Esclusiva, Poncharal: "Il ritiro di Rossi non è la causa del flop MotoGP"

Esclusiva, Poncharal: "Il ritiro di Rossi non è la causa del flop MotoGP"© Luca Gorini

Il manager Tech3 si racconta: "Da Presidente IRTA, sono felice del lavoro svolto con Ezpeleta. Abbiamo superato la pandemia, ma il flop del Mugello..."

25.08.2022 ( Aggiornata il 25.08.2022 13:04 )

Il Mugello e il post-Covid


Cosa è successo al Mugello?

“Uno dei miei posti preferiti, una pista magnifica, la passione e i marchi italiani... siamo arrivati lì, c’era poca gente. Maledizione. La Dorna ha contattato gli organizzatori, uno scenario così spoglio è sembrato a tutti incredibile. Evito di porre critiche, però… niente fumogeni, feste notturne, spettacolo e pienone. Il contrario di ciò che era consueto”.

Il ritiro di Valentino Rossi è la causa del flop?

“Assolutamente no. Prendiamo la Germania: nessun pilota locale in MotoGP, eppure c’è stato il ’sold out’. Sul Mugello, ho sentito diverse teorie: prezzi troppo alti, concomitanza con un festival musicale nella vicina Firenze, coincidenza con il ponte festivo del 2 giugno. Io so soltanto che, arrivando in zona, ho notato la poca pubblicità all’evento. Mi sono fermato a bere un caffè, confrontandomi con la gente del posto: nessuno sapeva che c’era il GP Italia. So che Ezpeleta ha fatto notare come la situazione non fosse accettabile, specialmente considerando i pienoni ammirati negli altri circuiti. A Misano capiremo meglio dove sia diretto lo scenario, non credo sia un problema legato all’Italia”.

Com’è la situazione economica del Motomondiale post-Covid?

“Durante il lockdown abbiamo continuato a lavorare e, nonostante l’accaduto, i soldi persi sono stati pochi. Merito di Carmelo che, malgrado blocchi e GP per forza di cose cancellati, ha saputo gestire la situazione, trovando i fondi per pagare gli attori del nostro show. Lo ha fatto collaborando con l’IRTA: pensa, soltanto io devo pagare ben 60 persone. Far sopravvivere i team è stato vitale. Seppur senza spettatori, la stagione 2020 è ricominciata a luglio a Jerez, Ezpeleta è stato bravo a convincere gli addetti a investire ancora. La MotoGP è rimasta nella propria bolla, andando forte. Come forti si sono dimostrati i contratti con le TV: le Case sono felici”.

Quindi, i registratori di cassa sono a posto.

“Il campionato è in salute. Siamo dotati di un buon budget, guardate quante moto sono presenti nelle tre classi. Sono stati mantenuti i posti di lavoro e le iscrizioni. Il nostro modello di business funziona: l’uscita degli sponsor del tabacco ci ha insegnato cosa sia l’indipendenza. Se prima il denaro arrivava al 70% dalle sponsorizzazioni e il restante 30% dall’organizzazione, ora possiamo raggiungere il contrario. Sapere di poter allestire un campionato con fondi nostri ci rende più sicuri. Arrivando a un contributo del 70% dal campionato, il movimento è più solido e libero da eventuali ripensamenti degli sponsor”.

Contenere i costi: è un dogma.

“La potenza del Motorsport è rappresentata dallo show: qui c’è bisogno di battaglie, non di qualcuno che vince con dieci secondi di gap. Quindi, un solo fornitore di gomme, centralina uguale per tutti, numero di test contingentato. Si risparmia, e i piloti sono racchiusi in pochi decimi, il salvato è incalcolabile”.

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