The Test: Ducati Scrambler Urban Motard, una vita di traverso

The Test: Ducati Scrambler Urban Motard, una vita di traverso

Si tratta di una moto nata per essere divertente in curva. Il prezzo? Non è per tutti

08.06.2022 12:34

Note desmosdromiche


Come le sue sorelle, anche questa Urban Motard è inattaccabile, sul colpo d’occhio: i colori sono freschi, ben mescolati, attirano sguardi ma senza risultare eccessivi. I volumi sono proporzionati e slanciati e la sella dritta taglia correttamente l’orizzonte. È un oggetto gradevole, da guardare e da toccare.

Una volta in sella la sensazione di gioco non svanisce. Sembra di impugnare una moto da cross, solo un po’ più bassa. E il motore regala “note desmodromiche”, profonde e vagamente irregolari. Il bicilindrico, però, borbotta un po’ troppo ai bassi. Sono passati anni dal primo, leggendario 750 cm3 progettato dall’ingegnere Taglioni, eppure ancora oggi i bassi regimi gli sono indigesti. Non è un problema, semplicemente una caratteristica intrinseca del bicilindrico ad aria.

I comandi di frizione, freni e cambio sono morbidi, un bell’aiuto nella guida di tutti i giorni. Anche il baricentro basso aiuta a divincolarsi nel traffico e la sella non alta permette a tutti di poggiare bene a terra con i piedi. La città è senza dubbio il suo ambiente naturale. Superata la soglia fatidica dei 2000-2500 giri l’erogazione si fa più pulita e soprattutto energica. In commercio ci sono motori più esplosivi e potenti ma ai medi regimi ha comunque una buona dose di forza. 3000/6000 giri... è questa la fascia più divertente da utilizzare e dove spinge con maggiore convinzione.

Tirargli il collo è pratica decisamente inutile; meglio cambiare qualche istante prima della zona rossa e godersi la spinta del bicilindrico a metà scala del contagiri. Il motore è sposato con sospensioni dalla taratura piuttosto sfrenata. Scorrono e affondando con decisione, privilegiando la guida che sfrutta i trasferimenti di carico.

Non aspettatevi certo la precisione chirurgica di una sportiva o un avantreno che scava nell’asfalto; al contrario, ci si diverte un mondo sfruttando l’affondamento della forcella. I percorsi tortuosi sono il suo pane; meno i lunghi curvoni in appoggio. Anche perché il cerchio anteriore di 17 pollici ha trasformato parecchio il suo modo di curvare; ora c’è un avantreno svelto e pronto a reagire alle reazioni del pilota. Se questo da una parte può mettere a disagio i meno esperti, dall’altra esalta chi cerca una moto dall’avantreno più presente e allo stesso tempo reattivo. Il manubrio a piega bassa contribuisce alla sensazione di guida sportiva e protesa sull’anteriore. Ci si trova più naturalmente a spingere sulle pedane e a cercare l’aderenza dell’avantreno.

A dire la verità, per la cifra a cui è venduta avremmo apprezzato delle sospensioni regolabili nella taratura idraulica, per adattare meglio lo spirito e la compostezza dell’assetto sulle esigenze del pilota. D’altronde, sulla versione Desert Sled ci sono…

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