Valentino Rossi: Sandroni 125, alle origini della leggenda

Valentino Rossi: Sandroni 125, alle origini della leggenda

La prima moto da GP guidata in gara dal Dottore: un prototipo artigianale realizzato in un’officina di Pesaro

Jeffrey Zani

18.01.2024 ( Aggiornata il 18.01.2024 14:29 )

Valentino Rossi e la Sandroni 125


Suo padre Graziano era un ex pilota con alle spalle tre vittorie nella classe 250 del Motomondiale (nel 1979, proprio l’anno di nascita di Valentino, nde), aveva militato anche in 500. Voleva che il figlio non perdesse tempo. E così, mentre Valentino era impegnato nella Sport Production 125 in sella a una Cagiva Mito, gli fece correre qualche gara del Campionato Italiano 125 GP per prendere dimestichezza con le moto da corsa pure”. Sono parole di Mancini queste: “Fra Pesaro e Tavullia, dove vivevamo, c’erano pochi chilometri. Facevamo parte dello stesso ambiente e in qualche modo emerse la possibilità di far correre Rossi junior su una delle mie ottavo di litro. Fatte qui, in officina. Dove avevo già costruito le TM-Mancini con cui Loris Capirossi aveva gareggiato nel 1988, prima di diventare il più giovane campione del Mondo di tutti tempi”.

Di esperienza, Mancini ne aveva parecchia. Ex pilota con un titolo tricolore nel palmares, anno 1977, classe 50, si era affermato come tecnico in un’era in cui la perseveranza e l’intuizione potevano portare lontano. Quindici anni dopo, nel 1992, era in un box del Mondiale come capotecnico di Bruno Casanova, con l’Aprilia 125. Insieme vinsero il round di Hockenheim, altri tre i podi, due le pole position. Con l’odore di miscela sui vestiti e il sibilo dei motori a due tempi nelle orecchie, nel 1993 il tecnico pesarese guardava avanti. Quella nel grande Circus iridato si era rivelata una parentesi e lui si era rimboccato le maniche più di prima.

A sostenerlo c’era un imprenditore con le spalle larghe, Giuseppe Sandroni, di Tavullia come la famiglia Rossi. “Gli affari andavano bene e Mancini era un ottimo tecnico – racconta oggi Sandroni – le moto erano nate nella sua officina, realizzate con l’aiuto di saldatori e altri specialisti, seguendo le sue indicazioni. La nostra era una sfida contro Aprilia e Honda, ma non ci lasciammo mica spaventare. Io in quel periodo raggiungevo i circuiti su vetture fuoriserie, i soldi non mancavano. Avevamo attrezzatura di primo livello”. I quattrini, già. Indispensabili, nelle corse. Valentino sembrava esserne cosciente già allora. Ne è prova un’intervista in videocassetta realizzata nel 1994, alla quale si presentò con un cappellino dei New York Yankees e una felpa con cappuccio. “Se non ci sono i soldi, anche se vai forte, non c’è niente da fare” disse.

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