        Come sappiamo il prossimo anno la Moto2 abbraccer&agrave; l&rsquo;ingresso di Fantic, glorioso marchio italiano desideroso di crescere e tornare grande. Le basi del profetto sembrano solide, a partire dai rinomati nomi a capo del progetto, e dunque non resta che incrociare le dita e sognare.&nbsp;La speranza infatti &egrave; che Fantic non segua la scia di altri - storici o meno - marchi, arrivati sul palcoscenico mondiale con grandi aspettative ma finiti a recitare il ruolo della meteora, tornando rapidamente nell&rsquo;anonimato.&nbsp;Ne sa qualcosa la 125, categoria che tra il 2000 ed il 2010 ha ospitato diversi progetti di questo tipo, affascinanti in partenza quanto sfortunati nel percorso, ma comunque in grado - ancora oggi - di far scendere una lacrimuccia ai nostalgici ed in generale agli appassionati. Di quali progetti parliamo? Eccoli. &nbsp; Italjet   Indissolubilmente legata alla famiglia Tartarini, in primis grazie al fondatore del marchio Leopoldo, Italjet decide di tentare l&rsquo;avventura nel mondiale nel 2000, forte dei buoni risultati ottenuti in precedenza nel trial. La F125 - cos&igrave; venne chiamata la prima nata della casa - viene affidata a Jaroslav Hules &nbsp;ed al rookie Leon Haslam.&nbsp;Il pilota ceco - sostituito nelle ultime due gare da Marco Tresoldi - ottiene i primi storici punti della Italjet nel mondiale grazie alla 14&deg; piazza di Jerez, riuscendo poi ad entrare in zona punti altre quattro volte, tra le quali spicca l&rsquo;ottavo posto di Donington. Un solo piazzamento a punti per un giovane Haslam, 10&deg; a Barcellona.&nbsp;Nella stagione successiva cambiano sia il nome del prototipo - che diventa GP/03 - che i piloti, con una line &ndash; up tutta italiana formata da Gianluigi Scalvini e Stefano Perugini. Quest&rsquo;ultima per&ograve; fatica ad incidere, cogliendo in pi&ugrave; occasioni i punti ma senza mai riuscire a conquistare un posto in top ten, pur andandoci molto vicino con il doppio 11&deg; posto di Perugini in Sudafrica e Catalogna.&nbsp;L&rsquo;ultima stagione mondiale della Italjet &egrave; quella 2002, dove il confermato Perugini viene affiancato nel corso della stagione prima da Gabor Talmacsi, poi da Leon Camier ed infine da Christian Pistoni. L&rsquo;unico pilota titolare della stagione riesce a migliorare i risultati dell&rsquo;anno precedente, conquistando uno storico 6&deg; posto in Brasile, che resta il miglior risultato di sempre della Italjet, prima di lasciare per sempre il palcoscenico mondiale &ndash; causa fallimento nell&rsquo;anno successivo &ndash; al termine dell&rsquo;annata. &nbsp; Malaguti   Da una azienda bolognese ad un&rsquo;altra. Malaguti sbarca nel mondiale nel 2003, decisa a ritagliarsi uno spazio sul palcoscenico mondiale dopo aver conquistato l&rsquo;anno precedente il titolo nel CIV 125 con Fabrizio Lai. A guidare la pattuglia &egrave; proprio il milanese, affiancato dal giovane Julian Simon.&nbsp;Il debutto ufficiale avviene a Suzuka, dove Lai sfiora subito i punti con la 16&deg; piazza, mentre Simon ottiene la 19&deg;. La stagione prosegue senza particolari sussulti, ma senza qualche piccola soddisfazione, con i due piloti capaci di cogliere una 12&deg; posizione - Lai ad Estoril, Simon a Phillip Island &ndash; come miglior risultato stagionale.&nbsp;Nella stagione successiva i risultati migliorano, principalmente grazie all&rsquo;arrivo di&nbsp;Gabor Talmacsi. Il futuro campione della categoria infatti porta per la prima volta la Malaguti in top ten con il 7&deg; posto di Estoril, replicando successivamente l&rsquo;ottimo risultato in altre tre occasioni. Sembrano i primi passi di un binomio destinato a brillare, ma - nonostante i tentativi per trattenerlo - Malaguti perde il suo pilota di punta all&rsquo;alba della stagione 2005, quando Gabor sceglie di sposare la causa della KTM. La casa bolognese si presenta cos&igrave; in griglia con Michele Pirro e Sasha Hommel, ma l&rsquo;unica soddisfazione &egrave; la 13&deg; piazza del pugliese. Nel corso della stagione si vestono di giallo &ndash; come sostituti anche Gioele Pellino e Jules Cluzel, senza ottenere risultati. &nbsp;Sembra - ed in effetti &egrave; - il prologo alla fine dell&rsquo;avventura mondiale del marchio, che nella ultima stagione in 125 si toglie la soddisfazione di brillare. Per quanto concerne la parte tecnica infatti Malaguti inizia a collaborare con Ajo Motorsport, il che unito alla velocit&agrave; di Tomoyoshi Koyama &ndash; affiancato nel box da Alexis Masbou - crea la magia.&nbsp;Il giapponese &egrave; una presenza fissa della zona punti, con diverse apparizioni in top ten: &ldquo;Koyamax&rdquo; chiude la stagione in crescendo, cogliendo il miglior risultato di sempre di Malaguti in 125, ossia il 6&deg; posto ad Estoril. La stagione positiva ad ogni modo non salva le sorti della Malaguti, che sceglie di abbandonare la categoria pur senza escludere il ritorno, che non avverr&agrave; per&ograve; mai. &nbsp; Loncin   Siamo nel 2008, e dalle ceneri del progetto Malaguti - il cui cuore pulsante dal punto di vista tecnico risiedeva nel lavoro dell&rsquo;azienda bolognese Engines Engineering - nasce l&rsquo;avventura della Loncin, azienda cinese che sbarca nel mondiale 125 con i francesi Jules Cluzel e Alexis Masbou come piloti. &nbsp;La stagione di debutto &egrave; avara di soddisfazioni, con soli pochi punti raccolti da Masbou in tre gare, dove il miglior risultato &egrave; il 14&deg; posto nell&rsquo;ultimo Gran Premio di Valencia. L&rsquo;anno successivo Cluzel viene sostituito da Tomoyoshi Koyama, che torna in un certo senso &ldquo;a casa&rdquo; dopo l&rsquo;esperienza in KTM. &nbsp;Con il giapponese i risultati migliorano, ma senza davvero impennarsi: Koyama infatti riesce ad andare a punti in sole tre occasioni, conquistando per&ograve; l&rsquo;unica top ten - 10&deg; in Germania - della breve storia mondiale della Loncin, che decider&agrave; di lasciare la 125 proprio alla fine della stagione. &nbsp; Lambretta   L&rsquo;ultimo anello della catena Engines Engineering &egrave; uno storico marchio italiano, tornato per una sola stagione sul palcoscenico mondiale sessant&rsquo;anni dopo l&rsquo;ultima volta. Stiamo parlando di Lambretta, che nel 2010 subentra alla Loncin e inizia a sognare il proprio rilancio. &nbsp;Un rilancio che - almeno per quanto concerne le competizioni - non si concretizzer&agrave; mai. Lambretta si presenta ai nastri di partenza della stagione con Marco Ravaioli ed il compianto Luis Salom, che lascia la compagine dopo sole due gare rimanendo ad ogni modo nella storia del marchio, essendo l&rsquo;unico pilota capace di portarla a punti, grazie alla 15&deg; piazza ottenuta a Jerez. &nbsp;Dal terzo Gran Premio il suo posto viene preso da un altro nome destinato a grandi cose ossia Michael Van Der Mark, che disputa sei gare senza riuscire a fare meglio della 20&deg; piazza, al pari dei tre &ndash; Isaac Vinales, Joan Perell&ograve; e Danny Kent &ndash; che lo sostituiranno nelle gare successive. &nbsp;Poca fortuna anche per Ravaioli, unico pilota in grado di disputare l&rsquo;intera stagione con lo storico marchio italiano, ad un passo per&ograve; dalla storia con la 16&deg; piazza di Indianapolis. Il progetto Lambretta come detto terminer&agrave; alla fine della sua stagione di debutto, cedendo il passo alla pi&ugrave; &ldquo;convinta&rdquo; Mahindra. Fantic e Valentino Rossi: partnership in Moto2 a partire da Silverstone       

Dalla Italjet alla Lambretta, passando per Malaguti e Loncin: progetti romantici, ma terminati troppo presto

Moto2, Fantic non seguire questi esempi: la 125 ed i suoi "marchi meteora"

&ldquo;Sono molto felice di aver ritrovato Il mio ultimo scooter da paddock, il Malaguti Phantom 50 Foggy Replica, del 2000. E&rsquo; stato in Spagna dal 2001 e finalmente lo rivedo, &egrave; arrivato a casa ieri&rdquo;, annuncia Carl Fogarty tramite i suoi profili social, dove il quattro volte iridato della Superbike &egrave; molto seguito (recentemente vi abbiamo raccontato quante visualizzazioni ha fatto il suo video di quando finisce nel fango durante un&#39;uscita in bici).    La stagione del ritiro   Il 2000 &egrave; stato un anno particolarmente difficile per Carl Fogarty, perch&eacute; proprio in quella stagione il britannico dovette ritirarsi dalle competizioni.  E&#39; il 25 aprile del 2000, infatti, quando in gara2 del gran premio d&#39;Australia, Fogarty, che &egrave; campione del mondo in carica, nel tentativo di rimontare da una brutta partenza urta accidentalmente il pilota austriaco Rolbert Ulm e, anche per via della pista umida, cade fratturandosi l&rsquo;omero del braccio sinistro.  Portato in ospedale, viene operato subito e la prognosi iniziale &egrave; di almeno 40 giorni. Fogarty fa numerosi tentativi di tornare alle competizioni ma, viste le difficolt&agrave; nel recuperare completamente la funzionalit&agrave; del braccio, il 20 settembre annuncia il ritiro definitivo dal mondiale Superbike.  Il suo posto verr&agrave; preso dall&#39;australiano Troy Bayliss. I punti ottenuti all&#39;inizio della stagione gli consentono di chiudere, la sua ultima stagione nel mondiale Superbike, al ventiseiesimo posto in classifica piloti.    The King   Fogarty, nato il 1&deg; luglio del 1965, ha solo 35 anni quando si ritira, con il soprannome di &ldquo;The King&rdquo;, per essere stato il pilota pi&ugrave; vincente del mondiale Superbike sia quanto a campionati del mondo che per numero di gare vinte: quattro i titoli mondiali &ndash; nel 1994, 1995, 1998 e 1999 &ndash; e 59 le gare vinte in sella alle Ducati 916 e 996 ufficiali. Primati che dureranno per 18 anni, fino a quando Jonathan Rea riuscir&agrave; a battere i record del grande Carl Fogarty.  Possiamo immaginare, quindi, quanti ricordi siano arrivati a casa di Foggy insieme al suo ultimo scooter da paddock.  Per la cronaca, del Phantom Malaguti Foggy Replica furono realizzati soltanto 500 esemplari, quindi si tratta di uno scooter molto ricercato fra i collezionisti. Ma di certo Fogarty non si separer&agrave; mai dal suo.  Ritiri eccellenti: cosa sto facendo qui? 

&ldquo;Guardate cosa ho trovato! E&#39; il mio ultimo scooter da paddock, il Malaguti Phantom 50 Foggy Replica, del 2000&rdquo;, annuncia Fogarty, che rivede lo scooter del suo ultimo anno in Superbike

Fogarty ritrova il suo ultimo scooter da paddock

Stagione 5 - Episodio 8: nostalgia canaglia

Motosprint The Test di Riccardo Piergentili: Malaguti RST 125

Equipaggiato da un robusto motore monocilindrico dai carter squadrati, piacevolmente grintoso per linea e livree, il Malaguti Fifty &egrave; il protagonista della prima uscita di Passione Motorini, la collana edita da Centauria e interamente dedicata agli agili mezzi che hanno popolato a lungo le strade della Penisola italiana, in edicola a partire da luned&igrave; 18 marzo e per 32 settimane consecutive.  Fedeli e dettagliate riproduzioni in scala 1:18 di alcuni tra i pi&ugrave; noti e diffusi ciclomotori, realizzate in metallo e componenti plastici, delizieranno con il loro realismo gli appassionati collezionisti, mentre i relativi fascicoli di approfondimento, da 12 pagine ciascuno, favoriranno una pi&ugrave; profonda conoscenza delle origini e delle caratteristiche tecniche di questi mezzi, non senza indagare gli aspetti peculiari della storia dei ciclomotori e passare in rassegna le principali vicende di costume nazionali e internazionali del trentennio 1960-1990.  Un viaggio affascinante, che comincer&agrave; da un motorino &ndash; il Fifty, per l&rsquo;appunto &ndash; appartenente alla nutrita famiglia dei &ldquo;tuboni&rdquo;, cos&igrave; chiamati perch&eacute; allestiti intorno ad un massiccio telaio tubolare di grande diametro conformato a &ldquo;U&rdquo;, destinato ad ospitare il carburante. Uno schema che imponeva al guidatore di &ldquo;cavalcare&rdquo; il proprio mezzo, trasmettendogli la sensazione di trovarsi ai comandi di una moto di piccola cilindrata; il cambio con comando a pedale, solitamente a quattro marce, come quello montato sul Fifty, faceva il resto.  L&rsquo;accattivante livrea nera e oro, propria del modello che troverete in edicola, si spos&ograve; alla perfezione con il carattere del piccolo Malaguti, spinto da un propulsore frizzante e divertente nonostante la ridotta potenza, appena 1,5 cavalli, e dotato di uno pneumatico posteriore di sezione maggiore rispetto alla gomma montata all&rsquo;avantreno.  &nbsp; 

Maneggevole come un ciclomotore, entusiasmante come una piccola moto. Il Malaguti Fifty, di scena dal 1974, &egrave; stato un cinquantino tra i pi&ugrave; desiderati e apprezzati dagli adolescenti degli anni Settanta e Ottanta&nbsp;

4 risultati per 'malaguti'

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