Massimo Rivola scopre le carte: "Voglio l'Aprilia Junior Team in MotoGP"

Massimo Rivola scopre le carte: "Voglio l'Aprilia Junior Team in MotoGP"© Luca Gorini

Abbiamo intervistato in esclusiva la triade che sta portando in alto la Casa di Noale: Rivola, Albesiano ed Espargaró. E ci hanno raccontato che...

20.05.2022 ( Aggiornata il 20.05.2022 11:47 )

Rivola e la politica dei piccoli passi


Con quale strategia proseguirete il campionato?

“L’obiettivo di stare davanti a tutti è cercato con la nostra politica dei piccoli passi, uno dopo l’altro. Soltanto così arriveremo a quanto desiderato, cioè la vetta massima. Il traguardo è figurare sopra tutti, continuando contestualmente a crescere”.

Lavori in Aprilia dal 2019, sei dentro alle tempistiche prefissate?

"Tenendo conto di quanto successo tra pandemia, blocchi e altro, pensavo che l’attuale livello di competitività potesse arrivare più avanti, perché le evoluzioni apportate alla RS-GP richiedevano tempistiche ben precise per offrire risultati. Mentre gli avversari hanno potuto lavorare di fino, poiché già dotati di moto performanti, noi dovevamo intervenire in maniera più radicale sul progetto di base. Le azioni sono state drastiche, ma in senso positivo”.

Arrivavi dalla Formula 1: la MotoGP è la F1 a due ruote?

“Assolutamente sì. Rispetto alla MotoGP non c’è niente di più e di meglio. I costruttori qui pongono la propria perfezione, dai propulsori alle caratteristiche aerodinamiche. Potenza espressa dai motori e carico in rettilineo e curva fanno somigliare tantissimo le MotoGP alle Formula 1. Pensiamo soltanto alle ali: le vediamo sugli aerei, sulle F1 e sulle MotoGP. Si usano anche nelle vetture GT, ma trazione e velocità non sono paragonabili. Velocità e accelerazione della MotoGP sono micidiali”.

Hai portato nozioni dalla Formula 1. Se tornassi in quel mondo, cosa trasferiresti dalla MotoGP?

“Bella questa… Porterei dalla MotoGP l’innata passione, toccabile con mano, più alta di quella sentita in F1. Il vantaggio della MotoGP è la connessione umana e tecnologica tra le varie aree del veicolo. Chi si occupa della gestione elettronica si interfaccia pienamente con gli addetti dedicati alla ciclistica che, a loro volta, comunicano insieme agli ingegneri impegnati sul motore. Dal primo reparto all’ultimo, in Aprilia si opera uniti e coesi, nella medesima direzione di sviluppo. Ciò è inevitabile, anzi, obbligatorio: è come se la moto parlasse, chiedendo di sapere come lavora l’elettronica oppure la ciclistica, il telaio oppure l’aerodinamica o l’elettronica. Queste domande cercano risposte, quindi il gruppo di lavoro deve essere interconnesso. La MotoGP è un oggetto piccolo rispetto alla Formula 1, molto più legato all’attività del pilota. Sulla vettura un’eventuale modifica a sedile e pedaliera non stravolge l’equilibrio dinamico, sulla moto sì. Cambiare sella, pedane e semimanubrio altera la dinamica generale alla ruota posteriore, per esempio. In quel caso, va ‘settato’ il traction control in modo specifico, per scaricare a terra ogni singolo cavallo”.

Continui a desiderare un secondo team Aprilia: forse è la volta buona.

“Pensiamo che il team satellite si debba fare, ma quando i tempi saranno maturi. Perché vogliamo un vero e proprio Aprilia Junior Team, non vendere moto e pezzi. Pensiamo a un percorso connesso, dato che desideriamo mettere piloti e tecnici nostri, ovvero il massimo dell’interazione tra formazione factory e seconda squadra. A quel punto avremmo molti più dati su cui operare, a beneficio delle prestazioni. Lo faremo soltanto nelle condizioni adatte, mica a tutti i costi. La politica dei piccoli passi va rispettata, altrimenti ci si scotta”.

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