Sportive on the road: la Ducati Streetfighter V4 S, testata per le strade del Lazio

Ducati Streetfighter V4 S per le strade del Lazio

        &Egrave; davvero un momento d&rsquo;oro, questo, per la Ducati, che &egrave; riuscita a mettere a ferro e fuoco il mondo delle gare primeggiando praticamente in tutti i maggiori campionati. Un successo che si riflette anche nella produzione: da un po&rsquo;, a Bologna, non sbagliano un colpo e ogni nuova moto si rivela un successo. Uno stato di grazia, la cui summa pu&ograve; essere rappresentata dalla Streetfighter V4, l&rsquo;apice del livello tecnico raggiunto dai modelli di serie della Ducati che &ndash; lo ricordiamo &ndash; sono sviluppati sfruttando il know-how acquisito proprio nelle corse. Ducati Supersport 950 S | Sportive On The Road Ducati Streetfigher V4 S: scheda tecnica  Rispetto alla Panigale V4 da cui deriva, via le carene, ed &egrave; un po&rsquo; come se si alzasse il sipario su tutta la magnificenza meccanica che la contraddistingue; con il motore stretto da un abitino super sexy, che sfoggia forme aliene all&rsquo;avantreno, mentre dietro&hellip; un lato B semplicemente mozzafiato. Una hypernaked dal fascino totale per la quale &ndash; diciamoci la verit&agrave;! &ndash; nessuna strada sar&agrave; mai abbastanza: il suo potenziale devastante ha bisogno dei cordoli di un circuito per esplodere al massimo. Ma grazie a un&rsquo;elettronica super sofisticata (la versione S in prova contempla anche le sospensioni semiattive) e a una ciclistica rocciosa e sempre affilata, si pu&ograve; riuscire a trarre grande soddisfazione anche nella guida &ldquo;sprint&rdquo; sui propri percorsi preferiti. Soprattutto se somigliano ai 15 tortuosi chilometri che si arrampicano dal mare di una delle localit&agrave; pi&ugrave; belle del Tirreno &ndash; Sperlonga, che rapisce i visitatori con le sue viuzze, le case imbiancate a calce e gli scorci indimenticabili &ndash; fino ai Monti Aurunci, Ausoni e Lepini. Una sorta di terrazza mozzafiato, da cui scorgere il borgo, l&rsquo;intera costa e, all&rsquo;orizzonte, la sagoma del Monte Circeo e le isole Pontine incastonate nel profondo blu. Ma anche un tratto, tutto da guidare, consegnato direttamente alla mitologia delle due ruote grazie a curve iperboliche talmente intriganti, che faresti su e gi&ugrave; tutto il giorno. Ma non finisce qui, perch&eacute; toccata Itri &ndash; conosciuta come la Terra dei Briganti e di Fr&agrave; Diavolo &ndash; il divertimento prosegue senza sosta verso Lenola, il Passo della Quercia del Monaco e Vallecorsa, fino alla tortuosissima Carpinetana, a ridosso dei Monti Lepini. Chi preferisce, invece, pu&ograve; tornare verso la costa toccando Pico e nuovamente Itri sfruttando la bella SR82. Un parco di divertimenti infinito, perfetto per la Streetfighter V4 S. Il piccolo aggiornamento che l&rsquo;ha interessata di recente non ha apportato novit&agrave; a livello estetico se non la nuova colorazione Grey Black per la sola versione S. D&rsquo;altronde, quando sei davanti a un piccolo capolavoro di design come questo &ndash; un fisico da atleta trattenuto da un tubino stretto, intrigante e attillato &ndash; lasciare tutto cos&igrave; com&rsquo;&egrave; non &egrave; una cattiva idea. Anche il potente 4 cilindri a V, una delle unit&agrave; pi&ugrave; emozionanti in circolazione, non ha subito modifiche sostanziali: 1.103 cm&sup3;, una potenza massima di 208,3 CV ma soprattutto un picco di coppia di ben 123 NM a 9500 giri/min. Piccoli upgrades, invece, sono arrivati sul fronte della ciclistica, lavorando con quello che viene chiamato fine tuning, ossia il perfezionamento di un progetto gi&agrave; al top. Per rendere la moto pi&ugrave; precisa e stabile nella guida aggressiva, &egrave; stato alzato il pivot del monobraccio di 4 mm &ndash; questo aumenta l&rsquo;effetto anti-squat: quando si accelera in uscita di curva, la moto tende a chiudere la traiettoria e non ad allargarla &ndash; ed &egrave; cambiata la taratura idraulica delle sospensioni, ora pi&ugrave; sostenute (ma sempre &Ouml;hlins, semi attive, per la S). Il serbatoio offre un litro di capienza in pi&ugrave; e ha una forma diversa, per sostenere meglio il pilota in staccata. Il motore guadagna un nuovo impianto di scarico di derivazione Panigale e, inoltre, ci sono le nuove mappature Full e Low, mentre Medium e High sono state riviste. Rivista anche la risposta del ride-by-wire, ora pi&ugrave; demoltiplicata nelle varie marce, mentre la sola versione S monta un&rsquo;inedita batteria al litio che fa guadagnare 1,7 kg, per totali 197,5 di peso fatti staccare sulla bilancia in ordine di marcia. A livello elettronico sono da segnalare anche la versione EVO 2 dell&rsquo;Engine Break Control e una nuova strategia per il Quickshifter. Il blocco frizione ora non &egrave; pi&ugrave; monolitico, con la cover che pu&ograve; facilmente essere rimossa per montare la scenografica frizione a secco, e la ventola del radiatore &egrave; pi&ugrave; efficiente nel raffreddare il motore. Tanta ricchezza tecnica, in ogni modo, si paga e in questo caso il conto al ristorante &ndash; soprattutto per questa versione S, particolarmente ricca &ndash; &egrave; un po&rsquo; salato: si parte da 26.890 Euro.  Ducati Streetfigher V4 S: la prova  Una volta a bordo, per quanto riguarda la posizione di guida la parola &ldquo;compromesso&rdquo; perde tutta la sua accezione negativa con un perfetto mix di sportivit&agrave; e sfruttabilit&agrave; su strada. Le pedane sono arretrate come su una vera race replica ma non cos&igrave; tanto da generare indolenzimenti. Il ginocchio &egrave; piuttosto piegato ma non in maniera estrema. Nella guida pi&ugrave; sportiva, il busto si protende naturalmente in avanti ma, anche in questo caso, senza affaticare eccessivamente grazie a un&rsquo;azzeccata triangolazione del manubrio con la sella e le pedane: si &ldquo;sente&rdquo; bene la ruota anteriore, come se le mani afferrassero direttamente i mozzi. Detto questo, lo abbiamo premesso subito: nessuna strada sar&agrave; mai abbastanza per una moto dalle prestazioni cos&igrave; esplosive. Ma &egrave; anche vero che la migliore qualit&agrave; della Streetfighter &ndash; forse quella che ti colpisce prima di ogni altra &ndash; &egrave; la sua capacit&agrave; di adattamento. Una natura camaleontica, ottenuta grazie a un pacchetto meccanico-elettronico incredibilmente efficace, in grado di aumentare le abilit&agrave; del pilota e di mettere una pezza (certe volte, anche enorme) agli errori di guida. Troppa irruenza con il gas in uscita di curva? Invece che innescare violenti pompaggi, l&rsquo;assetto riesce a ricomporsi in pochi metri. Hai azzardato una staccata eccessiva? Il &ldquo;cervello&rdquo; dell&rsquo;ABS gestisce la situazione ripartendo nella maniera pi&ugrave; efficace la potenza frenante, senza far percepire la sua presenza. Tutte cose che rendono la Streetfighter divertentissima anche nella guida frizzante su strada, dove mette in campo una stabilit&agrave; sorprendente sui curvoni veloci e un&rsquo;agilit&agrave; nello stretto da furetto assassino. Attenzione, per&ograve;, questo non significa che sia una moto facile, o adatta a tutti. La brutalit&agrave; primordiale del V4 &ndash; nonostante gli ausili elettronici &ndash; pretende mestiere e sale in zucca. Essenziale, diventa ricalibrare i propri riferimenti e capire fin dove ci si pu&ograve; spingere. Perch&eacute; le accelerazioni che questo V4 &egrave; in grado di produrre sono qualcosa che non si dimentica e che si racconta con entusiasmo agli amici al bar. I rettilinei vengono istantaneamente azzerati da una capacit&agrave; di allungo livello caccia interstellare. In qualunque marcia. In uscita di curva, la spinta ai medi &egrave; semplicemente devastante. Per fortuna, come dicevamo, il cervello che gestisce ogni fase della guida lascia sbigottiti per efficienza e capacit&agrave; di elaborazione. Come le stesse sospensioni elettroniche. Davvero inappuntabili per sostegno e resa. Una moto, in definitiva, iperprestazionale e dannatamente veloce. Su strada, forse, un po&rsquo; insensata &ndash; come d&rsquo;altronde tutte le cose belle della vita &ndash; ma comunque sfruttabile e seducente. E quando non la guidi, un po&rsquo; ti manca.  The Test: la Ducati Monster cambia pelle CGM 363 SHOT, il casco usato per la prova  Il 363 SHOT &egrave; la risposta di CGM al motociclista che punta ad un casco race-oriented. La calotta esterna e l'innovativo spoiler posteriore sono stati progettati per massimizzare l'efficienza aerodinamica alle alte velocit&agrave;. Realizzato in due misure di calotta esterna presenta un sistema di termoregolazione dell'interno del casco, composto da tre aree di canalizzazione che garantiscono un continuo flusso d'aria. La visiera esterna, predisposta Pinlock 70, &egrave; basculante per una perfetta aderenza alle doppie guarnizioni perimetrali ed insieme al blocco in posizione chiusa assicurano silenziosit&agrave; e comfort di guida. Il 363 &egrave; inoltre dotato di visiera interne parasole a scomparsa. Il comparto interni, &egrave; composto da top termoformato esagonale, tessuti ExtraCool, bande alta visibilit&agrave;, deflettore paranaso e coprimento e SOS RELEASE SYSTEM che permette un rilascio rapido dei guanciali in caso di emergenza.        

Prestazionale quanto intelligente, la hypernaked ispirata alla Panigale V4 &egrave; l&rsquo;ennesima mossa azzeccata dalla Casa bolognese. Ecco la nostra prova

Ducati Streetfigher V4 S, fascinosa e veloce | Sportive On The Road

In sella alla "naked" di Borgo Panigale affrontando i 15 tortuosi chilometri che si arrampicano dal mare di una delle località più belle del Tirreno - Sperlonga, fino ai Monti Aurunci, Ausoni e Lepini

Sportive on the road: Ducati Streetfighter V4 S

        In occasione del GP San Marino e Riviera di Rimini, la Ducati ha svelato due versioni speciali della Streetfighter V4, numerate e limitate a 630 + 63 esemplari, ispirate alla Lamborghini Hurac&aacute;n STO e realizzate sulla base tecnica della Panigale V4 S 2023. Cose di Case: Crossover, le nuove sportive Lambo a due ruote  La prima versione (630 esemplari disponibili) &egrave; la Streetfighter V4 Lamborghini, caratterizzata da forme molto aggressive, da componenti speciali e leggeri e dalla livrea dedicata. La seconda versione (63 esemplari disponibili), la Streetfighter V4 Lamborghini Speciale Clienti, &egrave; riservata ai clienti Lamborghini, i quali avranno la possibilit&agrave; di configurare la moto con i colori della carrozzeria e i cerchi identici alla propria vettura, potendo abbinare anche i colori della sella e delle pinze freno anteriori. Inoltre, i clienti Lamborghini potranno acquistare casco, giubbotto e tuta di pelle in serie limitata. Un&rsquo;ulteriore testimonianza della cura maniacale per i dettagli che caratterizza questa moto &egrave; l&rsquo;aver realizzato tutti i particolari in fibra di carbonio della moto (tra i quali parafango anteriore, puntale, cover radiatore, ali, cover serbatoio e codino) utilizzando la stessa trama visibile sulle supersportive dell&rsquo;azienda di Sant&rsquo;Agata Bolognese. La stessa fibra di carbonio viene impiegata in parti demandate alla protezione dal calore nelle cover della testa posteriore e dei collettori della relativa bancata, ma anche nel supporto proiettore, nel parafango posteriore e nelle protezioni del telaietto posteriore. Va segnalato che la Lamborghini, da anni, investe molto sui componenti (anche strutturali) in fibra di carbonio, quindi non &egrave; strano che su queste versioni venga ostentato questo materiale composito. Cura maniacale  Il Centro Stile Ducati ha ridisegnato le sovrastrutture di questa moto speciale traendo ispirazione dalla Hurac&aacute;n STO. Nello specifico, il parafango &egrave; ispirato agli sfoghi aria integrati nel &ldquo;cofano&rdquo; Lamborghini, gli estrattori ricavati sul puntale ricalcano le prese di raffreddamento dei freni posteriori della Hurac&aacute;n STO, quelli presenti sulle cover laterali del serbatoio richiamano gli sfoghi sui parafanghi anteriori dell&rsquo;auto, mentre gli estrattori sul codino monoposto citano quelli presenti sul cofano motore della Lamborghini. Anche i dettagli sono stati molto curati, come per esempio il dado della ruota posteriore, realizzato in titanio e oggetto di una progettazione dedicata. In futuro, la Ducati sfrutter&agrave; ancora questa sinergia con la Lamborghini per realizzare altre versioni speciali, senza per&ograve; &ldquo;abusare&rdquo; del marchio di Sant&rsquo;Agata Bolognese. Perch&eacute;, si sa, qualcosa &egrave; davvero speciale se &egrave; raro, oltre a essere realizzato a regola d&rsquo;arte. Cose di Case: bici, ancora numeri da record       

La Streetfighter V4 prende in prestito il vestito e i materiali della Hurac&aacute;n

Cose di Case: arriva una "Lambo" in Ducati

        Una delle pi&ugrave; importanti e interessanti novit&agrave; di EICMA 2021... si vedr&agrave; a EICMA 2022! Stiamo parlando della Hornet, un brand mitico, una Honda naked che &egrave; rimasta in produzione per dieci anni (a cavallo del 2000) e che &egrave; ricordata come un grande successo commerciale. Cose di Case: la MV Agusta F3 ha messo le ali Una moto che ha fatto la storia  Si trattava di una moto stradale che, essendo equipaggiata con il quadricilindrico in linea della sportiva CBR600F, &egrave; stata anche protagonista di vari trofei nazionali, nei quali, grazie ad appositi kit per adeguare il funzionamento delle sospensioni e dei freni all&rsquo;uso in pista, ha consentito a molti appassionati di gareggiare senza spendere un capitale. La Hornet, infatti, apparteneva alla categoria delle streetfighter giapponesi di media cilindrata, moto che avevano nell&rsquo;eccezionale rapporto tra qualit&agrave; e prezzo il loro punto di forza. Negli anni &lsquo;90, inoltre, le naked sportive erano molto richieste e questo ha contribuito a diffondere velocemente il brand Hornet, non soltanto in Italia. Dopo l&rsquo;operazione Africa Twin, quindi, la Honda ha deciso di rispolverare un altro cavallo di battaglia; un progetto che, per&ograve;, sar&agrave; molto diverso rispetto a quello (quadricilindrico in linea) che tutti ricordano. La nuova Hornet, infatti, sar&agrave; equipaggiata con un motore bicilindrico in linea e per capirlo basta ascoltare l&rsquo;audio del video con cui Honda ha presentato il progetto, a EICMA. Chiaramente non sar&agrave; una versione depotenziata del propulsore montato sull&rsquo;Africa Twin ma di un&rsquo;unit&agrave; inedita, dedicata all&rsquo;uso stradale e per questo motivo pi&ugrave; compatta e caratterizzata da una potenza specifica pi&ugrave; elevata. Nuovo bicilindrico  Analizzando con attenzione il video, si capisce che questa unit&agrave; raggiunger&agrave; elevati regimi di rotazione ed &egrave; questo il motivo per cui avr&agrave; una potenza specifica maggiore rispetto al bicilindrico dell&rsquo;Africa Twin che, essendo nato per essere utilizzato su moto delle categorie Adventure e Gran Turismo (vedi la NT1100), non raggiunge una potenza da record ma assicura tanta coppia ai bassi e medi regimi. Il nuovo bicilindrico della Hornet, invece, dal punto di vista del &ldquo;carattere&rdquo; dovrebbe somigliare a un quattro cilindri in linea sportivo; rispetto a questa unit&agrave;, ovviamente, &ldquo;girer&agrave;&rdquo; un po&rsquo; meno e avr&agrave; una risposta al gas pi&ugrave; pronta ai regimi intermedi; quello che serve su strada, quello che chiedono gli utenti. I bene informati dicono che la nuova Hornet entrer&agrave; &ldquo;a gamba tesa&rdquo; nel settore delle naked. Non dubitiamo di questo, perch&eacute; nel segmento delle streetfighter sono il design e le prestazioni a decretare il successo di un modello.         

La Honda riproporr&agrave; un brand mitico, abbinato per&ograve; a un progetto inedito

Cose di Case: tornerà la Honda Hornet

Ducati si conferma un&rsquo;azienda capace di fare marketing. Recentemente ha presentato la Panigale V2 Bayliss 1st Championship 20th Anniversary. Come si evince dal nome, la moto celebra Bayliss, Ducati Corse e le loro imprese nel Mondiale SBK: 52 vittorie, 94 podi e tre titoli iridati (2001, 2006 e 2008) conquistati con tre moto diverse, tutte bicilindriche: 996 R, 999 R e 1098 R. Per questo motivo, per realizzare la serie numerata, era logico utilizzare la Panigale V2, non la Panigale V4.  Cose di Case: MV Agusta... inedite  Che...numeri   Tralasciamo la parte tecnica, ho deciso di parlare di questa versione della Panigale V2 perch&eacute;, nonostante la cilindrata importante, rappresenta il modello d&rsquo;ingresso alla famiglia Panigale. La Panigale V4, infatti, &egrave; talmente potente da mettere in crisi anche motociclisti esperti e la sua sorella naked, la Streetfighter V4, &egrave; una delle poche naked in grado di erogare oltre 200 CV! A Borgo Panigale, da sempre, hanno utilizzato gli eccezionali dati della scheda per promuovere i loro prodotti. Il cliente Ducati sa che, anche se acquister&agrave; una moto da turismo, trover&agrave; un po&rsquo; di sportivit&agrave; nell&rsquo;erogazione del motore, nel rendimento della ciclistica e nella risposta dei freni. L&rsquo;evoluzione tecnologica ha esasperato questo modo di progettare e se dal punto di vista ingegneristico il risultato &egrave; affascinante, dal lato pratico, gli utenti si trovano in sella a dei missili con le ruote, che, in mancanza di esperienza possono incutere timore. In questo contesto nasce la Panigale V2, che &egrave; equipaggiata con il bicilindrico Superquadro di 955 cm&sup3; ed eroga una potenza massima di 155 CV a 10.750 giri/minuto e una coppia massima di 104 Nm a 9000 giri/minuto.  A volte, nei concessionari, ascolto i discorsi dei clienti: &ldquo;Comprer&ograve; la V2 perch&eacute; ha poca potenza e si guida pi&ugrave; facilmente della V4&rdquo;. Vorrei ricordare che la 996 R, la massima espressione tecnologica di Ducati Corse nel periodo in cui Bayliss ha vinto il suo primo Mondiale SBK, in configurazione Racing, dichiarava poco pi&ugrave; di 170 CV, una potenza non molto superiore a quella raggiunta della Panigale V2 di serie (con meno cilindrata rispetto alla 996 R SBK), che &egrave; anche conforme alla normativa Euro 5. Questo dato spiega che oggi, un amatore, anche acquistando un prodotto che Ducati considera poco pi&ugrave; che entry level (tra le sue sportive), ha a disposizione tanta potenza, tanta coppia e tanta tecnologia, che purtroppo vengono dati per &ldquo;normali&rdquo; ma che &ldquo;normali&rdquo; non sono!  SBK, Troy Bayliss: &ldquo;Io che sognavo a occhi aperti&rdquo; 

Ducati la considera una entry level ma &egrave; potente quasi come la 996 R SBK!

Cose di Case: la Ducati Panigale V2 di Troy Bayliss

        Per il secondo consecutivo la Pikes Peak International Hill Climb ha visto in azione soltanto le auto. Le due ruote sono bandite dal programma dopo il tragico incidente di Carlin Dunne nell&rsquo;edizione del 2019 in sella a un prototipo Ducati Streetfighter V4. L&rsquo;ultimo di una serie di schianti che pi&ugrave; di una volta hanno portato all&rsquo;esclusione delle moto dalla gara in salita pi&ugrave; celebre al Mondo: 19,99 km da un&rsquo;altitudine di 2862 metri fino a quota 4300 metri dopo aver affrontato 156 curve. Per esempio, dopo la prima edizione del 1916, che vide il successo di Floyd Clymer con una Excelsior in 21&rsquo;58&rdquo;410 &ndash; un paio di minuti in pi&ugrave; della miglior auto &ndash; le moto andarono incontro a un lungo stop, riapparendo soltanto nel 1954. Dal 1956 al 1970 furono di nuovo escluse e ancora dal 1977 al 1979 e dal 1983 al 1990. Per minimizzare i rischi, dal 1991 le moto partirono a ondate di cinque, mentre in precedenza scattavano tutte insieme. Essendo il tracciato sterrato, si sosteneva come fosse fondamentale memorizzare le prime cinque curve per non fermarsi a causa del polverone sollevato dai fuggitivi. A partire dai primi anni Duemila c&rsquo;&egrave; per&ograve; stata una progressiva asfaltatura di The Race to the Clouds (la Corsa fin sulle Nuvole), fino al 100 percento per l&rsquo;edizione del 2012 che non a caso ha visto il nuovo record di Dunne, primo motociclista sotto il muro dei 10 minuti. Per la verit&agrave; nel 1995 Clint Vahsholtz vinse con una Wood-Rotax impiegando appena nove minuti, 17 secondi e un decimo. Un&rsquo;edizione tramandata ai posteri per il successo della Suzuki Escudo di Nobuhiro Tajima, che la fece diventare l&rsquo;auto pi&ugrave; ambita dagli appassionati del videogioco Gran Turismo. Il giapponese impieg&ograve; sette minuti e 53 secondi, ma quell&rsquo;anno la corsa fu accorciata per la presenza di ghiaccio e nebbia in vetta. Quella (s)volta che: Il coraggio di Carl Fogarty al Nurburgring La dinastia Vahsholtz  Vahsholtz aveva esordito alla Pikes Peak nel 1992, dopo essersi infortunato dodici mesi prima in prova. Pur al debutto fece vedere i sorci verdi al campione uscente Brian Anderson, che riusc&igrave; a prendere il comando soltanto al sedicesimo km, a Bottomless Pit. Guadagnato un leggero vantaggio, riusc&igrave; a conservarlo fino al traguardo, complice un errore nel set up della moto di Clint: &ldquo;Il mio vecchio mi aveva detto di usare i rapporti corti del cambio ma non l&rsquo;ho fatto, l&rsquo;inesperienza mi &egrave; costata la gara. &Egrave; pi&ugrave; una corsa mentale che fisica, l&rsquo;anno prossimo dovr&ograve; crescere da questo punto di vista&rdquo;, disse. Anderson vinse con quattro secondi su Vahsholtz e cancell&ograve; il record di Rick Deane che resisteva dal 1976. Entrambi guidavano Wood-Rotax, modelli da Flat Track e Dirt Track realizzati da Ron Wood che li equipaggiava con i motori Rotax. Con moto simili Vahsholtz ottenne tre vittorie di fila: nel 1993 con 12&rsquo;29&rdquo;380, e quell&rsquo;anno il padre Leonard vinse sia nella categoria Stock Car con una Ford Probe che tra i camion con un Ford-F150, demolendo i due record di una trentina e una quarantina di secondi. L&rsquo;anno dopo Clint concesse il bis con 12&rsquo;21&rdquo;130, primato che ha resistito fino al 2005, quando Micky Dymond, con la KTM, approfitt&ograve; del 21 percento di asfalto. Nel 1996 segu&igrave; le orme del padre, passando alle auto. Una scelta spiegata al Gazette Telegraph: &ldquo;Ho avuto alcuni incidenti gravi, cos&igrave; sono felice di salire a bordo, mi sento pi&ugrave; sicuro. Anche se la moto la puoi controllare mentre in auto devi reagire a causa della sua massa&rdquo;. Con una Ford Mustang si aggiudic&ograve; la classe Stock Car, continuando a vincerla fino al 2012 tranne che nel 2007, quando si ritir&ograve;. Con la scomparsa dello sterrato, Vahsholtz cambi&ograve; classe, passando alla Open Wheel ma continu&ograve; a imporsi, con rare eccezioni, come il terzo posto del 2015. Meno fortuna, per modo di dire, ebbe al volante della McLaren: secondo sia nel 2018 con la 12C che l&rsquo;anno dopo con la 650S. Tornato a un prototipo artigianale spinto da un motore Ford, nel 2020 ha conquistato il successo nella generale, agguantando il 24&deg; trionfo (ma 20 di classe) in 29 edizioni della Pikes Peak. Quest&rsquo;anno ha ceduto l&rsquo;auto al figlio Codie, secondo nella Opel Wheel, un&rsquo;onta per la dinastia Vahsholtz. Carl Fogarty: &ldquo;La Petronas fu un'esperienza frustrante&rdquo;       

La Corsa sulle Nuvole ha bandito le moto, a lungo terreno di caccia di Vahsholtz

Quella (s)volta che: niente due ruote alla Pikes Peak

Enea Bastianini &egrave; reduce da una stagione trionfale, nella quale ha saputo conquistare il titolo di Campione del Mondo Moto2, al termine di una sfida combattuta punto su punto con Sam Lowes e Luca Marini.  Il Comune di Rimini e il Fan Club intitolato al giovane pilota hanno voluto rendere omaggio all&#39;impresa sportiva compiuta da Enea, attraverso una particolare celebrazione che si &egrave; svolta nella giornata di domenica.  Enea Bastianini, in sella a una Ducati Streetfighter e accompagnato da altri membri del Fan Club, ha percorso in moto le strade pi&ugrave; importanti della citt&agrave; riminese, partendo dal traguardo del Misano World Circuit Marco Simoncelli fino ad arrivare al Teatro Galli.  &Egrave; qui che si &egrave; svolto - in assenza di pubblico - un talk show dedicato a Enea, trasmesso in diretta dalle pagine Facebook del Comune di Rimini e del Fan Club. Sono intervenuti anche Alex de Angelis, Michele Pirro, Tatsuki Suzuki, Nicol&ograve; Bulega, Matteo Ferrari Alberto Giribuola, Rosario Triolo e Paolo Beltramo.  Le parole del sindaco Gnassi   &quot;Enea &egrave; figlio di questa terra e un ringraziamento era dovuto per la sua passione, la sua grinta, la sua lucidit&agrave;, tenacia, concentrazione e crediamo di averlo fatto con quella sobriet&agrave; dettata dal momento ma anche col nostro spirito&quot;, ha commentato Andrea Gnassi, primo cittadino di Rimini. &quot;Oggi lui ha fatto a noi un omaggio, dimostrando che con l&#39;impegno e il lavoro niente &egrave; impossibile e anche i sogni, gradino dopo gradino, possono essere raggiungibili come quello incredibile raggiunto da Enea che, sicuramente non sar&agrave; un traguardo ma una partenza. Grazie Enea per il regalo che hai fatto a noi e alla tua terra&quot;.  I ringraziamenti di Bastianini    Dal Misano World Circuit al cuore di Rimini, in moto! &Egrave; stato incredibile attraversare le strade di casa e salutare amici e tifosi. pic.twitter.com/OB2HwSTkmQ &mdash; Enea Bastianini 33 (@eneabastianini) December 13, 2020    Bastianini non ha nascosto la sua emozione: &quot;Dentro di me ci sono cos&igrave; tante emozioni.&nbsp;Questo &egrave; il giorno pi&ugrave; bello di tutta la mia vita. Era la mia ultima gara in Moto2 con Mia, la mia moto, e non &egrave; stata affatto facile da gestire: era impossibile vincere, ma con la quinta posizione finale sono riuscito a conquistare il titolo. Dedico questa vittoria a Italtrans, alla Sig.ra Laura, a Germano e Claudio Bellina, a tutta la squadra, ai miei famigliari, alla mia ragazza e alle persone che mi sono state vicine&rdquo;.  Mandato in archivio il Mondiale Moto2 2020, in cui ha conquistato tre vittorie e 205 punti, ora Bastianini dovr&agrave; pensare al grande salto in MotoGP. Il 2021 lo vedr&agrave; in sella alla Desmosedici del team Esponsorama, al fianco dell&#39;altro rookie Luca Marini.  Sam Lowes: &ldquo;Voglio la MotoGP, ma non con Aprilia&rdquo; 

Dopo aver percorso in moto le strade principali della citt&agrave; romagnola, il pilota del team Italtrans &egrave; stato protagonista di un talk show a lui dedicato presso il Teatro Galli&nbsp;

Moto2: Rimini rende omaggio a Enea Bastianini

        Con l'arrivo del nuovo anno e della norma Euro 5 i tecnici Ducati hanno aggiornato diversi comparti del motore&nbsp;su tutta la gamma Scrambler.Ma c'&egrave; di pi&ugrave;: arrivano nuove livree con la Icon disponibile nel classico colore giallo, mentre l&rsquo;arancione sar&agrave; sostituito dal Rosso Ducati. Scrambler Night Shift  La Desert Sled sar&agrave; disponibile anche blu con cerchi oro ma la novit&agrave; principale &egrave; la nuova Night Shift. Un mix tra Caf&eacute; Racer e Full Throttle (che escono entrambe dalla gamma): il colore Aviator Grey si abbina alla sella Caf&eacute; Racer, tabelle portanumero, ruote a raggi, manubrio della 1100 Sport PRO e specchietti alle estremit&agrave;. Infine, esce dalla gamma la 400 che d&rsquo;ora in poi sar&agrave; venduta solamente in Giappone.   La "stella nera"  Parlando di XDiavel invece Ducati ha introdotto per il 2021 la nuova versione 'Black Star' e una colorazione Dark Stealth per la versione standard. La Black Star si mette particolarmente in mostra grazie a una livrea speciale che ne esalta le forme. La grafica dedicata su serbatoio e puntale alterna i colori grigio e nero opachi, con un classico tocco di rosso. Parafango e fianchetti sono verniciati in color titanio, mentre il telaio &egrave; nero lucido. Rinnovate anche la cover radiatore, ora nere anodizzata, e la sella arricchita da un tessuto dedicato. Altri segni particolari sono i&nbsp;cerchi forgiati e lavorati, verniciati in nero lucido. All&rsquo;anteriore, il cerchio ruota &egrave; da 3,5 x 17 pollici, mentre al posteriore &egrave; previsto un cerchio da ben 8 x 17 pollici (240/45 ZR17). Gli pneumatici sono Pirelli Diablo Rosso III. Per il 2021 inoltre, il bicilindrico Testastretta DVT 1262 diventa conforme alla normativa Euro5, risultato ottenuto grazie a un differente layout del silenziatore (derivato dalla Diavel 1260). Nonostante ci&ograve;, l&rsquo;XDiavel eroga comunque 160 CV a 9.500 giri e 12.9 kgm ad appena 5.000 giri. Come tutte le Ducati di ultima generazione &egrave; equipaggiata di piattaforma inerziale, che fornisce le informazioni all&rsquo;ABS Cornering e al traction control.   Novit&agrave; anche per la Streetfighter  Infine, Ducati ha rinnovato la gamma Streetfighter introducendo per il 2021 la colorazione Dark Stealth (disponibile nei concessionari gi&agrave; da novembre 2020) e l'omologazione&nbsp;Euro5&nbsp;per tutta la gamma. L&rsquo;aggiornamento agli standard di emissioni, per&ograve;, non ha modificato i valori di potenza e coppia ma li ha solo riposizionati a regimi di rotazione differenti. La naked eroga 208 CV (153 kW) a 13.000 giri (250 giri pi&ugrave; in alto rispetto alla versione Euro 4) e una coppia di 12,5 Kgm (123 Nm) a 9.500 giri (2.000 giri pi&ugrave; in basso dell&rsquo;Euro4).   Le modifiche hanno riguardato la linea di scarico del Desmosedici Stradale e la calibrazione motore, ritocchi necessari per rispettare il nuovo standard europeo sulle emissioni inquinanti. Cambiamenti anche per il silenziatore che, immutato nell&rsquo;aspetto, utilizza catalizzatori maggiorati per massimizzare la capacit&agrave; di convertire i gas inquinanti.       

L&rsquo;azienda di Borgo Panigale non si &egrave; fermata alla Multistrada. Per l&rsquo;anno nuovo presenta anche nuove versioni della sua Scrambler (che diventa Euro 5) e dell&rsquo;incredibile XDiavel

Novità Ducati 2021, arrivano nuove Scrambler e XDiavel

Dall&rsquo;Aprilia Tuono V4 1100 Factory, alla Ducati Streetfighter V4, passando per la KTM 890 Duke R e le nuove Kawasaki serie Z, il 2020 &egrave; stato un anno ricco di novit&agrave; sul fronte delle naked, super naked e maxi naked.  Oltre a farsi largo nel mercato a due ruote, le nuove sportive senza carena potrebbero presto allargare il loro raggio d&rsquo;azione, passando dalle strade ai circuiti, per tornare a essere protagoniste nel mondo del motorsport britannico.  Un&rsquo;idea lanciata da qualche motociclista entusiasta? No, un vero e proprio progetto che inizia a prendere forma. Come ha ammesso il Direttore del BSB, Stuart Higgs, in un&rsquo;intervista esclusiva a Bennetts BikeSocial.  Nasce una nuova classe   La crescente popolarit&agrave; delle naked, streetfighter o roadster, che dir si voglia, non ha lasciato indifferenti i vertici della Superbike britannica, che hanno pensato di cavalcare l&rsquo;onda iniziando a lavorare alla stesura di un regolamento per una nuova classe, destinata appunto alle moto senza carena.  Un segmento che rientra nella produzione di tutti i pi&ugrave; grandi marchi motociclistici e che potrebbe far gola, se non proprio a tutti, alla stragrande maggioranza dei costruttori. Almeno nelle intenzioni del boss del BSB.  &ldquo;Al momento, non esiste una categoria in cui tutti siano rappresentati, - ha dichiarato Higgs - mentre in questo particolare tipo di classe puoi avere anche otto o addirittura nove produttori; MV, Triumph, i quattro giapponesi, BMW e Ducati. Potresti facilmente immaginare una gamma di moto da 800-1000 cc; bicilindriche, tricilindriche, a quattro cilindri, comparabili fra loro&rdquo;.  &ldquo;Parliamo regolarmente con i produttori e proprio all&#39;inizio di quest&#39;anno abbiamo iniziato un altro giro di discussioni con loro per vedere cosa vogliono&rdquo;, ha continuato a spiegare.  &ldquo;Nel clima attuale, i costruttori avranno posizioni molto delicate, ma ci sono settori importanti per loro e alcuni che meritano o richiedono una qualche forma di esposizione sportiva. Penso che un valido esempio sia quello delle moto da 800-1000 cc, una fascia in cui ogni produttore ha qualche modello a catalogo&rdquo;.  Un regolamento che accontenta tutti   Pur prendendo le mosse dalle necessit&agrave; dei produttori e dalle richieste del mercato moto, la nuova classe dedicata alle naked vorrebbe trovare il giusto compromesso con le aspettative di tifosi e appassionati delle corse. Un lavoro complicato, ma non impossibile, e per il quale Higgs sembra aver gi&agrave; trovato l&rsquo;uomo adatto a creare il giusto mix.  &ldquo;Ho incaricato il mio esperto Neil Spalding, di scrivermi una serie di regole - ha spiegato -. Penso che ci sia certamente richiesta, e sarei interessato a vedere cosa ne pensa il pubblico. Penso che molte delle nostre classi abbiano visivamente lo stesso aspetto, quindi qualcosa che rifletta il mercato e ci&ograve; che la gente sta acquistando e sia visivamente interessante e competitivo - non ha alcun aspetto negativo&rdquo;.  Le moto protagoniste   Parlare di moto da 800 a 1000 cc vuol dire aprire la categoria a tantissimi modelli che fanno sognare gli appassionati: dalle pi&ugrave; &ldquo;tranquille&rdquo; Triumph Street Triple 765, Yamaha MT-09 e MV Agusta Brutale 800 alle vere e proprie &ldquo;big bike&rdquo;, come le nuove Kawasaki Z H2 e KTM 1290 SuperDuke R.  Proprio per questo, il boss del BSB vuole andarci con i piedi di piombo, valutando attentamente quali caratteristiche devono avere le moto da impiegare nella categoria.  &ldquo;Non &egrave; mai semplice introdurre una nuova classe di gara. Penso sia valida e ci andremo cauti parlando con l&#39;industria, per vedere chi avrebbe voglia di partecipare e correre. Non c&#39;&egrave; un enorme surplus di team, budget e piloti che cercano una nuova classe se non c&#39;&egrave; spazio per lei. Penso che sia qualcosa che necessita di ulteriori approfondimenti&rdquo;, ha aggiunto Higgs, che non esclude comunque la possibilit&agrave; di ricorrere a pezzi unici preparati appositamente per la classe.  Un ritorno alle origini   Insomma, gli aspetti da valutare sono ancora tanti, troppi per immaginare che la classe naked possa diventare realt&agrave; prima di uno o due anni. Ma la volont&agrave; di attuare il progetto c&#39;&egrave; tutta e l&rsquo;attesa potrebbe essere ampiamente ripagata, dando nuovo lustro alla Superbike britannica, che andrebbe distinguersi dal Mondiale delle derivate di serie.  Accontentando industria e addetti ai lavori, il BSB potrebbe fare delle naked la sua cifra distintiva, facendo sognare gli appassionati con moto un po&#39; pi&ugrave; alla portata del grande pubblico, che inizia a virare sulle moto senza carena.  Avvicinarsi alla produzione di serie, quindi, non sarebbe soltanto un&#39;operazione volta ad accaparrarsi l&#39;investimento dei principali costruttori di moto, ma un vero e proprio ritorno allo spirto della SBK delle origini, che negli anni &#39;80 rispecchiava ben pi&ugrave; di oggi l&#39;andamento del mercato, senza che ne risentisse la competizione.  SBK, Dosoli, &ldquo;E&#39; fondamentale fare qualche gara&rdquo; 

Il boss della Superbike britannica, Stuart Higgs, ha confermato la volont&agrave; di creare una nuova categoria dedicata alle moto senza carena, che assecondi le richieste di mercato e dei costruttori

BSB, ipotesi naked: si lavora alla nuova categoria

        Siamo ancora tutti sotto shock per la tragica scomparsa di Carlin Dunne nella Pikes Peak 2019. Il pilota del Ducati Team Spider Grips ha perso il controllo della Streetfighter V4 poco prima del traguardo. Davvero un drammatico epilogo per la gara in salita pi&ugrave; famosa al mondo che si corre ogni anno sulle montagne americane del Colorado. La vittoria &egrave; andata al pilota australiano Rennie Scaysbrook, che ha corso e vinto nella categoria Heavyweight (quella che mette in gara le moto di produzione di pi&ugrave; alta cilindrata e maggiori prestazioni) con l'Aprilia Tuono 1100 Factory. Rennie ha raggiunto i 4.302 metri della vetta in 9 minuti, 44 secondi e 963 millesimi, tempo che rappresenta il record della categoria. IL RICORDO - Al termine della gara, Scaysbrook ha avuto parole solo per ricordare l&rsquo;amico e avversario Carlin Dunne. Carlin correva nella categoria Exhibition Powersport che avrebbe certamente dominato senza il tragico incidente che lo ha coinvolto quando, con un tempo record, gi&agrave; era in vista del traguardo: &laquo;&Egrave; stata una gara spettacolare - ha commentato Scaysbrook - ma solo fino a quando non abbiamo saputo dell&rsquo;incidente. Carlin era una parte enorme di tutta la mia esperienza in questa gara, &egrave; stato la mia guida quando mi sono presentato come rookie nel 2016, fino al nostro testa a testa nella Pikes Peak del 2018 che lo vide trionfare. Carlin era un vero gentleman, siccome siamo stati gli ultimi due a partire, mi ha stretto la mano, mi ha augurato buona fortuna e ci siamo dati appuntamento al traguardo, in cima alla montagna. Abbiamo perso un vero campione&raquo;. I SEGRETI DELLA FACTORY - Una raffinata tecnologia &egrave; alla base della vittoria di Aprilia Tuono V4: la sofisticata gestione elettronica comprende l&rsquo;avanzato pacchetto di controlli dinamici APRC, il Cornering ABS, il Quick Shift attivo anche in scalata, il Pit Limiter e il Cruise Control. L&rsquo;esclusivo motore V4 a 65&deg; da 1100 cc e 175 cv e il telaio da corsa offrono performance ineguagliabili. La versione Factory &egrave; quella pi&ugrave; esclusiva. Dispone di serie del pi&ugrave; evoluto sistema di sospensioni elettroniche semi attive attualmente disponibile sul mercato, sviluppato da &Ouml;hlins e messa a punto con la collaborazione degli ingegneri Aprilia. L'efficienza di guida &egrave; garantita daalla facilit&agrave; di calibrazione delle sospensioni, attraverso semplici comandi al manubrio. Una sportiva che sfiora l'eccellenza.       

Condotta dal pilota australiano Rennie Scaysbrook, ha corso e vinto nella categoria Heavyweight che mette in gara le moto di produzione di pi&ugrave; alta cilindrata e maggiori prestazioni.

Pikes Peak: i segreti dell'Aprilia Tuono 1100 Factory

        Tragedia alla Pikes Peak International Hill Climb. Il pilota Carlin Dunne ha perso il controllo della sua Ducati Streetfighter V4, con cui si era imposto durante le prime tre sessioni di gara, finendo vittima di un terribile incidente a pochi metri dal traguardo. I soccorritori non hanno potuto far nulla per rianimarlo. Carlin non ce l'ha fatta. Di seguito, il comunicato ufficiale degli organizzatori della corsa. "Durante i 97 anni in cui &egrave; stata corsa questa gara, abbiamo sperimentato la gioia finale della vittoria, la delusione del fallimento e ora, l'inaspettato dolore per la perdita di un concorrente, il cui amore per le corse lo ha portato a Pikes Peak. Piangiamo la tragica morte di Carlin che rimarr&agrave; nei nostri cuori per sempre come parte della famiglia della Pikes Peak International Hill Climb. Carlin sar&agrave; ricordato come un pilota appassionato dallo spirito competitivo. Era un uomo gentile e premuroso che colpiva tutti quelli che lo incontravano. Ricorderemo sempre il suo sorriso contagioso e il suo amore genuino per lo sport". "Non ci sono parole per descrivere il nostro shock e tristezza. Carlin faceva parte della nostra famiglia e uno degli uomini pi&ugrave; genuini e gentili che abbiamo mai conosciuto. Il suo spirito per questo evento e l'amore per il motociclismo saranno ricordati per sempre. La sua morte lascia un buco nei nostri cuori ", ha dichiarato Jason Chinnock, CEO di Ducati North America. GARA - Per la cronaca, la gara &egrave; stata vinta da Aprilia con Rennie Scaysbrook su Tuono 1100.       

Il pilota del Ducati Team Spider Grips ha perso il controllo della Streetfighter V4 poco prima del traguardo.

Pikes Peak: Carlin Dunne perde la vita in un incidente

La Casa di Borgo Panigale ufficializza l'arrivo di questo nuovo modello "naked" per il 2020. Carlin Dunne guiderà il prototipo alla prossima Pikes Peak, gara scelta come banco di prova per testare il lavoro di sviluppo svolto finora da tecnici e ingegneri

Ducati Streetfighter V4: le FOTO del nuovo prototipo

E&#39; da quando prese forma il progetto Panigale che gli appassionati aspettano una versione naked da Borgo Panigale. Prima con il V2, poi con il V4 le voci di una nuova streetfighter cattivissima si sono fatte sempre pi&ugrave; insistenti. Poi &egrave; uscita l&#39;indiscrezione secondo cui Ducati avrebbe partecipato quest&rsquo;anno alla Pikes Peak oltre che con la Multistrada 1260 anche con una Panigale V4 R spogliata delle carene, e infine &egrave; arrivato il video di qualche giorno fa in cui &egrave; stato finalmente annunciato l&#39;arrivo del nuovo modello. Eccolo in tutta la sua bellezza. Signore e signori, la Ducati Streetfighter V4 &egrave; arrivata. Lo comunica ufficialmente Ducati: la vedremo il 30 giugno per la Broadmoor Pikes Peak International Hill Climb, dove Carlin Dunne affronter&agrave; la cronoscalata pi&ugrave; famosa del mondo in sella al nuovo prototipo.    COMUNICATO UFFICIALE - Cos&igrave; nel comunicato ufficiale Ducati spiega la scelta tecnico-stilistica: &laquo;Nel pieno rispetto della tradizione, lo Streetfighter V4 deriva direttamente dalla sportiva Panigale V4 spogliata delle carene, con l&rsquo;aggiunta di un manubrio alto e largo. Le elevate prestazioni del Desmosedici Stradale da 1100 cm&sup3; sono tenute a bada da profili aerodinamici appositamente studiati per questo modello&raquo;. La colorazione per la gara sar&agrave; particoare: &laquo;Il prototipo scender&agrave; in gara con una livrea &ldquo;pixelata&rdquo;, disegnata dal Centro Stile Ducati; diversamente da quanto accade normalmente con i prototipi, la livrea non nasconde le forme, ma le esalta lasciando volutamente intendere quello che sar&agrave; l&rsquo;aspetto finale della moto&raquo;.  QUANDO ARRIVA -&nbsp;Ecco le parole dell&#39;ad Claudio Domenicali: &laquo;Lo Streetfighter V4 sar&agrave; una delle protagoniste della Ducati World Premiere 2020. Lo Streetfighter V4 &egrave; la Panigale per la guida su strada; non c&rsquo;era quindi scenario migliore della Broadmoor Pikes Peak Internatonal Hill Climb per quello che sar&agrave; lo streetfighter pi&ugrave; prestazionale che sia mai stato messo in produzione&raquo;. La Ducati Streetfighter V4 sar&agrave; esposta al pubblico in occasione di EICMA 2019 e disponibile nei concessionari Ducati a partire da met&agrave; marzo 2020. Il prezzo ancora non &egrave; stato comunicato. 

La Casa di Borgo Panigale ufficializza l&#39;arrivo di questo nuovo modello &quot;naked&quot; per il 2020. Carlin Dunne guider&agrave; il prototipo alla prossima Pikes Peak, gara scelta come banco di prova per testare il lavoro di sviluppo svolto finora da tecnici e ingegneri

Ducati Streetfighter V4: pronta per Pikes Peak

        Dal 17 al 19 giugno il circuito Ricardo Tormo, a Valencia, ospiter&agrave; i primi tre giorni di test delle nuove MotoE, quelle che Energica sta ricostruendo laboriosamente dopo l&rsquo;incendio avvenuto a Jerez la notte fra il 13 e il 14 marzo. L&rsquo;azienda modenese sta cercando di far partire la stagione il prima possibile e, con il supporto dei fornitori, punta a ripristinare la situazione entro tre mesi dall&rsquo;incendio. Con queste previsioni, sono gi&agrave; stabiliti il luogo e la data del test pre-campionato: sar&agrave; il circuito di Valencia ad ospitare il ritorno della MotoE: la stessa pista dove il campionato delle moto elettriche festegger&agrave; il proprio finale di stagione insieme alla MotoGP. IL PROGRAMMA - Al Ricardo Tormo i test riprenderanno da dove erano rimasti a Jerez, con piloti e team concentrati sull'acquisizione di esperienza con la moto e il setup. Le sessioni partiranno dalla griglia per consentire a tutti di affrontare le gare e le procedure di griglia. L'ultimo giorno di test a Valencia - il 19 giugno - prender&agrave; il via con una simulazione della E-pole, con i piloti che roveranno le qualifiche con un solo giro veloce alla volta. La giornata terminer&agrave; con una simulazione di gara completa, in cui i piloti avranno la possibilit&agrave; di praticare sorpassi e strategia di gara. Anche se sar&agrave; &lsquo;soltanto&rsquo; una simulazione, la Casa modenese premier&agrave; il vincitore con un esemplare della propria moto Energica Eva, il modello streetfighter disponibile sul mercato per tutti gli appassionati. &nbsp; &nbsp;       

Dopo l&rsquo;incendio a Jerez, Energica sta lavorando per ricostruire tutte le moto del campionato. Fissata la data dei primi test: dal 17 al 19 giugno a Valencia

MotoE: a giugno il ritorno in pista

La Pikes Peak &egrave; una gara storica, che si disputa dal 1916. &Egrave; un percorso stradale di 19,99 chilometri in salita, che si snoda tra i tornanti di Colorado Springs (Stati Uniti).  L&rsquo;edizione di quest&rsquo;anno &egrave; stata vinta da Jeremy Toye (guarda il video qui sotto). C&rsquo;era anche un italiano, Alberto D&rsquo;Alessio, che, da debuttante, ha concluso con un pi&ugrave; che dignitoso 40&deg; posto.  Il racconto della sua avventura &egrave; pubblicato sul numero di Motosprint in edicola da marted&igrave; 22 luglio.   Eccone un estratto. La gara, in quanto a fama, &egrave; seconda solo alla 500 Miglia di Indianapolis. &Egrave; la Pikes Peak, una leggenda che da 92 appuntamenti si snoda fra i terrificanti tornanti in salita in quel di Colorado Springs, su un percorso stradale di ben 19,99 chilometri. Niente air fences, interminabili dirupi sono le vie di fuga; e un pazzo come me da gennaio scorso non ha pensato ad altro che ad andare a gareggiarvi. Sono poche le persone in Italia che hanno partecipato Pikes Peak in passato. Nel 2014 sono l&rsquo;unico italiano e il primo in assoluto nella difficile classe Open. Passo notti in bianco senza soluzione di continuit&agrave;; sono al tempo stesso manager di me stesso, responsabile della logistica, procuratore di sponsor e capotecnico. Dell&rsquo;essere pilota, per un po&rsquo;, mi ricordo a margine. La moto va preparata in modo specifico: il dislivello da coprire &egrave; pazzesco, stabilizzare il rendimento volumetrico del motore della mia Ducati Streetfighter &egrave; il primo dei problemi tecnici.

Alberto D&rsquo;Alessio ha concluso 40&deg; la massacrante gara tra i tornanti in salita di Colorado Springs. Il VIDEO!

Un italiano alla Pikes Peak

  L'Alpen Master &egrave; ormai un classico delle prove europee su strada e quest'anno &egrave; arrivato all'ottava edizione. Comprende varie riviste di tutta Europa, risultando uno dei pi&ugrave; interessanti test a cui partecipare, grazie al notevole numero di moto da provare e ai numerosi tester stranieri con cui scambiare pareri. Non capita infatti tutti i giorni di avere a disposizione 21 tra i migliori e pi&ugrave; attuali modelli di moto, potendo scendere e salire da uno all'altro per confrontarne immediatamente pregi e difetti. Quest&rsquo;anno abbiamo deciso di tornare all&rsquo;Alpen Master dopo aver partecipato alle edizioni dal 2006 al 2009, e siamo stati molto contenti della scelta. Probabilmente ad alcuni appare una comparativa poco sensata, ma dopo la nostra prima partecipazione avevamo davvero voglia di ripetere l&rsquo;esperienza.  Queste le moto partecipanti:  Funbike Aprilia Dorsoduro 1200 Husqvarna 900 Nuda Kawasaki Versys 1000 KTM 690 Duke  Naked Ducati Streetfighter 848 KTM 990 Superduke R Moto Morini Corsaro Triumph Speet Triple R  Enduro stradali  Honda Crosstourer Moto Guzzi Stelvio 8V Suzuki V-Strom 650 Triumph Tiger Explorer  Medie stradali BMW F 800 R Honda NC 700 S Kawasaki ER-6n Yamaha TMax  Sportive Bimota DB9 BMW S 1000 RR Ducati 1199 Panigale Kawasaki ZZR 1400  Vincitrice 2011 BMW R 1200 GS      Prosegui la lettura su In Moto n. 9, ora in edicola.  

Alpen Master 2012

  La settima tappa dell'Italian Motorcycle Championship (unico Campionato Italiano dedicato ai costruttori di moto custom) &egrave; stato ospitata il week end scorso all'interno dell' Imola Biker Rally (Autodromo Enzo e Dino Ferrari), in mostra oltre 50 special bikes. Particolarmente combattute in questa tappa le categorie Metric e Old Style, mentre si confermano un successo le ultime inserite nel campionato, ovvero Bagger e Scrambler, generi in piena espansione che a Imola hanno visto la presentazione di nuovi fantastici esemplari, a conferma del trend positivo dei rispettivi segmenti.   Il titolo di "Best in Show" se l'&egrave; aggiudicato l'Emporium Motorcycles con la  Desmohog (Nella foto), special creata da zero, miscelando tra loro parti di propulsore H-D e Ducati).   LE CLASSIFICHE   BEST IN SHOW   Desmohog &ndash; Emporium Motorcycles (BG)    STREETFIGHTER &amp; SPORT BIKES   1.MV Agusta F4 Brutale &ndash; Bike Garage (CH)  2.Ducati ST4 &ndash; MTM Moto Tecnica Maccabruni (MN) 3.Kawasaki Z750 &ndash; Fonzy Moto (FC)  CAF&Eacute; RACER   1.Moto Guzzi Nevada &ndash; MTM Moto Tecnica Maccabruni (MN)  2.Honda CB Four 750 &ndash; Chemical Garage (FC) 3.H-D Sportster Iron 883 &ndash; Bike Garage (CH)   SCRAMBLER   1.Triumph Scrambler &ndash; Fabio Carretti (RE)  2.Honda XL 600 &ndash; Manuele Spadoni (BO) 3.Moto Morini 125 &ndash; Dromobike (FC)   BAGGER   1.H-D Road King &ndash; Crazy Choppers (MI)  2.H-D Road Glide &ndash; Gray Indian (MO) 3.H-D Road King &ndash; Crazy Oils (MI)   OLD STYLE   1.Chopper H-D Shovelhead &ndash; Civico 10 Motorcycles (PN) 2.Yamaha Drag Star 1100 &ndash; Juan Jos&eacute; Vincenzi (CH) 3.Chopper H-D Ironhead &ndash; Emporium Motorcycles (BG)   MODIFIED H-D   1.H-D Dyna Super Glide &ndash; Civico 10 Motorcycles (PN)  2.H-D Softail Cross Bones &ndash; R.F. Chopper (MO) 3.H-D Sportster 1200 &ndash; Oggero Motorcycle (TO)   METRIC   1.Triumph Bonneville &ndash; Radical Garage (H)  2.Moto Guzzi Ercole &ndash; Dromobike (FC) 3.Yamaha Drag Star 1100 &ndash; Juan Jos&eacute; Vincenzi (CH)   FREESTYLE   1.Chopper Monster &ndash; FB Motorcycles (ME)  2.MG 01 &ndash; MG Customs (SLO)  3.H-D Rocker &ndash; Gallo Garage (CN)    MENZIONE SPECIALE  Motocicletta a vapore &ndash; Biker Sheriff (TV)

Italian Motorcycle Championship 

  All'interno della Biker Fest di Lignano Sabbiadoro c'&egrave; stata anche l'unica prova italiana del mondiale customizer AMD e ad aggiudicarsi la vittoria &egrave; stato proprio un italiano, Jerry Caronte: sua la Special Racer, dichiarata Best in Show per l'AMD World Championship.  Il tecnico di Modigliana andr&agrave; cos&igrave; a Sturgis, Sud Dakota, per la finale mondiale del campionato.  Per Ferruccio Codutti, Asso Special Bikes e Boccin Custom Vehicles, primi tre della classifica Best in Show del campionato italiano, il premio &egrave; un viaggio a Daytona 2013.  Nelle varie categorie successi di North East Custom (Scrambler), Pino Zanirato (Streetfighter), Mr. Martini (Caf&eacute; Racer), Emanuele Maganuco (Bagger), Motorcycles Temple (Metric), 69 Garage (Old Style), Civico 10 (Modified H-D) e MG Customs (Freestyle).

Caronte vince l'AMD

Con un laconico comunicato di poche righe la Mercedes ha annunciato che non ci sar&agrave; pi&ugrave; alcuni rapporto di collaborazione tra l'Industria tedesca e la Ducati.Una decisione che i dirigenti di Stoccarda hanno preso all'indomani dell'ufficializzazione dell'acquisto della Ducati da parte di Audi, diretta concorrente di Mercedes. Dal 2010 la Mercedes aveva avviato un rapporto di collaborazione con la Casa italiana soprattutto per quanto riguarda l'immagine del marchio AMG. La sigla, che identifica il brand pi&ugrave; sportivo della Mercedes, quest'anno &egrave; apparso sulle tute di Valentino Rossi e Nicky Hayden e ha contraddistinto una versione della Ducati Diavel (nella foto). Per quanto riguarda le auto una SLK 55 AMG &egrave; stata proposta nell'allestimento Streetfighter Yellow.Questo il testo del comunicato di AMG:&laquo;Dalla fine del 2010 &egrave; stata instaurata con successo una collaborazione tra AMG e Ducati. L'acquisizione della societ&agrave; da parte di un produttore rivale ha comprensibilmente portato alla fine di qualsiasi ulteriore collaborazione. L'acquisizione di Ducati non &egrave; mai stato un nostro obiettivo che consiste nello sviluppo e nella produzione di auto di alte prestazioni e su questo continueremo a concentrare tutte le nostre energie&raquo;. 

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