        Tra pochi giorni Michael Rutter compir&agrave; 52 anni ma per il nove volte vincitore del GP di Macao non &egrave; ancora arrivato il momento di appendere il casco al chiodo. Nel 2024 sar&agrave; nuovamente al via del TT con Bathams Racing correndo nella Superbike, Senior TT e nella Supertwin. Al suo fianco ci sar&agrave; Craig Neve, al secondo anno con il team correndo con le &ldquo;big bike&rdquo; e nella Supersport. TT 2024, RITORNO &ldquo;IN VERDE&rdquo;: HILLIER IN SSP CON BOURNEMOUTH KAWASAKI Addio MotoGP, bentornata BMW Lo avevano annunciato prima del via del Senior TT 2023, quello sarebbe stato l&rsquo;ultimo anno di gare della RC213V-S, la MotoGP stradale di casa Honda aveva un costo di gestione troppo elevato (circa 1000 sterline a giro) e cos&igrave; Michael Rutter nel 2024 sar&agrave; al via del RST Superbike e del Milwaukee Senior TT con una BMW M1000RR, il nativo di Wordsleyr sar&agrave; al via anche delle Metzeler Supertwin Race con la propria Yamaha R7. Accanto a lui ci sar&agrave; anche quest&rsquo;anno Craig Neve, dopo aver debuttato lo scorso anno nella squadra di Rutter riuscendo a girare a 130,836mph nel Senior TT con la Honda CBR1000RR-R Fireblade con la quale sar&agrave; al via anche nel 2024. Il ventinovenne correr&agrave; nuovamente anche nelle gare della Monster Energy Supersport con la Triumph Street Triple RS dopo che lo scorso anno riusc&igrave; a terminare le gare in ottava e undicesima posizione girando a 125,307mph. Michael Rutter:&nbsp;&ldquo;Quando abbiamo ampliato la squadra l'anno scorso con Craig, volevamo coinvolgere un pilota emergente e aiutarlo a crescere, ed &egrave; esattamente quello che &egrave; successo. L&rsquo;anno scorso abbiamo ottenuto tutto ci&ograve; che speravamo di fare con Craig, quindi &egrave; stata una decisione facile portare avanti quell&rsquo;impegno con lui perch&eacute; sentiamo che c&rsquo;&egrave; ancora molto margine di miglioramento, sia per lui che per la nostra moto. Mi ha fatto provare alcune idee che ha avuto per le sue moto e penso che abbiamo trovato qualcosa che lo aiuter&agrave; molto quest'anno. Devo dire un enorme ringraziamento ai nostri sponsor che condividono il nostro desiderio di competere ad alto livello e far crescere i giovani corridori, quindi grazie a Bathams Ales, Keltruck, EBC Group, Level, NicWood Logistics, AJN Steelstock e Worcester Presses per aver continuato con questo progetto&rdquo;.  MICHAEL DUNLOP A 135 MIGLIA ORARIE SULL&rsquo;ISOLA DI MAN SENZA PATENTE       

Il team ed il recordman di vittorie a Macao dicono addio alla RC213V-S ma continuano il sodalizio schierandosi al via con una nuovissima BMW M1000RR

Tourist Trophy, Bathams Racing avanti con Michael Rutter e Craig Neve

        Qualche settimana fa &egrave; venuto a mancare Hiroshi Hasegawa, l&rsquo;unico asiatico ad aver vinto almeno una gara del Mondiale e il GP Macao. Classe 1934, si mise in luce nelle gare del Monte Asama, il vulcano pi&ugrave; attivo dell&rsquo;isola di Honshu, la principale del Giappone, anche se l&rsquo;ultima eruzione risale al 2009. Ai piedi di questo monte, in un circuito immaginario, sono ambientati gli ultimi due episodi del cartone animato &ldquo;Grand Prix e il campionissimo&rdquo;. Takaya Todoroki si cimenta nell&rsquo;edizione inaugurale del GP Giappone di Formula Zero ma, non conoscendo il tracciato, viene sconfitto da Himura, ex motociclista nonch&eacute; amico del padre di Takaya. Costui era un valente pilota di moto che abbandon&ograve; il pargolo dopo che si credeva avesse investito la moglie. Le follie di Robbie Maddison | Quella (S)Volta Che Hiroshi Hasegawa e il Monte Asama  Tornando alla realt&agrave;, nel novembre del 1955 alle pendici del Monte Asama si disput&ograve; la prima gara di durata del Paese del Sol Levante, malgrado le strade non fossero ancora asfaltate. Tra gli 81 partecipanti all&rsquo;Asama Kogen Race, che aveva preso ispirazione dal Tourist Trophy dell&rsquo;Isola di Man, c&rsquo;era anche Soichiro Honda, fondatore dell&rsquo;omonima azienda, che non sfigur&ograve;. Diciannove i marchi di moto presenti, nessuno straniero perch&eacute; l&rsquo;intento della competizione era migliorare tecnologia e prestazioni delle moto prodotte in patria: difatti diversi partecipanti furono squalificati perch&eacute; le loro moto utilizzavano componenti importati dall&rsquo;estero. Il tracciato era lungo 19,2 km ma, malgrado la chiusura delle strade al traffico, non furono resi noti i tempi di percorrenza e le velocit&agrave;, su pressione delle autorit&agrave; che si sarebbero trovate a disagio a non irrogare contravvenzioni per il superamento dei limiti. Le edizioni successive si corsero nel 1957 e 1959, con il nome di Asama Volcano Race, e continuarono negli Anni &lsquo;60 con cadenza biennale, poi la gara fu rimpiazzata dalla 8 Ore Suzuka. Nelle gare ad Asama si mise in luce Hasegawa, anche se il suo nome non compare nelle prime cinque posizioni degli ordini d&rsquo;arrivo delle prime tre edizioni. Hiroshi Hasegawa e i trionfi al GP Macao  Dopo averlo ingaggiato come collaudatore, nel 1963 la Yamaha lo fece esordire nel Mondiale, al TT nella gara della 250. Hasegawa giunse quarto, seppur distanziato di oltre quattro minuti e mezzo dall&rsquo;ultimo gradino del podio. L&rsquo;anno dopo, nel GP Giappone a Suzuka, sempre della quarto di litro fu terzo, ma primo delle Yamaha, a un minuto e 21 secondi da Jim Redman. Sempre in patria, fu quinto nel 1965, a un giro da Mike Hailwood, ma si rifece con gli interessi vincendo a Fisco (Fuji International Speedway Co) nel 1966, con tre secondi di margine su Phil Read che, secondo quanto scrisse Cycle News, al tornantino quasi cadde per non superare l&rsquo;eroe di casa: approfittando dell&rsquo;assenza delle Honda, quel giorno la Casa dei tre diapason monopolizz&ograve; il podio. Per Hasegawa furono gli ultimi punti nel campionato del Mondo ma riusc&igrave; a togliersi altre soddisfazioni conquistando le prime due edizioni del GP Macao: nel 1967 in sella alla RD 56 complet&ograve; per primo i trenta giri precedendo Siu Man To e Thio Soen Braw, mentre l&rsquo;anno successivo pieg&ograve; John Macdonald e ancora Siu Man To. Nel 1969 Hasegawa pass&ograve; alle quattro ruote e, alternandosi al volante con Hiroshi Kazato, su una Porsche 910, vettura del Gruppo 3 con i colori di Taki Racing, sal&igrave; sul gradino pi&ugrave; alto del podio di classe alla gara di durata del Fuji ottenendo l&rsquo;ottavo posto assoluto a 18 giri dal vincitore. L&rsquo;ennesima conferma di una carriera i cui picchi di rendimento ebbero come scenario le montagne.  Gli USA e il peso del passato | Quella (S)Volta Che        

L&rsquo;unico asiatico vincitore sia nel Motomondiale che a Macao, in una carriera che prese slancio con i successi sul vulcano Asama

Hiroshi Hasegawa, l'uomo del monte | Quella (S)Volta Che

Iconici, amati sia dai piloti che dagli appassionati, piste che hanno caratterizzato la storia del motociclismo e su cui tutti desiderano mettere le ruote

I 10 Circuiti più Spettacolari per le Gare di Moto

        Questo weekend, oltre al Motomondiale in Qatar e al Gran Premio Motociclistico di Macao, ci sar&agrave; un altro evento dedicato alle due ruote con diversi motivi d'interesse, ovvero l'appuntamento conclusivo dell'ESBK sul tracciato di Barcellona. La massima serie nazionale spagnola ha gi&agrave; assegnato il titolo nella classe Superbike (vinta da Ivo Lopes), ma avr&agrave; nella Supersport il proprio focus principale, vista la presenza di numerose wild card di caratura mondiale. Surra: "Bella la Moto2, ho diverse opzioni per il futuro" | EICMA 2023 Wild card mondiali ed un titolo da assegnare in SSP  Parlando della classe Supersport, al Montmel&ograve; andr&agrave; in scena la lotta per il titolo tra il francese Andy Verdoia (che proprio qui ha vinto la sua unica gara di categoria nel mondiale) e lo spagnolo Eric Fernandez, gi&agrave; vice campione nell'Europeo Stock 600 e prossimo al passaggio in Moto2 nel FIM JuniorGP per il 2024. Tra i due, per&ograve;, potrebbero inserirsi tanti nomi altisonanti, presenti come special guest e con l'obiettivo di arrivare preparati agli impegni della prossima annata. Tra questi, uno dei pi&ugrave; attesi sar&agrave; certamente Niccol&ograve; Antonelli, al debutto con la Ducati Panigale V2 del team Althea con cui garegger&agrave; nel mondiale il prossimo anno, ma oltre a lui i colori italiani verranno difesi anche da Luca Ottaviani, al via con la MV Agusta F3 800 con cui in questa stagione ha corso (e vinto) nel CIV. Inoltre, arriveranno direttamente dal mondiale anche lo spagnolo Jorge Navarro e lo scozzese John McPhee, i quali correranno con delle Triumph Street Triple 765 schierate dal team Wepol Racing. SBK, Aegerter: "Nel 2024 voglio vincere almeno una gara" | EICMA 2023 Le altre wild card, tra SBK e SSP300  Anche nelle altre categorie saranno presenti alcuni nomi importanti, come quello di Alex Toledo, che dopo aver corso in Moto2 tra Europeo e mondiale nelle ultime stagioni, sar&agrave; in gara tra le SBK (nella sottocategoria Stock 1000). Inoltre, in Supersport 300 ci sar&agrave; il greco Ioannis Peristeras, impegnato nel mondiale nell'ultimo biennio, cos&igrave; come Emanuele Cazzaniga e Michel Agazzi, protagonisti del Campionato Italiano di quest'anno. Tutti nomi che contribuiranno a rendere imperdibile quest'ultimo appuntamento stagionale. SSP: Ten Kate e Manzi ancora insieme per l'assalto al titolo 2024       

Questo weekend la serie spagnola disputer&agrave; il round conclusivo della stagione, con tantissime special guest: ecco chi sar&agrave; presente in griglia

ESBK, da Ottaviani a Navarro: quante wild card a Barcellona!

        Cambio della guardia in casa MotoAin a pochi giorni dallo start ufficiale della stagione 2023 del Mondiale Endurance. Contrariamente a quanto indicato dalla entry list diramata circa un mese fa, tra le fila del team francese non ci sar&agrave; Claudio Corti ad affiancare Tamburini, rookie, e Perolari, ma bens&igrave; Alex Polita. Lo jesino, fratello di Alessia, non &egrave; esattamente un rookie del Mondiale Endurance avendo disputato la 24h del Bol d&rsquo;Or nel 2017 con BMW Penz13 chiudendola al secondo posto alle spalle del team Yamaha GMT94. Polita e Tamburini (insieme a Canepa con Yart) sono gli unici tre italiani (dei 13 iscritti alla 24h di Le Mans) a militare nella classe EWC. La carriera di Alessandro Polita  Lo jesino, 39 anni il prossimo 3 giugno, &egrave; uno specialista delle derivate di serie, tra CIV, Superstock 1000, Supersport e Mondiale Superbike, oltre all&rsquo;IDM. E&rsquo; talmente lunga la sua carriera che la si pu&ograve; riassumere con due passaggi fondamentali: due volts campione italiano, nel 2005 in Superstock 1000 con la Suzuki del team Celani, e nel 2010 in Superbike con la Ducati 1098R del team Barni, e nel 2006 campione della Stock 1000 FIM con la Suzuki del team Celani davanti a Claudio Corti, proprio il pilota che sostituisce a Le Mans. Oltre a questi passaggi vanno ricordate anche le due presenze al Tourist Trophy sull&rsquo;Isola di Man, il Macao Grand Prix e l&rsquo;IDM dal 2018 fino al 2021. Nel 2017 ha disputato anche il Bol d&rsquo;Or con la BMW Penz13 insieme a Reiterberger, oggi punto fermo di BMW nell&rsquo;EWC e Webb. Calendario EWC 2023        

Lo jesino prender&agrave; il posto di Claudio Corti sulla Yamaha R1 del MotoAin andando ad affiancare la new entry Roberto Tamburini ed il confermato Corentin Perolari

EWC: Debutto per Alex Polita alla 24h di Le Mans

Oggi &egrave; bandiera, simbolo e consulente Suzuki ma in passato ha fatto tutta la carriera in 500 con la casa di Hamamatsu diventando campione nel 93 e salendo sul podio della mitica 8 ore di Suzuka all&rsquo;et&agrave; di 49 anni con Kagayama ed Haga. Stiamo parlando del #34 pi&ugrave; famoso del mondo, ovvero Kevin Schwantz.&nbsp;  MotoGP, Schwantz e l&#39;ipotesi sul ritiro di Rossi prima di fine stagione  Gli inizi: motocross e prime gare AMA   Kevin Schwantz nasce a Houston il 19 giugno 1964 ed alla tenera et&agrave; di 3 anni viene messo su una moto dai suoi genitori proprietari di una concessionaria. Ma i primi approcci agonistici del giovane Kevin sono con il cross, passione dello zio. Nel 1983 per&ograve; deve dire addio a quella carriera a causa di uno spaventoso incidente. Negli anni successivi passa alla velocit&agrave; su pista disputando l&rsquo;AMA Superbike senza mai riuscire a vincerlo.  Disputa la 200 miglia di Daytona in sella alla Yamaha nel 1986 arrivando secondo alle spalle di Eddie Lawson. Viene scoperto da Freddie Spencer che lo porta in Europa a soli 21 anni facendogli disputare il Transatlantic Trophy  Il Motomondiale   Debutta direttamente in 500 nel 1986 in sella alla Suzuki. Disputa le gare di Olanda, Belgio e Misano arrivando al traguardo in due occasioni cogliendo due punti complessivi.  Nel 1987 le gare disputate sono ancora 3: Spagna, Nazioni e Francia. Coglie il quinto posto in proprio in Spagna a Jerez e chiude il campionato con 11 punti.  Per la stagione 88 Suzuki decide di puntare seriamente su di lui per gli anni a venire. Vince in Giappone e Germania cogliendo anche altri due podi per chiudere la stagione al sesto posto con 119 punti. A novembre dello stesso anno vince anche il GP di Macao.  Nel 1989 i successi sono ben 6 pi&ugrave; altri tre podi ma si deve accontentare del quarto posto con 162,5 punti.  Il 1990 &egrave; vissuto tutto sul duello tra lui e Rainey per il Mondiale. Kevin vince 5 gare ma chiude alle spalle del connazionale.  Nel 1991 sono ancora 5 i successi, con la perla della Germania e la staccata tutta di traverso al Motodrom su Rainey. Alla fine per&ograve; &egrave; terzo in campionato con Rainey ancora campione.  Il 1992 &egrave; un anno difficile per Kevin: 1 solo successo ed altri due podi per un quarto posto finale  Nel 1993 parte con l&rsquo;intenzione di riprovarci a vincere il titolo. Alla fine il titolo lo porta a casa anche grazie all&rsquo;incidente di Misano che riduce in sedia a rotelle il suo rivale Rainey.  L&rsquo;anno successivo fallisce la difesa del titolo perdendo contro un Doohan straripante. Di nuovo quarto in campionato con 2 vittorie e sei podi complessivi  Il suo 1995 dura solamente tre gare a causa di un infortunio al polso destro. Quarto in Malesia, annuncia in lacrime il ritiro al Gran Premio d&rsquo;Italia al Mugello.  In segno di rispetto &egrave; stato immediatamente ritirato il suo celebre #34 che nessun pilota potr&agrave; usare nelle gare in MotoGP  Chiude la sua carriera nel Motomondiale con 1 titolo, 25 vittorie, 51 podi, 29 pole, 1236,5 punti in 204 gare.  Kevin Schwantz, l&#39;uomo simbolo della Suzuki  Gli anni successivi al ritiro   Ritiratosi dalle moto, Schwantz passa alle auto disputando il campionato Nascar dal 1996 al 2002 cogliendo 2 successi in 18 gare. Attualmente il texano risiede ad Atlanta dove ha aperto una scuola di motociclismo, lavoro che affianca al suo attuale ruolo di consulente e uomo immagine Suzuki.  Tributo a Simoncelli   Schwantz era l&rsquo;idolo d&rsquo;infanzia di Simoncelli ed il 6 novembre il texano si &egrave; prestato a guidare la RC212V #58 per il giro di casino a Valencia in ricordo di Marco Simoncelli, scomparso a Sepang una settimana prima.  EWC   Diciotto anni dopo l&rsquo;annuncio del ritiro, nel luglio del 2013 si rimette tuta e casco per andare a disputare la mitica 8 ore di Suzuka. Con la Suzuki del team Kagayama insieme ai giapponesi Kagayama ed Haga conquista il terzo posto in gara all&rsquo;et&agrave; di 49 anni.  Schwantz terzo a Suzuka  Kevin Schwantz oggi   Accanto alla scuola di pilotaggio da lui aperta ad Atlanta dove risiede, Schwantz &egrave; ancora uomo immagine e consulente per Suzuki. Prende spesso parte alle presentazioni stampa del marchio di&nbsp;Hamamatus, specificatamente delle moto supersportive, scendendo in pista assieme ai giornalisti ed ai tester per gli immancabili turni di prove e le sessioni fotografiche.  Da Sheene a Mir, passando per Schwantz e Kenny Roberts: gli iridati Suzuki in MotoGP/500 

Restiamo in America e pi&ugrave; precisamente in Texas per il nuovo protagonista della nostra rubrica: bandiera e simbolo Suzuki, campione del mondo 1993 in 500 e terzo posto alla 8 ore di Suzuka all&rsquo;et&agrave; di 49 anni con Kagayama ed Haga

Che fine ha fatto: Kevin Schwantz

Con il &ldquo;Test Tour&rdquo; ormai alle porte, le squadre del BSB si stanno attrezzando per mostrare ai tifosi le nuove livree per la stagione che partir&agrave; ad inizio giugno. Se VisionTrack Ducati e McAMS Yamaha hanno mantenuto il loro schema di colori, tanta era l&rsquo;attesa per vedere la livrea del team FHO Racing.  Prima di scendere in pista per la prima delle due giornate di test a Silverstone, il team composto da Faye Ho, Xavi Fores, Peter Hickman, Alex Olsen per BSB e Stock 1000 e Brian McCormack per la gara di Macao ha tolto i veli alle BMW M1000RR in dotazione quest&rsquo;anno. Il risultato del lavoro dei grafici &egrave; un mix di turchese e nero (simil Petronas in MotoGP e GO Eleven in Superbike) che risalta moltissimo le linee della nuova arma, che sfider&agrave; Ducati e Yamaha per la conquista del titolo.     &nbsp;   &nbsp;  &nbsp;    &nbsp;     Visualizza questo post su Instagram   Un post condiviso da FHO Racing BMW Team (@fho_racing)      Le parole del team   A margine dell&#39;unveiling, sono arrivate le parole della team owner Faye Ho, di Xavi Fores, Peter Hickman, Alex Olsen e Brian McCormack  Faye Ho, proprietaria della squadra, ha dichiarato: &ldquo;Volevo davvero che la squadra si distinguesse ed &egrave; incredibile ora vedere quel sogno diventare realt&agrave;. La pandemia ci ha dato pi&ugrave; tempo per prepararci; dall&#39;avere un&#39;idea due anni fa sulla creazione di una squadra e l&#39;avvio di trattative lo scorso anno, a dove siamo ora ed &egrave; stato molto gratificante e appagante. Le operazioni e lo staff tecnico sotto la direzione di Darren Jones hanno lavorato cos&igrave; duramente durante l&#39;inverno per stabilire la nostra base di ingegneria e preparare le motociclette. Mentre le capacit&agrave; creative e l&#39;energia di Tommy Hill hanno assicurato che avremo una delle identit&agrave; di squadra pi&ugrave; forti nel paddock.&rdquo;  La team owner ha poi aggiunto: &ldquo;Ovviamente il vero discorso si far&agrave; in pista, sono realistica delle nostre possibilit&agrave; in questa stagione considerando la profondit&agrave; della competizione, ma devo avere forti ambizioni e sarei felicissima dei risultati in gara a livello di podio e se questo si traducesse in vincere il titolo allo Showdown sarei al settimo cielo.&rdquo;  Xavi Fores, new entry della squadra macanese ha detto: &ldquo;L&#39;attesa &egrave; quasi finita e non vedo l&#39;ora di iniziare i test con FHO Racing BMW. Peter ed io abbiamo iniziato a lavorare lo scorso anno a Portimao con la S 1000 RR e mi sono sentito subito a mio agio, era come una famiglia. &Egrave; fantastico avere Faye al vertice, &egrave; davvero motivata a rendere il team professionale con la migliore preparazione possibile, che &egrave; esattamente il progetto che stavo cercando.&rdquo;  Riguardo alla moto lo spagnolo ha aggiunto: &quot;Ho gi&agrave; avuto esperienza con la nuova &#39;M&#39;, lavorando con il team endurance BMW per raccogliere quanti pi&ugrave; dati possibile, con modifiche come le alette che fanno davvero la differenza per noi. So che far&agrave; una grande Superbike britannica ed &egrave; bellissima anche nei suoi nuovi colori.&rdquo;  E sui test ha detto: &ldquo;Il test di Silverstone sar&agrave; come tornare a scuola! Dobbiamo aggiornare tutto, sviluppare l&#39;assetto, vedere come lavoriamo tutti insieme. Voglio solo costruire una buona moto con la squadra, che spero ci faccia lottare per i podi e le vittorie. Il mio lavoro &egrave; fare del mio meglio ed essere competitivo per ripagare la fiducia che Faye ha in me.&rdquo;  Peter Hickman ha invece dichiarato: &ldquo;Sono davvero entusiasta per la nuova stagione con FHO Racing BMW: &egrave; una moto dall&#39;aspetto straordinario! &Egrave; tutto nuovo, anche se molti membri della squadra sono gli stessi. Faye ha tanta passione per il progetto e ora &egrave; fantastico essere qui per i primi test con una nuova moto e tanta emozione nel team. Questa sar&agrave; la prima volta che guido la M 1000 RR, quindi &egrave; pi&ugrave; come uno shakedown, e lavoreremo per per trovare un buon set up.&quot;  Sugli obiettivi l&rsquo;inglese ha aggiunto: &ldquo;Il nostro obiettivo per la stagione deve essere il podio e le vittorie. In precedenza ho fatto lo Showdown per tre anni consecutivi e ho ottenuto vittorie in gara, e voglio ottenere di pi&ugrave;! I primi tre sarebbero un ottimo risultato e vincere il titolo &egrave; ovviamente l&#39;obiettivo finale. Insieme a Xavi come riferimento principale per la stagione, dar&ograve; il massimo per essere davanti all&#39;inizio della stagione.&rdquo;  Alex Olsen, pilota della Stock 1000, ha detto: &ldquo;Mi sento davvero bene e carico per la stagione visto che la nuova moto sembra fantastica. Mi sembra di essere sceso da una moto da molto tempo e domani sar&agrave; la prima volta che guider&ograve; la M 1000 RR, quindi abbiamo un fitto programma di test davanti. Lavorare con Faye &egrave; stata una boccata d&#39;aria fresca; Alla FHO Racing BMW c&#39;&egrave; un vero fermento per il 2021.&rdquo;  Olsen ha poi aggiunto: &quot;Il campionato Superstock &egrave; sempre un campo difficile ed &egrave; pieno di potenziali vincitori. Se fai una brutta gara puoi facilmente finire a centrogruppo o pi&ugrave; in basso, quindi c&#39;&egrave; molta pressione su ogni pilota per essere al top. Non vedo l&#39;ora di ritrovarmi di nuovo in gara.&rdquo;  Last but not least, ha parlato anche Brian McCormack per quanto riguarda l&rsquo;impegno di Macao: &ldquo;La livrea &egrave; stupenda! Non vedo l&#39;ora di scendere per la prima volta a Silverstone con la mia Roadhouse Macau Superbike di FHO Racing BMW e di fare qualche chilometro con la nuova moto in tutto il suo splendore.&rdquo;  BSB: la stagione 2021 parte da Silverstone con il Test Tour 

La squadra di Faye Ho ha tolto i veli alla BMW M1000RR prima della prima tappa del tour di test, in vista dell&rsquo;inizio di stagione del Campionato Inglese

BSB: FHO Racing svela la livrea 2021

  Carl Fogarty compir&agrave; 56 anni l&rsquo;1 luglio, un traguardo che taglier&agrave; dopo aver conquistato quattro Mondiali nella Superbike, due nella TT-F1 e uno nell&rsquo;Endurance, tutti conservati gelosamente nella bacheca personale, e ogni trofeo &egrave; rivestito in oro massiccio. In realt&agrave; i titoli nel TT-F1 sarebbero tre, ma nel 1990 il campionato era stato declassato a Coppa del Mondo, non era pi&ugrave; un Mondiale vero e proprio.  L&rsquo;ultima possibilit&agrave; di vincere, da vero re, Fogarty l&rsquo;ha poi avuta in un ambito particolare, un reality show inglese dal titolo emblematico e traducibile con &ldquo;Sono una celebrit&agrave;, portatemi via da qui&rdquo;. Un reality a cui Foggy ha partecipato nel 2014. E naturalmente ha vinto... Il fatto che Fogarty ora sia noto in Gran Bretagna pi&ugrave; per l&rsquo;impresa nella giungla che per i trionfi in pista dice parecchio sulla societ&agrave; britannica e sulla longa manus della TV. Ma sebbene si sia aggiudicato una competizione anche dopo aver smesso di correre, fuori dalle piste Carl George Fogarty &ndash; nominato Membro dell&rsquo;Impero Britannico &ndash; &egrave; una persona differente rispetto al pilota. Non ne fanno pi&ugrave;, di piloti e di persone come lui, anche perch&eacute; non esistono pi&ugrave; le condizioni per generare personalit&agrave; particolari come la sua. Un esempio? Non serve grande fantasia per identificarlo: Fogarty &egrave; l&rsquo;ultimo campione del Mondo davvero versatile. Perch&eacute; sulla scorta di tanti piloti venuti prima di lui &ndash; ma di nessuno che l&rsquo;ha seguito &ndash; l&rsquo;inglese poteva correre ed eccellere in qualsiasi categoria. Se negli anni &lsquo;60 e &lsquo;70 i piloti iniziarono a boicottare o ignorare le corse sulle strade, e negli anni &lsquo;80 esisteva gi&agrave; una netta distinzione tra chi correva in pista e chi su strada, Fogarty non ha mai fatto davvero parte soltanto di una delle due fazioni.  Il Re su qualunque asfalto     Se altri grandi nomi del motociclismo britannico della sua generazione come Terry Rymer, John Reynolds, Niall Mackenzie e Donnie Macleod non partecipavano mai alle corse su strada, se non con qualche comparsata pi&ugrave; per obbligo che per volont&agrave;, Fogarty ha saputo andare fortissimo e vincere con qualsiasi mezzo avesse tra le mani. Dalle piccole due tempi degli inizi all&rsquo;esplosiva Ducati bicilindrica quattro tempi con cui ha costruito la propria leggenda. Circuiti, strade, Endurance, corse brevi o Daytona, Foggy correva e vinceva ovunque, a un&rsquo;unica condizione: che si corresse sull&rsquo;asfalto. Soltanto di recente ha perso lo status di recordman di successi nel mondiale Superbike, in favore di un amico di famiglia come Jonathan Rea, il miglior pilota della SBK della nuova generazione e forse di ogni epoca. Prima di Rea, Fogarty era Mister Superbike nel Regno Unito. Uno status che per&ograve; gli andava stretto, visto che ancora oggi per qualcuno &egrave; King Carl, il Re, proprio come Kenny Roberts lo &egrave; per il pubblico del Mondiale GP. Ma forse la definizione migliore &egrave; quella data dal titolo della sua biografia, scritta da Julian Ryder: &ldquo;Il corridore completo&rdquo;.  Che fine ha fatto: Troy Bayliss  &nbsp;  Circuiti e road races     Fogarty &ldquo;assorb&igrave;&rdquo; il ruolo di pilota sin da bambino, per emulare il padre George. Il quale viene ingenerosamente ricordato per un episodio non troppo fortunato: nel 1979, fu lui a decidere il GP della 500 di Silverstone, perch&eacute; l&rsquo;allora pilota privato Fogarty ostacol&ograve; il doppiaggio di Barry Sheene e favor&igrave; il sorpasso di Roberts all&rsquo;ultima curva. Vissuta la tradizionale trafila nelle gare di Cross giovanili, Fogarty debutt&ograve; in pista con le 250 due tempi, un passo quasi obbligatorio. Anche perch&eacute; oltre a essere una buona scuola, con l&rsquo;anima racing e le gomme lisce, queste moto rappresentavano un mezzo tutt&rsquo;altro che irraggiungibile a livello economico.  Per un apprendista meccanico, proveniente da una famiglia grintosa e che ha sempre lavorato sodo, l&rsquo;ambizione incontr&ograve; la convenienza. Nel 1985 Fogarty vinse il Manx GP nella Lightweight, prevalendo in una gara all&rsquo;Isola di Man fatta per dilettanti ma in grado di spalancare le porte per il vero TT. Corse da wild card la gara del-la 250 iridata a Silverstone nel 1986, chiudendo undicesimo. Foggy amava le 250 due tempi e vinse parecchio su quel tipo di moto, almeno nel Regno U-nito, finch&eacute; due fratture alle gambe non rischiarono di interrompere prematura-mente la sua carriera.  Anche per questo, nel 1988 acquist&ograve; una Honda RC30 V4 nuova. Non appena Carl fu in grado di piegare le gambe e guidare la 750 quattro tempi, si aggiudic&ograve; il campionato inglese e tre titoli (ma soltanto due riconosciuti come mondiali) di TT-F1, una categoria che era un misto tra gare stradali e in circuito, con moto derivate dalla serie con telaio e carena modificabili. Moto e gare perfette per la versatilit&agrave; di Fogarty. Oltretutto, acquistare una RC30 significava mettersi in sella auna moto istantaneamente pronta percorrere.  Fogarty inizio ad aggiudicarsi gare come la North West 200 e il celebre TT dell&rsquo;Isola di Man, nel 1989 e nel 1990: furono tre i successi sul Mountain. Nel 1990 avvenne anche il ritorno nel Motomondiale, quando l&rsquo;infortunio di Pier-francesco Chili &ndash; gi&agrave;, il pilota che avrebbe sfidato senza esclusione di colpi negli anni della SBK &ndash; port&ograve; Fogarty sulla variopinta Honda NSR 500 La Cinq. Quattro gare, e anche se il team non gli permise di modificare nulla sulla moto per poter favorire la propria guida condizionata dagli infortuni alle gambe del passato, Fogarty mise a segno tre Top10. E il bello &egrave; che qualcuno avrebbe preteso risultati anche migliori.  &nbsp;  L&#39;avventura in Superbike     Con l&rsquo;avvento del concetto italo-americano di Superbike divenuto rapidamente globale, per la seconda volta Carl lasci&ograve; le due tempi e il sogno del Motomondiale per guidare le quattro tempi. La parentesi con la Honda-Britain targata Silkolene fu utile per iniziare nel mondiale Superbike nel 1991, accanto a Mackenzie, che per&ograve; presto gett&ograve; la spugna &ndash; per tornare nel Mondiale 500 &ndash; a causa della scarsa competitivit&agrave; di una RC30 ormai datata e di un team dal budget limitato. Nel 1992, il cambiamento divenne necessario anche per Foggy, visto chela carriera sembrava giunta a un binario morto senza che il pilota avesse alcuna colpa. Assieme al padre, Carl acquist&ograve; una Ducati 888 privata ma di buona &ldquo;specifica&rdquo;, con il supporto di Sports Motorcycles, lo stesso che aveva avuto la leggenda Mike Hailwood quando abbandon&ograve; il ritiro per ottenere l&rsquo;incredibile successo al TT del 1978.    Arriv&ograve; in breve tempo la prima delle 59 vittorie in Superbike, un&rsquo;impresa incredibile per una moto privata. E incredibile fu l&rsquo;intera annata di Fogarty, che da pilota part-time si ciment&ograve; anche nel Mondiale della 500 su una Harris-Yamaha, con cui sal&igrave; fino al sesto posto a Donington quando una perdita d&rsquo;olio caus&ograve; la sua caduta e quella di altri piloti. Si tratt&ograve; dell&rsquo;ultima gara vinta dal grande Wayne Gardner. Ma in quello stesso anno Carl si ciment&ograve; anche all&rsquo;Isola di Man, sfidando con una Yamaha OW01 marchiata Loctite nientemeno che Steve Hislop, alla fine vincitore con la Norton e il suo motore rotativo. Fogarty si tolse la soddisfazione di battere il record sul giro, un primato capace di resistere fino alla fine del Millennio. Non male per un pilota in sella a una moto che aveva alcuni pezzi ormai pronti a staccarsi e altri che si erano rotti nel corso di quel giro. E con la sua incredibile duttilit&agrave;, Fogarty si aggiudic&ograve; il mondiale Endurance sulla Kawasaki accanto al connazionale Rymer. Tutto qui? No, perch&eacute; per aggiungere un po&rsquo; di &ldquo;spezie orientali&rdquo; al 1992, Foggy si ciment&ograve; sul pericolosissimo circuito di Macao, dove vinse con la Harris-Yamaha. Degna conclusione di un anno straordinario, ancora pi&ugrave; entusiasmante per un pilota che all&rsquo;inizio di quel 1992 rischiava di non avere una sola prospettiva.  Quel tipo di versatilit&agrave;, Fogarty non la perse nemmeno nel 1993, quando &ndash; grazie a una telefonata di un vecchio rivale come Raymond Roche &ndash; entr&ograve; in un team ufficiale come quello della Ducati Superbike, chiudendo il Mondiale secondo alle spalle di Scott Russell, vincendo addirittura 11 manche ma pagando la discontinuit&agrave;. In quello stesso anno, Foggy ricevette la wild card per correre in 500 a Donington sulla Cagiva, per il leggendario Giacomo Agostini. Autore del secondo tempo il venerd&igrave;, si qualific&ograve; in seconda fila e in gara mantenne il terzo posto finch&eacute; la sua Cagiva preparata frettolosamente non rimase senza benzina. Fogarty vide cos&igrave; svanire il podio in favore di Mackenzie. E questo fu doppiamente doloroso per il patriottico Fogarty, costretto a rinunciare all&rsquo;unica possibilit&agrave; di un podio nel Mondiale GP in favore di uno scozzese. Quella prestazione non fu sufficiente per ottenere un contratto nella 500, e cos&igrave; la Superbike divenne la destinazione di Fogarty per il 1994 e per il resto della sua carriera. L&rsquo;inglese non dovette attendere molto per ottenere lo scettro tra le derivate dalla serie, trionfando con la Ducati del team diretto da Virginio Ferrari. Uno scettro tolto nel 1994 a Russell all&rsquo;interno di un&rsquo;era in cui la Superbike era cos&igrave; importante da costituire una vera minaccia per il Mondiale GP. Una situazione tale da spingere gli organizzatore del Motomondiale a lasciare le due tempi per passare al tonante suono dei motori a quattro tempi per la classe regina, motori con i quali Fogarty stava iniziando a scrivere la storia.    Nel 1995, Foggy biss&ograve; il titolo in maniera netta, con 139 punti di margine sull&rsquo;altro pilota del Team Ducati diretto da Ferrari, l&rsquo;australiano Troy Corser. Il britannico non fu altrettanto fortunato alla celebre Daytona 200, dove il dominio di Fogarty fu nettissimo.  Fogarty tir&ograve; in ballo l&rsquo;ingresso della safety car e un controverso conteggio dei giri compiuti, per spiegare il successo dello statunitense. Fogarty, abituato a &ldquo;sparare alto&rdquo; a livello comunicativo per poi tenere fede alle parole con le performance in pista, non prendeva prigionieri e soprattutto non aveva mezze misure: era odiato oppure idolatrato, di certo non lasciava indifferenti. Come ha detto lui stesso, l&rsquo;ingresso nel Team Honda Castrol nel 1996 fu generato dalla curiosit&agrave; di chi vedeva l&rsquo;erba del vicino pi&ugrave; verde rispetto alla propria. Ma pi&ugrave; aumentano le dimensioni della Casa per cui si corre, e pi&ugrave; &egrave; difficile sentirsi coinvolti, in pi&ugrave; il V4 era veloce ma difficile da sfruttare per un pilota abituato a fare la differenza con la velocit&agrave; di percorrenza in curva. Tutti fattori che resero scomoda la sua vita alla Honda. Per questo, a fine 1996, Fogarty torn&ograve; alla Ducati, una decisione presa quando era ancora in corsa per il Mondiale con la Honda, grazie alla doppietta ad Assen, la pista perfetta per il suo stile di guida con angoli di piega estremi. Ma alla fine, il titolo del &lsquo;96 and&ograve; a Corser con una Ducati non factory ma assistita direttamente dalla Casa bolognese.    In assenza di Fogarty, le cose in Ducati cambiarono, e al suo ritorno sulla moto italiana Foggy non ebbe le stesse sensazioni che aveva lasciato. Per questo, nel 1997 fu suo malgrado costretto a vedere John Kocinski vincere il titolo su quella Honda che l&rsquo;americano aveva ereditato proprio da Fogarty. Il riscatto di Carl sarebbe arrivato nel 1998, la stagione pi&ugrave; rocambolesca degli anni &lsquo;90 della SBK. Una stagione risoltasi a Sugo, in Giappone, nell&rsquo;ultima corsa, quando tre piloti erano ancora in lizza per il titolo (Fogarty, Aaron Slight e Corser), ma soltanto due tappe prima, erano cinque i concorrenti in corsa per il Mondiale (c&rsquo;erano anche Chili e Colin Edwards). A Sugo, le gomme di Slight non funzionarono a dovere, Corser cadde nelle prove e fu costretto a rinunciare per una lesione alla milza, e in mezzo ai piloti locali &ndash; Noriyuki Haga e le wild card Kitagawa e Ryo &ndash; Fogarty prevalse tra gli &ldquo;stranieri&rdquo; con un terzo e un quarto posto, sufficienti per superare Corser e Slight e aggiudicarsi il titolo. Il lieto fine di un&rsquo;annata in cui vinse soltanto tre manche. Il tutto in un weekend finale convulso, con tanto di incidente con una wild card giapponese che Fogarty invest&igrave; nel warm up, e fortunatamente le conseguenze non furono gravi quanto il rischio corso. Il 1999 fu un&rsquo;altra stagione dominata da Fogarty, alla vecchia maniera, anche se Edwards e la Honda dimostrarono di essere una forza emergente, in grado di minacciare la posizione predominante dell&rsquo;inglese e della Ducati.  &nbsp;  Il 2000     L&rsquo;inizio del 2000 fu per&ograve; complicato, con il rivale Colin Edwards &ndash; con le stesse gomme Michelin &ndash; a fare doppietta a Kyalami, mentre Fogarty cadde in Gara 2. La vera cattiva sorte sarebbe arrivata per&ograve; nella tappa successiva, a Phillip Island. Terzo in Gara 1, l&rsquo;inglese cadde in Gara 2 colpendo il posteriore del pilota privato austriaco Robert Ulm&ndash; per ragioni mai del tutto chiarite &ndash; e in quel momento iniziarono le supposizioni. Trasportato in ospedale, venne immediatamente identificata la rottura della sezione del braccio sinistro che incontra la spalla, con lesioni tendinee e muscolari, e soprattutto ai nervi.  Nonostante tutto il tempo trascorso per cercare di recuperare, divenne chiaro come i giorni di Fogarty da pilota fossero finiti. Per lui sarebbe stato impossibile tornare ai livelli richiesti a un pilota ufficiale con l&rsquo;ambizione di conquistare il titolo. Impossibile, una parola pronunciata per la prima volta per quello che, al momento del ritiro, era il miglior pilota della storia della Superbike. I suoi record sono stati superati da Jonathan Rea, cinque volte campione consecutivamente con la Kawasaki, ma la carriera interrotta in quel modo lascia il dubbio su quanto Foggy avrebbe potuto continuare a vincere.  Parlare del Fogarty in isolamento fa male a chi lo ha sempre supportato, ma Carl ha potuto contare costantemente su una presenza al suo fianco: quello della moglie Michaela. Una bellissima ragazza bionda che con il suo mix dato da un approccio senza fronzoli &ndash; tipico dell&rsquo;Inghilterra del nord &ndash; e un pizzico di glamour ha aiutato Fogarty a recuperare da ogni problema. La loro conoscenza risale ai giorni della scuola a Blackburn, ai tempi una citt&agrave; industriale, nei pressi di Manchester. E il loro matrimonio dura da quasi trent&rsquo;anni. Foggy &egrave; sempre stato legato alle origini e agli inizi, tanto che il suo agente &egrave; stato un altro amico dei tempi della scuola, Neil Bramwell, giornalista che ha anche scritto l&rsquo;autobiografia del pilota. Fogarty ha sempre faticato a dare fiducia alle persone, tra i suoi amici pi&ugrave; stretti c&rsquo;&egrave; James Whitham, uno dei pochi piloti con cui Carl &egrave; entrato in contatto negli anni del Britpop motociclistico, i &lsquo;90.  La carriera di Fogarty &egrave; stata fatta di estremi: grandi incidenti ma anche grandi vittorie. L&rsquo;unico punto mancante &egrave; stato forse il salto nel Motomondiale, dove con ogni probabilit&agrave; avrebbe fatto qualcosa di speciale. Non possiamo dire con certezza che avrebbe vinto anche in MotoGP, ma sappiamo che non ne ha mai avuto l&rsquo;opportunit&agrave;, un vero peccato. Ma chi si &egrave; portato a casa sette titoli mondiali, e una vittoria televisiva con le preferenze della Nazione d&rsquo;origine, pu&ograve; comunque vantare un bilancio da vero campione.  MotoGP Valencia amarcord: la vittoria di Bayliss nel 2006 - FOTO 

Il poker in Superbike fa dimenticare che i titoli mondiali sono ben sette: Foggy, infatti, ha trionfato anche nel TT-F1 e nell&rsquo;Endurance. Il suo essere vincente l&rsquo;ha portato a prevalere persino in un... Reality show in inghilterra

Carl Fogarty, il Campione allergico alla sconfitta

Dopo diverse stagioni passate tra Yamaha e Kawasaki, nel 2021 Raul Torras Martinez correr&agrave; la stagione di corse su strada in sella alla nuova Honda CBR1000RR-R del team Toll Racing. Si tratter&agrave; di un duplice debutto, in quanto sia la moto che la squadra esordiranno su strada proprio il prossimo anno, presumibilmente alla North West 200 per poi correre il Tourist Trophy e, a fine anno, il GP di Macau.&nbsp;  Il debutto della nuova CBR sarebbe dovuto avvenire quest&#39;anno con il team Honda Racing UK, con Glenn Irwin e Davey Todd - entrambi vincitori nel 2019 alla North West 200 - nelle principali gare internazionali. Tuttavia, nel 2021 le Honda al via saranno molteplici, con le due gi&agrave; citate dello squadrone Honda Racing UK, quella del team Padgetts Motorcycles con Conor Cummins in sella e, ora, anche quella del Toll Racing con Torras.  Road Races: Davy Morgan svela i suoi impegni per il 2021  Un 2020 tra i cordoli e...nel virtuale   Con la cancellazione di quasi tutte le road races stagionali, quest&#39;anno il pilota spagnolo ha corso in patria prendendo parte alla Kawasaki ZX-10R Cup nel contesto del CIV, il Campeonato Interautonomico de Velocidad, e partecipando al Virtual TT in squadra con Aaron Hislop - figlio del leggendario Steve - chiudendo al terzo posto.  La difficolt&agrave; di essere un road racer spagnolo   Per Torras e, in generale, per i piloti spagnoli, &egrave; molto difficile poter partecipare alle corse su strada, in quanto la Federazione non permette loro di partecipare in seguito all&#39;incidente mortale di Santiago Herreros al TT del 1970, ma Raul sta riscrivendo pagine importanti nella storia spagnola su strada, tra cui il fantastico sesto posto al Manx GP del 2016 sull&#39;isola di Man.  BSB, FHO Racing: da Macao all&#39;attacco del campionato inglese 

Il pilota spagnolo guider&agrave; la nuova Honda CBR1000RR-R della squadra al debutto su strada nei principali eventi della prossima stagione

Road Races: Raul Torras passa al team Toll Racing per il 2021

La notizia arriva come un fulmine a ciel sereno: nel 2021 Andrew Irwin non proseguir&agrave; la sua avventura nel British Superbike con il team Honda Racing UK. Un sodalizio, quello tra il nord irlandese e la squadra della Casa di Tokyo, che durava da due stagioni e che ha visto Andrew correre al fianco di Xavi For&egrave;s nel 2019 e di suo fratello Glenn nella stagione da poco conclusa.  In sella alla &quot;vecchia&quot; Fireblade, lo scorso anno a Thruxton &egrave; arrivata la prima affermazione nel campionato d&#39;oltremanica per il pi&ugrave; giovane dei fratelli Irwin, mentre quest&#39;anno, con la nuova CBR1000RR-R, ne sono arrivate altre tre, tutte sul circuito di Donington.  &quot;Per Andrew &egrave; ora di una nuova sfida&quot;   Il comunicato ufficiale del team di Havier Beltran parla di una separazione consensuale : &quot;Honda Racing UK ed Andrew Irwin non saranno insieme nel 2021. Dopo due anni positivi e ricchi di successi, Andrew ha deciso che era il momento giusto per affrontare una nuova sfida nella sua ancora giovane carriera. Il suo aiuto nello sviluppo della nuova moto quest&#39;anno &egrave; stato fondamentale e ci tieniamo a ringraziarlo, augurandogli il meglio per i suoi impegni futuri&quot;.  Lo stesso team Honda Racing UK comunicher&agrave; a breve i propri piani per la prossima stagione, dove sar&agrave; nuovamente impegnata nel British Superbike, nella Superstock 1000 britannica e nelle principali corse su strada, dove avrebbe dovuto gareggiare anche quest&#39;anno con Glenn Irwin e Davey Todd.  BSB, FHO Racing: da Macao all&#39;attacco del campionato inglese 

Dopo due stagioni insieme, il pilota di Carrickfergus e la compagine capitanata da Havier Beltran prenderanno strade diverse nel 2021

BSB: Andrew Irwin e Honda Racing UK si separano

Da Macao con furore! Una nuova compagine all&rsquo;orizzonte del BSB 2021: &egrave; FHO Racing, struttura che prende il posto dell&rsquo;uscente Smiths Racing che ha cessato la sua attivit&agrave; al termine della stagione.  FHO sta per Faye Ho, l&rsquo;ex compagna macanese di Michael Rutter (un monumento delle Road Races) e sponsor da un paio d&rsquo;anni di Peter Hickman, che da appassionata di motorsport diventa capo di un team nel BSB. Faye Ho &egrave; una donna in carriera che oltre a sponsorizzare alcuni piloti divide il suo tempo tra lavoro e beneficenza tra Macao, Hong Kong ed il Regno Unito.  Ereditando la licenza di Smiths Racing, la struttura accoglie alcuni tecnici e meccanici dell&#39;ex squadra di Alan e Rebecca Smith e ovviamente il fatto di essere team BMW. Ma la vera notizia &egrave; che FHO Racing sar&agrave; la prima formazione a portare in pista la nuovissima M1000RR 2021, annunciata appena un mese fa.&nbsp;  La line up del team &egrave; presto fatta: ai confermati Peter Hickman ed Alex Olsen si aggiunge lo spagnolo Xavi Fores, di ritorno da una stagione in Superbike non certo esaltante. Hickman e Fores guideranno la M1000RR in Superbike mentre per Olsen si prospetta il ritorno nella Stock 1000.&nbsp;  Per Peter Hickman ci sar&agrave; la possibilit&agrave; di continuare a gareggiare nelle Road Races, il tutto per&ograve; dalla prossima stagione visto il recente annuncio della cancellazione della gara di Macao.  Mercato BSB: Buchan lascia FS-3 Kawasaki, Hickman verso OMG Racing?  Le parole del team   A margine di questo super annuncio, sono arrivate le parole della team owner Faye Ho e dei due piloti Peter Hickman e Xavi Fores.&nbsp;  Faye Ho, proprietaria della squadra ha dichiarato: &ldquo;Ho sempre amato il motorsport e le corse di moto in particolare, quindi quando si &egrave; presentata l&#39;opportunit&agrave; di subentrare al team Smiths, &egrave; sembrata l&#39;occasione ideale per mettersi in gioco. Ho sostenuto per la prima volta i team motociclistici al Gran Premio di Macao nel 2009 e l&#39;anno successivo abbiamo ottenuto la vittoria con Stuart Easton e la squadra PBM. Quello che mi ha colpito subito delle due ruote &egrave; stata l&#39;entusiasmo e la passione; &egrave; una sfida enorme che le squadre ei piloti affrontano ogni volta che sono in pista&quot;.  La team owner ha poi aggiunto: &ldquo;Quando sono tornata nel Regno Unito, ho assistito al brivido del TT dell&#39;isola di Man e al livello di professionalit&agrave; e competizione della serie BSB. Quando abbiamo saputo che il team Smiths si stava ritirando e avendo conosciuto Alan e Rebecca Smith, i proprietari del team, a Macao, ci &egrave; sembrato un tempismo perfetto per contribuire a costruire una nuova squadra. Sono cos&igrave; entusiasta di iniziare, questa &egrave; probabilmente la sfida pi&ugrave; grande che abbia mai intrapreso e alla fine abbiamo il desiderio di voler vincere le gare!&rdquo;  Peter Hickman, confermato nel team, ha dichiarato: &ldquo;Questo &egrave; un momento emozionante per me, il team e penso per le corse in generale, mentre acquisiamo un nuovo appassionato proprietario del team come Faye. Conosco Faye da alcuni anni come una generosa sostenitrice delle corse a Macao e, soprattutto, vuole vincere! Ho trascorso quattro anni fantastici con il team Smiths Racing, siamo cresciuti insieme come gruppo, abbiamo avuto successo nel BSB e nelle corse su strada, quindi ora penso che possiamo partire da quello che abbiamo costruito e portarlo a un nuovo livello. Dopo un anno cos&igrave; negativo a livello globale, &egrave; cos&igrave; positivo avere una nuova squadra e uno sponsor che entrano in gioco&quot;.  Xavi Fores, nuovo pilota di FHO Racing, ha dichiarato: &ldquo;Tornare con un team di cos&igrave; alto livello &egrave; l&rsquo;occasione per me di finire il lavoro che avevo iniziato due anni fa! Sono stato sempre in contatto con Faye ed il progetto &egrave; importante, avremo gli strumenti adatti per combattere con quelli davanti.&rdquo;  Road Races: cancellato il Gran Premio Motociclistico di Macau 2020 

La compagine macanese capeggiata da Faye Ho, ex compagna di Michael Rutter, prende il posto di Smiths Racing e conferma Hickman affiancandogli Fores

BSB, FHO Racing: da Macao all&rsquo;attacco del campionato inglese

Un&rsquo;altra star e leggenda delle corse su strada (16 volte vincitore al TT) sar&agrave; impegnato nel BSB di scena questo weekend a Donington Park. Ian Hutchinson, infatti, sar&agrave; in sella alla BMW del team Synetiq al posto di Bradley Ray, infortunatosi durante le FP1.&nbsp;  L&rsquo;inglese fa gi&agrave; parte di Synetiq BMW per quanto riguarda le Road Races e con quest&rsquo;ultime ferme causa Covid-19, quale migliore occasione di una presenza al BSB per allenarsi in vista della gara di Macao.&nbsp;  Questo il comunicato del team&nbsp;  &ldquo;Ian Hutchinson sostituir&agrave; Bradley Ray per il resto del weekend sulla BMW del team Synethiq dopo che Ray ha riportato Qui i suoi primi metri in sella alla BMWuno sfortunato infortunio alla gamba nelle FP1&rdquo;.   Ian Hutchinson will replace @BradRayRacing for the remainder of this weekend&rsquo;s @OfficialBSB round at Donington Park with @SYNETIQBMW after Ray suffered an unfortunate leg injury in FP1. pic.twitter.com/9m6VtLKwKZ   &mdash; SYNETIQ BMW (@SYNETIQBMW) October 2, 2020    Qui i suoi primi metri in sella alla BMW   It&rsquo;s a damp FP2 at @DoningtonParkUK - Hutchy heads out for his first laps with @SYNETIQBMW pic.twitter.com/UFzAtOKO9o &mdash; Bennetts British Superbike Championship (@OfficialBSB) October 2, 2020   

L&rsquo;inglese, star delle Road Races, ha debuttato oggi nelle FP2 bagnate di Donington al posto dello sfortunato pilota del team Synetiq BMW

BSB Donington: Bradley Ray ko per infortunio, Hutchinson al suo posto

Dopo mesi di attesa, Michael Dunlop ha fatto chiarezza sul suo futuro: il 30enne nordirlandese lascia il team TAS Racing per fare squadra con il team di Paul Bird, con cui affronter&agrave; le gare Superbike e Senior del Tourist Trophy, in sella a una Ducati Panigale V4 R VisionTrack. La moto con cui Brookes e Iddon cercheranno di bissare il titolo conquistato da Redding nel BSB, nonch&eacute; la stessa Rossa su cui si ipotizzava sarebbe salito John McGuinness, dopo averla condotta lungo il toboga giallo/nero di Macao.  Nel 2012, Lee Johnson e la Panigale avevano faticato lungo le 37,733 miglia dello Snaeffel Mountain Course, ma Dunlop non sembra per nulla intimorito dalla sfida.  &ldquo;Devo dire che sono molto elettrizzato per la nuova sfida - scrive Michael dando l&rsquo;annuncio su Facebook -. Negli ultimi tempi non avevo un vero e proprio piano, qualche chiacchiera con alcune persone, ma non sapevo davvero cosa avrei fatto o se avrei fatto qualcosa. Poi, dopo lo scorso weekend ho realizzato alcune cose e ho pensato &lsquo;al diavolo, andiamo&rsquo;.  Voglio ringraziare tutti i ragazzi della PBM per tutto il duro lavoro che stanno affrontando per costruire la moto e prepararla per correre. Anche Aaron per avermi rimesso in pista dopo tutte le operazioni, una strada lunga ma ha perseverato, e tutti i miei sponsor, che hanno reso possibile tutto questo.  #non sono arrivato fin qui, solo per arrivare fin qui  #niente da perdere adesso&rdquo;    Dopo la lunga serie di infortuni che ha condizionato il suo 2019, Dunlop vuole tornare a essere protagonista sull&rsquo;Isola di Man, dove lo scorso anno era riuscito a vincere soltanto in sella alla Paton, in classe Lightweight.  Se il ritorno con Paton tra le bicilindriche non &egrave; ancora sicuro, quel che &egrave; certo &egrave; che la Panigale, comunque, non sar&agrave; l&rsquo;unica arma a disposizione di &ldquo;The Bull&rdquo;, che garegger&agrave; anche nelle classi Superstock e Supersport sotto l&rsquo;insegna del suo team, MD Racing.  Il primo test   Con il TT al via tra meno di tre mesi, per Dunlop &egrave; gi&agrave; arrivato il momento di prendere confidenza con il suo nuovo bolide, macinando i primi chilometri a Jerez, dove si &egrave; disputata oggi la prima delle due giornate di test della Superbike britannica.    &nbsp; 

Il rider di Balleymoney disputer&agrave; le gare Superbike e Senior in sella alla Ducati di Paul Bird, mentre competer&agrave; in Supersport e Superstock con il suo team, MD Racing

Michael Dunlop al TT 2020 con la Panigale V4 R

Il 2020 per John McGuinness ha assunto tutto un nuovo colore, passando dall&rsquo;argento della Norton, al verde della Kawasaki: &ldquo;McPint&rdquo; ha raccolto il testimone da James Hillier, ora in forza al team OMG Racing, diventando il nuovo alfiere della Quattro Plant Bournemouth Kawasaki.   It&rsquo;s official we are over the moon to welcome @jm130tt to @Quattro_Plant @UKTeamGreen @ttracesofficial @northwest200 let&rsquo;s gets going it&rsquo;s going to be an awesome International Road Racing Season pic.twitter.com/LPMNhQO515 &mdash; Bournemouth Kawasaki (@QuattroKawasaki) 10 gennaio 2020   L&rsquo;addio alla Norton  Un cambio di casacca sorprendente ma non troppo disatteso, alla luce del disastroso bilancio del TT 2019, in cui il binomio McGuinness/Norton ha messo a referto il ritiro in Superbike e Lightweight, e un 15&deg; e 17&deg; posto nelle gare Superstock.  A differenza di quanto ci si aspettava, per&ograve;, nel 2020 McGuinness non torner&agrave; in sella alla Ducati Panigale V4 di Paul Bird (con cui ha disputato il GP di Macao, ndr.), ma garegger&agrave; nelle classi Superbike e Superstock di TT e North West 200 con una Ninja ZX-10RR.  La firma con Quattro Plant Bournemouth Kawasaki  Dopo i 14 podi al TT conquistati con Hillier, il team di Pete Extance torna a sognare in grande con l&rsquo;arrivo del 23 volte vincitore al TT, che &egrave; pronto a scrivere un nuovo capitolo della sua incredibile carriera.  &ldquo;Sono lieto di gareggiare per Quattro Plant Bournemouth Kawasaki al TT 2020 - ha detto McGuinness al sito ufficiale del TT - il suo record sull&#39;Isola con James Hillier, in termini di risultati e affidabilit&agrave;, parla da s&eacute;. Essendo un team familiare, &egrave; perfetto per me ed &egrave; una squadra altamente rispettabile e professionale, che ha ottenuto grandi risultati sia sulle strade che sui circuiti&quot;.  &ldquo;Pete ha guidato da Bournemouth a Morecambe per incontrarmi e mettere l&#39;offerta sul tavolo e non ci &egrave; voluto molto per me firmare - &egrave; stata una decisione facile. Tutto aveva perfettamente senso e abbiamo messo insieme un buon piano che ci metter&agrave; nella migliore posizione possibile. Unirmi alla Kawasaki e al team di Pete e guidare la Ninja ZX-10RR al TT &egrave; un nuovo capitolo per me, uno di cui sono entusiasta e non vedo davvero l&#39;ora&quot;.  TT 2020: Hickman e Smiths Racing con Yamaha in Supersport 

Chiusa la parentesi con la Norton, il &ldquo;Missile di Morecambe&rdquo; salir&agrave; sulla Ninja ZX-10RR lasciata libera da James Hillier, passato al team OMG Racing

McGuinness al TT 2020 con Quattro Plant Bournemouth Kawasaki

        Novit&agrave; in arrivo dalla &ldquo;famiglia&rdquo; Bimota Classic Parts che nel 2020 ha deciso di partecipare al Tourist Trophy sull'Isola di Man. E per farlo, punter&agrave; su un grande pilota come Stefano Bonetti che salir&agrave; in sella ad una Bimota YB4. ACCOPPIATA VINCENTE - Se l'impegno di Bimota, grazie al titolare Paolo Girotti, negli ultimi anni &egrave; stato implementato sia sui circuiti nazionali che internazionali, l'asticella per il 2020 &egrave; stata alzata un bel po' con la decisione di partecipare al Tourist Trophy che per Bimota stessa &egrave; come un &ldquo;sogno che diventa realt&agrave;&rdquo;.Ad accettare questa incredibile sfida &egrave; stato il pilota bergamasco Stefano Bonetti, vincitore di dieci campionati italiani di velocit&agrave; in salita, del titolo continentale categoria Supersport 600 del campionato europeo 2012 e di quello nella classe 1200 nel 2014. Inoltre, al Tourist Trophy 2020 non sar&agrave; certo la sua prima volta, dato che vi ha gi&agrave; partecipato, cos&igrave; come all'altra difficilissima corsa del Gran Premio di Macao. LA MOTO - Per correre, Bonetti avr&agrave; una delle Bimota pi&ugrave; iconiche, ovvero la YB4 IER Superbike che verr&agrave; assemblata a Chiusi (Toscana) nel quartier generale di Bimota. La moto, sar&agrave; una replica di quella che partecip&ograve;, con il pilota Giancarlo Falappa al mondiale Superbike del 1988.Il TT Classic andr&agrave; in scena dal 22 al 31 agosto ma gi&agrave; a partire da marzo saranno diversi gli eventi che Bimota organizzer&agrave; in vista di questo attesissimo appuntamento.       

Nuova avventura per Bimota che prender&agrave; parte al Tourist Trophy nel mese di agosto insieme a Stefano Bonetti

Bimota e Bonetti insieme al TT Classic 2020

La 100 Km dei Campioni arriva alla sesta edizione dalla sua nascita con una entry lista davvero completa e di livello. Al Ranch di Rossi si presenteranno ben 42 piloti, appartenenti a diverse discipline e categorie a due ruote. Oltre al padrone di casa - Valentino - vedremo in azione con rappresentanti della MotoGP, tra cui Tito Rabat, Alex Rins e Franco Morbidelli. Dalla Middle Class nomi di spicco: Luca Marini (celebre fratello del nove volte iridato), Dominique Aegerter, Lorenzo Baldassarri, Marco Bezzecchi, Enea Bastianini, Augusto Fernandez, Stefano Manzi, Mattia Pasini, Joe Roberts.  Protagonisti nella Moto3 mondiale e pronti a scendere in pista Celestino Vietti, Albert Arenas, Andrea Migno, Marcos Ramirez, Tatsuki Suzuki, John McPhee e Stefano Nepa, che avranno colleghi di cilindrata provenienti dal CIV quali ?Lorenzo Bartalesi, Elia Bartalini, Kevin Zannoni. JD Beach dal MotoAmerica si trover&agrave; a suo agio, essendo lui uno specialista di dirt track, disciplina molto simile al Flat Track, dominata da Lorenzo Gabellini nel 2017 con il titolo italiano vinto. Marco Belli e Francesco Cecchini corrono tuttora con ruote tassellate su sterrato, come fa anche Sammy Halbert. Thomas Chareyre invece, &egrave; solito far scivolare in derapata la sua Supermotard. Il campione MotoE, Matteo Ferrari, incontrer&agrave; nuovamente Maria Herrera, rivale &ldquo;elettrica&rdquo; in questo 2019, come avversario era Mattia Casadei, schierato dal team SIC58 Squadra Corse. Un&rsquo;altra signorina al via della competizione: Beatriz Neila, spagnola, appartenente alla Academy VR46.  Dal BSB arriva Bradley Ray, occhialuto e talentuoso pilota inglese. Sembre dal Oltremanica, ecco Ian Hutchinson, specialista di gare stradali e vincitore del Tourist Trophy, North West 200 e Macao Grand Prix. Non dimentichiamo Luca Ottaviani, competitivo nella Supersport 600 nazionale, Filippo Fuligni, Alessandro Nocco, Luca Vitali ed il grande Alex Gramigni, iridato 125 con Aprilia ed attuale tester Pirelli. Arricchiscono la lista nomi Tom Ward, rivelazione inglese della 600, che si scontrer&agrave; anche con Michael Ruben Rinaldi, neo acquisto Go Eleven in SBK. L&rsquo;evento, in programma questo weekend, vedr&agrave; equipaggi composti da due piloti misurarsi nei vari layout proposti dal Ranch. Ci sar&agrave; anche la sfida &ldquo;Americana&rdquo;, in un one to one ad eliminazione singola. &nbsp; 

Ben 42 piloti al Ranch di Valentino, con nomi appartenenti a diverse discipline motociclistiche

Rossi stila la lista della 100 Km dei Campioni

Un successo strano, amaro ed arrivato anzitempo, quello di Michael Rutter a Macao. Nella stretta ed insidiosa curva della Polizia - un budello - &egrave; avvenuto un incidente multiplo, in una dinamica micidiale. A seguito della scivolata da parte del finlandese Erno Kostarno, si &egrave; innescata una carambola, che ha visto coinvolti Derek Sheils, Micko Sweeney, Phillip Crowe, Didier Gram e Dan Kruger, caduti tutti sul duro asfalto del circuito cittadino asiatico.  BANDIERA ROSSA - La paura immediata &egrave; stata seguita dalla giusta e conseguente bandiera rossa, la seconda della giornata. Sempre appena dopo lo start, infatti, un terribile crash tra Robert Hodson e Mark Cerveny aveva indotto la Race Direction alla sospensione, con Cerveny ancora sotto controllo e non del tutto fuori pericolo. Anche la seconda interruzione della gara &egrave; stata inevitabile, come indispensabili i soccorsi ai piloti. Ci &egrave; voluto il trasporto all&rsquo;ospedale per Sheils, Kostarno e Kruger, per verificarne eventuali complicazioni. Al netto di tutto questo, il Macao GP &egrave; stato assegnato dopo un solo giro; Rutter vince con la Honda RC 213V-S Bathams, precedendo Peter Hickman, compagno di squadra. I due sono specialisti delle Road Races e giornate come quella di oggi ne hanno entrambi vissute nelle rispettive carriere. Rutter, tra l&rsquo;altro, dal suo profilo Twitter si &egrave; scusato con il rivale: &ldquo;Mi &egrave; stata comunicata la vittoria e mi dispiace, perch&eacute; Hickman quest&rsquo;anno la meritava, Scusami Peter&rdquo;. Magari si sentissero certe parole in altri campionati,  PARLA POLITA - Chi ha detto la sua &egrave; Alessandro Polita. Il marchigiano ha corso al Tourist Trophy, ha partecipato a Macao. Alex ha visionato le immagini dell&rsquo;incidente, cos&igrave; chiosando: &ldquo;Mammia mia, che brutta botta. Il mio parere &egrave; che l&igrave; non ci si possa andare. Io, dopo il primo turno di prove, avevo capito che gioco si stesse giocando, ci ho lanciato il cappello e ho passeggiato per i restanti turni&rdquo;.  Il programma dell&rsquo;evento a due ruote &egrave; stato definitivamente soppresso.&nbsp; 

Una caduta multipla allo start costringe la direzione a esporre la seconda bandiera rossa in pochi minuti. Per Rutter, la vittoria pi&ugrave; &quot;veloce&quot; della sua carriera. Programma di gare annullato. Polita: &quot;L&igrave; non si deve correre&quot;

Macao GP: la gara dura solo un giro

Stuart Easton si &egrave; aggiudicato la vittoria nella 48&deg;&nbsp; edizione del GP Macau, appuntamento internazionale per auto e moto. La gara si disputa su un circuito cittadino e di norma vi prendono parte soprattutto piloti britannici.  Easton ha dominato i 12 giri di gara rifilando consistenti distacchi a Michael Rutter, secondo al traguardo e Martin Jessopp, terzo. Dunque, sul podio sono salite, nell&rsquo;ordine: Kawasaki, Yamaha e BMW. con quest&rsquo;ordine a completare un podio Sulla Ninja ZX-10R il 31enne scozzese ha ampiamente dominato, conquistando, oltre alla vittoria in gara, la pole, vittoria e il giro pi&ugrave; veloce in 2&rsquo;26&rdquo;783. &Egrave; la sua&nbsp; quarta a Macao, dove si era gi&agrave; imposto nel 2008, 2009, 2010  Secondo posto per Michael Rutter, che per tutta la gara si &egrave; dovuto difendere dagli assalti di Lee Johnston, Martin Jessopp e Gary Johnson.  LA CLASSIFICA  1- Stuart Easton &ndash; Kawasaki ZX-10R &ndash; 29&rsquo;45&rdquo;143 2- Michael Rutter &ndash; Yamaha YZF R1 &ndash; 14.050 3- Martin Jessopp &ndash; BMW S1000RR &ndash; 14.505 4- Gary Johnson &ndash; Honda CBR 1000RR &ndash; 15.717 5- Lee Johnston &ndash; Honda CBR 1000RR &ndash; 24.163 6- Horst Saiger &ndash; Kawasaki ZX-10R &ndash; 26.330 7- John McGuinness &ndash; Honda CBR 1000RR &ndash; 30.479 8- Dan Cooper &ndash; BMW S1000RR &ndash; 49.091 9- Roman Stamm &ndash; Kawasaki ZX-10R &ndash; 49.449 10- Stephen Thompson &ndash; BMW S1000RR &ndash; 53.760 11- Didier Grams &ndash; BMW S1000RR &ndash; 56.711 12- Mark Miller &ndash; EBR 1190RS &ndash; 1&rsquo;04.891 13- James McBride &ndash; Yamaha YZF R1 &ndash; 1&rsquo;06.128 14- Davy Morgan &ndash; Honda CBR 1000RR &ndash; 1&rsquo;07.989 15- Allan-Jon Venter &ndash; Yamaha YZF R1 &ndash; 1&rsquo;13.608 16- Steve Heneghan &ndash; Kawasaki ZX-10R &ndash; 1&rsquo;47.336 17- Graham English &ndash; BMW S1000RR &ndash; 2&rsquo;00.669 18- Sandor Bitter &ndash; Honda CBR 1000RR &ndash; 2&rsquo;03.377 19- Nuno Caetano &ndash; Kawasaki ZX-10R &ndash; 2&rsquo;13.469 20- Dan Kruger &ndash; Kawasaki ZX-10R &ndash; 2&rsquo;16.151 21- Michael Sweeney &ndash; Kawasaki ZX-10R &ndash; 2&rsquo;22.178 22- Brian McCormack &ndash; Suzuki GSX-R 1000 &ndash; 1 lap 23- Steve Mercer &ndash; BMW S1000RR &ndash; 1 lap

Sul circuito da Guia, tracciato cittadino, secondo posto per Michael Rutter

A Stuart Easton il GP Macao

&Egrave; iniziato alla grande per Stefano Bonetti il Tourist Trophy 2014. Il pluricampione italiano della Montagna co il 19esimo posto ottenuto nella gara Superbike&nbsp; occupa ora il quarto posto nella speciale classifica riservata ai piloti privati e nella gara Superstock di domani avr&agrave; la possibilit&agrave; di piazzare il suo colpo migliore, in sella alla sua Kawasaki autogestita.  Non solo: con la sesta tornata della corsa di ieri il pilota bergamasco ha segnato il nuovo record assoluto per gli italiani al TT, girando a poco pi&ugrave; di 125 miglia orarie. "A stupirmi - ha commentato Stefano - &egrave; il fatto che non stavo tirando al massimo. &Egrave; stato un crono che ho raggiunto guidando fluido e senza sforzo o rischi inutili. E questo non pu&ograve; che essere un gran bel segnale".  A precedere Bonetti nella speciale graduatoria degli indipendenti sono ora Hickman, Lintin e Mountford, con la concreta chance di guadagnare posizioni nella gara di domani. Per ora di certo c'&egrave; che il pilota italiano appare completamente recuperato dal gravissimo incidente in prova a Macao 2012 che l'anno dopo lo costrinse a saltare il TT, nel quale ha debuttato nel 2004..  Per la cronaca parteciper&agrave; anche alle due corse della Supersport e alla Senior, che venerd&igrave; prossimo chiuder&agrave; il Tourist Trophy.  Mario Donnini

In sella alla sua Kawasaki autogestita si &egrave; fatto onore. Ora lo aspettano: Superstock, Supersport e Senior, che venerd&igrave; prossimo chiuder&agrave; il Tourist Trophy. 

Tourist Trophy, Bonetti quarto tra i privati

DOUGLAS - Lo strapotere di Michael Dunlop nella gara Superbike, che nella&nbsp; tarda mattinata di sabato ha dato il via al TT edizione 2014, &egrave; stato semplicemente soverchiante. In testa nella seconda met&agrave; del primo giro, dopo una sfuriata iniziale del sorprendente Hillier su Kawasaki, l'alfiere della Bmw &egrave; andato in fuga e non &egrave; stato pi&ugrave; rispreso sino alla fine della gara.  Il forcing iniziale &egrave; stato tremendo, visto che Michael &egrave; riuscito a battere il record assoluto addirittura con partenza da fermo, riuscendo subito dopo a migliorare il primato. Ma non &egrave; finita qui, perch&eacute; nell'ultima tornata, il 45enne neozelandese Bruce Anstey con la Honda Padgett's si rendeva protagonista di una vera impresa migliorando a sua volta il record, portandolo a 132,298 miglia orarie, ossia a una media di&nbsp; 213,964 km/h.  L'ottavo centro al Tourist Trophy per Michael ha segnato anche il ritorno al successo della Bmw tra le big bike, dopo il leggendario centro di Georg Meier nel TT del 1939, nella classe Senior. Il podio &egrave; stato animato anche dal bravissimo Guy Martin su Suzuki-Tas, secondo, che non stappava spumante all'Isola di Man ormai da tre anni, anche se il primo, fatidico appuntamento con la vittoria per lui &egrave; ancora una volta rimandato, dopo dieci anni di tentativi.    Terzo il locale Conor Cummins con l'Honda ufficiale, davanti allo stesso Anstey e a un sorprendente e rivitalizzato Michael Rutter con un'altra Bmw. Solo 7&deg; John McGuinness, punta di diamante della Honda, penalizzato da un precedente infortunio a una mano, che si &egrave; gonfiata e gli ha procurato fitte di dolore tali da non farlo correre con la velocit&agrave; regale tipica del re della montagna. Per lui la forma fisica &egrave; lontana dall'essere recuperata e sembra proprio che questo non possa essere il suo anno, salvo sorprese che nel suo caso sono sempre dietro l'angolo.    Va quindi sottolineata la stupenda prestazione dell'italiano Stefano Bonetti con la sua privatissima Kawasaki, 19esimo assoluto davanti all'austriaco Saiger, anche lui su Kawa. Nel corso dell'ultimo giro di gara Bonetti &egrave; riuscito a inanellare un giro da antologia, tale da fargli segnare la media di 125,022 miglia, che rappresenta la tornata pi&ugrave; veloce fatta segnare da un nostro portacolori in tutta la storia ultracentenaria della prestigiosa competizione. L'ennesima dimostrazione che Bonetti ha recuperato alla grande dal gravissimo crash di fine 2012 a Macao, al punto che ora pu&ograve; ambire a piazzamenti molto onorevoli al TT di cui &egrave; specialista, soprattutto nella Superstock 1000 che lo vede meno svantaggiato che la Superbike, dove la sua Kawa praticamente di serie &egrave; costretta a misurarsi contro i prototipi giapponesi e tedeschi. Infine, tra i sidecar, nella prima frazione disputata il pomeriggio di sabato dopo la Superbike, ha vinto per la prima volta nella sua carriera sull'isola, il veterano Conrad Harrison in coppia con Mike Aylott. Per la cronaca Harrison &egrave; padre di Dean, che si &egrave; piazzato buon ottavo nella Superbike, a suggellare un weekend memorabile per la famiglia britannica.  La domenica si riposa, al TT: le corse riprenderanno luned&igrave; con la disputa della prima gara della Supersport 600, seguita dalla Superstock 1000, il terreno favorito per l'italiano Bonetti.  Mario Donnini

Il nipote di Joey domina la Sbk e vince il suo ottavo TT. Stefano Bonetti con la sua privatissima Kawasaki, diciannovesimo assoluto. 

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