The Test: la prova della Triumph Tiger Sport 660

The Test: la prova della Triumph Tiger Sport 660

Confort migliorato, ma la guidabilità è rimasta la stessa assicurando divertimento su qualsiasi tipo di percorso

17.01.2023 ( Aggiornata il 17.01.2023 18:43 )

Linee filanti


Non si può parlare della nuova Triumph Tiger Sport 660, senza citare uno dei modelli di maggior successo dello scorso anno, la cugina naked Trident 660 con cui condivide gran parte della dotazione tecnica; ovviamente, reinterpretata in chiave crossover stradale. Lo scopo: esaltare al massimo il fattore versatilità e puntare forte (ancora una volta) sulla personalità unica del motore a 3 cilindri; ma anche su una ciclistica semplice e ben a punto, e su una dotazione tecnica che la pone un gradino più in alto rispetto alla concorrenza diretta, senza però andare a incidere (o comunque non troppo) sui costi: il prezzo parte da 8.995 Euro. Il design convince al primo sguardo.

Non è una questione di bacchetta magica, ma di coerenza con un’identità di brand fatta da sempre di buon gusto e belle moto. Che si tratti di un dettaglio stilistico inedito, di armonia delle forme o di elegante aggressività, è davvero difficile che dietro alle vetrine delle concessionarie della Casa inglese spunti un modello poco accattivante. Persino in un segmento in cui l’emozionalità, in genere, cede il passo alla funzionalità e all’esperienza d’uso. In particolare, piace l’aggressivo frontale, che “maschera” alla perfezione l’ampio plexiglas, inglobandolo in un abile gioco di tagli netti e linee più morbide.

Il retrotreno filante, lo scarico sotto al motore e il layout pulito e libero da eccessi stilistici, fanno il resto, donando all’insieme una piacevole sensazione di dinamicità. Pregevoli anche alcune soluzioni, come ad esempio gli attacchi per le valigie laterali integrati nel codino, che non “sporcano” l’estetica neanche in modalità viaggio.

Per quanto riguarda gli elementi tecnici di rilievo, la prima menzione va sicuramente al tre cilindri da 660 cm3, 81 cavalli a 10,250 giri/ min e 64 Nm di coppia a 6,250 giri/ min. Una garanzia in termini di resa e piacere di guida, con una personalità operativa lunga quanto l’intera scala del contagiri. La ciclistica, anche per tenere sotto controllo i costi di produzione, sceglie la strada della concretezza senza fuochi d’artificio: le sospensioni sono Showa (la forcella non è regolabile; in compenso, c’è un pratico comando remoto sotto la sella per settare il precarico del mono); l’impianto frenante è Nissin, con pinze a due pistoncini all’anteriore, che mordono una coppia di dischi flottanti; cerchi da 17’’, pneumatici Michelin Road 5 di primo equipaggiamento, serbatoio da 17,2 litri e un peso in ordine di marcia di 206 kg, sono altri dati da evidenziare.

  • Link copiato

Commenti

Leggi motosprint su tutti i tuoi dispositivi