Prova Verità - Kymco Downtown 300i

Prestazioni al top, linea azzeccata, finiture eccellenti

Redazione

12.03.2010 ( Aggiornata il 12.03.2010 14:26 )

La Prova
Facci sognare

“STUPIRE”è un vocabolo che tra gli scooter non va di moda ma questa volta tocca arrendersi all’evidenza. E non per via di forme strane o scelte tecniche astruse, ma perché un motore normalissimo viaggia come un missile, e perché uno scooter che proviene da Taiwan ha una linea da far arrossire molti europei. Più in generale, perché con il Downtown 300 la Kymco colpisce duro entrando a gamba tesa nella fascia più elevata, quella dei mezzi che non rinunciano alla qualità per il prezzo, e lo fa restando su una cifra che non è da regalo ma è comunque interessante: 4.199 euro f.c. Non c’è da stupirsi: il Downtown è in linea con la traiettoria che da anni il marchio taiwanese sta disegnando, una traiettoria che da un lato mantiene l’attenzione ai mezzi supereconomici, ma ad essi ne affianca altri di taglio decisamente più alto. Come questo, nel quale l’influenza italiana ancora una volta è fortissima. Nel gusto, nell’impostazione generale e nella linea moderna e spigolosa, opera del designer Massimo Zaniboni dell’italianissimo Arkema Studio di Virgilio (MN). Nella cilindrata anche: 300 cm3, una cubatura che sta prendendo piede perché rappresenta il punto di contatto tra i maxi e le taglie medie.DIMENSIONIgenerose, ottima abitabilità e prestazioni brillanti: serve altro per il diporto a lungo raggio? Il Downtown è anche intuitivo. Per quanto sia un po’ lungo, ci si trova immediatamente a proprio agio, il baricentro molto basso e l’eccellente equilibrio rendono tutto facile. La sella, larga e comoda, nelle soste porta a tenere le gambe allargate e per mettere giù entrambi i piedi bisogna stare sulle punte, eppure non si ha mai l’impressione di essere in bilico. E in viaggio la sensazione è di una soddisfacente stabilità, unita ad una guida che richiede uno sforzo minimo.

I piedi sono avanzati per cui la conduzione è di manubrio, ma il Downtown non si scompone nemmeno se tra le curve si spinge un po’ il ritmo. È rapido nelle inversioni di inclinazione e nell’inserimento in traiettoria, bisogna però insistere nell’azione per fargli tenere la corda perché l’interasse significativo comporta una leggera tendenza ad allargare. Non è comunque uno scooter da pieghe, può permettersele ma è piacevole - ma piacevole davvero - andarci a spasso. Poco impegnativo e con un motore che riempie il cuore: c’è qualche vibrazione sulla pedana ed il tiro è robusto già con un filo di gas, per cui a passo d’uomo non guasta un filo di dolcezza nel polso destro, ma che bel carattere! Tira sempre, e se si gira la manetta spinge forte. La certificazione è nei numeri: 133 km/h effettivo a 7,950 giri con lpsosbnilitàdi “rubare” altri 300-400 giri se si sfrutta una scia; e 17”29 in accelerazione sui 400 metri, che è un gran bel tempo, solo di un soffio superiore a quello dell’SH 300, avvantaggiato da un peso inferiore di 33 kg. Buono anche il consumo: 20,9 km/litro, cioè oltre 260 km di autonomia.

 

LE SOSPENSIONI non sono fenomenali ma nemmeno malvage, un ragionevole compromesso tra prezzo ed efficienza: non filtrano proprio tutto ma non sono troppo secche e non ballano. Lo stesso giudizio si può trasferire ai freni, che danno una sensazione un po’ legnosa sulle leve ma sono efficaci e garantiscono spazi di arresto ottimi. Il Downtown si guida molto bene anche col passeggero, ha un parabrezza strettino ma il busto è coperto e le gambe ben protette, e offre un fantastico inserimento del conducente grazie alla azzeccatissima sagomatura della sella. In città si fa apprezzare anche per il notevole spazio sotto la sella che può ospitare un casco integrale assieme a parecchia altra roba, per l’ampia visuale dei retrovisori e la buona visibilità del cruscotto. Al suo interno, non molto eleganti i due pernini delle lancette illuminati ma... glie lo si può perdonare. Anche perché qua la dotazione di accessori - ampia, come al solito - non ricade nella leziosità. Tutto quello che c’è serve davvero, ed è fatto bene, dal gancio a molla per caricare una borsa alle leve regolabili, dal doppio cavalletto al sistema che occlude la serratura di contatto, al cassetto sulla sinistra del controscudo con una chiusura a prova di apertura accidentale. Sì, nonostante la trasmissione automatica, si può ben dire che il Downtown ha una marcia in più.

 

 


La tecnica
Più cavalli meno attriti

Ha proprio una bella silhouette il Downtown, grintosa senza sconfinare nell’aggressivo. E non si fa mancare niente, dai doppi fari al sistema che fa girare l’aria dietro il parabrezza, da sotto, eliminando i vortici. Dimensioni abbondanti, è una ciclistica che potrebbe portare un motore ancora più grosso, con il telaio a doppia culla sovrapposta che alza il tunnel ma regala rigidità in frenata. Le sospensioni sono tradizionali: forcella con steli di 37 mm Ø, motore basculante con braccio ausiliario e due ammortizzatori. Freni a disco, ci mancherebbe: 260 mm Ø davanti e 240 mm Ø dietro. E ruote “medie”, l’anteriore di 14” e la posteriore di 13”. Insomma, nulla di sconvolgente, gli scooter non amano le rivoluzioni e tanto meno la Kymco che punta su soluzioni collaudate. Ad essere nuovo è il motore, il primo della famiglia “G5” che prevede anche le versioni 125 e 200. Questo, il 300, ha cilindrata piena (spesso le Case arrotondano) e misure quadre, 72,7 x 72 mm.

È stato studiato con l’attenzione a ridurre perdite ed attriti, ad esempio nella testata - a 4 valvole, e anche questa è una novità - c’è un cuscinetto tra camma e bilanciere che riduce l’attrito del 20%, e il 12% è stato risparmiato con un rivestimento di nitruro di cromo sui segmenti. Si tratta di un propulsore con la distribuzione monoalbero a camme in testa, naturalmente ad iniezione. Rispetto ai vecchi motori è stata rivista anche la trasmissione automatica con frizione centrifuga e variatore, per adeguarla alle brillanti prestazioni del G5: nuove le pulegge e nuova la cinghia, realizzate in materiali più robusti per garantire maggiore affidabilità.


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