Quanto siano forti le intenzioni di riportate in auge la MotoGP negli USA &egrave; spiegato dall&#39;ingresso della struttura Trackhouse, gi&agrave; esperta in tema di competizioni ad alto livello, nella popolare e parecchio ammirata NASCAR a quattro ruote. Da parte del promoter Dorna e ulteriormente spinta dall&#39;americano Dan Rossomondo, c&#39;&egrave; pure l&#39;idea di allestire un secondo Gran Premio a stelle e strisce, per valorizzare sponsor, contatti, contratti e TV di settore. Bello, ma non perfetto: sarebbe opportuno avere sulla griglia della top class un rappresentante locale degno di nota, mancante da troppo tempo.  Da Roberts a Hayden: gli americani vincitori nel Motomondiale  Sbarc&ograve; definitivamente in Europa, mostrando immediatamente quanto ne valse il viaggio dalla California. Kenny Roberts cominci&ograve; la striscia di successi marcati Stati Uniti d&#39;America, imponendosi da &quot;marziano&quot; detentore della 500 edizioni 1978, 1979 e 1980. il suo fu dominio, ad anticipare l&#39;arriv&ograve; di un altro fenomeno USA.&nbsp; Freddie Spencer dalla Lousiana, capace di triplo alloro: 1983 in 500 e la doppietta 1985 costituita da dueemmezzo e mezzo litro.  Venne il turno di Eddie Lawson, 4 volte campione del mondo. Tre i titoli consecutivi firmati da Wayne Rainey, l&#39;uomo di Monterey nato a Los Angeles. Il texano Kevin Schwantz vinse una volta, ma significativa: pari impresa per Kenny Roberts Junior, figlio d&#39;arte. Il passaggio alla MotoGP a quattro tempi ha in Nicky Hayden l&#39;ultima affermazione made in USA.&nbsp;  Da ricordare Steve Baker e la Formula 750 firmata nel John Kocinski, detto anche &quot;Little John&quot; o &quot;Big John&quot;, in base a risultati e humor. Dall&#39;Arkansas alla 250, in aggiunta al mondiale Superbike, conquistato pure da Ben Spies. Proprio &quot;Elbowz&quot; &egrave; l&#39;ultimo americano a imporsi in un Gran Premio: Assen 2011.    Da Pat Hennen a Joe Roberts: americani al successo nel Motomondiale  Pat Hennen era di Phoenix, Arizona, e amava il dirt track. Non disdegnava per&ograve; le &quot;gare stradali&quot;, affrontate in Patria e poi nel Vecchio Continente. Nel 1976 a Imatra, Finlandia, fu egli primo firmatario USA nel Motomondiale, capostipite di una generazione, anzi, almeno due, di talenti prodotti Oltreoceano capaci di ottenere vittorie o podi.  Citiamo in ordine sparso Randy Mamola, Mike Baldwin, Jim Filice, Doug Chandler, Scott Russell, Colin Edwards - due volte sul tetto SBK - Ben Spies. Attenzione ancora al texano perch&eacute;, come detto, nella MotoGP &egrave; l&#39;ultimo ad aver calcato il gradino pi&ugrave; alto del podio.&nbsp;  Joe Roberts - nessuna parentela con Kenny e Kenny Junior - ha dato agli Stati Uniti l&#39;ultima vittora mondiale, Portimao 2022 in Moto2, nonch&eacute; ultimo podio iridato, India 2023. Si era parlato di un suo passaggio al massimo prototipale, declinato. O rimandato, vedremo.    Beaubier e Gerloff: nessuna vera chance in MotoGP  Cameron Beaubier &egrave; tornato alle radici, a seguito di un paio di campionati spesi in Moto2, Scarso feeling con la categoria di mezzo, &quot;ibrido&quot; tra prototipo e derivato di serio. Grossi successi nel MotoAmerica per lui, corridoio aperto alla MotoGP, mai raggiunta.  Garrett Gerloff ha ritoccato le statistiche stelle e strisce in SBK, aggiudicandosi podi nel recente periodo. Il texano ebbe anche l&#39;opportunit&agrave; di guidare una MotoGP. Ne ebbe due: prove libere di Valencia 2020, in sostituzione momentanea di Valentino Rossi nel team Monster Energy, con risultati pi&ugrave; che incoraggiante. Assen 2021 con Petronas, conclusa al diciassettesimo posto.  I due ex compagni di box in patria, Beaubier e Gerloff, in realt&agrave; non hanno avuto modo o tempo di conoscere la MotoGP. Sean Dylan Kelly, traballante da una sella all&#39;altra, mai l&#39;avr&agrave;? Fino a quando gli americani non avranno un vero idolo da seguire, l&#39;interesse potr&agrave; si salire, per&ograve; mai decollare. Sperando di sbagliarci.    &nbsp; 

L&#39;ultimo titolato &egrave; Nicky Hayden, a Ben Spies la vittoria pi&ugrave; recente. Se il mondiale vuole (ri)farsi largo negli USA, ha bisogno di un degno rappresentante

A.A.A. pilota americano cercasi per la MotoGP

Alla vigilia di Motegi, i piloti HRC hanno visitato il Technical College di Kanto, dove hanno potuto ammirare la RC211V del compianto #69 

MotoGP: Marc Marquez e Joan Mir in sella alla Honda di Nicky Hayden

L'australiano ha sventolato nel giro d'onore la bandiera con il 69 per omaggiare il Kentucky Kid, negli USA. Le immagini della sua domenica

MotoGP Americhe: podio per Jack Miller nel ricordo di Nicky Hayden

        Il motociclismo piange la morte di Earl Hayden, venuto a mancare mercoled&igrave; a Owensboro, nella sua casa in Kentucky. Earl, 74enne padre del campione Nicky, lottava da tempo contro un male che lo ha lentamente portato via. Il patriarca della famiglia Hayden era uscito dall&rsquo;ospedale qualche settimana fa, dopo un ricovero dovuto a una polmonite che lo aveva ulteriormente debilitato. Earl ha trascorso il Natale assieme ai suoi cari, prima di spirare nella giornata del 29 dicembre. Colpo di scena alla Dakar: Danilo Petrucci positivo al Covid-19 Una vita dedicata alle moto  Quella della famiglia Hayden &egrave; una vera e propria dinastia, segnata dall&rsquo;enorme passione per le due ruote grazie alla quale i figli Tommy, Nicky e Roger avevano intrapreso la strada del motociclismo. L&rsquo;impresa pi&ugrave; grande rimarr&agrave; il trionfo di Nicky Hayden nel 2006, quando il pilota americano riusc&igrave; a mettere fine al dominio di Valentino Rossi conquistando il mondiale MotoGP. Una giornata storica, di cui non dimenticheremo mai l&rsquo;abbraccio tra pap&agrave; Earl e il figlio, scomparso nel 2017 in seguito a un incidente stradale. Alla famiglia Hayden vanno le condoglianze della redazione di Motosprint. Poncharal: "Gardner e Fernandez hanno capito quant'&egrave; dura la MotoGP"       

Il padre del campione del mondo 2006 si &egrave; spento mercoled&igrave; dopo una lunga malattia

MotoGP: addio a Earl Hayden, padre del compianto Nicky

        Owensboro &egrave; una cittadina del Kentucky nota per essere &ldquo;la capitale mondiale del barbecue&rdquo; e per aver dato i Natali a Johnny Depp. Nel 2006, pur protagonista di &ldquo;Pirati dei Caraibi: la maledizione del forziere fantasma&rdquo; che incass&ograve; un miliardo di dollari, l&rsquo;attore si ritrov&ograve; a condividere le prime pagine dei giornali locali con un concittadino che in sella alla Honda stava riuscendo in un&rsquo;impresa unica: diventare il primo statunitense iridato della MotoGP ma soprattutto il primo al Mondo a sconfiggere con le quattro tempi Valentino Rossi. Duelli da leggenda: Harada e Capirossi, senza esclusione di colpi La vigilia   L&rsquo;anno prima Nicky Hayden aveva vinto a Laguna Seca e negli ultimi quattro GP aveva ottenuto altrettanti podi. Ma a differenza di Marco Melandri e del Dottore, anch&rsquo;essi prolifici nel finale di stagione, non brill&ograve; nei test novembrini. In Malesia destarono grande impressione i rookie Dani Pedrosa, campione della 250, che and&ograve; ad affiancare Hayden, e Casey Stoner, vice iridato della quarto di litro, rimasto con Lucio Cecchinello, al debutto in top class. Il loro arrivo, assieme a quello di Randy De Puniet in Kawasaki, e i trasferimenti di Troy Bayliss e Alex Barros in Superbike, abbassarono l&rsquo;et&agrave; media. A ci&ograve; contribu&igrave; pure l&rsquo;ostracismo nei confronti di Max Biaggi, che sembrava pronto a salire su una terza Verdona, prima che la Bridgestone negasse la fornitura. Della questione si occup&ograve; pure il senatore Giuseppe Scalera: &ldquo;Sportivi come lui sono una risorsa per il Paese e devono essere tutelati&rdquo; con un&rsquo;interrogazione parlamentare a due ministri. L&rsquo;ultima a scaricare il romano fu la Camel, che complet&ograve; il tradimento diventando sponsor Yamaha per oltre 12 milioni l&rsquo;anno, aggiudicandosi il testimonial pi&ugrave; ambito, Rossi. L'anno stregato di Valentino  Ma incredibilmente, assieme agli adesivi con i loghi sembr&ograve; traslocare dalle RC211V alle M1 pure il chattering, un problema che Valentino inizi&ograve; a patire a gennaio: &ldquo;La moto &egrave; rigida, non copia le buche, salta&rdquo;. Tra i pi&ugrave; in palla nei test, poi, Loris Capirossi e Sete Gibernau con le nuove Ducati dotate del ride-by-wire. Fatta eccezione per le Rosse, il Gran Premio inaugurale, a Jerez, sovvert&igrave; tutti i rapporti di forza nei team: Pedrosa secondo davanti ad Hayden, Toni Elias quarto al debutto con Gresini precedendo Melandri, mentre Rossi prese tre punti in meno di Colin Edwards. Valentino, per&ograve;, fu tamponato proprio da Elias alla prima curva: se il buongiorno si vede dal mattino&hellip; quell&rsquo;inconveniente fu un simbolo della stagione del sette volte iridato. Il GP Spagna fu di Capirossi, in testa dal semaforo al traguardo. Il passaggio a vuoto di Rossi sembr&ograve; alle spalle con il successo in Qatar, il 54&deg; in classe regina, come Mick Doohan, ma sorrise anche Stoner per la pole. Il GP Turchia rimescol&ograve; le carte, con la battaglia tra Stoner, Melandri e Pedrosa decisa all&rsquo;ultimo giro: alla prima curva il pilota fantino fin&igrave; a terra mentre alla terzultima il romagnolo infil&ograve; Casey. Zitto zitto, Hayden balz&ograve; in testa alla classifica, con un punto su Capirex, la cui firma era diventata un tatuaggio sul piede destro della moglie Ingrid. In Cina, Pedrosa divenne il quarto vincitore diverso e la festa nel box HRC fu accresciuta dalla doppietta che mancava dal GP Catalunya 2002 e dai guai della Yamaha, incapace di adattarsi alla nuova anteriore Michelin (il gommista si scus&ograve; per l&rsquo;accaduto). L&rsquo;assenza di italiani tra i primi sei non si verificava da un&rsquo;eternit&agrave;, addirittura 1694 giorni, mentre Kentucky Kid, grazie al quarto podio, allarg&ograve; la forbice sugli inseguitori. L&rsquo;attesa riscossa arriv&ograve; a Le Mans con Melandri vincitore davanti a Capirossi ma soltanto per la jella di Rossi, fermato dal motore a otto giri dalla fine dopo una galoppata solitaria. La rimonta del #46  A quel punto il Dottore era soltanto ottavo a 43 punti dallo statunitense, 39 dal duo italiano e 33 da Pedrosa. Il pesarese ci scherz&ograve; su presentandosi al Mugello con un adesivo dietro la sella con la scritta -43 e il cane Guido in un igloo. Non gioc&ograve; invece in pista, tornando a far valere la sua legge mentre Capirossi, secondo, agguant&ograve; in vetta Hayden, terzo. Il sogno bolognese dur&ograve; soltanto lo spazio di due settimane, perch&eacute; alla prima staccata del GP Catalunya Gibernau si spost&ograve; repentinamente, colpendo Capirossi a 195 km/h. Il catalano si catapult&ograve; in avanti mentre Loris, centrato al gomito e al polmone sinistri, fin&igrave; addosso a Melandri. Ad amplificare lo spavento, il braccio sinistro di Marco rest&ograve; incastrato tra forcellone e scarico della moto di Pedrosa, ma il romagnolo se la cav&ograve; con la lussazione della clavicola e la distorsione del rachide cervicale. Alla ripartenza il pi&ugrave; lesto fu Stoner, poi caduto, mentre vincendo Valentino risal&igrave; al terzo posto, a -29 da Hayden che per&ograve; ad Assen invert&igrave; la tendenza, prendendosi il primo successo dell&rsquo;anno, complice l&rsquo;errore di Edwards all&rsquo;ultima varian te, quando Texas Tornado sembrava aver vinto il duello tutto USA facendo un favore al compagno Rossi. Il quale corse menomato per la frattura alla mano destra per il volo alla Ramshoek a 190 km/h il venerd&igrave;: partito per la seconda volta in carriera in ultima posizione, chiuse 8&deg;, con Capirossi (ancora sofferente per l&rsquo;incidente di Barcellona) 15&deg;. Con il secondo posto di Donington e il successo in Germania, festeggiato con la maglia di Marco Materazzi (sette giorni prima l&rsquo;Italia aveva vinto il Mondiale a Berlino), Rossi torn&ograve; a 26 punti da Hayden. L&rsquo;illusione sembr&ograve; svanire a Laguna Seca perch&eacute; prima la gomma posteriore poi il motore piantarono in asso l&rsquo;alfiere Yamaha. Hayden si aggiudic&ograve; la vittoria e quasi raddoppi&ograve; il suo vantaggio, salendo a 51 punti sul campione in carica. Il crash dell'Estoril e il finale di Valencia   Nelle successive quattro gare, per&ograve;, Rossi conquist&ograve; altrettanti podi incluso un successo mentre Nicky fu una volta quarto, due quinto, e nono a Brno, dove Capirossi tolse ad Angel Nieto il record per il pi&ugrave; lungo intervallo tra il primo e l&rsquo;ultimo GP vinto. Cos&igrave; a due gare dal termine in lizza per il bersaglio grosso erano ancora in cinque: Hayden 236 punti, Rossi 224, Melandri 209, Capirossi 205 e Pedrosa 202. Gli ultimi tre uscirono di scena all&rsquo;Estoril nella gara vinta da Elias per due millesimi su Rossi, che era stato informato del ritiro di Hayden, abbattuto al quinto giro dal compagno di squadra Pedrosa. &ldquo;Nessuno nel team &egrave; andato a dirgli di non attaccarmi in modo troppo duro&rdquo; fu il rammarico dello yankee, crollato a -8 da Valentino. Ma Nicky non sapeva che quel giorno Elias, togliendo cinque punti a Rossi per un&rsquo;inezia, gli aveva fatto un assist clamoroso. Nell&rsquo;atto conclusivo a Valencia, Rossi conquist&ograve; la pole davanti alle Ducati di Troy Bayliss, presente al posto di Gibernau, e Capirossi. Ma dopo un solo giro di gara, la lepre divenne cacciatore, a causa di uno stacco di frizione pessimo: Hayden era quarto, Rossi settimo. Nelle due tornate seguenti Nicky guadagn&ograve; la seconda piazza, con il rivale inchiodato in settima e virtualmente -3. A completare la frittata Vale cadde al quinto giro in una curva da 80 km/h: la dittatura del Dottore era finita. Bayliss divenne il primo a vincere in un anno nelle due categorie principali, SBK e MotoGP, precedendo Capirossi. Hayden, terzo, coron&ograve; il sogno di una vita per quei 5 punti. E oggi, dopo la sua scomparsa, commuove rivedere le lacrime di gioia di Kentucky Kid con il padre Earl. Duelli da leggenda: Ekerold contro Mang al N&uuml;rburgring       

In una stagione da thriller, Hayden riusc&igrave; a laurearsi campione a Valencia, conquistando la ribalta al pari del concittadino Johnny Depp. Rossi abdic&ograve; dopo una stagione stregata, tra noie tecniche, vittorie sfuggite in extremis e, quando la rimonta sembrava compiuta, con l&rsquo;errore nel GP conclusivo

MotoGP Story: stagione 2006, il sogno di Nicky Hayden

Anche nello sport, come in altri contesti, quando si manifesta un risultato sorprendente si fanno largo le teorie pi&ugrave; misteriose e, in alcuni casi, assurde: dalle varie sfumature sul malore di Ronaldo, il Fenomeno, prima della finale calcistica di Francia &rsquo;98 passando per il sorpasso di Lewis Hamilton su Timo Glock all&rsquo;ultima curva del Mondiale di Formula 1 del 2008 fino alla rimonta da 0-8 a 9-8 per Oracle nella America&rsquo;s Cup 2013. A tale schema non sfugge il GP Valencia 2006 della MotoGP, che secondo la quasi totalit&agrave; degli esperti avrebbe dovuto regalare a Valentino Rossi il sesto titolo iridato consecutivo nella classe regina.  Duelli da leggenda: Harada e Capirossi, senza esclusione di colpi  Un trionfo scritto, ma...     Anche il 77,3% degli appassionati, 49.004 internauti interpellati dal sito della MotoGP pochi giorni prima della gara, espressero analogo pensiero: dall&rsquo;alto degli otto punti di vantaggio su Nicky Hayden, il Dottore si sarebbe riconfermato campione del Mondo. Eppure quella era stata una stagione differente dalle precedenti, annate nelle quali Rossi aveva silenziato le aspirazioni dei rivali fin dai primi vagiti: all&rsquo;esordio del 2006, a Jerez, fu tamponato da Toni Elias alla prima curva e rimedi&ograve; due soli punti. Poi, dopo il trionfo in Qatar, manc&ograve; nuovamente il podio in Turchia (4&deg;) e incapp&ograve; in un duplice zero in Cina (problema di gomme) e Francia (la sua Yamaha si ammutol&igrave; a otto giri dalla fine quand&rsquo;era al comando). Dopo soltanto cinque GP il campionato sembrava compromesso perch&eacute; Rossi aveva 43 punti di ritardo dallo statunitense (quattro volte sul podio ma mai vincitore), 39 sia da Marco Melandri che da Loris Capirossi e 33 dal rookie Dani Pedrosa. Come se non bastasse, davanti alla Yamaha numero 46 c&rsquo;erano pure quella del compagno di team Colin Edwards e le altre Honda di Casey Stoner ed Elias.  Con il duplice trionfo al Mugello e a Barcellona (teatro della drammatica carambola al via con cui Sete Gibernau atterr&ograve; il compagno Capirossi, Melandri e Pedrosa, uno &ldquo;zero&rdquo; ferale per le loro chance di titolo) il pesarese si rilanci&ograve; ma con altri due podi Nicky continuava ad avere 29 punti di margine. E quando vinse ad Assen approfittando della caduta di Edwards a pochi metri dal traguardo, con Vale 8&deg; il giorno dopo essersi fratturato una mano, Hayden salut&ograve; la compagnia: 42 lunghezze su Pedrosa, 44 su Capirex e 46 su Rossi e Melandri.&nbsp;  Tre GP pi&ugrave; tardi, l&rsquo;americano concesse il bis in casa, a Laguna Seca, e con il concomitante ko del motore della sua M1, Valentino scivol&ograve; a 51 punti da Kentucky Kid con soltanto sei round (150 punti) restanti. Nelle successive cinque gare, per&ograve;, Rossi conquist&ograve; altrettanti podi e Hayden nessuno, con l&rsquo;aggravante del ritiro all&rsquo;Estoril, abbattuto in staccata dall&rsquo;altra RCV211V di Pedrosa, in un improvvido tentativo di sorpasso. E cos&igrave; Hayden si ritrov&ograve; alla vigilia di Valencia con 236 punti contro i 244 di Rossi che avrebbero potuto essere 249, se Valentino non fosse stato beffato sul traguardo portoghese per due (!) millesimi dall&rsquo;immancabile Elias con la Honda di Fausto Gresini.  Tra le due gare iberiche c&rsquo;erano due settimane e oltre ad allenarsi, Valentino ne approfitt&ograve; per andare al CONI a ritirare il Diploma d&rsquo;Onore e per incontrare Romano Prodi assieme ad Andrea Dovizioso. L&rsquo;allora premier gli disse: &ldquo;Quando mia moglie la vede in TV sfrecciare in pista si mette le mani sugli occhi&rdquo;. Nicky invece ricevette una e-mail dal presidente HRC Suguru Kanazawa, dispiaciuto per l&rsquo;autoscontro dell&rsquo;Estoril che aveva lasciato segni evidenti sul morale, sulla spalla e sul bicipite destro dell&rsquo;ex capoclassifica: &ldquo;Come volete che mi senta?&rdquo; raccont&ograve; alla stampa Hayden il gioved&igrave;: &ldquo;Ho passato quasi tutta la stagione al centro della conferenza stampa e ora al mio posto c&rsquo;&egrave; Valentino. Spero di riprendermi quel posto, ma devo vincere&rdquo;.  Il weekend di Valencia     Nicky aveva bisogno di almeno un alleato che nell&rsquo;ultimo GP si frapponesse tra s&eacute; e il rivale, ma lo stesso Vale cercava il sostegno di Edwards che, come detto, ad Assen aveva praticamente battuto Hayden in volata, ma la successiva caduta di Texas Tornado fu un altro colpo per le chance di titolo di Rossi: &ldquo;Dopo l&rsquo;Estoril ho parlato con Colin: le Honda sono tante, troppe, ma lui qui pu&ograve; essere molto utile. La pista gli piace e ci ha corso anche in Superbike&rdquo;. Al suo fianco, Rossi aveva al suo fianco la milanese Arianna Matteuzzi (la loro storia &egrave; finita l&rsquo;anno dopo), mentre Nicky era single. Al box a Valencia poteva confidare su pap&agrave; Earl, mamma Rose, tre dei quattro fratelli e aveva accettato di buon grado le telecamere di MTV che non lo mollavano un istante per la realizzazione di una serie TV in quattro puntate intitolata &ldquo;The Kentucky Kid&rdquo;.  Nelle prime libere Rossi fu il pi&ugrave; veloce ma Stoner era a soli sei millesimi e Hayden a sette. Nelle FP2 con l&rsquo;abbassamento dei tempi sul giro di un secondo si misero in luce le moto gommate Bridgestone: la Ducati fu in testa con Capirossi, seguita dalla Kawasaki di Randy De Puniet e dalla Suzuki di Chris Vermeulen. Il primo con le Michelin era Hayden che al posto della tradizionale scritta Kentucky Kid aveva fatto cucire sulla tuta &ldquo;All in 69&rdquo; accompagnato da montagne di fiches e cinque carte da gioco (quattro di quadri, in scala, con l&rsquo;ultima coperta), quarto a otto decimi: &ldquo;Sono soddisfatto, la moto mi &egrave; piaciuta fin dal mattino&rdquo;. Per nulla preoccupato Rossi settimo, autore di 16 giri di fila con un passo di 1&rsquo;33&rdquo;5: &ldquo;So che di Loris mi posso fidare, se vince lui i 25 punti non li prende Hayden&rdquo;. Il giorno dopo per&ograve; il presunto aiuto non sembrava pi&ugrave; necessario: Valentino fu primo in FP3 con 37 millesimi sul rivale e 316 su Capirossi e concesse il bis in qualifica, con Hayden relegato in seconda fila con il 5&deg; tempo, a 376 millesimi. La giornata perfetta si concluse con il trionfo della sua Inter per 4-3 nel derby.  La gara decisiva   Il mattino dopo, in circuito erano presenti 125mila spettatori, buona parte dei quali tifosi di Rossi, come testimoniato dalla miriade di t-shirt e cappellini gialli. Il crescendo di emozioni inizi&ograve; con la vittoria di Hector Faubel in 125 (Alvaro Bautista era gi&agrave; campione) e il titolo conquistato da Jorge Lorenzo in 250. Un degno antipasto alla classe regina ma quando alle ore 14, un minuto e 18 secondi si spensero i semafori la Yamaha in pole non riusc&igrave; a scaricare a terra tutta la potenza, a causa di uno stacco di frizione sbagliato. E cos&igrave; alla prima curva entrarono per prime le Ducati di Troy Bayliss (sostituto dell&rsquo;infortunato Gibernau, un premio dopo il secondo titolo Superbike) e Capirossi, seguite da Pedrosa, Stoner e Rossi. Alla curva seguente quest&rsquo;ultimo fu infilato da Hayden che a met&agrave; giro pass&ograve; pure l&rsquo;australiano. Dopo il primo giro Nicky era quarto con Vale settimo ma nei due giri seguenti lo statunitense pass&ograve; Loris e Dani, guadagnando la seconda piazza dietro lo scatenato Bayliss. Inchiodato in settima posizione dietro alle due Rosse e a quattro Honda, Valentino era virtualmente scavalcato di tre punti.    Restavano 27 giri da completare, ma alla seconda curva del 5&deg; passaggio Rossi fin&igrave; gambe all&rsquo;aria, in una curva da 80 km/h. Ripartito ultimo, a 25 secondi dai primi, rimont&ograve; fino al tredicesimo posto mentre Hayden, informato dell&rsquo;accaduto, diede strada a Capirossi per la doppietta Ducati. Con i 16 punti del 3&deg; posto Hayden si laure&ograve; campione del Mondo: &ldquo;Mio Dio, questo &egrave; un gran giorno, ho dedicato tutta la mia vita per vivere questo momento!&rdquo; disse. Rossi ammise l&rsquo;errore, ma fece capire che si era giocato il titolo prima di scivolare: &ldquo;Il rosso si &egrave; spento con un attimo di ritardo e mi sono impappinato al via. Il Mondiale l&rsquo;ho perso l&igrave;. Ma le condizioni della pista non erano le stesse di ieri&rdquo;.    Un paio di giorni dopo per&ograve; il suo capotecnico Jeremy Burgess si lasci&ograve; sfuggire: &ldquo;Sembra che al 5&deg; giro Valentino abbia accelerato troppo, ma non &egrave; chiaro. Abbiamo visto foto frontali, c&rsquo;&egrave; la sensazione di qualcosa di strano nel comportamento della gomma anteriore&rdquo;. Una teoria sostenuta anche dal connazionale Stoner, non certo l&rsquo;amico del cuore di Rossi, nella sua autobiografia: &ldquo;Non appena le luci si spensero, Rossi si trov&ograve; nei guai. Fui uno dei sei che lo superarono al primo giro. La gomma anteriore e la posteriore non volevano saperne di collaborare tra loro. Credo che gli avessero dato una gomma difettosa. Non so perch&eacute; qualcuno avrebbe dovuto farlo&rdquo;. Fu l&rsquo;epilogo di una stagione stregata per Rossi, alla prima vera sconfitta della sua carriera.  Duelli da leggenda: Ekerold contro Mang al N&uuml;rburgring 

Il sorpasso in classifica, l&rsquo;incontro con il premier Prodi, la pole position e persino il derby vinto dall&rsquo;Inter: alla vigilia di Valencia, tutto giocava a favore di Rossi, ma il fluido magico si interruppe (colpa di una gomma?). E a trionfare fu l&rsquo;indimenticato Hayden, ultimo yankee iridato

Duelli da leggenda, Valencia 2006: Hayden campione, Rossi per terra

Il successo iridato conquistato da Fabio Quartararo al termine del GP dell&#39;Emilia Romagna ha permesso di riscrivere alcune delle statistiche del Motomondiale, che non venivano ritoccate da qualche anno.  Fabio Quartararo: da giovane stellina a primo campione francese della MotoGP  Le statistiche   Grazie ai suoi 22 anni e 187 giorni Quartararo &egrave; diventato il sesto pilota pi&ugrave; giovane a conquistare l&rsquo;iride nella classe regina, il terzo pi&ugrave; giovane se consideriamo solo l&rsquo;era MotoGP dove a primeggiare &egrave; Marc Marquez (20 anni e 266 giorni) davanti a Casey Stoner (21 anni e 342 giorni).  Il trionfo di Fabietto rappresenta un traguardo anche per la sua Francia, che mai aveva ottenuto un successo nella top class. Prima di lui, erano stati Tournadre, Sarron, Jacque, Vincent, Di Meglio e Zarco a conquistare il successo nelle altre classi del Motomondiale.  El Diablo &egrave; il 17&deg; pilota a vincere in top class senza aver mai vinto un titolo nelle classi leggere, il primo europeo dal 1982 quando a riuscirci fu Franco Uncini. Nell&rsquo;era MotoGP un&rsquo;impresa simile era riuscita solo a Nicky Hayden e Casey Stoner.    La fine del dominio spagnolo   Concludiamo con un altro dato: con il successo maturato in Riviera, Quartararo ha posto fine all&rsquo;egemonia spagnola in MotoGP. Dal 2012 al 2020, infatti, la classe regina aveva visto solo trionfi iberici con Jorge Lorenzo, Marc Marquez e Joan Mir.  Un altro segno dei cambiamenti che la MotoGP sta attraversando.  MotoGP, a casa dell&#39;idolo Valentino arriva la consacrazione di Quartararo 

Alcuni numeri sul trionfo iridato di Fabio Quartararo, primo pilota Yamaha a vincere il campionato MotoGP dopo il 2015

MotoGP: Quartararo come Uncini, Hayden e Stoner

&ldquo;32 giri di successo. Buon compleanno Aleix!&rdquo; Questi sono gli auguri di che Aprilia ha riservato al suo pilota di punta Aleix Espargar&ograve; che oggi, venerd&igrave; 30 luglio, festeggia il compleanno. Il catalano, residente ad Andorra, si &egrave; goduto le vacanze in Costa Brava, nei pressi di Port D&#39;Aro con la famiglia, la moglie Laura e i gemellini Max e Mia e da qualche giorno &egrave; tornato a casa per riprendere l&rsquo;allenamento in vista della seconda parte della stagione.  Costantemente al lavoro   Di questi 32 anni ben 19 li ha passati nel paddock del Mondiale, di cui gli ultimi dieci nella top class. Questo &egrave; il quinto anno in cui veste i colori Aprilia ed &egrave; il momento in cui la RS-GP ha raggiunto un buon livello di competitivit&agrave; e lui &egrave; pi&ugrave; informa che mai. Tanto che neanche il giorno del suo compleanno se lo prende di riposo. Anzi! Il fratello maggiore di Pol, pilota Honda, &egrave; impegnato in una tappa maraton, per migliorare sempre pi&ugrave; la sua condizione fisica. E chiss&agrave; che la prossima settimana, quando ripartir&agrave; il campionato, si possa fare come regalo di compleanno un bel podio. Che sarebbe anche il primo di Aprilia in MotoGP.    Nicky sempre con noi   Se fosse ancora tra noi, oggi sarebbe anche il compleanno di Nicky Hayden, che spegnerebbe ben 40 candeline. L&rsquo;americano, campione del mondo 2006 in MotoGP, &egrave; mancato prematuramente il 22 maggio 2017 a seguito di un incidente mentre si stava allenando in bici, ma come si dice: &ldquo;Non muore mai chi vive nel cuore di chi resta&rdquo;. Quindi buon compleanno anche a te, Nicky!  MotoGP, Albesiano: &quot;Dovizioso ha aiutato molto Aprilia&quot; 

Nell&rsquo;attesa di tornare alla guida della sua Aprilia RS-GP il catalano festeggia 32 anni allenandosi, mentre l&#39;americano ne avrebbe compiuti 40

MotoGP, buon compleanno Aleix Espargar&ograve; (e Nicky Hayden)

Il Tutagate che ha visto protagonista Fabio Quartararo negli ultimi giri del GP Catalunya ha tenuto banco per oltre una settimana. Colpa dell&rsquo;unicit&agrave; di un simile inconveniente e del mancato intervento della Direzione Gara che avrebbe dovuto fermare il francese per il tempo necessario a ripristinare le condizioni di sicurezza del suo abbigliamento.  Quella (s)volta che: Il primato di McGuinness al TT  Nessun precedente, ma casi analoghi   Nonostante diverse ricerche non sono riuscito a scovare casi analoghi. Tuttavia ho riportato in superficie un episodio accaduto nella prima edizione del GP Qatar, nel 2004. Quel weekend pass&ograve; alla storia per la penalizzazione di Valentino Rossi e Max Biaggi, retrocessi in fondo alla griglia perch&eacute; alcuni membri dei loro team furono sorpresi a spazzolare e pulire la piazzola da cui i due big italiani sarebbero partiti in gara. Il romano fin&igrave; 6&deg; a 39 secondi da Sete Gibernau a cui il pesarese, caduto dopo cinque giri, dichiar&ograve; apertamente guerra, accusandolo della soffiata: &ldquo;Speravo di avere una scusa per non parlargli e adesso ce l&rsquo;ho. Sete &egrave; il mandante, mentre l&rsquo;esecutore &egrave; Juan Martinez, suo capotecnico diventato famoso grazie a me&rdquo;.  Nella 250, invece, l&rsquo;assenza di dati pregressi su quel tracciato comport&ograve; distacchi importanti fin dalle qualifiche: in pole l&rsquo;Aprilia di Sebastian Porto con 471 millesimi sulla Honda di Dani Pedrosa, oltre un secondo e un decimo sulla seconda moto di Noale e un secondo e 7 decimi sulla terza, rispettivamente affidate Alex De Angelis e Randy De Puniet. Quinto, a sei millesimi dal francese, Toni Elias con la Honda-Fortuna. Il nome dello sponsor non rispecchi&ograve; la situazione dello spagnolo, perch&eacute; ai tempi la prima fila era composta da quattro moto, ma nulla in confronto a quanto gli accadde nel giro di ricognizione: la saponetta posta sul ginocchio destro si stacc&ograve; e cos&igrave; Elias rientr&ograve; ai box per farsene mettere un&rsquo;altra.  Costretto a partire dalla corsia box, Toni si rese protagonista di una rimonta memorabile: da 24&deg; alla fine del primo giro, entr&ograve; nella Top 10 al quinto ma poco dopo come raccont&ograve;:&nbsp;&ldquo;L&rsquo;ho persa (la saponetta, ndr) di nuovo e quindi ho continuato la gara appoggiandomi sulla parte in pelle della tuta finch&eacute; non si &egrave; completamente consumata, e quando ho sentito che iniziavo a strisciare con la pelle del ginocchio ho dovuto smettere di appoggiarmi. Questo &egrave; stato un handicap molto importante&rdquo;. In effetti dal terzo al dodicesimo giro gir&ograve; sempre sotto il 2&rsquo;05&rdquo;9 spingendosi fino a 2&rsquo;04&rdquo;6, arrivando a meno di sei secondi da Franco Battaini, quarto. Quando per&ograve; la pelle della tuta inizi&ograve; ad assottigliarsi, Elias alz&ograve; i suoi crono di un paio di secondi, ma riusc&igrave; a concludere al sesto posto &ndash; lo stesso a cui &egrave; stato confinato Quartararo per la duplice penalizzazione di Barcellona &ndash; a 14 secondi da Battaini: &ldquo;Senza tutti questi problemi sarei potuto facilmente andare a podio&rdquo;.  Il caso di Nicky Hayden e Jorge Lorenzo   Sei anni dopo a patire un simile guaio fu Nicky Hayden in occasione del GP Indianapolis. Scattato dalla prima fila, l&rsquo;indimenticato Kentucky Kid perse la saponetta dopo pochi km: &quot;Non riesco a credere a ci&ograve; che &egrave; successo, ho perso per un istante l&rsquo;anteriore al terzo giro e il mio ginocchio sinistro si &egrave; incastrato su un tombino posto su un cordolo e cos&igrave; si &egrave; strappato il velcro. Mi ha quasi disarcionato dalla moto. All&rsquo;inizio ho sentito un dolore acuto ma me ne sono accorto soltanto al traguardo. Qui ci sono molte curve a sinistra e da quel momento ho dovuto prendermela con molta calma&quot;. Curiosamente, anche il ducatista (sotto, con il particolare della ginocchiera sinistra ormai a pezzi) fin&igrave; in sesta posizione, mentre la tuta bucata all&rsquo;altezza del ginocchio risult&ograve; da buttare.  Restando in tema saponette va ricordato l&rsquo;episodio di cui &egrave; stato protagonista Jorge Lorenzo nelle seconde libere del GP Argentina di due anni fa. Le immagini TV mostrarono le scintille che producevano a contatto con l&rsquo;asfalto, a causa dei piccoli chiodi in titanio di cui erano dotate. In quel caso Danny Aldridge, direttore tecnico della MotoGP, chiese di toglierle e pochi giorni dopo la Safety Commission introdusse il divieto di utilizzare saponette con materiali metallici perch&eacute; le scintille avrebbero potuto condizionare od ostacolare il campo visivo altrui.  Quella (s)volta che: Il coraggio di Carl Fogarty al Nurburgring 

Prima del guaio di Quartararo, anche Hayden ed Elias fecero un 6&deg; posto sofferto e in condizioni similari

Quella (s)volta che: il Tutagate e i suoi casi analoghi del passato

Una vicenda tutt&#39;altro che conclusa. I famigliari di Nicky Hayden&nbsp;chiedono un risarcimento di 15 milioni di euro all&#39;allora 30enne, alla guida&nbsp;dell&#39;auto che invest&igrave; lo sfortunato ex Campione del Mondo MotoGP,&nbsp;e che nel 2018 fu condannato a un anno per omicidio stradale dal Tribunale di Rimini.&nbsp;L&rsquo;automobilista &ldquo;da allora non si &egrave; pi&ugrave; ripreso dallo shock, ha smesso di lavorare e soffre di depressione&rdquo; hanno spiegato gli avvocati Pierluigi Autunno e Francesco Pisciotti.  &quot;Impatto inevitabile&quot;   L&#39;auto del giovane, quel 17 maggio 2017, aveva superato effettivamente i limiti consentiti in quel tratto di strada: 72,8 km orari, dice il risultato delle perizie effettuate, invece dei 50 km orari, limite di velocit&agrave; in quel maledetto punto in cui l&#39;auto si scontr&ograve; con la bici su cui viaggiava il compianto pilota statunitense.&nbsp; L&#39;impatto quindi &quot;era inevitabile&quot; secondo&nbsp;il&nbsp;perito della difesa&nbsp;che ha sostenuto che anche se, l&rsquo;automobilista avesse rispettato il limite di velocit&agrave;, Hayden, non rispettando lo stop sarebbe comunque finito contro l&rsquo;auto. Gli avvocati hanno fatto il ricorso alla Corte d&rsquo;Appello e attendono ancora la data per l&rsquo;udienza.  La causa civile   Nel frattempo &egrave; iniziata la causa civile, promossa dai familiari di Hayden dalla sua fidanzata e dalla societ&agrave; che gestiva gli interessi del pilota. Come riporta il Resto del Carlino la richiesta di risarcimento degli avvocati dell&#39;assicurazione di Hayden &egrave; salita dagli iniziali 6 milioni, quando si apr&igrave; il processo qualche mese&nbsp;fa, a 15 milioni di euro. Nella somma &egrave; inclusa anche la spesa per realizzare un monumento a Nicky negli Stati Uniti.  Il dramma di Hayden: ci manchi Nicky! 

Nel processo civile voluto dai famigliari del compianto pilota statunitense la richiesta degli avvocati &egrave; salita dagli iniziali 6 milioni di massimale

Nicky Hayden: la famiglia chiede 15 milioni di risarcimento

        Nicky Hayden, or rather one of the best loved riders of all time. Gone before his time and never forgotten, the Kentucky Kid continues to receive awards that go beyond his sporting career. And now the 2006 MotoGP world champion has been added to another special list reserved for stars of the American motorsport world. The Motorsports Hall of Fame of America. Or rather the ultimate recognition for a professional rider. His world title, victories, character, and way of acting all contributed to making him a true legend, particularly from a human standpoint. And talking of legends, the prestigious list already features the likes of Eddie Lawson, Jeremy Mc Grath, Gary Nixon, Fred Merkel, Wayne Rainey, Kevin Schwantz, Bubba Shobert, Scott Parker. As well as Mario Andretti, Jim Clark, and Nigel Mansell. What a group. That unforgettable 2006 MotoGP  One title, only one, but what a title. Because he won it by beating the likes of Valentino Rossi, Loris Capirossi, Marco Melandri, Dani Pedrosa and many other MotoGP aces. Nicky remains the last American to have taken the reigning class title home to the United States. Success didn&rsquo;t change him. Hayden remained the same laid-back and polite guy he was back in 2002, when he took part in the Laguna Seca SBK round as a wildcard entry. Honest, respectful, serious. Fast. The Kentucky Kid would attract respect and admiration wherever he went. He was always accompanied by his dad Earl, whose other sons, Tommy and Roger Lee, were also competing in various professional championships. But Nicky was Nicky, the most talented in a family of racers who continue to set an example. And Nicky was the ultimate example. At times we cannot believe it. His smile was incredible. Translated by Heather Watson MotoGP, Melandri: &ldquo;That's how my ankle looked at Laguna Seca in 2007&rdquo;       

The Kentucky Kid has been added to the most prestigious list in American motorsport, becoming a national and international symbol for his sport

Hayden the legend: Nicky inducted into the Motorsports Hall of Fame

Nicky Hayden, ovvero, uno dei piloti pi&ugrave; amati di sempre. Prematuramente scomparso e mai dimenticato, Kentucky Kid continua a ricevere onoreficenze, che vanno oltre la semplice carriera sportiva. Il campione della MotoGP anno 2006 &egrave; stato inserito - ancora - in una lista speciale che annovera specialisti delle competizioni a stelle e strisce.  La Motosports Hall of Fame of America. Cio&egrave;, il massimo della riconoscenza per un corridore professionista statunitense. Il titolo ottenuto nella Classe Regina, le sue vittorie, il modo di fare e di comportarsi lo hanno portato a diventare una vera leggenda, soprattutto umana.  A proposito della lista di miti, vi proponiamo alcuni nomi che hanno preceduto il numero 69. Per esempio, Eddie Lawson. Oppure, Jeremy Mc Grath. Ancora, Gary Nixon, Fred Merkel, Wayne Rainey, Kevin Schwantz, Bubba Shobert, Scott Parker. Poi Mario Andretti, Jim Clark, Nigel Mansell. C&#39;&egrave; l&#39;imbarazzo della scelta.  Quella MotoGP 2006 indimenticabile     Un titolo vinto, uno solo, ma molto pesante. Perch&eacute; ottenuto contro Valentino Rossi, Loris Capirossi, Marco Melandri, Dani Pedrosa e tanti altri assi della MotoGP. Nicky rimane ad oggi l&#39;ultimo americano ad aver regalato agli Stati Uniti l&#39;alloro della Classe Regina.&nbsp;  Il successo non lo cambi&ograve;. Hayden &egrave; rimasto sempre il ragazzo semplice ed educato che si present&ograve; nel paddock di Laguna Seca nel 2002, quando esib&igrave; la sua wild card SBK. Onesto, rispettoso, serio. Veloce. Kentucky Kid, ovunque lo si nomini, attira rispetto ad ammirazione.  Accanto a lui, sempre pap&agrave; Earl, che aveva gi&agrave; i figli Tommy e Roger Lee impegnati in diverse competizioni professionistiche. Per&ograve;, Nicky era Nicky, il pi&ugrave; talentuoso di famiglia, per una stirpe di corridori che fa ancora da esempio e lui ne era l&#39;esempio migliore. A volte non ci si crede, il suo sorriso era incredibile.   Nicky will be inducted into the Motorsports Hall of Fame of America (MSHFA) it was just announced this past weekend before the start of Rolex 24 at Daytona, follow his foundation pages on Instagram &amp; facebook #halloffame #rideonkentuckykid #legend #69 #motogp #wsbk #motorsports pic.twitter.com/ckieamp0P5 &mdash; roger hayden (@rogerhayden95) February 3, 2021    Motomondiale: i numeri 1 della storia della Top Class   

Kentucky Kid &egrave; stato insignito nella lista pi&ugrave; prestigiosa del motosport americano, divenendo un simbolo nazionale e mondiale degli sport a motore

Hayden sempre pi&ugrave; leggenda: Nicky entra nella Motorsports Hall of Fame

Un tragico incidente ce lo ha portato via troppo presto, ma Nicky Hayden resta e rester&agrave; eternamente indimenticabile per tutti gli amanti della MotoGP e non solo. A quattro anni dalla sua scomparsa Kentucky Kid, l&rsquo;ultimo pilota a stelle e strisce a vincere un titolo nella Classe Regina, &egrave; stato inserito nella prestigiosissima Motorsports Hall of Fame of America. Un annuncio meritatissimo, quello fatto durante la 24 Ore di Daytona, che si aggiunge alle tante onorificenze consegnate alla famiglia di uno dei piloti pi&ugrave; amati di sempre

MotoGP, Nicky Hayden leggendario: entra nella Motorsports Hall of Fame of America

Chi url&ograve; (di gioia) pi&ugrave; forte? Pap&agrave; Earl o il figlio Nicky? Tutta la famiglia Hayden, in effetti. Perch&eacute; a Valencia, esattamente 14 anni fa, Kentucky Kid tocc&ograve; il cielo a due mani, diventando campione del Mondo classe MotoGP, la Regina, che lui aveva corteggiato piano piano, sino a conquistarla con grande classe.  Il 29 ottobre del 2006 rimane un giorno epico, indelebile. In lizza per il titolo c&rsquo;erano il numero 69 Honda ed un numero 46, gi&agrave; iridato - pi&ugrave; volte - che guidava la Yamaha. Valentino Rossi, campione in carica che &ldquo;lasci&ograve;&rdquo; il trono all&rsquo;americano, che riport&ograve; gli USA in vetta al mondo delle due ruote.  Ricordiamo quella domenica di autunno anche per un bis Ducati perentorio. La doppietta firmata Desmosedici ha in Loris Capirossi un ottimo secondo piazzato, ancora meglio fece Troy Bayliss, al primo successo nella Top Class, L&rsquo;australiano era da poco diventato il Re della SBK, sempre con Ducati, e proprio con la Rossa umili&ograve; tutti a Cheste. In barba a chi lo defin&igrave; non idoneo a prototipi e Desmosedici.    Rossi gi&ugrave;, Hayden pi&ugrave; su che mai   Valentino impost&ograve;, come tuttil la Curva due, chiamata Doohan. Per&ograve;, Rossi non ne usc&igrave; subito ed i piedi, perch&eacute; la sua M1 ebbe una chiusura di anteriore, seguita da un posteriore altrettanto birichino.Il campione era a terra ed il gruppone fuggiva veloce. Rimessosi in sella, The Doctor tent&ograve; una rimonta disperata, invano. Tutto sommato fu buono il suo tredicesimo posto, ma a lui serviva di pi&ugrave;.    A Nicky, invece, il terzo gradino del podio bastava e gli piaceva pure. Arrivare dopo due galoppanti Ducati, dovendo gestire pressioni ed avversari, lo soddisf&ograve; parecchio, anche perch&eacute; il titolo era nelle sue tasche. Fu l&rsquo;ultima affermazione della RC 211V, forse la MotoGP pi&ugrave; riuscita, poich&eacute; capace di cogliere successi con ben 10 piloti diversi.  &nbsp;La famiglia Hayden esplose in un urlo da stadio, alternando lacrime di gioia a spruzzi di spumante. Oltre a belle parole. L&rsquo;entourage giallo era in silenzio, perch&eacute; perse un predominio che durava dal 2001: 500 Grand Prix, MotoGP con Honda per due volte, MotoGP Yamaha per altrettante. Sino a Valencia, 29 - 10 - 2006.    I figli di Troy non si sentirono orfani   Non conosceva moto, gomme e ricordava quell&rsquo;ambiente con un retrogusto salmastro. Ma se ne infischi&ograve;. Troy Bayliss, ricevuta la proposta di correre al Ricardo Tormo, ci pens&ograve; su e... ah, no. Mica ci pens&ograve;. Fece la valigia e si present&ograve; a Valencia, gi&agrave; iridato SBK.    Qualcuno lo guard&ograve; con sufficienza, per&ograve; l&rsquo;aussie, a dirla bene, fece spallucce. C&rsquo;era una Desmosedici con coperture Bridgestone da portare al limite, con un eccellente secondo crono in qualifica e tanti sogni riguardanti la domenica, il giorno dei giorni. Non solo per lui.  Ottimo inizio, che non fu la fine. In gara, chi lo ha visto? Nessuno, se non TV e personale nel Parc Ferm&egrave;: &ldquo;Maledizione, quel canguro viaggia come un treno - ...&nbsp;- chi l&rsquo;avrebbe mai detto?&quot; I &ldquo;figli di Troy&rdquo; lo avrebbero detto,o meglio, lo avevano gi&agrave; detto. A Valencia Bayliss vincer&agrave; il Gran Premio, dimostrando che, quando a i suoi uomini nel garage, anche la MotoGP &egrave; terra sua. Ecco tutto.  Max Biaggi ritrova l&#39;amore: avvistato a Milano con Francesca Semenza 

Il 29 ottobre 2006 Kentucky Kid tocc&ograve; il cielo a due mani, divenendo numero 1 della Top Class. Giornata memorabile per Troy Bayliss, sul gradino pi&ugrave; alto del podio prima di Loris Capiross. Valentino Rossi cadde e perse un trono che deteneva da anni

Accadde oggi: 14 anni fa, il titolo MotoGP vinto da Nicky Hayden

Il 22 maggio di tre anni fa, all&#39;ospedale di Cesena veniva a mancare il campione Nicky Hayden, ma nel cuore dei tifosi e non solo il suo ricordo &egrave; sempre vivo. Per questo, dall&#39;anno successivo alla sua scomparsa, ha preso il via in California l&#39;iniziativa &ldquo;69Miles for Nicky&rdquo;, a scopo benefico.  E anche quest&#39;anno, non poteva mancare questo consueto appuntamento che come sempre ha riscosso un grande successo.  Tanti piloti che gli hanno reso omaggio   La moglie di Hayden, Jackie Marin, alcuni giorni fa aveva invitato tramite il suo profilo Instagram, alcuni dei grandi piloti di Superbike e MotoGP a partecipare all&#39;evento: da Michael van der Mark a Kiara Fontanesi passando per Ana Carrasco, Chaz Davies, Jack Miller, Leon Camier e molti altri.  E in tanti hanno deciso di accettare la sfida. Ovviamente non sono potuti andare in California, dove la &ldquo;69 miles for Nicky&rdquo; si &egrave; svolta regolarmente, ma hanno deciso comunque di percorrere le 69 miglia in bicicletta o a piedi.  &ldquo;Quando fuori ci sono 35&deg; e tu devi percorrere 69 miglia - ha scritto Chaz Davies postando una video storia mentre stava pedalando - cosa avrebbe fatto Nicky?&rdquo;  A partecipare sono stati anche Cal Crutchlow e Dakota Mamola che hanno percorso insieme i chilometri in bicicletta, cos&igrave; come in tanti hanno sostenuto la moglie di Hayden che ha partecipato alla 69 miles californiana, riuscendo ad arrivare a fine percorso dove ad attenderla c&#39;erano le figlie che avevano disegnato un cuore gigante sull&#39;asfalto con all&#39;interno il numero &ldquo;69&rdquo;.  Il collegamento dall&#39;Italia   Inoltre, a fare il loro saluto a Nicky sono stati, nel luogo dell&#39;incidente dove &egrave; stata depositato il monumento dedicato ad Hayden, Denis Pazzaglini in collegamento con Dani Pedrosa prima e poi con Jackie Marin alla quale ha mostrato le immagini del pilota che sono state messe all&#39;interno del giardino: &rdquo;Spero di poter venire a vedere presto tutto questo di persona - ha commentato Jackie commossa&rdquo;.  Il ricordo di Jackie   Infine, quando in Italia era notte, ma in California stava per concludersi la 69 miles dedicata a Nicky, la moglie Jackie ha voluto lasciare un ultimo ricordo: &rdquo;Nicky, sono passati tre anni dall&#39;ultima volta che ti ho visto, ma non passa un momento in cui non ti pensi e che non faccia del mio meglio per renderti orgoglioso. Sarai sempre il mio eroe e rimarrai per sempre la mia anima gemella. Fino al nostro prossimo incontro&rdquo;.     &nbsp;   &nbsp;  &nbsp;    &nbsp;     Visualizza questo post su Instagram   Where do I even begin to express how much I love him and how much I miss him. Nicky has made such a massive impact on my life... From the moment I first saw him till well beyond his last breath. Nicky, It&rsquo;s been three years since I&rsquo;ve last seen you and have been able to hold you but not a moment goes by that I am not thinking of you and not trying my best to make you proud. You will always be my hero and you will forever remain my soulmate. Until we meet again??  Un post condiviso da  jPunk (@jpunk_) in data: 22 Mag 2020 alle ore 6:36 PDT     

Nella giornata di ieri, in ogni parte del mondo, piloti di tante categorie diverse hanno percorso le 69 miglia in bicicletta, in ricordo di Nicky Hayden

&ldquo;69miles for Nicky&rdquo;: i piloti MotoGP e Superbike ricordano Hayden

Il sorriso bellissimo e solare di Nicky Hayden ha illuminato il paddock dell&rsquo;AMA nei primi anni di carriera vissuti da Kentucky Kid, poi ha regalato la luce al Motomondiale e alla SBK.  Nicky si &egrave; spento proprio tre anni fa. A Cesena, nell&rsquo;Ospedale Maurizio Bufalini. La morte dell&rsquo;americano ha messo in lutto tutto l&rsquo;ambiente del motosport a due e quattro ruote, perch&eacute; Nicholas Patrick Hayden era conosciuto - soprattutto amato - da tutti avversari sfidati in pista e conosciuti nell&rsquo;ambiente.    Il fatale giro in bicicletta   Durante la stagione agonistica 2017, Nicky viveva sulla Riviera Romagnola, in un hotel dotato di ogni comfort. La scelta era ricaduta dopo tanti anni spesi in giro per il mondo: a Riccione e dintorni si respira aria di corse, la posizione &egrave; strategica, il posto e bello e, per giunta, il circuito di Misano dista giusto qualche pedalata veloce.  La bicicletta era lo strumento d&rsquo;allenamento preferito da Hayden, usato praticamente ogni giorno. D&rsquo;accordo, meglio girare in moto ma, quando non si poteva, montare in sella ad una due ruote e fare fatica, rappresentava per lui il mantenimento della forma ideale.  Purtroppo, il destino era dietro l&rsquo;angolo. In un incrocio tra una strada secondaria ad una principale, il 17 maggio 2017 avvenne l&rsquo;impatto micidiale, fatale. L&rsquo;allora trentacinquenne ragazzo di Owensboro venne travolto da un&rsquo;automobile e mai pi&ugrave; si risvegli&ograve;.    Due ospedali ed il saluto dei famigliari   Dapprima trasportato all&rsquo;ospedale vicino di Rimini, si cap&igrave; immediatamente di quanto drammatico fosse lo status del pilota. Al di l&agrave; delle pesanti fratture, a preoccupare era la situazione cerebrale. Un edema stava mettendo a repentaglio la vita dell&rsquo;americano e, urgentemente, la decisione di portarlo all&rsquo;ospedale Bufalini di Cesena, La prognosi fu riservata.  Hayden, l&#39;investitore: &quot;E&#39; sbucato all&#39;improvviso&quot;  Ricevuta la bruttissima notizia, mamma Hayden ed il fratello Tommy presero due aerei e raggiunsero l&rsquo;Italia. Quando arrivarono in loco, capirono che ci sarebbe stato poco da fare, se non pregare. Invano.  Hayden: condanna di un anno all&#39;investitore  La religiosa famiglia da corsa     Earl vendeva auto usate e, sentendo chi ha avuto a che fare con pap&agrave; Hayden, sapeva cavarne ragni dai buchi. Insomma, diciamo che piazzava bene i suoi modelli.  I buoni introiti ed un ranch costruito nelle campagne del Kentucky invogli&ograve; Earl e la moglie Rose ad una piccola &ldquo;conigliata&rdquo;, dalla quale si dettero i nomi a due femminucce e tre maschietti. Mica male, cinque figli, ve li citiamo in ordine sparso: Jenny, Cathleen, Tommy, Roger Lee e Nicky.  Tommy Hayden: &ldquo;Orgogliosi di Nicky, fratello e campione positivo&rdquo;  Da buon nucleo religioso e profondamente credente, colazione, pranzo e cena avvenivano dopo aver recitato la preghiera di rito, un buon auspicio di ringraziamento nei confronti di colui che serviva il pane quotidiano.  E poi, via di traverso. Di fronte alla fattoria Hayden, fu realizzato un campo da dirt track, vera palestra per i piloti USA. Li si allenava tutta la combriccola, sempre sorridente ed unita. Nicky pi&ugrave; di tutti.  Fecero un buonissima carriera Tommy nei confini nazionali e Roger Lee, visto anche in SBK, Kentucky Kid, invece, ottenne molto di pi&ugrave;.    Il titolo MotoGP del 2006   Piangeva come un matto, ma di gioia. Nicky ce l&rsquo;aveva fatta, dannazione. Earl non riusciva a contenere la felicit&agrave; del figlio che, a Valencia 2006, conquist&ograve; il titolo mondiale della MotoGP, il traguardo pi&ugrave; ambito sin dal momento che lasci&ograve; gli States.  La bandiera a stelle e strisce, la Honda RC 211 V numero 69, l&rsquo;amore dei suoi cari, il trofeo. Meglio di cos&igrave;: &ldquo;Che diavolo potrei volere, ho raggiunto il mio obiettivo di carriera&rdquo; ed aveva ragione Hayden. L&rsquo;anno dopo sfoggi&ograve; il meritato numero 1. A lui, leggi di marketing e &ldquo;stronzate del genere&rdquo; non interessavano.    L&rsquo;ultima sua SBK   Pass&ograve; alle derivate, Nicky. Gli anni spesi nel Motomondiale gli aveva dato ci&ograve; che lui cercava. Vittorie, popolarit&agrave;, credito, ammirazioni. Abbiamo dimenticato il denaro? Non ecco il suo punto di vista: &ldquo;Aiuta, ma non sono qui in Europa per soldi&rdquo;.   Nemmeno per soldi fu il salto da un prototipo alla derivata di serie, una Honda Fireblade, che lui port&ograve; in vittoria sotto la pioggia malese di quattro anni fa.   L&rsquo;ultimo podio calcato risale a Laguna Seca 2016, davanti al pubblico amico. Pi&ugrave; in l&agrave; il 2017 ed il giro in bicicletta che non vorremmo raccontare.    Leggenda   Onesto, bello, carismatico. Fottutamente schietto, come dicono dalle sue parti. Kentucky Kid piaceva anche se non piaceva. Che vuol dire ci&ograve;? Semplice: nonostante l&rsquo;ambiente non fosse favorevole ad instaurare rapporti di vera amicizia, gli avversari di Hayden volevano bene a Nicky, perch&eacute; lui, un torto, una scorrettezza o peggio non l&rsquo;avrebbe mai commessa. Mai.  Nicky, ragazzo gentile e pilota veloce  Quando il ragazzo di Owensboro sorrideva, si fermavano tutti ad ammirarlo. Negli USA &egrave; leggenda, pure da noi. Anzi, in tutto il mondo.&nbsp;Nicky Hayden, ci manca il tuo essere corridore e persona speciale.  A Misano un monumento per Nicky Hayden 

Era il 22 maggio 2017, quando Kentucky Kid si spense. Il suo sorriso ha illuminato tutti noi e resta sempre nei nostri cuori

Tre anni fa il dramma di Hayden: ci manchi Nicky!

In pista dal 1999 e oggi pilota della neonata classe elettrica, Alex De Angelis ci ha regalato tanti bei ricordi in questi oltre vent&rsquo;anni di corse, ma quali sono i momenti che lui ricorda con maggior piacere?  &ldquo;Ogni prima volta &egrave; un ricordo molto bello&rdquo;, ci ha raccontato. &ldquo;Dalla mia prima apparizione sul palcoscenico mondiale al primo podio assoluto, in 125 al Sachsenring; dalla prima vittoria iridata, che risale al 2006 a Valencia in 250, al mio unico podio in MotoGP, in America. Di gare molto belle e per me importantissime ce ne sono tante&rdquo;.  Tra queste ne scegliamo un paio?  &ldquo;Inizio allora dalla mia prima gara nel Mondiale, &egrave; stata una wild card in 125 nel 1999 nel Gran Premio di Imola. Avevo 15 anni e la gara and&ograve; parecchio male. Caddi e mi ruppi anche un osso del piede. La cosa fantastica &egrave; stata quando sono entrato in pista e per la prima volta, in pit lane, mi sono ritrovato a fianco di persone e piloti che fino al giorno prima avevo solo visto in televisione. Si trattava di piloti quali Cecchinello, Ueda, Scalvini, Azuma, Melandri. All&rsquo;epoca ero un super appassionato e quella &egrave; stata un&rsquo;emozione unica. Per tanto tempo, molte volte, quella sensazione l&rsquo;ho sognata anche la notte!&rdquo;  Com era andato in generale quel weekend?  &ldquo;Parecchio male, forse proprio anche per l&rsquo;emozione, la voglia di mettersi in luce e di voler esagerare, e poi ti rendi conto che alla prima gara non puoi strafare contro quei personaggi. Al contrario mio fratello, che corse anche lui quella gara e che era pi&ugrave; tranquillo, riusc&igrave; ad andare molto forte e chiuse dodicesimo, prendendo quattro punti alla prima gara mondiale. A livello di famiglia and&ograve; bene&rdquo;.  La tua seconda gara speciale qual &egrave; stata?  &ldquo;Quando ho conquistato indubbiamente il risultato pi&ugrave; importante della mia carriera, a Indianapolis, conclusi secondo in MotoGP davanti a Hayden e per questo &egrave; doppiamente un bel ricordo. Quella gara &egrave; stata molto difficile. Andavo gi&agrave; fortissimo in prova, perch&eacute; quella era una pista che mi &egrave; sempre piaciuta molto. In gara ero terzo, avevo Valentino (Rossi) davanti che ad un certo punto &egrave; caduto. A quel punto sono rimasto da solo in seconda posizione, Lorenzo che dominava la gara era gi&agrave; andato via, ma Hayden stava cercando di venirmi a prendere. Ci siamo svenati tutta la gara, non ho mai smesso di tirare neanche per un metro, cercava di prendermi a tutti i costi. Poi era il suo GP di casa e aveva quella spinta in pi&ugrave;. Essendo una pista che mi riusciva anche facile, ero carico e spingevo veramente forte per non farlo arrivare. &Egrave; stato bello finirgli davanti, anche perch&eacute; poi io ero con la Honda del team Gresini e lui con la Ducati ufficiale&rdquo;.    Che sensazione era stata sul podio?  &ldquo;Fantastica! Tra l&rsquo;altro questa &egrave; una delle coppe pi&ugrave; belle che ho. A Indianapolis il rettilineo una volta era fatto con i mattoni e quindi la coppa &egrave; appoggiata a uno di questi mattoni. &Egrave; un bellissimo ricordo reale!&rdquo;  E che ricordo hai di Nicky?  &ldquo;Con lui andavo molto d&rsquo;accordo. &Egrave; stato l&rsquo;unico pilota nel 2015 a farmi i complimenti. Io all&#39;epoca ero l&rsquo;unico pilota a correre con una CRT in MotoGP e nonostante questo, a volte riuscivo a fare qualche giro con lui, a battagliare un po&rsquo;. Venne a cercarmi per farmi i complimenti. Questa cosa mi ha legato particolarmente a lui, non tutti i piloti vanno a fare i complimenti agli altri&rdquo;.  Miller sogna la Ducati ufficiale: sar&agrave; suo il posto di Petrucci? 

Il sammarinese ci ha svelato quali sono i ricordi pi&ugrave; emozionanti della sua carriera

De Angelis: &ldquo;Tra le mie gare pi&ugrave; belle, il duello con Hayden a Indianapolis&rdquo;

        Arriva come un fulmine a ciel sereno la notizia che Nicky Hayden, ricoverato in condizioni cliniche all'ospedale Bufalini di Cesena &egrave; venuto a mancare.E' il 22 maggio 2017, gi&agrave; due anni fa, quando il mondo dei motori apprende questa triste notizie.In realt&agrave;, dopo il brutto incidente avvenuto alcuni giorni prima, mentre l'allora 35enne statunitense si trovava in bicicletta, nell'aria c'era gi&agrave; l'odore di pessime notizie, ma nessuno credeva che il sorridente e talentuoso Nicky potesse lasciare questa vita cos&igrave; giovane. SEMPRE NEL CUORE - A distanza di due anni, il ricordo dell'iridato Motogp con il team Honda &egrave; sempre vivo nei cuori e negli occhi di tutti, dai suoi tantissimi fans sparsi nel mondo, ai piloti suoi colleghi che con lui hanno affrontato tante battaglie in pista.E come sempre anche i social network, in questa giornata di lacrime e memoria si sono scatenati per ricordare Kentucky Kid e i suoi grandi sorrisi.Il primo tra tutti &egrave; stato Marc Marquez che stamani presto ha postato una sua foto in sella alla Honda sul circuito di Austin dove sullo sfondo si intravede il numero 69 raffigurato sul prato, dedicato a Nicky:&rdquo;sei sempre nei nostri cuori.&rdquo;Dal mondo dei motori a quello della musica il Dj Ringo ripensa al giorno in cui ha avuto il piacere di conoscere Hayden:&rdquo;come stai lass&ugrave;? - scrive &ndash; spero tu stia ascoltando le mie chiavette usb piene di rock'n'roll.&rdquo;E poi ancora &egrave; il profilo ufficiale della Motogp a ricordarlo:&rdquo;due anni dopo siamo qui a ricordare un grande uomo, Nicky Hayden. La tua umilt&agrave;, il talento e la voglia di vivere faranno sempre parte delle storie che racconteremo su di te, ancora per molti anni.&rdquo;Ad apprezzare questo commento &egrave; stato anche il fratello Roger Hayden che dall'America ha messo un cuore al post. Per adesso la famiglia di Kentucky Kid &egrave; rimasta in silenzio rinchiusa nel dolore di questa giornata, ma consapevole che tutti coloro che amavano Nicky gli sono vicini pi&ugrave; che mai.       

Era il 22 maggio 2017 quando il motorsport perdeva un grande campione e talento delle due ruote

Due anni fa la scomparsa di Nicky Hayden

        Durante il prossimo Gp di Austin, in Texas, che prender&agrave; il via nel weekend dal 12 al 14 aprile, oltre a vedere i piloti della Motogp scendere in pista, verranno organizzati anche alcuni eventi per ricordare Nicky Hayden.Il pilota del Kentucky, venuto a mancare il 22 maggio del 2017, dopo un incidente mentre era in bicicletta, verr&agrave; infatti onorato durante il weekend americano della Motogp.Durante queste giornate, la Dorna ha decisio di fare una cerimonia per ritare ufficialmente il numero #69. IL 69 NEL CUORE - E' con una foto in cui si vede Marc Marquez con una bandiera con il 69 di Nicky Hayden che la pagina Instagram di Motogp ha voluto omaggiare il campione del mondo americano scrivendo che durante il Gp del Texas verr&agrave; ritirato quello che era il numero con il quale il pilota, amatissimo da tutto il mondo del motociclismo, scendeva in pista.Molto felice di questa decisione anche il fratello Roger Hayden che, quando le alte sfere della Motogp avevano dato la notizia ufficiale sul ritiro del numero aveva commentato:&rdquo;che onore!&rdquo; MOMENTI TOCCANTI - Sar&agrave; quindi un vero e proprio evento quello che andr&agrave; in scena nel venerd&igrave; del Texas con una cerimonia alla quale, oltre alla famiglia del &ldquo;Kentucky Kid&rdquo; (cos&igrave; era stato soprannominato Hayden), saranno invitati anche tutti i membri del paddock.Nell'occasione, sembra che verr&agrave; fatta scendere in pista anche la Honda con la quale Nicky divenne campione del mondo nel 2006.In pi&ugrave;, anche durante l'inno americano che risuoner&agrave; domenica 14 aprile, un attimo prima dell'accensione del semaforo verde, ci sar&agrave; un momento dedicato ad Hayden, un pilota che, nonostante la sua prematura scomparsa, &egrave; sempre vivo nei cuori di tutti gli appassionati.       

All'evento parteciper&agrave; anche la famiglia del &ldquo;Kentucky Kid&rdquo; che si dice onorata per la decisione presa dalla Dorna

Gp di Austin dedicato ad Hayden: il numero 69 verrà ritirato

        Possedere una moto da corsa che ha disputato il mondiale Superbike &egrave; gi&agrave; qualcosa di speciale. Se poi si tratta di una moto con la quale ha corso un pilota leggendario come Nicky Hayden, evidentemente l&rsquo;acquisto diventa ancora pi&ugrave; appetibile. Il prezzo, per la verit&agrave;, non &egrave; nemmeno tanto elevato, a parer nostro: a vendere la moto del &lsquo;Kentucky Kid&rsquo; &egrave; l&rsquo;ultimo team che lo ha schierato in pista, il Ten Kate, e il prezzo che chiede &egrave; di 95.000 euro. CON LE SPECIFICHE DI NICKY HAYDEN - La moto ha i numeri di telaio e motore corrispondenti e i numeri di ECU e di elettronica corrispondenti. Di pi&ugrave;: la moto &egrave; impostata sulla specifica esatta che Nicky Hayden ha usato in pista. Il pacchetto elettronico completo &egrave; stato sviluppato e realizzato in collaborazione con Cosworth, e anche lo speciale sistema TKR fly-by-wire &egrave; stato sviluppato e costruito internamente. Le sospensioni sono Ohlins, i freni hanno pinze Nissin e dischi Yutaka, i cerchi sono Marchisini, gli scarichi Akrapovic. Ten Kate specifica che &nbsp;la moto &egrave; "condizioni di showroom" anche se &egrave; pronta per scatenarsi in pista. La compagine olandese accompagner&agrave; la Honda con un certificato di autenticit&agrave;, e con un pacchetto completo firmato Ten-Kate Racing. Per chi volesse chiedere informazioni sulla moto, il contatto &egrave; Kervin Bos presso la Ten Kate Racing: k.bos@tenkateracing.com. &nbsp;       

Ten Kate Racing cede la CBR 1000 RR SP2 guidata dal leggendario pilota americano: il prezzo &egrave; di 95.000 euro

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