L'inchiesta: Tourist Trophy, correre o non correre?

L'inchiesta: Tourist Trophy, correre o non correre?© Fabio Armanino

Dopo un'edizione funestata dalla morte di cinque partecipanti, sentiamo le voci di chi ha corso al TT e giura fedeltà alla gara più pericolosa

26.07.2022 ( Aggiornata il 26.07.2022 19:57 )

Capelli e Cecconi


La sua esperienza è stata indimenticabile e, seppur per ragioni opposte, lo è stata anche la partecipazione di Nicolò Capelli al Manx GP del 2017: “Avevo 24 anni, sognavo l’Isola di Man da quando a 16 anni salii in moto. Purtroppo si è chiusa con un incidente al primo giro, probabilmente a causa di un problema tecnico alla moto, finita carbonizzata. Ho subito un by-pass all’arteria femorale, mi hanno messo in coma farmacologico, avevo un polmone collassato. Mi è rimasto il braccio sinistro storto, con una placca in titanio con 17 viti mentre la scapola sinistra a volta sfrega nelle costole”.

Il suo ko e i relativi esorbitanti costi, insieme all’incidente fatale al toscano Dario Cecconi alla Tandragee 100 di quattro mesi prima, sono indicati come le cause scatenanti dell’ostracismo della Federazione Motociclistica Italiana alle road races. Il presidente Giovanni Copioli però fornisce una lettura differente: “Premetto che è una manifestazione che ha una storia incredibile, ma purtroppo anche luttuosa. Sul Mountain, tra TT e Manx, siamo a quasi 270 morti. Dal 2018 non rilasciamo più autorizzazioni per partecipare a queste manifestazioni: è stata una decisione presa dal Consiglio federale, in linea anche con il nostro statuto, che ha il compito di promuovere la tutela della salute e dell’integrità degli atleti, principi promossi dal CONI. E poi c’è la questione delle coperture assicurative, sempre più difficili da ottenere. Peraltro di recente anche la Federazione internazionale ha scelto di bandire queste manifestazioni”.

Per questa ragione Bonetti gareggia con licenza croata. Una scocciatura, a fronte degli oltre 150mila Euro di risparmi bruciati per correre al TT, a dispetto di sponsorizzazioni per poco più della metà. Merito della gara, ma anche di tutto ciò che è attorno: Una cosa del genere qua non esiste, le nostre salite fanno ridere. Al TT vieni stregato da tutto: l’ambiente, l’atmosfera, i legami che si creano”.

A Capelli, invece, la prima e ultima volta è bastata: “Mi sono già giocato il jolly, ma non è cambiata la mia idea e non abolirei la corsa, perché chi la disputa è consapevole di quello a cui va incontro. Mi rimprovero di non aver aspettato un anno, andandoci con il mio meccanico di fiducia. Avevo fretta di partecipare e non consideravo l’importanza di una moto affidabile e dell’assistenza di persone esperte. Fossi stato con loro chissà cosa avrei fatto, dato che mi ero qualificato tra i Newcomers con il quarto tempo”.

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