        Dopo 31 edizioni disputate a Bercy, alle porte della capitale e 3 a Lille, sul confine con il Belgio, il 18 e 19 novembre, il Supercross torna a Parigi per la settima volta in occasione del 40&deg; anniversario della pi&ugrave; prestigiosa e datata gara di Supercross indoor europea, ultima uscita indoor di Antonio Cairoli nel 2021.  A Parigi sar&agrave; possibile ammirare in azione i fratelli Lawrence, entrambi in 450 Dai fratelli Lawrence a Roczen, che parterre a Parigi! Jett Lawrence (Honda), Ken Roczen (Suzuki), Hunter Lawrence (Honda), Tom Vialle (KTM), Cooper Webb, alla prima uscita ufficiale con la Yamaha, cos&igrave; come Joe Shimoda debutter&agrave; sulla Honda, Justin Brayton (Honda), Justin Hill (Kawasaki), Matt Moss (Kawasaki) e molti altri piloti di indubbio talento scenderanno in pista all&rsquo;interno della Defense Arena di Parigi, nel centro storico della capitale francese, a due passi dagli Champs Elyses. Le prove inizieranno sabato alle 14.00 e termineranno alle 22.00 e la domenica i piloti scenderanno in pista per le libere alle 10.45, per poi iniziare le gare alle 14.00 che termineranno alle 18.00. Sar&agrave; possibile seguire le gare in diretta streaming su: MXGP-TV.com e in francese su: www.automoto-lachaine.fr&nbsp;  Nel novembre del 2021 Cairoli fu uno dei protagonisti a Parigi       

Questo fine settimana a Parigi si disputa la 40esima edizione dello storico Supercross di Bercy, oggi spostato nel cuore della citt&agrave;

Il Supercross torna a Parigi per la 40esima edizione

        Il Supercross di Parigi ha una storia lunga e ricca e dopo due anni di stop a causa della pandemia e uno di transizione con una pista ibrida Supercross/Motocross, torna alla grande con alcuni dei migliori specialisti al mondo tra cui gli ultimi due campioni americani, Eli Tomac e Cooper Webb. Ma non sar&agrave; una corsa a due, vista la presenza del neo Campione del Mondo di Supercross, Ken Roczen e dell'idolo di casa, Marvin Musquin.  Dopo l'apparizione a Cardiff di un mese fa, Tomac torna in Europa per il SX di Parigi Una storia lunga 39 anni  Come nei precedenti 38 eventi, dalla prima edizione nel 1984, il Supercross di Parigi (e di Bercy) ha suscitato l&rsquo;interesse del pubblico; la serata di sabato &egrave; gi&agrave; "sold out" da diverse settimane anche se la Defense Arena &egrave; uno dei pi&ugrave; grandi stadi al coperto della capitale francese, perch&egrave; ne fan francesi ne quelli europei vogliono perdersi l'evento del 2022.&nbsp;Per la quarta volta nella sua carriera infatti Tomac correr&agrave; a Parigi, Eli non attraversa l'Atlantico cos&igrave; spesso e l'obiettivo del campione in carica di US Supercross e National, vincitore del Nazioni con il Team USA e &nbsp;vincitore di ben 56 round del Supercross, sar&agrave; quello di portare a casa un altro trofeo dopo la vittoria del 2014.  Marvin Musquin l'anno scorso ebbe la meglio su Cairoli e Febvre Webb, Musquin e Roczen gli anti Tomac  Anche Cooper Webb ha gi&agrave; corso a Parigi ma lo ha fatto una solo volta, nel 2015 e da allora ha vinto due titoli di Supercross nel 2019 e nel 2021, conquistando diciannove main event. Eli e Cooper sono quindi i vincitori delle ultime quattro edizioni del Supercross americano e si schiereranno al cancello insieme a due avversari a loro pi&ugrave; familiari: Ken Roczen che correr&agrave; a Parigi per la prima volta in assoluto e l'idolo francese Marvin Musquin che &egrave; gi&agrave; stato vincitore a Parigi nel 2016, 2017 e 2021; ognuno di loro ha vinto almeno un round del campionato statunitense 2022 e c'&egrave; da scommettere che ognuno di loro &egrave; pronto a dare il massimo per primeggiare anche a Parigi. I quattro ovviamente non saranno i soli in pista, visto il lungo elenco di piloti americani e francesi in gara in SX1 e in SX2. Per la prima volta le gare saranno visibili live sul sito https://www.mxgp-tv.com/home  La pista del 2021: come sempre l'evento francese coniuga sport e spettacolo con freestyle e musica live       

Dopo un anno di transizione ed un formato meno "supercrossistico" per permettere a piloti come Antonio Cairoli e Romain Febvre di essere competitivi, il tradzionale appuntamento di Parigi torna alla sua essenza

SX: a Parigi torna il Supercross

Parigi, La Defense Arena, sabato 27 novembre ore 14.30. Tifosi parigini e del mondo di Motocross e Supercross riuniti per un grande spettacolo e soprattutto per l&rsquo;ultima gara da pilota professionista di Tony Cairoli. Il siciliano infatti sar&agrave; uno dei grandi ospiti di questa gara e ricever&agrave; l&rsquo;abbraccio della folla francese ed il giusto tributo per la carriera del #222.    Motocross, Supercross e Freestyle Motocross   Quello di Cairoli inoltre sar&agrave; un ritorno a Parigi. Nel 2006 con Yamaha aveva corso quello che all&rsquo;epoca si chiamava Supercross de Bercy.&nbsp;  L&rsquo;evento del 27 novembre sar&agrave; un grande spettacolo ed una grande festa. Oltre alla gara tra piloti di Motocross e Supercross, si esibiranno anche i piloti del Freestyle Motocross: Julien Mannon, Matt Rebeaud, Maikel Melero, Josh Sheehan, Nico Texier.    Anche Lupino al via   Per questa gara-evento gli organizzatori hanno pensato a tutto nel migliore dei modi: si svolger&agrave; tutto su una giornata e con un percorso pensato unicamente per i piloti del Motocross, vista l&rsquo;assenza degli specialisti americani.  I piloti presenti all&rsquo;evento del 27 novembre? Un vero parterre de roi. Presentati in pieno stile cartoon giapponese, ci saranno: Alessandro Lupino, Antonio Cairoli, Justin Brayton, James &ldquo;Bubba&rdquo; Stewart, il grande Chad Reed, vecchio avversario di Cairoli, oltre ai padroni di casa Febvre, Musquin, Ramette, Desprey, Renaux, Greg Aranda, Thomas Do e tanti altri.  Marvin Musquin tra l&rsquo;altro &egrave; l&rsquo;unico pilota del Supercross presente ed anche l&rsquo;unica KTM al via (oltre a Cairoli) per l&rsquo;assenza di Herlings e Vialle, sotto contratto per disputare la gara, ma che non hanno avuto via libera dalla casa austriaca.    &nbsp; 

La capitale francese il prossimo 27 novembre sar&agrave; invasa dai talenti del Motocross e Supercross per un grandissimo finale di stagione

Parata di stelle al Supercross de Paris, con Cairoli all&#39;ultima gara da pilota

Gli anni d&rsquo;oro di Joel Robert e Roger De Coster condussero la Suzuki a 21 titoli mondiali fino al 1984. L&rsquo;ultimo di quella serie fu speciale, perch&eacute; la Suzuki aveva abbandonato le competizioni nel Motocross proprio l&rsquo;anno prima, nel 1983, ma lasci&ograve; a Michele Rinaldi la possibilit&agrave; di correre con la 125 dell&rsquo;83 anche nella stagione 1984. E quell&rsquo;anno, l&rsquo;emiliano divenne il primo italiano iridato nel Cross. A coronamento di una storia iniziata nel 1983, da compagno di squadra di Eric Geboers. &ldquo;Ricordo benissimo quel mio primo viaggio in Giappone &ndash; dice Rinaldi &ndash; fu una forte emozione, anche per il mio tecnico Iller Aldini che mi seguiva in quella nuova avventura. Avevo corso soltanto con Marche italiane (TGM e Gilera) ed entravo in un nuovo mondo. Ci aspettavano con le moto pronte e capimmo subito che c&rsquo;era un&rsquo;organizzazione perfetta che pensava a tutto, non soltanto dal punto di vista tecnico. Avevamo a disposizione diverse cose da provare e stava al pilota scegliere cosa preferisse. Le moto erano probabilmente il meglio possibile in quegli anni, con una serie di successi impressionante. Quel primo anno sia con Eric che con il fratello Sylvain Geboers, che gestiva il team al Mondiale, si instaur&ograve; subito un&rsquo;ottima relazione. Qualcuno avrebbe potuto pensare che, essendo il team manager il fratello del pilota, ci sarebbe stato un trattamento preferenziale, ma non si &egrave; mai verificato, e ho avuto sempre un ottimo rapporto con il team&rdquo;.  Fabrizio Pirovano, l&#39;uomo che regal&ograve; il titolo Supersport alla Suzuki  I ricordi dell&#39;avventura con la Suzuki   Com&rsquo;era lavorare con i giapponesi?  &ldquo;Sia con la TGM, ma l&igrave; ero un ragazzino, che con la Gilera, ero pi&ugrave; coinvolto sullo sviluppo della moto, era il pilota che dava continuamente indicazioni su dove intervenire, mentre in Suzuki dovevi soltanto scegliere cosa preferivi tra il materiale che avevi gi&agrave; a disposizione. La 125 era una vera e propria moto ufficiale, perfetta e super affidabile&rdquo;.    Tu e Geboers vinceste venti manche sulle 24 disputate nel 1983. Eric vinse il titolo, tu ti togliesti la soddisfazione di tre vittorie di GP: Lombardore, Mongay (Spagna) e Leningrado. Ma durante la stagione arriv&ograve; l&rsquo;imprevedibile.  &ldquo;Ad agosto, Sylvain Geboers e Hiroide Tamaki, l&rsquo;ingegnere che di fatto aveva creato quelle Suzuki vincenti, si presentarono a casa mia per dirmi con grande dolore che la Suzuki si fermava nel mondo delle competizioni. C&rsquo;era evidentemente un cambio di rotta dal Giappone: &lsquo;La Suzuki &egrave; la prima a inventarsi cose innovative e vincenti nelle corse ma &egrave; l&rsquo;ultima a trasferirle sul prodotto di serie... quindi dobbiamo lavorare e concentrarci sul prodotto di serie&rsquo; spiegarono. Confesso di aver pianto di fronte a quella notizia. Ovviamente nel Circus iridato fu un fulmine a ciel sereno, qualcosa di inaspettato, e la bomba scaten&ograve; una caccia al posto in un team competitivo per chi era nelle squadre ufficiali Suzuki. Sylvain ed Eric si accasarono alla Honda per il 1984, Harry Everts si ferm&ograve;, Georges Job&eacute; pass&ograve; alla Kawasaki. Io, per&ograve;, ero l&rsquo;unico ad avere il contratto per due anni quindi mi dissero che, se volevo, potevo continuare, ma con il materiale &rsquo;83. Sapevo che quella moto era comunque competitiva. Avevo il materiale per andare avanti, ricambi, moto e tutto, ma rimaneva a me la gestione della stagione, quindi cercai gli sponsor per raggiungere il budget necessario&rdquo;.  E arriv&ograve; il titolo.  &ldquo;L&rsquo;ultimo titolo di quelle mitiche Suzuki ufficiali, il decimo consecutivo di una Suzuki in 125... e il mio primo da team manager. Gi&agrave;, team manager di me stesso. Sapete che non avrei voluto vincere in quel modo, con l&rsquo;infortunio di Corrado Maddii nell&rsquo;ultimo GP a Ettelbruck, ma io stesso avevo subito un infortunio in quella stagione prima dell&rsquo;inizio del Mondiale, nel Supercross di Bercy, e nel primo GP la spalla usc&igrave; ancora e fui costretto a operarmi saltando ben tre GP. Quell&rsquo;anno vinsi comunque pi&ugrave; di tutti, cinque Gran Premi...&rdquo;.  Poi hai continuato con la tua struttura sempre con i colori Suzuki.  &ldquo;Per il 1985, avendo vinto il Mondiale, in Suzuki si sentivano in dovere di farmi continuare con la mia squadra e il top management lasci&ograve; che io potessi ottenere qualcosa, ovvero delle parti speciali, quindi eravamo semiufficiali e nell&rsquo;85 passai in 250. Mi lasciarono anche un paio delle 500 raffreddate ad acqua che avevano preparato per Harry Everts, moto speciali, uniche, che andavano molto bene (Rinaldi ci vinse il titolo italiano 500, nell&rsquo;85, ndr) e andai avanti fino al 1987. Quando la Suzuki France, attraverso una concessionaria, mi offr&igrave; di correre la Dakar, che era da sempre un mio sogno. Accettai e corsi la Dakar, un&rsquo;esperienza importante anche se fin&igrave; alla nona tappa dopo una caduta e l&rsquo;ennesima lussazione alla spalla&rdquo;.    Quarto nel Mondiale 250 del 1985, secondo nel 1986 e ancora quarto nel 1987, ma proprio quei continui problemi fisici ti convinsero a smettere.  &ldquo;Era una decisione gi&agrave; nell&rsquo;aria e difficile da rimandare, inoltre avevo messo insieme un team strutturato tecnicamente molto bene, con gli uomini giusti e la fiducia degli sponsor e mi dissi di diventare team manager. Prendemmo un pilota per il 1988: il primo fu Rodney Smith, dalla California, e termin&ograve; la stagione 250 al terzo posto&rdquo;.  Nell&rsquo;89 arriv&ograve; Alex Puzar in 125 e lott&ograve; alla grande per il titolo con Trampas Parker, arrivando secondo, e nella 250 Smith fin&igrave; settimo. Nel &rsquo;90 John Van den Berk e Puzar corsero con la 250; l&rsquo;olandese si classific&ograve; terzo e a vincere il Mondiale fu Alex. Per il secondo titolo mondiale di un pilota italiano c&rsquo;era ancora il marchio di Michele Rinaldi.  &ldquo;Il contratto per il &rsquo;91 era gi&agrave; rinnovato per entrambi, ma a dicembre del 1990 John and&ograve; a correre a Bercy, cosa che per contratto non poteva fare (per conflitto tra lo sponsor del team e quello presente sul pettorale della gara) e dovetti rompere il contratto con lui. Quell&rsquo;anno Puzar si infortun&ograve; altrimenti avrebbe rivinto, dato che a tre quarti di stagione era nettamente in testa. Quel &rsquo;91 fu l&rsquo;ultimo anno con la Suzuki. Ad agosto &rsquo;90, dopo aver vinto il titolo con Puzar, la Yamaha mi chiese di correre con loro per il 1991: io lasciai aperto il discorso e a fine anno parlai con Lin Jarvis. In Giappone a novembre 1990 c&rsquo;era anche Sylvain Geboers con me, e la Suzuki aveva deciso di chiudere con la 125, cos&igrave; si liberava anche lo spazio per Sylvain per passare in 250 con la Suzuki. Le trattative si completarono nel &rsquo;91 e avvenne il passaggio in Yamaha per il 1992&rdquo;.  E arriv&ograve; il primo titolo per il team Rinaldi-Yamaha in 250 con il compianto Donny Schmit... ma tornando alla Suzuki, qual &egrave; il tuo ricordo di tutti quegli anni?  &ldquo;Io ho vissuto l&rsquo;epoca Suzuki da pilota e manager ma in modo piuttosto indipendente perch&eacute; loro avevano chiuso con le corse. La Suzuki preparava il pacchetto e lo consegnava, non c&rsquo;era uno sviluppo con i test, c&rsquo;era soltanto da scegliere le diverse opzioni tecniche. Invece nel caso di Yamaha non c&rsquo;era una loro organizzazione che seguiva lo sviluppo nelle gare, con molta pi&ugrave; libert&agrave; di lavorare qui noi in Europa sulle parti speciali&rdquo;.  Poi a fine 2017 la Suzuki &egrave; uscita (di nuovo) dal mondiale Motocross...  &ldquo;Un pezzo importante che si &egrave; perso, importante sia per chi lo sosteneva che per i concorrenti. Sar&ograve; un po&rsquo; nostalgico ma quando io iniziai a correre, Suzuki significava Roger De Coster, Sylvain Geboers, Mark Barnett negli USA, e altri piloti che hanno fatto la storia del Motocross, miti che non si possono dimenticare. Ha lasciato un vuoto, e lo ha fatto gi&agrave; due volte. L&rsquo;assenza della Suzuki si sente nel Mondiale. Sono scelte che purtroppo si pagano nelle vendite del prodotto per i clienti. La moto di un Marchio nel Motocross non deve per forza vincere ma deve essere di qualit&agrave; e si deve vedere alle gare altrimenti sei penalizzato nelle vendite, perch&eacute; il mercato &egrave; una nicchia di clienti molto competenti e esigenti. Ovviamente spero rientrino presto&rdquo;.  Kevin Schwantz, l&#39;uomo simbolo della Suzuki 

L&#39;emiliano vinse da pilota e poi da manager, lanciando in orbita Puzar. &quot;Quando iniziai a correre, la Marca era sinonimo di leggende come De Coster, Geboers, Barnett. Quando firmai con loro, la loro moto era il top dell&#39;epoca&quot;

Motocross: Michele Rinaldi, orgoglio tricolore

Il pilota dell'Aprlia MotoGP improvvisa una garetta in garage, contro Alex Salvini e Max Bianconcini. Guarda com'&egrave; andata!

Melandri, in garage come... a Bercy!

Con due vittorie e un secondo posto, Jake Weimer, si aggiudica il titolo di Re di Bercy. A complicare la vita del pilota della Kawasaki &egrave; stato Eli Tomac (tra i protagonisti anche a Genova), due volte secondo e poi vincitore, davanti a Weimer (scivolato), della serata conclusiva. Terzo il vincitore del Supercross di Genova, Weimer. 

Due vittorie su tre per l&rsquo;americano 

Weimer Re di Bercy 

Lo spagnolo Toni Bou, mettendo a segno la gara milanese, ha conquistato il suo sesto iride del campionato trial indoor. Per il portacolori della Montesa la gara di Assago &egrave; stata particolarmente sofferta, a causa di brutta caduta all'ultima zona. Nonostante una forte contusione alla schiena, Bou non si &egrave; sottratto alla sfida con il rivale Raga ed &egrave; stato premiato. Con il secondo posto di Assago, Raga ora &egrave; secondo anche in campionato, a pari punti con Cabestany. Per loro determinante sar&agrave; l'ultima prova del mondiale, in programma il 31 marzo in Francia, a Bercy.   1. Bou (Montesa) punti 20; 2. Raga (Gas Gas); 3. Cabestany (Sherco) 12; 4. Fajardo (Beta) 9; 5. Fujinami (Montesa) 6; 6. Gubian (Gas Gas) 5; 7. Oliveras (Ossa) 3; 8. Brown (Gas Gas) 2; 9. Saleri (Beta) 1.

Penultima prova al PalaForum di Assago

  Kyle Chisholm &egrave; il 29&deg; King di Bercy. Lo statunitense, secondo lo scorso anno, quest&rsquo;anno ha avuto la meglio di Eli Tomac, secondo e Jake Weimer, terzo. Il vincitore dello scorso anno, Justin Barcia, ha vinto al serata finale, ma ha chiuso nono assoluto. King of Bercy: 1.Chisholm (6 pts); 2.Tomac, 8; 3.Weimer, 16; 4.Alessi, 16; 5.Soubeyras, 21; 6.Izoird, 23; 7.Searle, 24; 8.Wey, 24; 9.Barcia, 29; 10.Aubin      Guarda le foto  

Kyle Chisholm King di Bercy

Bercy Supercross

      IL SOLDATO Ryan si sta preparando alla prossima guerra, che inizier&agrave; ad Anaheim, l&rsquo;8 gennaio. Ora ha gli occhi di tutti puntati addosso. Non &egrave; pi&ugrave; un rookie ed ha il non facile compito di confermare quanto fatto nel 2010. Impossibile fare meglio, dopo aver vinto nel National, nel Supercross e nel Nazioni: una stagione perfetta, fantastica. Ryan Dungey, dal Minnesota (ma vive in Florida), ha da poco (4 dicembre) compiuto 21 anni, ma sta gi&agrave; vivendo risultati di prestigio assoluto. Campione Lites nel 2009, l&rsquo;anno successivo &egrave; passato alle 450 e non ha lasciato neanche le briciole agli avversari, diventando il pi&ugrave; giovane campione nella storia del Supercross AMA. In questa categoria solo un altro pilota era riuscito a vincere da esordiente, un certo Jeremy Mc- Grath.   &Egrave; presto per avvicinare Dungey a McGrath, ma la stagione 2011, se saranno confermati i risultati e le qualit&agrave; del portacolori Suzuki, sar&agrave; fondamentale per capire chi sar&agrave; l&rsquo;uomo da battere. Al suo fianco nella squadra ufficiale Suzuki (Rockstar/Makita) &egrave; arrivato l&rsquo;australiano Brett Metcalfe, che sar&agrave; all&rsquo;esordio con la 450, dopo buone stagioni con la 250. E con la cilindrata maggiore ha gi&agrave; dimostrato di saperci fare: terzo e quinto al Nazioni, puntualmente alle spalle di Cairoli. La novit&agrave; Inoltre c&rsquo;&egrave; sempre Mike Alessi, ormai un veterano, anche se ha solo ventidue anni, mentre nella Lites sar&agrave; uno spettacolo seguire le avventure di Ken Roczen, mentre Marvin Musquin rester&agrave; al palo per l&rsquo;infortunio al ginocchio, avvenuto a Bercy.  GLI AVVERSARI di Dungey pi&ugrave; autorevoli restano Ryan Villopoto (Monster Energy Kawasaki) e James Stewart (Yamaha San Manuel, anche se forse lo sponsor cambier&agrave;). Il primo &egrave; tornato in forma dopo l&rsquo;infortunio alla gamba a St. Louis e quando Villopoto non ha problemi fisici &egrave; di diritto tra i pretendenti al gradino pi&ugrave; alto del podio. Lo stesso si pu&ograve; dire per Stewart, pilota velocissimo, che per&ograve; tende a commettere troppi errori. Sar&agrave; probabilmente questa ristretta rosa di tre campioni a lottare per il titolo, anche se meritano rispetto pure Chad Reed e Christophe Pourcel, ultimamente alla ribalta delle cronache per infruttuose ricerche di un ingaggio di livello. Reed alla fine si &egrave; deciso a creare un suo team, TwoTwo Motorsports, probabilmente con moto Honda, mentre Pourcel, reduce dall&rsquo;infortunio alla spalla, sta ancora sfogliando la margherita, ormai rimasta senza petali&hellip;  Sembra per&ograve; che Kawasaki possa riuscire a convincerlo. Infine tra gli outsider vanno citati, oltre a David Millsaps, terzo nel 2010 (Yamaha), i due nuovi arrivati nel team ufficiale Honda guidato da Kehoe, Trey Canard, che ha dimostrato non poco nel 2010 alle prime uscite con la 450, e Josh Grant, mentre Kevin Windham, vicecampione in carica, resta nella squadra capitanata da Mike Larocco, con Justin Barcia nella Lites      Guarda il calendario del Supercross 2011        Guarda le foto della stagione 2010  

Villopoto, Stewart ed il team KTM che punter&agrave; su Alessi e Short

SX al via: tutti contro Ryan Dungey

A nello stadio di Bercy, a Parigi, nell&rsquo;annuale gara di Supercross, il due volte iridato della MX2 di Motocross, Marvin Musquin, era pronto ad entusiasmare il suo pubblico, ma purtroppo per lui &egrave; stato costretto a lasciare il tracciato con un  ginocchio dolorante durante la gara di sabato.  Il francesino, ha picchiato forte la gamba destra, infortunandosi al ginocchio. Adesso Marvin &egrave; a casa propria in Francia, in attesa della risonanza magnetica, che sar&agrave; effettuata verso fine settimana, per capire l&rsquo;entit&agrave; dell&rsquo;infortunio.

Problemi al ginocchio destro per il due volte iridato della MX2

Marvin Musquin si &egrave; infortunato a Bercy

  James Stewart (Yamaha) si &egrave; aggiudicato la vittoria della prima prova del Supercross americano, gara che si &egrave; disputata ad Anaheim, in California. Dopo la holeshot di Ryan Dungey (Suzuki), il campione in carica &egrave; partito all'inseguimento.  A tre giri dalla fine Stewart ha sorpassatto Dungey, mantenendo la testa della corsa fino alla bandiera a scacchi.  Sono cos&igrave; dissipati i dubbi sullo stato di salute del campione afroamericano, che si era sentito male durante il Supercross di Parigi-Bercy e aveva rinunciato a partecipare alla terza finale. Poi aveva disertato anche il Supercross di Genova, deludendo i suoi numerosi tifosi italiani.      &laquo;Non so esattamente che tipo di malattia avessi - ha raccontato Stewart - non lo abbiamo ancora capito bene. Ma adesso mi sento davvero bene&raquo;.   Terzo posto ad Anaheim per il veterano della Honda Kevin Windham.  Nella Lites Class (Costa Ovest) si imposto Jake Weimer (Kawasaki).  Le classifiche  SUPERCROSS: 1. Stewart (Yamaha); 2. Dungey (Suzuki); 3. Windham (Honda); 4. Short (Honda); 5. Villopoto (Kawasaki); 6. Hill (Yamaha); 7. Tedesco (Yamaha); 8. Brayton (Yamaha); 9. Millsaps (Honda); 10. Langston (Yamaha); 11. Hahn (Suzuki); 12. Wey (Kawasaki); 13. Aranda (Kawasaki); 14. Izoird (Kawasaki); 15. Keeney (Kawasaki); 16. Byrne (Kawasaki); 17. Lawrence (Yamaha); 18. Stroupe (Suzuki); 19. Reed (Kawasaki); 20. Grant (Yamaha).IN CAMPIONATO: 1. Stewart 25; 2. Dungey 22; 3. Windham 20; 4. Short 18; 5. Villopoto 16; 6. Hill 15; 7. Tedesco 14; 8. Brayton 13; 9. Millsaps 12; 10. Langston 11; 11. Hahn 10; 12. Wey 9; 13. Aranda 8; 14. Izoird 7; 15. Keeney 6; 16. Byrne 5; 17. Lawrence 4; 18. Stroupe 3; 19. Reed 2; 20. Grant 1.LITES: 1. Weimer (Kawasaki); 2. Conard (Honda); 3. Morais (Suzuki); 4. Wharton (Honda); 5. Hahn (Honda); 6. Tickle (Yamaha); 7. Searle (KTM); 8. Hansen (Kawasaki); 9. Anstie (Yamaha); 10. Alessi (Yamaha); 11. Hewitt (Suzuki); 12. Borkenhagen (KTM); 13. Kiniry (Suzuki); 14. Seely (Honda); 15. Paulin (Yamaha); 16. Nicoletti (KTM); 17. Gosselaar (Honda); 18. Evans (Suzuki); 19. Clark (Honda); 20. Baker (Yamaha).IN CAMPIONATO: 1. Weimer 25; 2. Conard 22; 3. Morais 20; 4. Wharton 18; 5. Hahn 16; 6. Tickle 15; 7. Searle 14; 8. Hansen 13; 9. Anstie 12; 10. Alessi 11.PROSSIMA PROVA16 gennaio - Phoenix (Arizona)&nbsp;      Guarda le foto    &nbsp;

Batte Dungey e si aggiudica la prima prova del Supercross USA

Supercross: &egrave; subito Stewart

  Sar&agrave; un campionato pieno di incognite e questa, paradossalmente, &egrave; l&rsquo;unica certezza del Supercross americano 2010. La mancanza di punti certi riguarda soprattutto due aspetti. Del primo hanno gi&agrave; avuto sentore anche gli italiani: lo stato di forma del campione in carica, James Stewart. Chi si aspettava di vederlo al Supercross di Genova, dove era atteso, &egrave; rimasto deluso. Stewart ha dato forfait, accusando un malessere dai contorni misteriosi. Il problema &egrave; iniziato al Supercross di Bercy. Doveva essere una sgambata per uno del suo calibro e difatti Stewart ha vinto senza problemi le prime due giornate. Ma al via della terza finale non si &egrave; presentato. Sembra che sia addirittura svenuto, ma le informazioni sul suo stato di salute, filtrate dallo staff, sono poco esaustive. Si parla di un&rsquo;infezione, di un virus. Comunque sia, per valutare lo stato di forma del due volte campione AMA Supercross, bisogner&agrave; attendere la prima prova, Anaheim.   Se Stewart sar&agrave; in forma, &egrave; difficile pensare che non arrivi il terzo titolo, ma l&rsquo;asso della Florida non &egrave; nuovo ad alti e bassi. Dunque pronostico incerto. Delle difficolt&agrave; del numero 1, &egrave; pronto ad approfittare Chad Reed, campione 2008 e 2004, che quest&rsquo;anno, lasciata la Suzuki, &egrave; passato in Kawasaki. Divider&agrave; la squadra con l&rsquo;astro nascente Ryan Villopoto, alla sua seconda stagione con la 450 e dunque molto deciso a farsi valere. A centrare se non il titolo almeno un buon piazzamento tenter&agrave; anche Josh Grant, che nel 2009 molto ha fatto vedere buone cose.   Nel ruolo di outsider si piazza anche Ryan Dungey, campione in carica Lites Costa Ovest: ha dimostrato al Nazioni che la guida della 450 gli viene pi&ugrave; spontanea rispetto alla piccola 250. Poi ci sono piloti di seconda fascia, ma comunque interessanti. A partire da Josh Hill, grandi potenzialit&agrave; ma un carattere da tenere sotto controllo. Poi il duo Honda, Davi Millsaps e Andrew Short, a volte un po&rsquo; deludenti tra infortuni e mancanza di spunti vincenti. A  ltro buon pilota che per&ograve; finora si &egrave; espresso in tono minore &egrave; Josh Hansen, il vincitore degli X Games. Per non dire di Jason Lawrence, talento con poca testa: attualmente &egrave; detenuto, ma dovrebbe uscire in tempo per la seconda met&agrave; della stagione. Quarto nella Lites Class Costa Ovest del 2009, Justin Brayton, quest&rsquo;anno ha fatto gi&agrave; belle figure a Bercy e Genova: punta a salire quanto pi&ugrave; spesso sul podio. Assente da quasi due anni per via di una rara forma di tumore all&rsquo;occhio, torna a correre il sudafricano Grant Langston.   Mancher&agrave; Mike Alessi, punto forte la partenza: &egrave; tornato alla KTM ufficiale e dedicher&agrave; i primi cinque mesi di quest&rsquo;anno alle competizioni internazionali e ai primi GP del mondiale. Poi andr&agrave; al National.  L&rsquo;altro aspetto che caratterizza il campionato americano Supercross di quest&rsquo;anno (e non solo quello...) &egrave; la crisi economica. D&rsquo;accordo, non &egrave; un argomento nuovo, ma in America la depressione &egrave; ancora particolarmente feroce. Non ha risparmiato Case e squadre, decimando il numero dei piloti e &egrave; qualcosa cui gli assi del Supercross non sono abituati.   Per la prima volta nella storia delle competizioni USA, la Yamaha, una delle squadre pi&ugrave; prestigiose, non sar&agrave; presente in maniera ufficiale. E chiss&agrave; se questa non sar&agrave; la scelta del futuro anche per le altre case. Perch&eacute; pure chi resta non se la passa benissimo. La Honda &egrave; stata vicina a una scelta simile a quella della Yamaha, poi il rinnovo dell&rsquo;accordo con Red Bull ha portato un po&rsquo; di respiro, pur con un team interno ridimensionato: Davi Millsaps e Andrew Short con la 450 ma nessuno nella Lites Class. Non se la passa meglio la Suzuki. Sembrava che fosse arrivato il momento dell&rsquo;addio alle corse, quando ha trovato nella Yoshimura (azienda che fa capo alla stessa Suzuki) un alleato in grado di farsi carico dell&rsquo;intera attivit&agrave; sportiva americana.      Lites Class- Sembra incredibile, ma anche se siamo a ridosso del via, nella categoria dove corrono i pi&ugrave; giovani &egrave; difficile azzardare un pronostico. Molte squadre decidono solo all&rsquo;ultimissimo momento lo schieramento nelle due coste, est e ovest. Tra i protagonisti ci sar&agrave; sicuramente Christophe Pourcel, campione in carica Costa Est, che &egrave; rimasto in 250 perch&eacute; non &egrave; riuscito a trovare una sistemazione adeguata in 450. Tra i migliori c&rsquo;&egrave; anche Trey Canard, nel National ha subito un grave infortunio, ma pare ne sia uscito e la preparazione invernale &egrave; avvenuta senza problemi. Da tenere d&rsquo;occhio anche: Justin Barcia, Jake Weimer, Dean Wilson, Austin Stroupe, Nico Izzi, Ryan Morais, senza dimenticare Tyla Rattray e Tommy Searle.          Il calendario     Sedici prove, quindici negli States e una in Canada: saranno tutte valide sia per il campionato Supercross americano sia come mondiale di categoria.   9 gennaio Anaheim* 16 gennaio Phoenix* 23 gennaio Anaheim* 30 gennaio San Francisco* 6 febbraio San Diego* 13 febbraio Anaheim* 20 febbraio Indianapolis** 27 febbraio Atlanta** 13 marzo Toronto (Canada)** 20 marzo Dallas** 27 marzo Jacksonville** 10 aprile Houston** 17 aprile St. Louis** 24 aprile Seattle* 1 maggio Salt Lake City* 8 maggio Las Vegas*** * Lites Class Costa Ovest ** Lites Class Costa Est *** Shootout

Tra incognite e difficolt&agrave; economiche: ecco il campionato 2010

Il 9 gennaio scatta il Supercross

  Assenti i due assi pi&ugrave; attesi (James Stewart, defezione di una decina di giorni fa per malattia, e Jeremy McGrath, che ha perso l&rsquo;aereo) il Supercross di Genova si &egrave; comunque risolto in un affare tra americani.    Alla fine l&rsquo;ha spuntata Justin Brayton, primo in finale 1 e secondo nella successiva. Gi&agrave; vincitore del Supercross di Bercy di quest&rsquo;anno, il venticinquenne Brayton  ha preceduto in classifica generale Joshua Grant, vincitore della seconda finale 2, sesto (dopo una caduta) nella prima frazione.   L&rsquo;evento di Genova era anche l&rsquo;ultimo atto del campionato europeo Supercross, laureando campione ancora una volta il francese Fabien Izoird, quarto nella classifica della giornata.   Italiani assenti dalla finale, alla finale non c&rsquo;&egrave; nessun italiano. Stefano Dami &egrave; stato sfortunato e nella last chance ha concluso terzo, incollato ai primi due che hanno avuto accesso alla finale, mentre la prova di Angelo Pellegrini si &egrave; fermata con una caduta nelle cronometrate, senza conseguenze.   Non c&rsquo;&egrave; che aspettare le nuove generazioni, che si stanno dimostrando pi&ugrave; che promettenti. Tre italiani sul podio Rookie di Genova: Ivo Monticelli (primo), Simone Zecchina (secondo) e Lorenzo Cucini (terzo).

L&rsquo;americano primo nel Supercross. Assente McGrath: ha perso l&rsquo;aereo

Brayton conquista Genova

      Brutte notizie per James Stewart. Il numero uno del supercross mondiale ha un serio problema di salute, il suo sistema immunitario &egrave; "gravemente compromesso".  Dopo aver saltato la finale del Supercross di Bercy, l'asso americano si era sottoposto a visita medica.  Il responso &egrave; stato poco confortante e i medici gli hanno consigliato riposo, ulteriori esami e niente viaggi.&nbsp;  &nbsp;Dunque salter&agrave; Genova ( e Brisbane) dove a fine mese avrebbe dovuto prendere parte al supercross: sarebbe stata la prima partecipazione a una gara italiana.&nbsp;      &laquo;Mi dispiace moltissimo non esserci - ha detto Stewart - perch&eacute; so che ho tanti tifosi in Italia. Ma non posso mettere a rischio la mia salute&raquo;.&nbsp;  &nbsp;

Il suo sistema immunitario &egrave; "gravemente compromesso"

Virus misterioso: niente Genova per Stewart

      BERCY- Justin Bryton &egrave; il nuovo Re di Bercy. L&rsquo;americano, al debutto con la Yamaha del team JGR, &egrave; stato incoronato King of Bercy 2009 grazie al quarto posto nell&rsquo;ultima manche della domenica e ai due secondi posti di venerd&igrave; e sabato,. Il vincitore delle prime due manche, James Stewart, non ha preso il via all&rsquo;ultima gara (ufficialmente per un malore&hellip;) perdendo cos&igrave; ogni possibilit&agrave; di confermarsi Re.  A Parigi, il vincitore dell&rsquo;ultima gara, &egrave; stato il compagno di squadra di Stewart, Josh Hill.   Molto bene ha fatto il neo iridato della MX2, Marvin Musquin grazie a due terzi ed un quarto posto, mentre il migliore dei francesi in gara &egrave; stato Aranda, quarto, terzo e secondo nelle tre manche. Davide Degli Esposti, unico italiano in gara, ha invece ottenuto come migliori risultati un settimo ed un decimo posto.       1. Finale: 1. Stewart; 2. Brayton; 3. Musquin; 4. Aranda; 5. Izoird; 6. Boni; 7. Wey; 8. Martin; 9. Hill; 10. Renet.       2. Finale: 1. Stewart; 2. Brayton; 3. Aranda; 4. Musquin; 5. Izoird; 6.Wey; 7. Degli Espoti; 8. Hill; 9. Martin; 10. Thomas.       3. Finale: 1. Hill; 2. Aranda; 3. Musquin;  4.Izoird; 5. Brayton; 6. Demartis; 7. Soubeyras; 8. Wey; 9. Thomas; 10. Degli Espoti.      King of Bercy 2009: 1. Brayton; 2. Stewart; 3. Aranda; 4. Musquin; 5. Izoird; 6. Hill; 7. Wey; 8. Boni; 9. Martin; 10. Degli Espoti.      Guarda le foto  

L&rsquo;americano vince la gara francese. Stewart non corre l&rsquo;ultima manche

Justin Brayton &egrave; il nuovo Re di Bercy

Bercy Supercross 2009

  Questo weekend torna il Supercross di Bercy. Nello stadio parigini si terr&agrave; infatti la 27esima edizione della celebre competizione che quest&rsquo;anno vedr&agrave; il ritorno di James Stewart. Occhi puntati quindi sulla sfida Stewart-Musquin. Il neoiridato della MX2 va molto forte in Supercross e, caricato dal correre in casa, sar&agrave; il pi&ugrave; ostico avversario del campione di Supercross americano. Tra gli iscritti anche gli statunitensi Justin Brayton, Josh Hill, Nick Wey, Matt Boni e Jason Thomas. Tra i francesi invece saranno in pista anche Pierre Renet, Ben Coisy, Gregory Aranda e Steve Boniface. Unico italiano in gara il nostro Davede Degli sposti.   Bercy saluter&agrave; anche il rientro in una competizione di livello internazionale anche per il freestyler spagnolo Edgar Torronteras, uno dei pionieri della disciplina, che sfider&agrave; Mat Rebeaud, Andr&eacute; Villa, Sigo Sato e Mike Mason.

Questo weekend a Parigi tre giorni di gare Supercross

A Bercy sar&agrave; sfida Stewart-Musquin

Gli Stati Uniti sono tornati a casa con il ventesimo titolo del Nazioni, la gara che chiude ufficialmente la stagione iridata. Lo spettacolo per&ograve; continua con l'autunno caldo dei grandi Supercross europei. Sar&agrave; Stewart la star assoluta soprattutto dopo la sua decisione di non disputare quest'anno le gare outdoor e dedicarsi esclusivamente al Supercross. James infatti non ha fatto parte della squadra USA al Nazioni e non ha disputato neppure il National americano. Alla fine di ottobre sar&agrave; quindi a Bercy (30-31 ottobre e 1 novembre) mentre gli appassionati italiani lo potranno vedere in azione a Genova il prossimo 28 novembre al Palasport della Fiera. Per Stewart sar&agrave; un debutto in Italia e non vede l'ora di cimentarsi in quella che si presenta come un'edizione da ricordare della classica del Supercross internazionale.

Il vincitore del Supercross USA atteso in Europa per due grandi appuntamenti

19 risultati per 'Bercy'

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Bercy Supercross 2009

A Bercy sarà sfida Stewart-Musquin

Finito il Nazioni aspettiamo Stewart a Genova