaerts  Detto degli assenti, le speranze degli italiani sono tutte riposte nelle performance di Alberto Forato (GasGas) e del rientrante Alessandro Lupino (Beta) che si spera possa finalmente voltare pagina per iniziare una volta per tutte una stagione fin qui ricca di sfortunate disavventure. Il veneto dal canto suo sta invece vivendo una delle migliori annate di sempre che lo vede al nono posto della classifica, dopo aver ottenuto ottimi piazzamenti, trai quali spicca l&rsquo;eccellente quarto posto di gara uno in Lettonia. Il dominatore del Campionato italiano di Motocross&nbsp;(che guida a punteggio pieno) a Maggiora ha ottenuto una bella doppietta un mese e mezzo fa. Da segnalare il ritorno in veste di Wild Card di David Philippaerts (Kawasaki) al mondiale della classe regina.  Albeerto Forato &egrave; il pi&ugrave; in forma dei piloti italiani al via del Gran Premio di casa        

Maggiora ospita la settima tappa del Campionato del Mondo FIM di Motocross 2022 e nonostante la pioggia, si presenta in una veste ancora pi&ugrave; sfavillante del solito, con il terreno preparato nel migliore dei modi. Tante le assenze in MXGP ed MX2, per l&rsquo;europeo torna la EMX250

MXGP: a Maggiora tutto pronto per il Gran Premio d’Italia 2022

        Con l&rsquo;aiuto di un giornalista argentino, super appassionato, Nestor Gutierrez, siamo andati a scavare nel passato del nostro Sport per scoprire come tutto sia iniziato.&nbsp;Nestor Gutierrez: &ldquo;Come sport, il motocross inizi&ograve; in Argentina nel 1962 per mano di Jean Pierre Raemdock che viaggi&ograve; con la sua BSA 350 dal Belgio, il suo paese, fino a Villa La Angostura. Lo stesso luogo in cui si terr&agrave; l&rsquo;MXGP di Patagonia Argentina questo fine settimana.&rdquo;  Nestor con Franco Picco a fine gara &nbsp;1985 il Mondiale 125 esordisce a Salta  &ldquo;I primi piloti argentini a correre un Campionato del Mondo furono Carlos Allu&eacute; e Gerardo Franzgrote, che nel 1980 soggiornarono a casa di J&ouml;el Robert. Lo stesso anno in cui Roger de Coster fece il suo debutto su una CR500 in un Supercross a Buenos Aires; J&ouml;el Roberts aveva gi&agrave; visitato la citt&agrave; di Bariloche per offrire corsi agli aspiranti piloti locali.&nbsp;Nel 1981 si tenne una gara pre-mondiale a Mendoza, con tra gli altri Harry Everts e poi a Salta, nel 1983 e 84 si replic&ograve; e vinsero l'americano Ricky Maky e il vostro Franco Picco.&nbsp;Per arrivare alla prima gara di Campionato del Mondo bisogner&agrave; attendere il 1985, quando in provincia di Salta, organizzata da Reinaldo Cozzani, si tenne una prova della 125cc, la prima di tre consecutive.&rdquo;  Con Alex Puzar raccogliendo le impressioni del dopo gara Nel 1988 sbarca il Mondiale 250  &ldquo;Nel 1988 invece fu la volta della categoria 250 che visit&ograve; per la prima volta l&rsquo;Argentina, mentre nel 1989 torn&ograve; la 125.&nbsp;Poi ci fu una lunga pausa, fino al 1994, dovuta alle oscillazioni economiche, seguita da una seconda prova nel 1995.&nbsp;Fino al 2010, l'attivit&agrave; internazionale in Argentina &egrave; rimasta ferma, con un solo tentativo di rilancio con l'arrivo dell'ormai defunto Campionato del Mondo MX3.&nbsp;Bisogner&agrave; invece attendere il 2015 per rivedere il Mondiale in Argentina che torner&agrave; a Villa La Angostura tutti gli anni fino al 2019 quando la Pandemia di Covid 19 ha nuovamente messo un freno agli spostamenti verso l&rsquo;Argentina. Ora, dopo due anni di pausa, la MXGP torna su quello che &egrave;, a detta della quasi totalit&agrave; dei piloti, il miglior circuito del mondo.&rdquo;  Chicco Chiodi a Cordoba con la 125 nell'anno in cui vinse 2022: quattordicesimo Gran Premio di Argentina  Quest'anno sar&agrave; quindi la quattordicesima edizione di questo GP e questi sono tutti i vincitori delle passate edizioni:&nbsp; 1985 &ndash; Salta/125 &ndash; Pekka Vekhonen &ndash; FIN - Cagiva&nbsp; 1986 &ndash; Salta/125 &ndash; Dave Strijbos &ndash; NED - Cagiva&nbsp; 1987 &ndash; Salta/250 &ndash; Rodney Smith &ndash; USA- Honda&nbsp; 1988 &ndash; Salta/250 &ndash; Giuseppe Andreani &ndash; ITA - Honda&nbsp; 1989 &ndash; Cordoba/125 &ndash; Trampas Parker &ndash; USA -Ktm&nbsp; 1994 &ndash; C&oacute;rdoba/125 &ndash; Bobby Moore &ndash; USA - Yamaha&nbsp; 1995 &ndash; C&oacute;rdoba/125 &ndash; Alessio Chiodi &ndash; ITA - Yamaha&nbsp; 2010 &ndash; La Rioja/MX3 &ndash; Carlos Campano &ndash; ESP - Yamaha&nbsp; 2015 &ndash; Neuquen/MX2 &ndash; Dylan Ferrandis &ndash; FRA &ndash; Kawsaki 2015 &ndash; Neuquen/MXGP &ndash; Max Nagl&nbsp;&ndash; GER &ndash; Husqvarna 2016 &ndash; Neuquen/MX2 &ndash; Jeffrey Herlings &ndash; NED &ndash; Ktm 2016 &ndash; Neuquen/MXGP &ndash; Tim Gajser&nbsp;&ndash; SLO &ndash; Honda 2017 &ndash; Neuquen/MX2 &ndash; Paul Jonass &ndash; LAT &ndash; Ktm 2017 &ndash; Neuquen/ MXGP &ndash; Tim Gajser&nbsp;&ndash; SLO &ndash; Honda 2018 &ndash; Neuquen/MX2 &ndash; Paul Jonass &ndash; LAT &ndash; Ktm 2018 &ndash; Neuquen/MXGP &ndash; Jeffrey Herlings&nbsp;&ndash;NED &ndash; Ktm 2019 &ndash; Neuquen/MX2 &ndash; Jorge Prado &ndash; SPA &ndash; Ktm 2019 &ndash; Neuquen/MXGP &ndash; Antonio Cairoli&nbsp;&ndash; ITA &ndash; Ktm  Claudio Federici con la TM a Cordoba nel 1994       

A molti la gara che si disputer&agrave; in Patagonia pare solo una meta curiosa e in linea con un motocross &ldquo;moderno&rdquo;, sempre in cerca di gare e destinazioni esotiche, ma l&rsquo;Argentina non &egrave; affatto nuova al calendario del Mondiale FIM di Motocross

MXGP di Patagonia Argentina: Il motocross ha una storia nel sud del mondo

Il Mondiale vinto nel 1990 da Alex Puzar ebbe un effetto di promozione e diffusione del Motocross in Italia addirittura superiore a quello del primo titolo di un pilota italiano, quello di Rinaldi nel 1984. C&rsquo;era infatti molta pi&ugrave; presenza dello sport motoristico in TV e sui media grazie anche agli sponsor, e anche perch&eacute; l&rsquo;istrionico Alex sapeva essere personaggio e attirava i giovani. Arrivato a inizio 1989 in Suzuki, proprio da Rinaldi, per correre il Mondiale 125, Puzar l&rsquo;anno prima era stato quarto in campionato 125 con la KTM.  &ldquo;Ero molto veloce con la 125 e credo che gi&agrave; in quel 1989 avrei potuto vincere il titolo, penso di poter dire che ero pi&ugrave; forte di Trampas Parker. Al primo GP a Faenza andai sul podio, terzo, e nel terzo GP arriv&ograve; la prima vittoria assoluta, su Dave Strijbos e Parker. Ero pronto, forse ci manc&ograve; qualcosa tecnicamente, avevo diverse parti ufficiali di ciclistica della moto di Rodney Smith dell&rsquo;anno prima, ma il motore 125 ufficiale arriv&ograve; dopo met&agrave; stagione, perch&eacute; Strijbos che era il pilota ufficiale Suzuki in 125 (team di Sylvain Geboers, ndr) si era infortunato dopo quattro GP. Alla fine persi per il Mondiale per soltanto sedici punti&rdquo;.  AMA Pro Motocross: Adam Cianciarulo fuori per il resto della stagione  La vittoria in 250   Poi nel &rsquo;90 sei passato in 250 e hai vinto al primo anno.  &ldquo;Con la 250 nel periodo invernale mi preparai davvero a testa bassa, e per gli allenamenti in moto andavamo sempre sulle piste pi&ugrave; bucate e &ldquo;toste&rdquo; e a volte in piste provvisorie nei greti di un fiume, tra sabbia e sassi. Fu un anno incredibile: tutto quello che doveva funzionare, funzion&ograve;. Non avevo pressione, perch&eacute; il pilota di punta era John Van Den Berk, ma al primo GP in Austria, a Schwanenstadt, conquistai le due manche, su Parker la prima e su Michele Fanton la seconda. La moto era fantastica, credo di poter dire che quelle Suzuki siano state le migliori moto con cui ho corso!&rdquo;.    Stagione dominata, con ben sette GP vinti e alla fine pi&ugrave; di cento punti di vantaggio sul secondo, Pekka Vehkonen con la Yamaha. Riportasti alla Suzuki il titolo 250 che mancava dal 1983, dalla vittoria di Georges Job&egrave;; il belga (scomparso nel 2012 a 51 anni dopo una forma di leucemia) aveva vinto nella 250 con Suzuki, anche nel 1980. Tu rimanesti in 250 con la Suzuki di Rinaldi. Nel 1991 eri certamente sulla strada per bissare il titolo, ma arriv&ograve; l&rsquo;infortunio al ginocchio.  &ldquo;S&igrave;, un brutto infortunio che influ&igrave; anche sugli anni successivi finch&eacute; nel 1995 non tornai sulla 125, tornando a vincere...&rdquo;.  Il 1991 fu il tuo ultimo anno con la Suzuki. Dopo un bilancio di tre anni con un titolo e due podi mondiali (secondo nella 125 nel 1989 e terzo nella 250 nel 1991), come definiresti il percorso del Marchio Suzuki nel Motocross?  &ldquo;La mia esperienza &egrave; stata positivissima, ho sempre avuto tutto quello che serviva, moto performanti ed ero nel team di riferimento del Mondiale. E anche uno sponsor che ci affiancava che si chiamava Chesterfield... La Suzuki ha una grande storia, hanno vinto tantissimo, la mia idea &egrave; che quando volevano vincere tiravano fuori la moto vincente e non ce n&rsquo;era per nessuno. Delle giapponesi &egrave; forse l&rsquo;azienda pi&ugrave; piccola, eppure riuscivano ad avere capacit&agrave;, risorse umane e l&rsquo;esperienza per pareggiare e superare le capacit&agrave; e i risultati delle Case concorrenti&rdquo;.  L&#39;addio della Suzuki   La Suzuki usc&igrave; dal Mondiale a fine 1983 e poi ancora a fine 2017.  &ldquo;A me dispiace moltissimo non vedere le Suzuki in pista nel mondiale Motocross, perch&eacute; io la Suzuki vorrei vederla ovunque c&rsquo;&egrave; racing. Ma probabilmente, o sicuramente, &egrave; una questione di scelte e di impegni presi su base economica. Il budget necessario per sviluppare le moto nei vari campionati non &egrave; basso e mi sembra che in questo momento loro stiano concentrando tutti gli sforzi economici sulla MotoGP, dove effettivamente la moto sta andando molto forte&rdquo;.    Non pensi che la non presenza al Mondiale sia un problema per il mercato del prodotto di serie?  &ldquo;S&igrave;, secondo me &egrave; un problema, lo sarebbe per qualsiasi azienda. Se non sei al Mondiale, se non si vedono i piloti in sella alle tue moto o, nel caso di altre aziende, non si vedono i piloti che utilizzano il tuo prodotto, &egrave; pi&ugrave; difficile restare competitivi sul mercato. Si tratta di scelte aziendali, quando devi gestire un budget, per&ograve;, non esserci non &egrave; un bene: anche se la moto standard pu&ograve; essere ottima, resta comunque importante sviluppare la moto con i piloti che fanno il Mondiale... c&rsquo;&egrave; un riscontro, un banco di prova, un feedback rilevante di una stagione corsa ai massimi livelli, e questo va ben oltre il discorso del semplice ritorno d&rsquo;immagine di un pilota in gara con la Suzuki...&rdquo;.  Pensi torneranno nel Mondiale?  &ldquo;Me lo auguro. Al momento la mia impressione &egrave; che puntino a vincere in MotoGP e non sono lontani dall&rsquo;obiettivo. Per motivi di lavoro (Puzar &egrave; uno dei responsabili dell&rsquo;azienda Progrip, ndr) frequento anche la MotoGP e posso garantire che nell&rsquo;ambiente Suzuki c&rsquo;&egrave; tantissima passione per il Motocross, e c&rsquo;&egrave; un materiale umano con grande esperienza, e quando vorranno potranno tornare lottando al vertice!&rdquo;.  EMX250, in Olanda Nicholas Lapucci allunga in campionato 

Grazie al titolo in 250 del 1990, il piemontese divenne uno dei big del mondiale e contribu&igrave; in modo de terminante alla diffusione del Cross in Italia: &quot;La Suzuki ha una grande storia, magari non ha le stesse dimensioni degli altri colossi giapponesi, ma quando voleva vincere, lo faceva grazie all&rsquo;esperienza e alle risorse umane&quot;

Motocross, Alex Puzar: &ldquo;Suzuki, la mia moto migliore&rdquo;

        Se con Alex Puzar e il Team Rinaldi) la Suzuki torn&ograve; a vincere il titolo 250, il 15 luglio 1990, soltanto due settimane dopo arriv&ograve; a Wohlen, in Svizzera, anche il titolo 125. Dove la Casa di Hamamatsu non prevaleva dal 1984, l&rsquo;anno di Rinaldi. La Suzuki aveva deciso di abbandonare il Mondiale in forma ufficiale a fine 1983, ma aveva continuato a fornire materiale speciale al team di Rinaldi e poi dal 1989 al team gestito da Sylvain Geboers, fratello di Eric, che aveva organizzato una squadra (Team Bieffe Suzuki) assieme a Giuseppe Luongo schierando Dave Strijbos, Pedro Tragter e un giovanissimo Stefan Everts. L&rsquo;anno successivo, arriv&ograve; nel team lo statunitense Donny Schmit, che al primo anno in Europa vinse subito il titolo 125. Due anni pi&ugrave; tardi, Schmit conquist&ograve; il titolo 250 con la Yamaha di Rinaldi, e purtroppo ci ha lasciati a soltanto ventinove anni per una leucemia, lui che era tornato negli USA a fine &lsquo;94. Dal Minnesota, il biondo Donny era arrivato in Suzuki in quel 1990 come un outsider, ma all&rsquo;esordio iridato a Montevarchi il 22 aprile 1990 si present&ograve; con una splendida doppietta. Domin&ograve; l&rsquo;intera stagione rifilando al connazionale Bob Moore pi&ugrave; di 70 punti di distacco; terzo, il diciassettenne Everts. Kevin Schwantz, l'uomo simbolo della Suzuki Figlio d'arte  Prima di approdare al Mondiale, Stefan Everts non era certo uno sconosciuto, essendo figlio di Harry Everts, quatto volte iridato e anche lui personaggio di spicco nell&rsquo;albo d&rsquo;oro Suzuki. Il primo titolo, nel 1975, Harry lo vinse con la mitica austriaca Puch 250 con due carburatori, ma poi regal&ograve; alla Casa giapponese tre Mondiali 125 conse cutivi: 1979, 1980 e 1981. A raccontarci il passaggio di consegne in casa Suzuki tra gli Everts &egrave; proprio Stefan, recordman con 10 titoli mondiali. Il quale torna al 1987, quando a 14 anni era un pilota della categoria junior 125 in Belgio. &ldquo;Era inverno, mi stavo allenando con una Honda 125 sulla pista di Balen (Hondapark), Sylvain Geboers mi vide e rest&ograve; impressionato dalla mia guida&rdquo;. Sylvain Geboers da pilota aveva corso nei primi anni &rsquo;70 lottando al vertice in 250 da ufficiale Suzuki e poi da team manager per la Suzuki aveva vinto nel periodo &rsquo;82-&rsquo;83 due titoli in 125 con il fratello Eric e uno in 250 con Geoges Job&eacute;. &ldquo;S&igrave;, un grande personaggio. Quella sera stessa, Sylvain chiam&ograve; mio padre: &lsquo;Harry, faccio qualche telefonata &ndash; gli disse &ndash; voglio cercare una Suzuki per tuo figlio&rsquo;. Sylvain era ancora in stretto contatto con il quartier generale Suzuki, ma il suo non era pi&ugrave; team ufficiale perch&eacute; la Suzuki aveva fermato nel 1983 il programma relativo al Mondiale e per il 1988 non c&rsquo;era intenzione di rientrare, ma accettarono di supportarmi e mi inviarono dal Giappone due moto e i ricambi per la stagione. Il materiale e l moto arrivarono due giorni prima della mia prima gara in Belgio e fino ad allora mi ero allenato con una Honda 125&rdquo;.  Come and&ograve;? &ldquo;Partecipai alla gara del campionato belga con alle spalle soltanto un giorno di allenamento con la Suzuki e fu un disastro... non avevo esperienza con quella moto e feci due partenze pessime Nel corso di quell&rsquo;anno Sylvain Geboers e Giuseppe Luongo stavano organizzando un nuovo team per il 1989, con il supporto della Casa madre Suzuki, con cui Sylvain aveva sempre buoni rapporti, mentre Luongo aveva ottimi contatti con sponsor italiani; cos&igrave; nacque il Team Bieffe Suzuki. Venni selezionato come terzo pilota accanto a Strijbos e Tragter&rdquo;. Era il rilancio della Suzuki in 125. &ldquo;S&igrave;, io per&ograve; nel 1989 avevo soltanto 16 anni, ero l&igrave; per imparare e fare esperienza. Il primo anno ebbi qualche infortunio e finalmente a met&agrave; stagione firmai il primo podio, terzo a Dalecin in Cecoslovacchia. Anche il 1990 non and&ograve; molto bene ma verso fine stagione salii sul podio in Svizzera a Wohlen, quando il mio compagno Schmit vinse il titolo. Era un debuttante in Europa, non sapevamo chi fosse, ma vinse subito al primo anno!&rdquo;. Le vittorie  Poi arriv&ograve; il 1991, con il primo titolo. &ldquo;Ho grandi ricordi: vinsi la prima manche stagionale ad Arco di Trento: su quel terreno particolare, ghiaioso, ero velocissimo. In quel GP compresi di essere pronto per lottare per il titolo. Nei due GP successivi Schmit fu primo e io secondo, poi a Kaposvar (Ungheria) non mi aspettavo molto e invece firmai la pole e vinsi le due manche. Schmit si sent&igrave; sotto pressione e fece un errore in gara 2 e si infortun&ograve; a un polso e compromise la stagione. C&rsquo;era un altro statunitense, Moore sulla KTM, con cui combattere per il titolo, ma fui io a prevalere. Avevo 18 anni, ero il pi&ugrave; giovane pilota ad aver vinto un Mondiale&rdquo;. Per il 1992 ci furono tanti cambiamenti. &ldquo;Rinaldi pass&ograve; alla Yamaha, il Team Suzuki 125 si ferm&ograve; e la struttura di Sylvain Geboers pass&ograve; alla 250 e rinnovai con loro per due anni. In quel 1992 c&rsquo;era la formula delle tre manche ed era fondamentale la partenza. Vinsi il primo GP a Valkenswaard ma non mi ero ancora adattato a gestire la potenza della 250 in partenza. Restai in testa al campionato fino alla brutta caduta in Germania, dove in ospedale mi asportarono la milza. Anche nel 1993 continuarono i problemi nelle partenze e per questo discutevo con il team, alla fine persi tranquillit&agrave; e fiducia in me stesso. Quando devi combattere con un Greg Albertyn che nel 90% delle partenze &egrave; in testa &egrave; davvero dura e dopo continue discussioni con Sylvain decisi che non avrei continuato con loro, era il secondo anno che mancavo il titolo e quello fu il mio ultimo anno con Suzuki: a met&agrave; stagione 1993 parlai con il team manager Alec Wright e optai per il passaggio alla Kawasaki per l&rsquo;anno successivo&rdquo;. Nel frattempo in quel 1993 la Suzuki vinse il titolo con l&rsquo;olandese Tragter in 125 e nel Team Suzuki di Sylvain Geboers, nel 1994, arriv&ograve; il titolo 250 con il sudafricano Albertyn, al terzo trionfo iridato. Resta nella storia di Stefan Everts quel 1991 in Suzuki con il proprio primo titolo mondiale. &ldquo;Vincere il primo titolo &egrave; sempre qualcosa di speciale. Il mio apprezzamento per la chance che Sylvain mi diede &egrave; sempre altissimo. &Egrave; lui che mi vide girare quel giorno e mi port&ograve; al Mondiale, e la Suzuki &egrave; una parte speciale della mia storia: ho visto mio padre vincere l&rsquo;ultimo suo titolo (nel 1981) con la Suzuki e io dieci anni dopo ho vinto con la stessa Casa! Una splendida storia. Nel team di Sylvain ero come un figlio, per loro, ma a un certo punto era giusto trovare la mia strada&rdquo;.  Anni dopo, con dieci Mondiali da pilota e sette come manager del team KTM ufficiale MX2 (dal 2008 al 2015) sei tornato in Suzuki. &ldquo;A fine anno 2015 con Sylvain ci siamo riavvicinati nel paddock. La relazione con la KTM non era al top, certo non c&rsquo;era niente contro Pit (Beirer) o la dirigenza ma a un certo momento con il team e il pilota non c&rsquo;era pi&ugrave; il feeling. Parlai a lungo con Sylvain e lui aveva bisogno di un team manager, eravamo felici di fare questa avventura insieme. &Egrave; durata soltanto due anni e poi la Suzuki ha deciso di smettere. S&igrave;, &egrave; stata una cosa praticamente improvvisa. La mia visione di guidare un team e di arrivare i risultati era piuttosto diversa rispetto al management giapponese; noi volevamo i risultati, e non essere l&igrave; soltanto fare presenza. Nello sviluppo della moto in Giappone erano molto conservativi, ma nelle corse devi prenderti dei rischi, devi provarci e in quegli anni non lo hanno fatto. Quando hai una sfida devi combattere e spingere per il risultato&hellip; forse in quel momento non era il loro obiettivo&rdquo;. &Egrave; certo che si sente la mancanza di Suzuki nel Mondiale Motocross. &ldquo;Quello che so &egrave; che gi&agrave; a fine 1983 avevano smesso di correre senza preavviso e io ero l&igrave;, vidi la reazione di mio padre, che si ritrov&ograve; a piedi. Poi a me &egrave; capitato lo stesso e ho vissuto un periodo molto difficile. Avevamo lavorato giorno e notte per il team. Non so se e quando rientreranno... negli anni &rsquo;90 tornarono ma adesso non so cosa accadr&agrave;&rdquo;. In quei due anni c&rsquo;erano stati anche ottimi risultati con Jeremy Seewer in MX2 (due volte secondo nella classifica finale MX2 con cinque vittorie di GP), e in MXGP il GP Belgio vinto da Kevin Strijbos. &ldquo;Aggiungerei anche il primo podio di Jasikonis in Portogallo nel 2017, perch&eacute; Arminas non lo conosceva nessuno, per me &egrave; stata una grande soddisfazione. Nel giorno del successo di Strijbos a Lommel, Seewer fu secondo sul podio MX2 e Bas Vaessen primo nella gara dell&rsquo;europeo EMX2. Tre categorie e tre podi, un weekend fantastico... quel giorno avevamo il &lsquo;retro look 1992&rsquo; la livrea striata delle Suzuki di quell&rsquo;anno. Per me il lavoro stava soltanto partendo, con l&rsquo;obiettivo dei risultati, per il team qualcosa stava cambiando...&rdquo;. La storia della Suzuki, tra tradizione e famiglia       

Dieci anni dopo l&rsquo;ultimo titolo di pap&agrave; Harry, Stefan Everts conquist&ograve; il Mondiale della 125 con la Suzuki. Per l&rsquo;allora diciottenne belga fu l&rsquo;inizio dell&rsquo;epopea da record dei dieci trionfi iridati: "A loro devo tantissimo: quando Sylvain Geboers mi segnal&ograve; che avevo 14 anni, dal Giappone mi presero immediatamente e poco dopo mi lanciarono sul palcoscenico pi&ugrave; importante"

Motocross: Stefan Everts, nel nome del padre

Gli anni d&rsquo;oro di Joel Robert e Roger De Coster condussero la Suzuki a 21 titoli mondiali fino al 1984. L&rsquo;ultimo di quella serie fu speciale, perch&eacute; la Suzuki aveva abbandonato le competizioni nel Motocross proprio l&rsquo;anno prima, nel 1983, ma lasci&ograve; a Michele Rinaldi la possibilit&agrave; di correre con la 125 dell&rsquo;83 anche nella stagione 1984. E quell&rsquo;anno, l&rsquo;emiliano divenne il primo italiano iridato nel Cross. A coronamento di una storia iniziata nel 1983, da compagno di squadra di Eric Geboers. &ldquo;Ricordo benissimo quel mio primo viaggio in Giappone &ndash; dice Rinaldi &ndash; fu una forte emozione, anche per il mio tecnico Iller Aldini che mi seguiva in quella nuova avventura. Avevo corso soltanto con Marche italiane (TGM e Gilera) ed entravo in un nuovo mondo. Ci aspettavano con le moto pronte e capimmo subito che c&rsquo;era un&rsquo;organizzazione perfetta che pensava a tutto, non soltanto dal punto di vista tecnico. Avevamo a disposizione diverse cose da provare e stava al pilota scegliere cosa preferisse. Le moto erano probabilmente il meglio possibile in quegli anni, con una serie di successi impressionante. Quel primo anno sia con Eric che con il fratello Sylvain Geboers, che gestiva il team al Mondiale, si instaur&ograve; subito un&rsquo;ottima relazione. Qualcuno avrebbe potuto pensare che, essendo il team manager il fratello del pilota, ci sarebbe stato un trattamento preferenziale, ma non si &egrave; mai verificato, e ho avuto sempre un ottimo rapporto con il team&rdquo;.  Fabrizio Pirovano, l&#39;uomo che regal&ograve; il titolo Supersport alla Suzuki  I ricordi dell&#39;avventura con la Suzuki   Com&rsquo;era lavorare con i giapponesi?  &ldquo;Sia con la TGM, ma l&igrave; ero un ragazzino, che con la Gilera, ero pi&ugrave; coinvolto sullo sviluppo della moto, era il pilota che dava continuamente indicazioni su dove intervenire, mentre in Suzuki dovevi soltanto scegliere cosa preferivi tra il materiale che avevi gi&agrave; a disposizione. La 125 era una vera e propria moto ufficiale, perfetta e super affidabile&rdquo;.    Tu e Geboers vinceste venti manche sulle 24 disputate nel 1983. Eric vinse il titolo, tu ti togliesti la soddisfazione di tre vittorie di GP: Lombardore, Mongay (Spagna) e Leningrado. Ma durante la stagione arriv&ograve; l&rsquo;imprevedibile.  &ldquo;Ad agosto, Sylvain Geboers e Hiroide Tamaki, l&rsquo;ingegnere che di fatto aveva creato quelle Suzuki vincenti, si presentarono a casa mia per dirmi con grande dolore che la Suzuki si fermava nel mondo delle competizioni. C&rsquo;era evidentemente un cambio di rotta dal Giappone: &lsquo;La Suzuki &egrave; la prima a inventarsi cose innovative e vincenti nelle corse ma &egrave; l&rsquo;ultima a trasferirle sul prodotto di serie... quindi dobbiamo lavorare e concentrarci sul prodotto di serie&rsquo; spiegarono. Confesso di aver pianto di fronte a quella notizia. Ovviamente nel Circus iridato fu un fulmine a ciel sereno, qualcosa di inaspettato, e la bomba scaten&ograve; una caccia al posto in un team competitivo per chi era nelle squadre ufficiali Suzuki. Sylvain ed Eric si accasarono alla Honda per il 1984, Harry Everts si ferm&ograve;, Georges Job&eacute; pass&ograve; alla Kawasaki. Io, per&ograve;, ero l&rsquo;unico ad avere il contratto per due anni quindi mi dissero che, se volevo, potevo continuare, ma con il materiale &rsquo;83. Sapevo che quella moto era comunque competitiva. Avevo il materiale per andare avanti, ricambi, moto e tutto, ma rimaneva a me la gestione della stagione, quindi cercai gli sponsor per raggiungere il budget necessario&rdquo;.  E arriv&ograve; il titolo.  &ldquo;L&rsquo;ultimo titolo di quelle mitiche Suzuki ufficiali, il decimo consecutivo di una Suzuki in 125... e il mio primo da team manager. Gi&agrave;, team manager di me stesso. Sapete che non avrei voluto vincere in quel modo, con l&rsquo;infortunio di Corrado Maddii nell&rsquo;ultimo GP a Ettelbruck, ma io stesso avevo subito un infortunio in quella stagione prima dell&rsquo;inizio del Mondiale, nel Supercross di Bercy, e nel primo GP la spalla usc&igrave; ancora e fui costretto a operarmi saltando ben tre GP. Quell&rsquo;anno vinsi comunque pi&ugrave; di tutti, cinque Gran Premi...&rdquo;.  Poi hai continuato con la tua struttura sempre con i colori Suzuki.  &ldquo;Per il 1985, avendo vinto il Mondiale, in Suzuki si sentivano in dovere di farmi continuare con la mia squadra e il top management lasci&ograve; che io potessi ottenere qualcosa, ovvero delle parti speciali, quindi eravamo semiufficiali e nell&rsquo;85 passai in 250. Mi lasciarono anche un paio delle 500 raffreddate ad acqua che avevano preparato per Harry Everts, moto speciali, uniche, che andavano molto bene (Rinaldi ci vinse il titolo italiano 500, nell&rsquo;85, ndr) e andai avanti fino al 1987. Quando la Suzuki France, attraverso una concessionaria, mi offr&igrave; di correre la Dakar, che era da sempre un mio sogno. Accettai e corsi la Dakar, un&rsquo;esperienza importante anche se fin&igrave; alla nona tappa dopo una caduta e l&rsquo;ennesima lussazione alla spalla&rdquo;.    Quarto nel Mondiale 250 del 1985, secondo nel 1986 e ancora quarto nel 1987, ma proprio quei continui problemi fisici ti convinsero a smettere.  &ldquo;Era una decisione gi&agrave; nell&rsquo;aria e difficile da rimandare, inoltre avevo messo insieme un team strutturato tecnicamente molto bene, con gli uomini giusti e la fiducia degli sponsor e mi dissi di diventare team manager. Prendemmo un pilota per il 1988: il primo fu Rodney Smith, dalla California, e termin&ograve; la stagione 250 al terzo posto&rdquo;.  Nell&rsquo;89 arriv&ograve; Alex Puzar in 125 e lott&ograve; alla grande per il titolo con Trampas Parker, arrivando secondo, e nella 250 Smith fin&igrave; settimo. Nel &rsquo;90 John Van den Berk e Puzar corsero con la 250; l&rsquo;olandese si classific&ograve; terzo e a vincere il Mondiale fu Alex. Per il secondo titolo mondiale di un pilota italiano c&rsquo;era ancora il marchio di Michele Rinaldi.  &ldquo;Il contratto per il &rsquo;91 era gi&agrave; rinnovato per entrambi, ma a dicembre del 1990 John and&ograve; a correre a Bercy, cosa che per contratto non poteva fare (per conflitto tra lo sponsor del team e quello presente sul pettorale della gara) e dovetti rompere il contratto con lui. Quell&rsquo;anno Puzar si infortun&ograve; altrimenti avrebbe rivinto, dato che a tre quarti di stagione era nettamente in testa. Quel &rsquo;91 fu l&rsquo;ultimo anno con la Suzuki. Ad agosto &rsquo;90, dopo aver vinto il titolo con Puzar, la Yamaha mi chiese di correre con loro per il 1991: io lasciai aperto il discorso e a fine anno parlai con Lin Jarvis. In Giappone a novembre 1990 c&rsquo;era anche Sylvain Geboers con me, e la Suzuki aveva deciso di chiudere con la 125, cos&igrave; si liberava anche lo spazio per Sylvain per passare in 250 con la Suzuki. Le trattative si completarono nel &rsquo;91 e avvenne il passaggio in Yamaha per il 1992&rdquo;.  E arriv&ograve; il primo titolo per il team Rinaldi-Yamaha in 250 con il compianto Donny Schmit... ma tornando alla Suzuki, qual &egrave; il tuo ricordo di tutti quegli anni?  &ldquo;Io ho vissuto l&rsquo;epoca Suzuki da pilota e manager ma in modo piuttosto indipendente perch&eacute; loro avevano chiuso con le corse. La Suzuki preparava il pacchetto e lo consegnava, non c&rsquo;era uno sviluppo con i test, c&rsquo;era soltanto da scegliere le diverse opzioni tecniche. Invece nel caso di Yamaha non c&rsquo;era una loro organizzazione che seguiva lo sviluppo nelle gare, con molta pi&ugrave; libert&agrave; di lavorare qui noi in Europa sulle parti speciali&rdquo;.  Poi a fine 2017 la Suzuki &egrave; uscita (di nuovo) dal mondiale Motocross...  &ldquo;Un pezzo importante che si &egrave; perso, importante sia per chi lo sosteneva che per i concorrenti. Sar&ograve; un po&rsquo; nostalgico ma quando io iniziai a correre, Suzuki significava Roger De Coster, Sylvain Geboers, Mark Barnett negli USA, e altri piloti che hanno fatto la storia del Motocross, miti che non si possono dimenticare. Ha lasciato un vuoto, e lo ha fatto gi&agrave; due volte. L&rsquo;assenza della Suzuki si sente nel Mondiale. Sono scelte che purtroppo si pagano nelle vendite del prodotto per i clienti. La moto di un Marchio nel Motocross non deve per forza vincere ma deve essere di qualit&agrave; e si deve vedere alle gare altrimenti sei penalizzato nelle vendite, perch&eacute; il mercato &egrave; una nicchia di clienti molto competenti e esigenti. Ovviamente spero rientrino presto&rdquo;.  Kevin Schwantz, l&#39;uomo simbolo della Suzuki 

L&#39;emiliano vinse da pilota e poi da manager, lanciando in orbita Puzar. &quot;Quando iniziai a correre, la Marca era sinonimo di leggende come De Coster, Geboers, Barnett. Quando firmai con loro, la loro moto era il top dell&#39;epoca&quot;

Motocross: Michele Rinaldi, orgoglio tricolore

Sul celebre tracciato piemontese di Maggiora, si &egrave; svolta questo fine settimana la prima edizione della Euro Vintage Motocross Cup, evento dedicato alle moto che hanno scritto la storia di questa disciplina. Una manifestazione che ha riscosso grande successo tra gli appassionati e, soprattutto, tra i partecipanti, i quali sono stati quasi 250, tra cui grandi nomi di sportivi, ex piloti e personaggi di spicco.  All&#39;evento organizzato dall&#39;A Sport Group di Stefano Avandero in collaborazione con la FMI ed FX Action, infatti, hanno preso parte nomi altisonanti quali la leggenda della Dakar Franco Picco, Michele Fanton, Alex Puzar ed il presentatore televisivo Max Giusti, grande appassionato del fuoristrada ed ex pilota, il quale ha svolto un doppio ruolo di pilota e presentatore, commentando i numerosi eventi che hanno contraddistinto quella che pu&ograve; essere considerata come la versione off-road del Festival of Speed di Goodwood.    Italiano Prestige a Maggiora: vincono Gajser e Fernandez  Giro d&#39;onore per Alex Puzar   Tra le special guest presenti nel fine settimana, uno dei grandi protagonisti &egrave; stato il due volte campione del mondo Alex Puzar, il quale (dopo essere atterrato in grande stile a Maggiora in elicottero) ha percorso un giro d&#39;onore in sella alla sua moto del 1990 insieme a Stefano Avandero, quest&#39;ultimo alla guida della Yamaha YZ250 di un&#39;altra leggenda come Chad Reed.  &quot;E&#39; stato veramente un bel weekend, sono riuscito a fare anche un giro di pista e mi sono divertito. Girare a Maggiora con la moto ed i colori del 1990 mi ha davvero regalato una grande emozione. Le gare sono state stupende e l&#39;ambiente &egrave; bello e rilassato. Tutti si divertono e secondo me in futuro potrebbe diventare un evento-festa con la partecipazione di tanto pubblico&quot;, ha raccontato l&#39;ex pilota.    AMA Supercross, Atlanta 3: vincono Webb nella 450 e Thrasher nella 250 Ovest  Max Giusti: &quot;Girare a Maggiora &egrave; stato un privilegio&quot;   Anche il presentatore e grande appassionato Max Giusti si &egrave; detto entusiasta dell&#39;evento: &quot;Avere la possibilit&agrave; di correre su una pista come quella di Maggiora &egrave; stato un grande privilegio. Qui ho incontrato tanti piloti ed altrettanti campioni del passato e potermi confrontare con loro in quella che considero &quot;La Scala&quot; del motocross &egrave; stato bellissimo. Devo complimentarmi con Stefano Avandero che non ha mai mollato e che oggi ci ha regalato un sogno, riaprendo un impianto cos&igrave; prestigioso, in un periodo nel quale si tende a chiuderli&quot;.  Dakar 2022, colpo KTM: ingaggiato Kevin Benavides 

Sul tracciato piemontese di Maggiora, nel fine settimana &egrave; andata in scena la prima edizione dell&#39;evento dedicato al motocross d&#39;annata, con 250 piloti al via tra cui spicca il nome del presentatore Max Giusti

Euro Vintage Cup 2021: il grande successo della &quot;Goodwood&quot; del fuoristrada

Spesso i piloti vengono considerati supereroi per le loro prodezze in pista, e a volte un po&rsquo; lo sono davvero, per esempio quando riescono a correre, a portare una moto a oltre 300 km orari, nonostante il dolore degli infortuni. Questo &egrave; stato il caso di Marco Melandri (qui potete vedere la sua uscita sulla EMTB di Alex Puzar) quando nel 2007, sulla pista di Laguna Seca, riusc&igrave; a correre alla domenica nonostante la brutta caduta del sabato, avvenuta dopo aver urtato Kurtiss Roberts.  Che gara!   Ma non solo riusc&igrave; a correre, fece anche una grandiosa rimonta dalla decima casella e chiuse a podio, dopo aver tagliato il traguardo in terza posizione davanti a Valentino Rossi. Dall&rsquo;album dei ricordi ha tirato fuori la foto della sua caviglia sinistra infortunata e ha commentato: &ldquo;Quando vedo questa foto del dopo gara MotoGP di Laguna Seca 2007 mi chiedo come cavolo feci ad andare a podio&hellip; Per fortuna scoprii solo una volta tornato in Italia di avere l&rsquo;astragalo rotto...&rdquo;  Un commento accompagnato poi da un dietro le quinte simpatico: &ldquo;Il Dott Costa mi fece una delle sue magie... Gli chiesi un&rsquo;ultima infiltrazione di anestetizzante prima della gara e lui mi rispose: &ldquo;Se te ne faccio un&rsquo;altra ti addormenti anche te!!&rdquo;  Ecco la foto in questione:     &nbsp;   &nbsp;  &nbsp;    &nbsp;     Visualizza questo post su Instagram   Un post condiviso da Marco Melandri (@marcomelandri33)      DAZN, &quot;Misano Confidential&quot;: Melandri racconta la sua Misano e svela un dettagli sul titolo 2015 

Il ravennate ha tirato fuori una foto dall&rsquo;album dei ricordi, che raffigura la sua caviglia gonfia dopo il podio conquistato sulla pista americana

MotoGP, Melandri: &ldquo;Ecco com&#39;era la mia caviglia a Laguna Seca 2007&rdquo;

Il ravennate tiene a battesimo il due volte campione del mondo di Motocross nella sua prima uscita sulla mountain bike elettrica. "Sembra una moto da cross", dice Alex Puzar (Fiammetta La Guidara)

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