Tecnica: Gilera 500, la Regina degli anni Cinquanta

Tecnica: Gilera 500, la Regina degli anni Cinquanta

Progettata da Pietro Remor nel 1947, debuttò l'anno seguente, dominando il decennio successivo con ben sei titoli

09.05.2022 ( Aggiornata il 09.05.2022 18:48 )

L'evoluzione del motore


La profonda rivisitazione del motore, avvenuta nel 1950 a opera di Sandro Colombo e di Franco Passoni, portò alla adozione di cilindri singoli e di una testa amovibile, realizzata in due parti che si univano in corrispondenza del passaggio della cascata di ingranaggi di comando della distribuzione. Venne inoltre cambiato il materiale, passando a una lega di alluminio contenente il 10% di rame e l’1,5% di nickel, appositamente sviluppata dall’Istituto Sperimentale dei Metalli Leggeri, che dopo trattamento termico poteva raggiungere una durezza di oltre 140 punti Brinell. Ciò consentiva di eliminare le sedi riportate facendo lavorare le valvole direttamente sul materiale della testa.

Di conseguenza si potevano adottare valvole leggermente più grandi (e meglio raffreddate). Nel corso degli anni il diametro delle valvole è aumentato fino ad arrivare a 34 mm alla aspirazione e a 33 mm allo scarico. I cilindri, inizialmente dotati di canne in acciaio, passarono poi a quelle in ghisa. Nel 1954 arrivarono quelli con canna cromata forniti dalla tedesca KS, che produceva anche i pistoni. Inizialmente questi ultimi venivano realizzati internamente, mediante lavorazione meccanica, partendo dalla barra. Poi vennero impiegati i Borgo.

Le bielle in acciaio da cementazione inizialmente avevano la testa munita di cappello e venivano montate su un albero a gomiti monolitico. Poi quest’ultimo divenne composito e le bielle, che lavoravano su rullini ingabbiati, diventarono in un sol pezzo. L’albero a gomiti poggiava su sei supporti con cappello amovibile, dotati di cuscinetti volventi (i due esterni erano a sfere e gli altri a rulli). La trasmissione primaria era costituita da due ingranaggi, dei quali il conduttore era ricavato di pezzo con un volantino dell’albero a gomiti, e il cambio era del tipo con presa diretta (manicotto di uscita coassiale con l’albero di entrata).

Si aveva quindi una sola inversione del moto e l’albero a gomiti ruotava perciò all’indietro, in senso opposto a quello in cui giravano le ruote. Il basamento era costituito da una grossa fusione principale sopra la quale veniva fissato il semibasamento superiore, ridotto a una sorta di vero e proprio coperchio della camera di manovella, nel quale erano ricavati i supporti di banco e sul quale erano montati i cilindri. La lubrificazione era a carter umido, con pompa a ingranaggi immersa nella coppa.

Inizialmente il motore erogava circa 48 cavalli, passati a 50 a 9000 giri/min nell’anno in cui venne impiegata la nuova testa in due parti. Nel 1953 la potenza era di 60 CV a 10.250 giri/min e nella versione finale di 65 CV a 10.500 giri/min. La Gilera si ritirò dall’attività agonistica al massimo livello nel 1957. Negli anni Sessanta la 500 scese ancora in pista in più occasioni ma con risultati non paragonabili a quelli del decennio precedente. Ormai la Casa aveva perso entusiasmo, lo sviluppo era fermo da tempo e gli anni d’oro erano passati…

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