Joe &egrave; nel lussuoso ristorante del Red Bull Ring, sempre aperto ben fornito e gratuito. Grazie al signor Dietrich Mateschitz da Sankt Marein, Austria, pochi chilometri dal circuito. Altri non &egrave; che il proprietario dell&rsquo;impianto, della Red Bull e mille altre cose.&nbsp; Ma torniamo a Joe, che di cognome fa Roberts, unico statunitense del mondiale Moto2. Sta mangiando due fette di pane con sopra un po&rsquo; di sale, accompagnandole con un bicchiere di latte. Sul modo di mangiare c&rsquo;&egrave; molto da lavorare, ma la faccia &egrave; giusta: potrebbe essere un musicista rock. Da Woodstock a oggi farebbe la sua figura. Del resto quando nasci a Malibu qualcosa di pi&ugrave; ce l&rsquo;hai.&nbsp;  DAGLI SCOOTER TRUCCATI ALLA MOTO2 - Poi c&rsquo;&egrave; Somkiat Chantra, vent&rsquo;anni, made in Thailandia. Uno dei mille e mille che hanno iniziato a correre in Asia con gli scooter truccati. Un bravo talent scout l&rsquo;ha segnalato alla Honda che nel 2015 l&rsquo;ha inserito nell&rsquo;Asia Talent Cup, un campionato voluto dalla Dorna e supportato dalla Honda che serve a far crescere e arrivare al Mondiale i ragazzi nati dall&rsquo;altra parte del globo. Quella parte in cui le moto si vendono a milioni. Poi, sempre nello stesso progetto, eccolo arrivare al CEV nel 2017 e poi debuttare in Moto3. Da quest&rsquo;anno &egrave; stabile in Moto2 e in Austria ha conquistato una storica prima fila (nella foto di Raffaella Gianolla, la festa per l&rsquo;impresa) in compagnia di un sudafricano (Brad Binder) e un giapponese (Tetsuta Nagashima). Il nuovo avanza ed &egrave; giusto che sia cos&igrave; in un Mondiale.&nbsp;  FORZA DA SPACCARE IL MONDO - Chantra e Joe non hanno ancora il solido background dei piloti europei che a vent&rsquo;anni sono gi&agrave; veterani, ma ci provano. Il thai &egrave; ancora un po&rsquo; primordiale nella scelta del setting, conferma il suo capotecnico Andrea Merloni: &laquo;Avantreno solido e dietro non c&rsquo;&egrave; problema&raquo;. E poi aggiunge: &laquo;Il mio pilota dice sempre che &egrave; un animale da gara e quando tira gi&ugrave; la visiera ha una forza che spaccherebbe il mondo&raquo;. La forza di chi ha capito che arrivare al Mondiale non significa nulla senza i risultati, e prova a ottenerli dando il massimo e soffrendo, visto che si &egrave; gi&agrave; fatto male due volte, perdendo tre gare.&nbsp; Anche Joe soffre, ha una dolorosa lussazione alla clavicola, ma non basta. Il suo team forse chiuder&agrave; i battenti, ma lui non molla. Never give up, come diceva sempre Nicky Hayden. E poi ha gi&agrave; corso nel Flat Track, nella Rookies ed &egrave; stato il pi&ugrave; giovane vincitore di sempre nell&rsquo;AMA. A soli sedici anni con una Supersport a Barber e poi ha vinto anche Laguna Seca. Questo &egrave; tosto, come lo sono i tanti che arrivano dalla periferia del mondo delle corse. Credeteci: Joe e Somkiat son due che meritano attenzione, buttate un occhio&nbsp; a loro, ogni tanto. E smettetela di impestare il web con &ldquo;abbasso Rossi&rdquo; o &ldquo;Marquez antipatico&rdquo;, uscite dal ghetto, c&rsquo;&egrave; un mondo fantastico e stimolante.&nbsp; 

<p>Chantra e Roberts: la voglia di arrivare di chi proviene dai confini dell&rsquo;Impero</p>  <p>&nbsp;</p> 

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Contromano: l’altra via verso la gloria