ESCLUSIVA, Mir: “Quartararo? Bravo ma non credo abbia qualcosa più di me”

ESCLUSIVA, Mir: “Quartararo? Bravo ma non credo abbia qualcosa più di me”

Il maiorchino della Suzuki crede nei suoi mezzi e non teme confronti con il pilota della Yamaha

09.01.2020 17:03

In Moto3 avevi mostrato grandissime doti nel corpo a corpo, nei duelli eri sempre il pilota che usciva vincitore. Ora hai cambiato modo di guidare?

"No, non era questione di stile di guida, ma di strategia, e le due cose non sono connesse. Nelle categorie inferiori, in Moto3 ma a volte anche in Moto2, effettivamente riuscivo a emergere nelle gare di gruppo. Questo, perché quando hai qualcosa in più rispetto agli altri, sei in grado di pensare nel corso delle gare. Se invece sei sempre al limite, “impiccato”, non puoi riflettere e ti lasci guidare dall’istinto, e poi vedi cosa succede. Quando sei più tranquillo e “fresco”, allora hai la possibilità di fare la differenza, come spesso mi capitava in Moto3, e qualche volta anche in Moto2".

Un confronto inevitabile è quello con il tuo compagno Alex Rins, che nel 2019 ha ottenuto i primi due successi in MotoGP.  
"Sono contento di avere Alex come compagno di squadra, è un bel riferimento: quando sei al suo stesso livello, significa che vai forte. Dopo il rientro, per esempio, ho ottenuto un numero di punti simile al suo (56 per Rins, 53 per Mir, nde), e per un rookie è un bel risultato, oltre che un’importante iniezione di fiducia. In alcune gare, alla fine, ho avuto un ritmo anche migliore del suo, poi è vero che il vantaggio in termini di esperienza nei miei confronti, Alex lo ha sfruttato soprattutto in gara, dove è riuscito sempre a mettere qualcosa in più".  

Marc Marquez è nel tuo raggio d’azione oppure non ti senti ancora a quel livello?

"No, devo essere sincero, non è il mio livello".

Per quale ragione?

"Perché il 2019 è stato un anno utile per la fase di adattamento e crescita. Per me e per la Suzuki. Se invece parliamo di Marc, ci riferiamo a un pilota che ha tutto ben chiaro, e sa di cosa ha bisogno per andare forte. Sa come sfruttare le proprie virtù e quelle della moto, il suo talento è indiscutibile. Io ho vissuto una stagione di apprendistato, e serve essere concreti: è raro vedere un pilota che sale su una nuova moto, e in una nuova categoria, e va subito al top, sentendosi la moto addosso come un vestito su misura. Succede poche volte. Io ho bisogno di continuare con la mia evoluzione, i miei risultati non sono stati negativi, in particolare sul finire della stagione. Vedo la luce in fondo al tunnel". 

Perché parli di tunnel?

"Perché nei primi weekend di gara cadevo spesso, ero perplesso. Non credevo ci fosse così tanto da imparare. Ma dopo l’infortunio sono tornato a vedere la luce".

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