Le Castellet (Francia) - La giornata per la quale ogni motociclista avrebbe fatto carte false arriva con trent&rsquo;anni di ritardo e non &egrave; pi&ugrave; la stessa cosa, ma quando c&rsquo;&egrave; di mezzo Freddie Spencer nulla &egrave; scontato, mai. Il ragazzo della Louisiana che all&rsquo;inizio degli anni Ottanta rivoluzion&ograve; lo stile di guida bastonando i mostri sacri dell&rsquo;epoca, quello che nell&rsquo;83 pieg&ograve; Kenny Roberts senior e nell&rsquo;85 vinse nella stessa stagione i due titoli mondiali 250 e 500 GP (il solo nella storia ad esserci riuscito), oggi &egrave; un uomo di 52 anni ancora accompagnato da un alone di mistero. Quello stesso che lo ha sempre avvolto, lasciando senza risposta tante domande sul ragazzo dal talento spropositato la cui carriera si perse in un mare di infortuni, rinunce e sparizioni improvvise per motivi che lasciavano perplessi team manager, meccanici e tifosi.  Oggi Spencer &egrave; ancora in possesso di quelle finezze, quelle traiettorie, quegli accorgimenti che lo resero il leggendario &ldquo;Fast Freddie&rdquo;. Una giornata insieme a lui, ospite della scuola di guida veloce in pista organizzata dai fratelli Bernard e Marc Garcia, amici ed ex piloti del Mondiale GP, &egrave; un&rsquo;occasione preziosa. Permette di avvicinare Spencer da pilota e da collega (in quanto responsabile degli istruttori del DRE, la scuola di guida Ducati), superando cos&igrave; la barriera della timidezza che inevitabilmente si alza di fronte ai giornalisti. E consente di mettere il naso nelle pieghe di una tecnica di guida che ha segnato il passaggio all&rsquo;era moderna: dalle traiettorie rotonde con velocit&agrave; elevatissime a centro curva, allo &ldquo;stop and go&rdquo; per anticipare l&rsquo;apertura del gas, ben pi&ugrave; efficace quando sono in gioco potenze elevate. Concetti accettati normalmente oggi, ma fantascienza nei primi anni Ottanta. E tutt&rsquo;ora, passare dalla teoria all&rsquo;applicazione non &egrave; cos&igrave; banale, come emerge dalle dichiarazioni di quelli che saltano dalla Moto2 alla MotoGP.  L&rsquo;articolo completo di Dario Ballardini e Dario Marchetti lo potete leggere su Motosprint in edicola da marted&igrave; 10 giugno

Un giorno alla scuola di guida di &ldquo;Fast Freddie&rdquo;

I segreti di Spencer

Per quanto siano passati molti anni dall&rsquo;ultimo titolo mondiale di Freddie Spencer, il tre volte iridato continua a destare curiosit&agrave;: fu capace di vincere nella stessa stagione i campionati della 250 e della 500 GP, e si aren&ograve; tra problemi di salute misteriosi e ritiri incomprensibili.  Due anni fa quello che veniva chiamato &ldquo;Fast Freddie&rdquo; ha chiuso la sua scuola di guida a Las Vegas ed ora sta facendo una serie corsi in Europa: si tengono sul circuito francese &ldquo;Paul Ricard&rdquo;, a Le Castellet, in una serie di giornate di giornate organizzate dalla 4G dei fratelli Bernard e Marc Garcia (info@4gmoto.fr), a loro volta ex piloti del Motomondiale 500. Sono in programma diverse date, alla prima era presente come ospite l&rsquo;italiano Dario Marchetti, pilota e responsabile degli istruttori del Ducati Riding Experience.  &laquo;Spencer guida ancora molto bene e ha uno stile bellissimo &ndash; ha illustrato Marchetti &ndash;, la sua forza resta la capacit&agrave; di sfruttare l&rsquo;accelerazione , cio&egrave; aprire prestissimo il gas piuttosto che arrivare fortissimo a centro curva. Per&ograve; il suo obiettivo non &egrave; far andare fortissimo i suoi allievi, quanto piuttosto metterli in grado di farlo nelle condizioni migliori, senza rischiare. L&rsquo;aspetto mentale &egrave; preponderante. Ed &egrave; un approccio molto interessante, diverso da quello solito e pi&ugrave; banale&raquo;.    &nbsp;

Sul circuito francese &ldquo;Paul Ricard&rdquo;, a Le Castellet

In pista con Freddie Spencer

'Fast Freddie' Spencer divenne il pi&ugrave; giovane Campione del Mondo della classe regina con la Honda nel 1983. Poi, l'anno scorso, &egrave; stato scalzato da Marc Marquez. Tuttavia, l'americano &egrave; senza dubbio ricordato per la sua storica doppietta del 1985, quando vinse in un colpo solo il titolo 250 e quello della 500 nella stessa stagione. Attualmente, sta lavorando sulla creazione di una riding school nel sud della Francia. Ma non ha smesso di seguire le gare del mondiale. Non si &egrave; perso nemmeno la prima di quest'anno, in Qatar.  "E' stata una grande battaglia. Valentino aveva detto che le qualifiche non sarebbero poi state indicative per la gara e che anche lo scorso anno era andato bene in Qatar. Non mi ha sorpreso dunque vederlo l&igrave;, ma altrettanto emozionante &egrave; stato vedere in quanti c&rsquo;erano a combattere per la vittoria: Stefan Bradl, Alvaro Bautista e Bradley Smith, per esempio.  Jorge &egrave; caduto al primo giro, altrimenti credo che sarebbe stato davvero difficile da battere per tutti. Ma una volta fuori gioco la battaglia si &egrave; spostata tra Marc e Valentino - e pure molto emozionante! Ma dovremo vedere cosa succede una volta che si arriva a Austin".  E per quanto riguarda la nuova categoria: "Le Open hanno avvicinato tutti! Sono pi&uacute; gestibili e hanno portato un livellamento - ma staremo a vedere per quanto tempo. Le Factory non possono apportare modifiche al motore, come invece previsto per le Open, ed &egrave; forse l&rsquo;aspetto pi&ugrave; interessante.  Sar&agrave; particolarmente interessante vedere i veri cambiamenti, quando si inizier&aacute; a togliere alcuni vantaggi (Ducati perder&agrave; alcuni benefici concessi a seconda dei suoi risultati). Capisco la scelta della Ducati perch&eacute;, in fin dei conti, vogliono essere pi&ugrave; competitivi e questa rappresenta una grande opportunit&agrave; per loro".

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I segreti di Spencer

In pista con Freddie Spencer

Spencer: "Open, novità interessante"