Esclusiva, Poncharal: "Il ritiro di Rossi non è la causa del flop MotoGP"

Esclusiva, Poncharal: "Il ritiro di Rossi non è la causa del flop MotoGP"© Luca Gorini

Il manager Tech3 si racconta: "Da Presidente IRTA, sono felice del lavoro svolto con Ezpeleta. Abbiamo superato la pandemia, ma il flop del Mugello..."

25.08.2022 ( Aggiornata il 25.08.2022 13:04 )

Dorna ed Ezpeleta


E ora come siete?

“Professionali. Quando entrò la Dorna, nel 1992, vedemmo subito il grande aiuto per tutti gli operatori. A partire dai circuiti, finalmente più sicuri e in linea con le esigenze dei piloti. La situazione è notevolmente migliorata, anche se…”.

Anche se…?

“Ripenso a Daijiro Kato, Suzuka 2003. La sua morte fu terribile. Carmelo disse: ‘Non torneremo qui, finché quel muro non verrà spostato’. Qualcuno pensava che Ezpeleta si sarebbe inchinato alla potenza di Honda: si sbagliava. Suzuka è uscita dal calendario, Ezpeleta ha mantenuto la parola”.

Che tipo è il numero uno Dorna?

“Un businessman. Ma non soltanto: è ‘rock and roll’. E la gente non lo comprende. Se studiamo il percorso della sua vita, notiamo quanta ‘follia’ abbia infuso nel suo operato. Ha dedicato la propria esistenza alle corse”.

Con lui, hai fatto tante cose.

“Abbiamo migliorato il paddock. Oppure, senti qui: gli air-fence sono stati presi dalle gare di sci. Eravamo in montagna, Ezpeleta disse: ‘Queste barriere vanno bene anche per noi”. E le portammo. Da lì, i piloti andarono a impattare contro un materiale assorbente agli urti, anzi, dissipante. Purtroppo c’è stato l’episodio di Luis Salom, che va affrontato a parte”.

Come andarono le cose?

“Dopo l’accaduto, ci fu una riunione. I piloti vollero una chicane, noi pure, altrimenti niente GP. Carmelo promise di non tornare, in assenza di modifica. Ciò spiega il suo carisma”.

A giovarne, i giovani.

“Esatto. Il nostro sport è pericoloso, ma guardate i passi avanti compiuti. Sappiamo quanto siano stati fondamentali le idee e il contributo del Dottor Costa, ma Carmelo ha fornito a Claudio ogni strumento utile a perfezionare la Clinica Mobile e i servizi di assistenza. Di questo, siamo orgogliosi. Rimanendo ‘rock and roll’”.

Però, il rock and roll vive su un detto particolare.

“Vivi veloce, muori giovane. Sì, ma è valido a vent’anni. Raddoppiando l’età e con figli a carico, meglio passare al ‘vivi veloce e a lungo’. E lo facciamo, penso al nostro paddock, con hospitality e ambiente da F1, pur mantenendo l’essenza del motociclismo, costituito dal contatto tra tifosi e protagonisti. Lo abbiamo visto a Le Mans, dove fans e addetti ai lavori hanno raggiunto un livello di comunicazione fantastico. Ma non soltanto in Francia: anche al Sachsenring la gente è stata meravigliosa, si usciva la sera, potendo fruire di tanti servizi, incluso un concerto. Una birra in mano, l’altra alzata al cielo, alla vigilia della gara. Dobbiamo mantenere tutto questo, rimanendo altamente professionali”.

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