Yesterday: Kenny Roberts Junior

Yesterday: Kenny Roberts Junior© Milagro

Ripercorriamo la carriera di Roberts Jr., che si laureò campione vent'anni fa, 20 anni dopo il padre, regalando alla Suzuki il suo ultimo Mondiale

10.01.2020 19:01

Padre padrone

Kenny Senior non era un tipo facile da comprendere, ciò è risaputo. Più semplice era capirlo mentre guidava, in pista. Tuttavia, nel paddock, la sua camminata lenta e possente, le parole poche ma incisive, il carisma di colui che arriva da un mondo differente, lasciavano i segni.

Potente e ricco, dopo aver vinto gare e campionati, il Marziano allestì un team tutto suo, dove si entrava con requisiti piuttosto ricercati. Possibilmente americano, meglio se californiano, abile con la moto da dirt, concreto e non troppo rompi balle. Chi passava da lui, sfondava o era sfondato, nel senso che davvero poteva ottenere grandi risultati o bruciarsi del tutto.

Per capirci: le moto con cui Kenny & Soci si allenavano, avevano tutte la tabella porta numero con le lettere KR, Kenny Roberts, appunto. Non solo: quando diventò padre - tre volte - dette ai suoi figli nomi come Kenny Junior, Kurtis, Kristie. La fantasia non era il suo forte? Nossignori, tutto era calcolato e ben definito, come l’arrivo in Europa di Junior, voluto da papà per farlo entrare nel vero professionismo.

Così, dopo apparizioni fugaci - nel 1995 Kenneth Leroy Roberts Junior venne schierato dal suo vecchio nella 250GP, naturalmente, nel team di casa.

Per il neo arrivato, buoni piazzamenti e niente di più. Bè, ma almeno era ben pagato, vi verrebbe da pensare. Ecco la risposta del babbo, tratta da una intervista dell’epoca: “Soldi per mio figlio?! Quali soldi? Quando e se inizierà a vincere, di denaro ne avrà. Nel frattempo, lasciatelo imparare”. Ecco (quasi) tutto.

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